Commemorazione di Adelaide Aglietta al Parlamento Europeo

intervento di Gianfranco Dell'Alba

Strasburgo, 13 Giugno 2000

Ho conosciuto Adelaide giusto vent'anni fa, nel giugno del 1980 a Torino. Stava coordinando una delle tante campagne radicali di raccolta firme per i referendum ed ero andato a dare una mano. Quella campagna era particolarmente difficile, eravamo soli contro tutti, erano referendum per lo stato di diritto, contro l'ergastolo, per un pacchetto di riforme che intendeva estendere il campo dei diritti civili nel culmine dei cosiddetti "anni di piombo" e dell'incubo Brigate Rosse ed Adelaide era stata giurata popolare nel più importante processo contro i capi storici di quel movimento. Non era facile, quel momento, eppure in quella che di fatto era la mia prima esperienza politica "militante", scoprii tutta la forza e tutta l'umanità di Adelaide, la sua capacità di aggregare, la sua volontà caparbia di battersi per gli ideali in cui credeva e per i quali si è battuta fino alla fine. E divenni amico di quella che, specie allora, era un simbolo delle lotte e delle convinzioni radicali. L'occasione di starle vicino, vicinissimo, è venuta però più tardi, nel 1989, quando, all'indomani di elezioni europee che videro i radicali italiani, in nome della scelta di divenire partito transnazionale, non presentarsi come tali alle elezioni ma divisi in varie liste, quando dicevo Adelaide venne eletta un po' a sorpresa per i Verdi Arcobaleno.

Appena eletta Adelaide si ritrovò con altri sei colleghi italiani eletti in quattro liste diverse e con loro mise tutto il suo impegno e la sua passione per costituire il primo gruppo verde al PE del quale ebbi l'onore, con Juan Behrend e per un periodo con Dominique Voynet di essere il cosegretario generale. Va da sé che quando Adelaide nel novembre 1990 diventò copresidente del gruppo con Paul Lannoye fu con lei che per quattro belli e difficili anni collaborai più intensamente. Oggi ce lo possiamo dire con franchezza e con amicizia: la sua elezione alla presidenza del gruppo non fu cosa indolore, anzi scatenò sulle prime una reazione negativa molto violenta, specialmente fra i Grinen tedeschi, che quasi gridarono all'usurpazione, all'occupazione radicale del gruppo e che per vari mesi in tutti i modi provarono a delegittimarne l'elezione. Ci tengo a dirlo perchè se oggi siamo qui, Claudia Roth in testa, se oggi siamo riuniti in tanti su invito del gruppo verde a commemorare Adelaide, se oggi vediamo quale è stata l'evoluzione interna del gruppo verde e dei partiti verdi, è possibile misurare quante di queste diffidenze, delle riserve anche politiche che allora esistevano sono scomparse e quanto ciò sia dovuto anche alla personalità di Adelaide, alla sua capacità di dialogo, alla fermezza e alla dignità con la quale ha saputo far valere le sue idee, ascoltando e comprendendo quelle degli altri. Non a caso, il gruppo Le rinnovò per due volte il mandato di copresidente, sempre con Paul Lannoye. Mandato di presidente che lei, che era già stata presidente del gruppo parlamentare radicale alla Camera dei Deputati, prese molto sul serio, in modo "radicale" oserei dire, difendendo con caparbietà e tenacia il gruppo e le sue istanze alla Conferenza dei presidenti, ma soprattutto difendendo una certa idea del diritto parlamentare e dei diritti del singolo deputato in una macchina sempre più burocratica e "gruppocratica" quale stava diventando il nostro PE. Cosi come prese molto sul serio il suo mandato di deputata europea, che fini per essere il suo impegno politico prioritario. Fra le tante battaglie di cui è stata protagonista specie in materia di diritti umani e di libertà, voglio citare per tutte quella contro la pena di morte. Adelaide è stata relatrice del testo di una risoluzione che ha definito, una volte per tutte, la posizione del Parlamento e direi anche dell'Unione sulla questione e che ha influenzato anche la policy del Consiglio d'Europa tanto che si potrebbe parlare di una dottrina Aglietta sull'argomento. L'Economist di questa settimana dedica la prima pagina proprio alla pena di morte, lasciando intravedere una sensibile modifica dell'opinione pubblica americana in materia. Adelaide ne sarebbe stata contenta. E' il suo impegno sul fronte delle questioni istituzionali però, l'ambito sul quale voglio soffermarmi ancora un momento in questo breve ricordo. Adelaide venne eletta la prima volta al PE sull'onda di un referendum consultivo promosso da noi radicali che plebiscitava l'idea di affidare un mandato costituente al PE in materia di riforma dei Trattati per giungere ad una vera e propria Costituzione europea. Adelaide prese questo mandato, naturalmente restato lettera morta pure per il governo italiano, come un investitura quasi personale a battersi per il raggiungimento di una vera unione politica fra i nostri paesi e infatti fu alla Commissione istituzionali che fino all'ultimo spese, anche nella scorsa legislatura, le energie che le restavano. E anche qui si scontrò con un mondo verde europeo ancora diffidente sull'integrazione europea, nel quale persino le timide riforme del Trattato di Maastricht suscitavano qualche apprensione, quasi ci incamminassimo verso un superstato europeo, magari con ambizioni militari. Dieci anni dopo l'inizio di quell'impegno, la sua morte ha coinciso con il discorso federalista del ministro verde Joschka Fischer, il discorso più rivoluzionario pronunciato da molti anni a questa parte da un responsabile politico della sua generazione. Ecco, credo che uno dei modi per ricordare Adelaide, che ringrazio per quanto mi ha dato negli anni nei quali abbiamo condiviso tanto insieme, sia proprio constare quanto cammino è stato percorso dall'area politica nella quale aveva scelto di militare sul fronte europeo e come tanti malintesi si siano dissipati grazie alla sua tenacia, alla sua passione, alla sua voglia di convincere e dialogare con gli altri. COMMEMORAZIONE DI ADELAIDE AGLIETTA AL PARLAMENTO EUROPEO intervento di Gianfranco Dell'Alba Strasburgo, 13 Giugno 2000 Ho conosciuto Adelaide giusto vent'anni fa, nel giugno del 1980 a Torino. Stava coordinando una delle tante campagne radicali di raccolta firme per i referendum ed ero andato a dare una mano. Quella campagna era particolarmente difficile, eravamo soli contro tutti, erano referendum per lo stato di diritto, contro l'ergastolo, per un pacchetto di riforme che intendeva estendere il campo dei diritti civili nel culmine dei cosiddetti "anni di piombo" e dell'incubo Brigate Rosse ed Adelaide era stata giurata popolare nel più importante processo contro i capi storici di quel movimento. Non era facile, quel momento, eppure in quella che di fatto era la mia prima esperienza politica "militante", scoprii tutta la forza e tutta l'umanità di Adelaide, la sua capacità di aggregare, la sua volontà caparbia di battersi per gli ideali in cui credeva e per i quali si è battuta fino alla fine. E divenni amico di quella che, specie allora, era un simbolo delle lotte e delle convinzioni radicali. L'occasione di starle vicino, vicinissimo, è venuta però più tardi, nel 1989, quando, all'indomani di elezioni europee che videro i radicali italiani, in nome della scelta di divenire partito transnazionale, non presentarsi come tali alle elezioni ma divisi in varie liste, quando dicevo Adelaide venne eletta un po' a sorpresa per i Verdi Arcobaleno. Appena eletta Adelaide si ritrovò con altri sei colleghi italiani eletti in quattro liste diverse e con loro mise tutto il suo impegno e la sua passione per costituire il primo gruppo verde al PE del quale ebbi l'onore, con Juan Behrend e per un periodo con Dominique Voynet di essere il cosegretario generale. Va da sé che quando Adelaide nel novembre 1990 diventò copresidente del gruppo con Paul Lannoye fu con lei che per quattro belli e difficili anni collaborai più intensamente. Oggi ce lo possiamo dire con franchezza e con amicizia: la sua elezione alla presidenza del gruppo non fu cosa indolore, anzi scatenò sulle prime una reazione negativa molto violenta, specialmente fra i Grinen tedeschi, che quasi gridarono all'usurpazione, all'occupazione radicale del gruppo e che per vari mesi in tutti i modi provarono a delegittimarne l'elezione. Ci tengo a dirlo perchè se oggi siamo qui, Claudia Roth in testa, se oggi siamo riuniti in tanti su invito del gruppo verde a commemorare Adelaide, se oggi vediamo quale è stata l'evoluzione interna del gruppo verde e dei partiti verdi, è possibile misurare quante di queste diffidenze, delle riserve anche politiche che allora esistevano sono scomparse e quanto ciò sia dovuto anche alla personalità di Adelaide, alla sua capacità di dialogo, alla fermezza e alla dignità con la quale ha saputo far valere le sue idee, ascoltando e comprendendo quelle degli altri. Non a caso, il gruppo Le rinnovò per due volte il mandato di copresidente, sempre con Paul Lannoye. Mandato di presidente che lei, che era già stata presidente del gruppo parlamentare radicale alla Camera dei Deputati, prese molto sul serio, in modo "radicale" oserei dire, difendendo con caparbietà e tenacia il gruppo e le sue istanze alla Conferenza dei presidenti, ma soprattutto difendendo una certa idea del diritto parlamentare e dei diritti del singolo deputato in una macchina sempre più burocratica e "gruppocratica" quale stava diventando il nostro PE. Cosi come prese molto sul serio il suo mandato di deputata europea, che fini per essere il suo impegno politico prioritario. Fra le tante battaglie di cui è stata protagonista specie in materia di diritti umani e di libertà, voglio citare per tutte quella contro la pena di morte. Adelaide è stata relatrice del testo di una risoluzione che ha definito, una volte per tutte, la posizione del Parlamento e direi anche dell'Unione sulla questione e che ha influenzato anche la policy del Consiglio d'Europa tanto che si potrebbe parlare di una dottrina Aglietta sull'argomento.

L'Economist di questa settimana dedica la prima pagina proprio alla pena di morte, lasciando intravedere una sensibile modifica dell'opinione pubblica americana in materia. Adelaide ne sarebbe stata contenta. E' il suo impegno sul fronte delle questioni istituzionali però, l'ambito sul quale voglio soffermarmi ancora un momento in questo breve ricordo. Adelaide venne eletta la prima volta al PE sull'onda di un referendum consultivo promosso da noi radicali che plebiscitava l'idea di affidare un mandato costituente al PE in materia di riforma dei Trattati per giungere ad una vera e propria Costituzione europea. Adelaide prese questo mandato, naturalmente restato lettera morta pure per il governo italiano, come un investitura quasi personale a battersi per il raggiungimento di una vera unione politica fra i nostri paesi e infatti fu alla Commissione istituzionali che fino all'ultimo spese, anche nella scorsa legislatura, le energie che le restavano. E anche qui si scontrò con un mondo verde europeo ancora diffidente sull'integrazione europea, nel quale persino le timide riforme del Trattato di Maastricht suscitavano qualche apprensione, quasi ci incamminassimo verso un superstato europeo, magari con ambizioni militari. Dieci anni dopo l'inizio di quell'impegno, la sua morte ha coinciso con il discorso federalista del ministro verde Joschka Fischer, il discorso più rivoluzionario pronunciato da molti anni a questa parte da un responsabile politico della sua generazione. Ecco, credo che uno dei modi per ricordare Adelaide, che ringrazio per quanto mi ha dato negli anni nei quali abbiamo condiviso tanto insieme, sia proprio constare quanto cammino è stato percorso dall'area politica nella quale aveva scelto di militare sul fronte europeo e come tanti malintesi si siano dissipati grazie alla sua tenacia, alla sua passione, alla sua voglia di convincere e dialogare con gli altri. COMMEMORAZIONE DI ADELAIDE AGLIETTA AL PARLAMENTO EUROPEO intervento di Gianfranco Dell'Alba Strasburgo, 13 Giugno 2000 Ho conosciuto Adelaide giusto vent'anni fa, nel giugno del 1980 a Torino. Stava coordinando una delle tante campagne radicali di raccolta firme per i referendum ed ero andato a dare una mano. Quella campagna era particolarmente difficile, eravamo soli contro tutti, erano referendum per lo stato di diritto, contro l'ergastolo, per un pacchetto di riforme che intendeva estendere il campo dei diritti civili nel culmine dei cosiddetti "anni di piombo" e dell'incubo Brigate Rosse ed Adelaide era stata giurata popolare nel più importante processo contro i capi storici di quel movimento. Non era facile, quel momento, eppure in quella che di fatto era la mia prima esperienza politica "militante", scoprii tutta la forza e tutta l'umanità di Adelaide, la sua capacità di aggregare, la sua volontà caparbia di battersi per gli ideali in cui credeva e per i quali si è battuta fino alla fine. E divenni amico di quella che, specie allora, era un simbolo delle lotte e delle convinzioni radicali. L'occasione di starle vicino, vicinissimo, è venuta però più tardi, nel 1989, quando, all'indomani di elezioni europee che videro i radicali italiani, in nome della scelta di divenire partito transnazionale, non presentarsi come tali alle elezioni ma divisi in varie liste, quando dicevo Adelaide venne eletta un po' a sorpresa per i Verdi Arcobaleno. Appena eletta Adelaide si ritrovò con altri sei colleghi italiani eletti in quattro liste diverse e con loro mise tutto il suo impegno e la sua passione per costituire il primo gruppo verde al PE del quale ebbi l'onore, con Juan Behrend e per un periodo con Dominique Voynet di essere il cosegretario generale. Va da sé che quando Adelaide nel novembre 1990 diventò copresidente del gruppo con Paul Lannoye fu con lei che per quattro belli e difficili anni collaborai più intensamente. Oggi ce lo possiamo dire con franchezza e con amicizia: la sua elezione alla presidenza del gruppo non fu cosa indolore, anzi scatenò sulle prime una reazione negativa molto violenta, specialmente fra i Grinen tedeschi, che quasi gridarono all'usurpazione, all'occupazione radicale del gruppo e che per vari mesi in tutti i modi provarono a delegittimarne l'elezione. Ci tengo a dirlo perchè se oggi siamo qui, Claudia Roth in testa, se oggi siamo riuniti in tanti su invito del gruppo verde a commemorare Adelaide, se oggi vediamo quale è stata l'evoluzione interna del gruppo verde e dei partiti verdi, è possibile misurare quante di queste diffidenze, delle riserve anche politiche che allora esistevano sono scomparse e quanto ciò sia dovuto anche alla personalità di Adelaide, alla sua capacità di dialogo, alla fermezza e alla dignità con la quale ha saputo far valere le sue idee, ascoltando e comprendendo quelle degli altri. Non a caso, il gruppo Le rinnovò per due volte il mandato di copresidente, sempre con Paul Lannoye. Mandato di presidente che lei, che era già stata presidente del gruppo parlamentare radicale alla Camera dei Deputati, prese molto sul serio, in modo "radicale" oserei dire, difendendo con caparbietà e tenacia il gruppo e le sue istanze alla Conferenza dei presidenti, ma soprattutto difendendo una certa idea del diritto parlamentare e dei diritti del singolo deputato in una macchina sempre più burocratica e "gruppocratica" quale stava diventando il nostro PE. Cosi come prese molto sul serio il suo mandato di deputata europea, che fini per essere il suo impegno politico prioritario. Fra le tante battaglie di cui è stata protagonista specie in materia di diritti umani e di libertà, voglio citare per tutte quella contro la pena di morte. Adelaide è stata relatrice del testo di una risoluzione che ha definito, una volte per tutte, la posizione del Parlamento e direi anche dell'Unione sulla questione e che ha influenzato anche la policy del Consiglio d'Europa tanto che si potrebbe parlare di una dottrina Aglietta sull'argomento. L'Economist di questa settimana dedica la prima pagina proprio alla pena di morte, lasciando intravedere una sensibile modifica dell'opinione pubblica americana in materia. Adelaide ne sarebbe stata contenta. E' il suo impegno sul fronte delle questioni istituzionali però, l'ambito sul quale voglio soffermarmi ancora un momento in questo breve ricordo. Adelaide venne eletta la prima volta al PE sull'onda di un referendum consultivo promosso da noi radicali che plebiscitava l'idea di affidare un mandato costituente al PE in materia di riforma dei Trattati per giungere ad una vera e propria Costituzione europea. Adelaide prese questo mandato, naturalmente restato lettera morta pure per il governo italiano, come un investitura quasi personale a battersi per il raggiungimento di una vera unione politica fra i nostri paesi e infatti fu alla Commissione istituzionali che fino all'ultimo spese, anche nella scorsa legislatura, le energie che le restavano. E anche qui si scontrò con un mondo verde europeo ancora diffidente sull'integrazione europea, nel quale persino le timide riforme del Trattato di Maastricht suscitavano qualche apprensione, quasi ci incamminassimo verso un superstato europeo, magari con ambizioni militari. Dieci anni dopo l'inizio di quell'impegno, la sua morte ha coinciso con il discorso federalista del ministro verde Joschka Fischer, il discorso più rivoluzionario pronunciato da molti anni a questa parte da un responsabile politico della sua generazione. Ecco, credo che uno dei modi per ricordare Adelaide, che ringrazio per quanto mi ha dato negli anni nei quali abbiamo condiviso tanto insieme, sia proprio constare quanto cammino è stato percorso dall'area politica nella quale aveva scelto di militare sul fronte europeo e come tanti malintesi si siano dissipati grazie alla sua tenacia, alla sua passione, alla sua voglia di convincere e dialogare con gli altri.