Le elezioni in Romania

Relazione al Parlamento Europeo di Adelaide Aglietta

SOMMARIO: A seguito della missione in Romania in qualità di osservatore del Parlamento Europeo, per le elezioni presidenziali e legislative che si sono tenute il 20 maggio c.a., Adelaide Aglietta, Presidente della Delegazione del Parlamento Europeo per le relazioni con la Bulgaria e la Romania ha inviato al Presidente del Parlamento, Enrique Baron Crespo, la seguente relazione. "Signor Presidente e caro Collega, rispondendo all'invito indirizzato al Parlamento europeo dal Presidente del Consiglio Provvisorio di Unità Nazionale rumeno, sig. Iliescu, una delegazione di tre Membri, in rappresentanza della nostra istituzione si è recata in qualità di osservatore per le elezioni che si sono svolte la domenica 20 maggio 1990. Tale delegazione ad hoc era composta dai tre membri dell'Ufficio di Presidenza della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Bulgaria e la Romania (on. Maria Adelaide Aglietta, presidente della delegazione, Gruppo dei Verdi, Italia, on. Henry Bell McCubbin, 1 vicepresidente, Gruppo Socialista, Regno Unito, on. Patricia Rawlings, 2 vicepresidente, Gruppo Democratico Europeo, Regno Unito).

Nel corso dei due giorni precedenti la data delle elezioni, la nostra delegazione è stata ricevuta, assieme ad altri ossservatori, dal Presidente Iliescu, dal Primo Ministro Roman, e ha avuto incontri con i rappresentanti dei partiti politici più rappresentativi (Partito Nazionale Liberale, Partito Nazionale Contadino, Partito Socialdemocratico, Movimento Ecologista, Gruppo per il Dialogo Sociale ed altri esponenti del mondo culturale rumeno). Tali incontri sono stati di estrema utilità in quanto hanno permesso alla nostra delegazione di essere messa al corrente, pur con diverse sfumature, sul clima in cui la campagna elettorale si è svolta: sono stati denunciati gravi episodi di violenze fisiche, minaccie e intimidazioni nei confronti di candidati e militanti dei due maggiori partiti di opposizione (che concorrevano anche alle presidenziali), discriminazioni sistematiche a favore del Fronte per quanto riguarda l'accesso ai grandi mezzi di comunicazione nonchè grandi difficoltà organizzative per la propaganda dell'opposizione in periferia dove invece il Fronte, con l'aiuto dell'amministrazione, è riuscito ad essere pesantemente presente. Abbiamo avuto anche un incontro con la Lega degli Studenti che ci ha permesso di conoscere gli umori e le frustrazioni di quella opposizione all'attuale regime che, riconoscendosi nei valori della rivoluzione del dicembre scorso, ritiene tali valori contraddetti dallo sviluppo successivo della situazione politica e che inoltre riconoscendosi assieme ai più prestigiosi intellettuali rumeni nella "Dichiarazione di Timisoara", richiede l'applicazione del suo punto 8 (esclusione da incarichi pubblici della cosiddetta "nomenclatura" del regime precedente) come garanzia di una reale svolta rispetto al passato. Gli studenti occupano ancora la piazza dell'Università. Le preoccupazioni e le denunce avanzate dai partiti rumeni di opposizione sono state ridimensionate dalla maggior parte degli ambasciatori nel corso dell'incontro tenuto alla residenza dell'Ambasciatore italiano, rappresentante della Presidenza in esercizio: i diplomatici hanno tenuto a sottolineare il ruolo stbilizzante che svolge il Fronte di Salvezza Nazionale di fronte ad una opposizione divisa, mal organizzata e senza programmi precisi. Nel corso della giornata di domenica 20 maggio la nostra delegazione si è divisa in tre gruppi, coprendo un'area abbastanza vasta nella regione della Valacchia e fino al limite Sud-Ovest dei Carpazi (Buzàn, Pitesti, Alexandria e quindi Bucarest): gli itinerari sono stati scelti anche sulla base di incontri con altre delegazioni di osservatori (Consiglio d'Europa, Comitato di "Helsinki" per la difesa dei diritti dell'uomo, membri del Parlamento europeo in rappresentanza dei propri Gruppi politici) al fine di garantire una presenza più diffusa degli osservatori sul territorio rumeno. ciascuno dei tre gruppi ha avuto l'occasione di visitare in media 15 seggi elettorali, tanto all'interno delle città che nei piccoli paesi di campagna. A questo proposito vorrei sottolineare il fatto che, tranne due o tre eccezioni, ci è stato garantito il libero accesso ai seggi elettorali, tanto durante le operazioni di voto che la momento del conteggio delle schede. La nostra delegazione ha potuto constatare frequenti casi di irregolarità procedurali facilitate dall'assenza quasi sistematica (ad eccezione dei seggi nelle grandi città) dei rappresentanti di partiti politici di opposizione nelle commissioni elettorali: confusione all'interno dei seggi con la frequente presenza di più persone all'interno di una cabina (quella di marito e moglie era procedura considerata legittima); la presenza, non prevista dalla legge elettorale, di gruppi di tre o quattro persone incaricate dell'ordine interno, nominate ad adiuvandum dalle autorità amministrative (come ad esempio il sindaco), la cui funzione si è rivelate essere soprattutto quella di aiutare nel voto gli elettori, molti dei quali, soprattutto nelle campagne, erano analfabeti (spesso tale aiuto veniva anche fornito dalla commissione elettorale); la presenza in molti seggi elettorali di "osservatori indipendenti" (a volte indicatici come vecchi appartenenti alla securitate) che elargivano indicazioni sulle procedure di voto; l'interpretazione diversa di seggio in seggio delle procedure da seguire per il conteggio e lo spoglio delle schede (ad es. le schede non utilizzate non ovunque venivano annullate prima dell'apertura delle urne; la verifica del numero dei votanti con le schede utilizzate, quelle nulle e quelle restanti non seguiva una procedura certa e per lo più non veniva fatta ecc...). Occorre inoltre sottolineare che i meccanismi elettorali si sono dimostrati complessi e vischiosi a fronte di un elettorato non ancora abituato e di gravi carenze organizzative (ad es.le liste elettorali non erano assolutamente aggiornate il che ha causato molte difficoltà sia per la presenza di nominativi inesistenti che per l'assenza di nominativi di persone che si presentavano a votare): vi sono stati conseguenti ritardi nelle procedure di voto con il protarsi dell'apertura di alcuni seggi elettorali ben oltre l'orario limite fissato dalla legge elettorale. Tale difficoltà puo essere anche spiegata con il concorrere di tre elezioni allo stesso tempo (presidenziali, Camera, Senato), con tre diverse schede due delle quali (Senato e soprattutto Camera) conteneti numerosi fogli con una miriade di partiti, con nomi molto simili, simboli di riconoscimento complessi e mal stampati. Nonostante le irregolarità riscontrate la delegazione non ha avuto l'impressione che esse siano state sistematicamente perseguite con un disegno preordinato. Ritiene per altro, di dover sottolineare che il risultato elettorale è il frutto di un processo e di una situazione politica ben determinata e che quindi il carattere " plebiscitario" delle elezioni presidenziali e la marginalità della presenza delle opposizioni nelle Assemblee legislative aprono interrogativi sullo stato dell'evoluzione democratica della società rumena. Più in particolare la delegazione ritiene che le ragioni di tale situazione possano essere individuate, sia pur con una analisi sommaria, nei punti seguenti: - l'identificazione della struttura amministrativa, ereditata dal precedente regime, con il partito al potere e la conseguente possibilità per il Fronte di Salvezza Nazionale di disporre di una struttura capillare di rappresentanza e di propaganda: questo a giudizio della delegazione resta il segno più evidente di una dimensione ancora molto influenzata in termini culturali e sociali dalle attitudini del vecchio regime, dimensione che il risultato elettorale rischia di cristallizzare; - una legge elettorale che ha permesso la presentazione di ottanta partiti con il conseguente frazionamento, perdita di identità delle opposizione e dispersione del voto; - l'assenza di una formazione democratica in gran parte del paese, specialmente nelle campagne, laddove il voto è stato influenzato dai miglioramenti "preelettorali" della vita quotidiana elargiti dal Governo, in mancanza di qualsiasi altro parametro di valiutazione; - la mancanza di una capacità di coesione nella opposizione e quindi di una strategia coerente basata su proposte e programmi chiari e alternativi; - l'eredità storica e culturale lasciata dal precedente regime che rende difficile l'instaurarsi della dialettica democratica come dimensione della politica, che continua ad essere vissuta come scontro personale fra "nemici" (magari da sopprimere), attribuendo al potere un valore assoluto con cui la dimensione dialettica non è prevista. In conclusione la delegazione ritiene che il processo democratico avviatosi in Romania necessiti di una ulteriore evoluzione e che sia particolarmente delicata la fase di elaborazione della nuova Costituzione entro i prossimi 18 mesi, fase che sarà immediatamente seguita da nuove elezioni. In questa direzione essa ritiene (sia pur con sfumature diverse) che la cooperazione fra la Comunità e la Romania non possa non tener conto della necessità di un consolidamento in quel Paese di costumi, culture e istituzioni democratiche, nonchè della difesa dei diritti umani, civili e politici. Particolarmente importante in questa direzione potrà essere l'attività del Parlamento Europeo. Voglia gradire, signor Presidente e caro Collega, i miei più cordiali saluti.

Maria Adelaide Aglietta

Bruxelles, 4 giugno 1990