In commemorazione di Adelaide Aglietta

Marco PANNELLA

Io vi ringrazio per quest'invito che mi è stato fatto. Non ho partecipato assolutamente e in nessun modo finora alle varie forme di celebrazione di Adelaide, mi è accaduto anche altre volte, anche rispetto a persone che mi sono state molto care, anche perchè ho sempre tenuto presente che queste celebrazioni sono rivolte ai vivi, a coloro che restano, e sono per loro. Il rapporto fra chi è presente altrimenti, è andato via, e chi resta, credo non debba e non possa essere espresso in occasioni, sia pure nobilmente e profondamente, rituali, ma affidate alla verità del quotidiano, delle opere e della loro durata. Mi sono convinto quando un comune amico mi ha assicurato - e non avevo nessun motivo di non crederlo - di aver udito Adelaide dirgli che "se e quando andro via vorrei che Marco e Giovanni (intendendo Marco Pannella e Giovanni Negri) siano loro a parlare tra coloro che parlano per dare il segno della nostra storia in comune". Lo faccio per questo. Ma credo che mancherei, in fondo, a quello che di comune tutt'ora dura, e (...) se io sottraessi qualcosa che mi pare mancare, ma nella buona fede, nella cognizione degli altri, della Adelaide che conosciamo soprattutto alcuni di noi radicali, e che altri non conoscono - non è una colpa. Non ho visto il pallore di morte delle ultime ore di Adelaide, ma ricordo di avere detto che fra me e me "ecco cosa significa essere bianchi come delle lenzuola", una sera a Torino, mentre uscivo a tarda sera (le 10, le 11 di sera) con Adelaide da un appartamento. Quale appartamento ? Nell'ambito della campagna radicale del movimento di liberazione della donna, criminalizzati gli uni e gli altri da movimenti femministi e movimenti altri di sinistra che ci accusavano di eccessi piccolo borghesi, se non di peggio, avevamo dichiarato all'autorità giudiziaria che noi avremmo affittato in numerosi luoghi italiani degli appartamenti dove praticare illegalmente l'aborto Karman contro l'ignobile aborto clandestino, di massa, clericale e di classe, con il raschiamento, che era imposto dal proibizionismo italiano. A Torino ero io titolare del contratto di affitto. E con Adelaide, che impallidiva alla vista di un pò di sangue, almeno allora, uscivamo insieme da quell'appartamento dove aveva aiutato a compiere, ovviamente gratuitamente, uno degli aborti Karman del Cisa, di Adele Faccio, di Emma Bonino, nostri. Vi assicuro che in uno squarcio di luce, uscendo, le mani diafane di Adelaide che mi sorrideva e stava zitta tremavano, e guardando per un istante il suo volto ricordo di aver avuto questo pensiero: ecco cosa vuol dire il viso bianco come un lenzuolo. Ho l'impressione che una pagina come questa non fa parte nemmeno dell'esperienza che come sappiamo è innanzitutto fatto interiore della stragrande maggioranza di coloro che sono fra di noi. La gentile Adelaide. L'Adelaide come la ricordate, la mostrate: che pratica un aborto, lei, senza averne i titoli medici. Lei signorile. E forse colleghe e colleghi, ricordo ancora, perchè son verità, ricordo che la Adelaide di due bambine, che son qui, eran bambine davvero, si era ancora a Torino, significava per la mamma e il padre e gli amici qualcosa di incomprensibile fare quello che appunto si faceva, e tutto questo era comunciato all'autorità giudiziaria secondo il concetto del diritto, dei diritti e della nonviolenza, che la leader radicale, non una indipendente radicale o indipendente verde: la segretaria del Partito Radicale, la leader radicale Adelaide Aglietta, ci ha consegnato. Ricordo ancora le lacrime di Adelaide Aglietta a Napoli, quando piangeva perchè non voleva accettare di essere segretaria del partito. Essere segretaria del partito significava assumersi la responsabilità con le compagne e i compagni di non mangiare, di non bere, di affrontare gli scioperi della sete e autorizzarli, in qualche misura; significava continuare la battaglia sull'aborto, contro quell'immondo atteggiamento per il quale i referendum di Adelaide Aglietta del '78, della segretaria Adelaide Aglietta, vennero accusati da destra (lo ricorderete alcuni di voi) di essere referendum radicalfascisti, e nello stesso tempo di essere radicalterroristi. Mentre si tenevano questi referendum la segretaria del Partito Radicale Adelaide Aglietta permetteva, avendo lei, (il faut le faire ! il faut le faire !)... dell'ordine degli avvocati Tonino Croce, Gianni, lo ricorderai bene (Gianni Vattimo !), in quel momento, e quando tutta la Torino operaia e antifascista non riusciva a trovare i giurati per fare quel processo, perchè tutti erano d'accordo con Sciascia che diceva "Non con le BR e non con questo stato" (non lo stato !); Adelaide accettò e si fece quel processo. Il faut le faire. Io chiesi e supplicai il regime, la Presidenza delle Camere e gli altri, dicendo: guardate, la possibilità che Adelaide sia assassinata è una possibilità e una probabilità, abbiamo una sola difesa: cercate di dimenticare che è radicale e fatela vedere per una volta, per due minuti, qual'è, quale voi l'avete conosciuta, agli italiani, per proteggere con la verità della sua immagine piangente e sofferente, magari, ma anche così fiera, la sua vita. Nè il presidente della Camera, nè il Presidente del Senato, nè il Presidente della Repubblica ottennero che ci fosse un'intervista di due minuti ad Adelaide Aglietta che io ritenevo fosse fondamentale, per tutelargli la vita (il faut le faire !). Ho terminato, perchè avrei molti altri di questi fatti da ricordare. Adelaide come Emma, come me, come tanti altri di noi, è stata trattata in un modo diverso quando era Presidente del gruppo federalista europeo. Quanti di noi lo sanno che era il nome che dal '76 il gruppo parlamentare radicale aveva assunto nella Camera dei Deputati italiana, Adelaide; ebbene, Adelaide, in piedi, "Madame la Prèsidente", era in piedi sul suo banco, lanciando nella direzione della Presidente della Camera italiana un regolamento grande così, dicendo, a quella Presidente di quella Camera, che costituiva, quello che stava facendo, un'offesa alla Camera, al Diritto e alla Democrazia. Gridandolo. Fu espulsa per questo. Questa Adelaide Aglietta è quella che aveva insegnato, oltre che appreso, a rischiare la vita per combattere la morte, ed è quello che ha fatto negli ultimi anni. Quando un nostro collega, (...), ci confermo la notizia che il malanno era grave, e ne parlammo, non solo con Adelaide, in quel momento credo che Adelaide abbia compiuto la sua scelta radicale di sempre, e da quel momento lei ha fatto della battaglia contro la malattia, della battaglia contro la morte, le ha dato la sua vita, nelle sue forme. Avrebbe potuto fare più politica di quanta non ne ha fatta, anche negli ultimi anni; non l'ha fatta perchè si è data, tutto il corpo, tutto il suo amore, per combattere contro il malanno, contro la malattia, per vincerla. Ha dato corpo, ha dato vita contro la morte; e ci è riuscita magnificamente, se è vero, come è vero, che allora (...) ci disse: è un problema di mesi, non di anni - sette o otto anni fa. Tutto qui. Ma vorrei quindi che questa verità sia resa alla complessità della vita, della lotta, della natura, della leadership, dei meriti, della rappresentatività di Adelaide. Consentitemi di dire, però, a nome anche, credo, di Olivier Dupuis, che ha voluto che i suoi compagni radicali la salutassero con quel manifesto che avete lì dietro ("Ciao, Adelaide, e grazie"), consentitemi di dire che non solo per Adelaide, d'altra parte, quando sentiamo Cohn-Bendit parlare di stato di diritto con tanta convinzione e deliberata insistenza, ebbene, un'antica speranza, quella di Emma, che prende atto che è da Fischer che noi federalisti europei, fin dagli anni di Ernesto Rossi, di Ventotene, di Adelaide Aglietta, sentiamo rilanciare un pò le accuse che vengono da qualche mentecatto della politica francese o italiana, non importa, ebbene questo vuol dire che certo le ragioni per le quali come radicali concorremmo con altri in modo determinante a costituire nell'89 i Verdi Arcobaleno, in cui Adelaide e Bettini furono eletti, fin dal '94 è perchè noi abbiamo sempre compreso e voluto e saputo, Adelaide per prima, e gli ha dato corpo, che la grande battaglia radicale, la grande storia radicale, è anche, e deve essere, la grande storia ambientalista dei Verdi, e in qualche misura credo oggi le parole di Daniel lo comprovano, e lo ringrazio.