Referendum

Adelaide Aglietta

SOMMARIO: Degli otto referendum promossi dal Partito radicale, i primi quattro vengono dichiarati inammissibili dalla Corte costituzionale (Concordato, tribunali militari, codice penale militare, reati d'opinione del Codice penale) e quelli sulla legge manicomiale e sull'inquirente non si possono svolgere perchè il Parlamento ha varato nuove leggi sulle due materie che abrogano le precedenti sulle quali era stato posto il quesito referendario. L'11 giugno 1978 si vota quindi solo su due referendum con i seguenti risultati: Referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, a favore dell'abrogazione (SI) 13.691.900 (43,6%) - contro (NO) 17.718.478 (56,4%) - Referendum sulla legge "Reale", a favore dell'abrogazione (SI) 7.400.619 (23,5%) - contro (NO) 24.038.806 (76,5%). Commentando questi risultati, la segretaria del Pr, Adelaide Aglietta, afferma che i cittadini hanno dimostrato la propria autonomia rispetto ad una maggioranza parlamentare e partitica - dalla Dc al Pci - schierata unanimemente contro i referendum, che pretendeva di rappresentare il 95% del paese. (NOTIZIE RADICALI N. 15, 13 giugno 1978)

La segretaria nazionale del Partito Radicale, Adelaide Aglietta, ha dichiarato:

"Il Paese ha dato ieri una prova di maturità e civiltà, ha dimostrato di non prestarsi a facili unanimismi; ha dimostrato la sua autonomia, il suo desiderio di cambiare e partecipare. Le percentuali raggiunte dal fronte del SI' che sulla carta erano circa il 7%, dimostrano innegabilmente che la gente non si può ingannare con crociate false e menzognere, che il popolo non è bue, che nel Paese esiste un'enorme spinta democratica in difesa della Costituzione repubblicana, in difesa della legalità, che chiede che sia imboccata una strada di riforme serie e reali. I commenti ai risultati sulla stampa di regime tradiscono imbarazzo e tentano di farci credere che stia crescendo la spinta a destra. E' naturale e scontato che una maggioranza che ha preteso in questi due anni di rappresentare il 95% del Paese e si ritrova oggi con una percentuale di scollamento che va dal 23 al 44% in qualche modo debba trovare una strada per uscirne. Ma la strada non può essere nuovamente quella dell'ipocrisia e della menzogna (anche perché è dimostrato che la gente ragiona con la propria testa e non con quella dei vari Andrea Barbato, Emanuele Rocco e Arrigo Levi), bensì quella di un'attenta valutazione del voto democratico e di classe di ieri. Chi sono i cittadini che hanno votato contro i loro partiti? Da chi viene quel 16% di SI' sulla Reale, che si aggiunge al presunto 7% iniziale? Da chi viene questa indicazione di una via rigorosamente costituzionale della gestione dell'ordine pubblico? Noi con la gente forse siamo più a contatto della direzione del PCI, o dei vari Scalfari e Levi. Gli scollamenti dei partiti della sinistra storica sono di dimensioni impressionanti, a Torino come altrove. Ma c'è stato anche un voto compatto di protesta contro i partiti sempre più burocratici, lontani dalle esigenze sociali, dalle loro basi, dal popolo, dalla classe più emarginata che da sempre paga una gestione della vita pubblica dettata solo da esigenze di potere. Oggi (come nei venti giorni di campagna elettorale) sembra che la risposta alle esigenze del Paese sia quella del disprezzo, dei tentativi di ghettizzazione del SI', e i tentativi di emarginare il dissenso, enorme, manifestatosi. L'abbiamo detto mille volte: questa è una strada omicida per la sinistra. Rifletta il vertice del PCI sul significato del voto. Noi per parte nostra sappiamo che quella di ieri è stata una vittoria politica di incalcolabili dimensioni, dei comunisti, dei socialisti, dei cristiani autentici: l'importante è non lasciarla distruggere o appiattire da dei partiti che sembrano sempre più interessati a farlo".