Troncare la spirale della violenza

di Adelaide Aglietta

SOMMARIO: Bisogna disarmare la provocazione di Stato che punta sullo scontro di massa e si serve di alcune scelte criminali per poter meglio criminalizzare ogni manifestazione di giustificata opposizione, di giustificata rivolta e di giustificato dissenso. Solo l'uso alternativo della disubbidienza civile non-violenta può disarmare la violenza del regime. In terza pagina: "I nostri compagni violenti": valutazioni di Marco Pannella sulla strategia e i metodi di lotta del movimento degli studenti. (NOTIZIE RADICALI N. 84, 24 marzo 1977)

Nel momento in cui la violenza sembra ormai imporsi alla lotta politica democratica, spianando la strada al caos e al disordine voluti da chi in questo regime insegue disegni repressivi, i radicali hanno ritenuto di dover simbolicamente rendere omaggio alle vittime di questa esplosione di violenza, omaggio tanto più necessariamente e dovuto da parte di chi, come i radicali, ritiene che solo una risposta nonviolenta possa troncare questa folle spirale di stragi di stato, di mene eversive e di tentazioni autoritarie e repressive.
A Bologna, dove numerosi radicali sono stati arrestati con accuse false e infamanti di violenze mai commesse, il Partito Radicale al completo ha partecipato ai funerali dello studente Lorusso. Ma ancora più che la morte dello studente Lorusso, casuale vittima di scontri universitari determinati a Bologna dalle scelte del rettore e del Ministro Cossiga, il Partito Radicale ha voluto esprimere il suo lutto ufficialmente per il bestiale assassinio del brigadiere Ciotta, freddato a tradimento dalla mano assassina di un killer.
A Roma, per lo stesso motivo la compagna Emma Bonino e il compagno Walter Baldassarri si sono recati a visitare gli agenti feriti negli scontri di sabato portando loro dei fiori.
Il Partito Radicale ribadisce che bisogna isolare i gruppi eversivi che puntano sulla carta della disperazione, della violenza armata, della guerriglia urbana. Ma per farlo occorre disarmare la provocazione di Stato che punta allo scontro di massa, e di serve di alcune scelte criminali per poter meglio criminalizzare ogni manifestazione di giusitficata opposizione, di giustificata rivolta e di giustificato dissenso. Nello scontro di massa chi vuole il disordine può dar vita ad ogni provocazione, può innescare un clima di guerra civile, può ristabilire il clima di intolleranza e di conflitto fra le forze di polizia e gran parte della popolazione che era stato superato negli anni di lotte democratiche, può meglio mandare allo sbaraglio i tutori dell'ordine, mettendone ogni giorno a repentaglio la vita, per creare in essi spirito di esasperazione e di vendetta sociale. Accettando le provocazioni e comportandosi così come ci si attendeva che si sarebbe comportato, il movimento degli studenti ha purtroppo offerto al Ministro Cossiga e alla sua politica delle leggi speciali e delle misure repressive un'occasione che era stata a lungo premeditata e freddamente ricercata.
Un movimento realmente alternativo deve invece disarmare con i mezzi della nonviolenza e della legalità costituzionale la violenza dello Stato e del regime. C'è ancora la possibilità di farlo. Il Partito Radicale per suo conto lo farà, in ogni momento e in ogni occasione, annunciando fin d'ora che non accetterà e non subirà le limitazioni dei diritti costituzionali, di manifestazioni, di stampa annunciate dal Ministro Cossiga, e già attuate a Roma e a Bologna e il divieto di ogni manifestazione pubblica, con la chiusura di una radio libera, con la minacciata chiusura di altre radio.
Questo è l'appello che il Partito Radicale rivolge al movimento democratico delle forze di polizia che ha lottato negli ultimi anni per la conquista dei propri diritti sindacali e per la riforma, perché, consapevole del suo insostituibile compito di tutore dell'ordine repubblicano, resista a questo clima di esasperazione e di vendetta e respinga le suggestioni di chi vuole ricondurlo al ruolo di strumento cieco della violenza del potere; al movimento degli studenti, perché d'ora in poi separi nettamente le proprie responsabilità e isoli quanto scelgono di rafforzare con il loro comportamento violento la politica della provocazione del regime e del suo Ministro di polizia; alla popolazione tutta perché respingendo il ricatto del terrore e della paura sia più che mai presente in questi giorni nelle piazze e nelle strade per ristabilire un clima di normalità e dare testimonianza di sicurezza e di tranquillità e assicurare in questo modo un controllo democratico di massa che prevenga e disarmi ogni prevaricazione ed ogni violenza, da qualunque parte essa provenga.