"Les Dossiers X
Ce que la Belgique ne devait pas savoir sur l'affaire Dutroux"
(I Dossier X - Quello che il Belgio non doveva sapere sull'affare Dutroux)
Edizioni EPO
Di Annemie Bulté, Douglas De Coninck, Marie-Jeanne Van Heeswyck
Estratti - pagine da 315 a 320
Alla fine del 1998 una donna brussellese, di una buona cinquantina d'anni,
viene ricevuta al gabinetto del ministro della Giustizia, Tony Van Parys,
dal capo di gabinetto Patrick Duinslaeger. Egli era magistrato due anni
prima e uno dei motori dell'inchiesta X1. Duinslaeger preferisce che non
glielo si ricordi troppo. A quel momento il lavoro di Bourlet (a) e dei
suoi uomini non è più che oggetto di beffe dalla parte di Rue de la Loi.
Nel mese di dicembre questa donna, francofona, ha scritto una lettera
al ministro. Ella vi esprime il suo stupore per la facilità con la quale
si è arrivati alla conclusione, dopo la chiusura dei dossier X1 (b), che
non vi erano abusi di bambini organizzati in Belgio. "Come volete, nelle
circostanze attuali, che altre vittime parlino ancora?" scrive. "Io non
penso che sia utile sapere chi è esattamente responsabile, ma come è strutturata
la criminalità organizzata in materia di bambini. Per questo non ci dovrebbe
essere termine di prescrizione per il crimine organizzato di cui i bambini
sono vittime" (8). È con un po' di stupore che viene subito invitata per
un colloquio. Si chiamava X3.
Occorreranno cinque lunghi colloqui prima che il primo maresciallo d'alloggio
(c) Serge Winkel rediga il primo processo-verbale, il 10 dicembre 1996,
sui suoi contatti con questa donna. È una conoscente di Marie-Noëlle Bouzet,
la madre di Elisabeth Brichet (d) che è scomparsa. Già prima dell'affare
Dutroux ella ha voluto attirare l'attenzione sull'esistenza di reti di
prostituzione infantile semi-familiare e semi-commerciale. Nelle sue interviste,
così come in un libro, ha raccontato - anonimamente - il suo passato e
quello di sua sorella, che si è ritrovata in psichiatria dopo l'inferno
che ha attraversato nella sua infanzia. Ella vi descrive il loro padre,
che accendeva la luce nella loro camera, la notte, e la lotta straziante
nelle teste delle due piccole figlie. Cosa avrebbe prevalso, la paura
o il sentimento di colpa perché quella sera era l'altra che usciva dal
letto? Il gioco a carte sotto l'illuminazione filtrata. Il vincitore poteva
fare di lei, piccola bambina, quello che voleva. Letteralmente. Uno dei
vincitori le ha inciso il basso ventre, aveva otto anni. I suoi genitori
la condussero a delle "serate" in ville sontuose. Dei signori arrivavano
là in Mercedes con autista. Ha visto un bambino di otto anni farsi torturare
in modo orrendo, l'apoteosi della serata consisteva nel tagliargli le
parti genitali per poi posargliele sul ventre. La stessa sepoltura del
bambino era pretesto a una sorta di cerimonia.
Regina Louf (e) è stata messa alla gogna fin ben al di là delle frontiere
per delle cose che non aveva mai dichiarato. Si è detto che descriveva
dei rituali satanici e che accusava dei membri della casa reale. In realtà,
lei non ha mai dichiarato nulla in tal senso. X3 sì.
Nessun ambiente conosce tante regole non scritte come quello della polizia.
Una di queste regole vuole che tutte le inchieste giudiziarie terminino
irrevocabilmente, nel momento in cui vi si faccia riferimento, in qualunque
modo, a un membro della Corte. Alla sezione finanziaria BSR (f) di Bruxelles,
dove hanno ascoltato i testimoni X, lo si sa meglio di chiunque altro.
È successo un giorno, in un affare di frode. Il dramma costituzionale
che sente spuntare Serge Winkel nel mese di novembre 1996 non ha nulla
a che vedere con fatti stabiliti. Deriverebbe piuttosto dal rischio, impossibile
da stimare, di un furore popolare vicino al quale le manifestazioni che
hanno circondato la destituzione di Connerotte (g), qualche settimana
più tardi, non sarebbero gran cosa. Le misure più rigorose sono state
prese nei dossier connessi per assicurare la discrezione, ma delle fughe
non sono mai da escludere. I fatti che descrive X3 risalgono al periodo
dal 1950 al 1962. Non hanno niente a che vedere con Marc Dutroux, che
allora non era che un ragazzino. Tuttavia lei testimonia alla procura
di Neufchâteau, nel dossier 109/96, nel quale si ritrovano anche le dichiarazioni
di X1, X2 e più tardi X4. È un'epoca fuori del comune. Mai la stampa è
stata così avida. Non occorrono grandi cose all'opinione pubblica per
vedere nella destituzione di Connerotte una politica orchestrata dietro
le quinte. Winkel vede già i grossi titoli: "La Corte implicata nell'affare
Dutroux!"
La donna che gli racconta la sua storia lo fa in modo molto sereno. Ella
gode di una eccellente reputazione in seno al mondo degli aiuti alle vittime
di abusi sessuali. Il delegato ai diritti dell'infanzia, Claude Lelièvre,
ha sostenuto la sua lotta contro la prostituzione infantile. Non è nello
spirito del momento mandarla al diavolo. In accordo con i suoi superiori,
Winkel decide di far parlare X3 il più lungamente possibile e di annotare
il meno possibile. Più tardi, gli inquirenti di X1 saranno oggetto di
un'inchiesta giudiziaria nella quale si rimprovera loro di non aver immediatamente
riportato in processi verbali tutto quello che dichiarava il loro testimone.
I loro colleghi della terza squadra, loro, sono incoraggiati a fare il
contrario. Hanno lunghe conversazioni con X3 il 7, 19 e 28 novembre, quindi
ancora il 4 dicembre. Eppure bisognerà attendere il 10 dicembre 1996 perché
il primo pv sia redatto (9). In questo pv (h), X3 racconta a grandi linee
la sua storia, ma niente sui notabili di cui si ricordava. Dice che da
bambina è stata prostituita a partire dai suoi dodici anni, che è stata
sistemata un po' di tempo in un bar, che doveva cercare altri bambini
nel suo ambiente. Doveva "iniziarli". A quindici anni i brutali trattamenti
di un cliente le hanno lasciato alcune fratture. A scuola le aveva spiegate
con una caduta dalla bicicletta.
Sei mesi passano prima che abbia luogo una prima vera audizione di X3.
Nel dossier è riporta la data del 26 maggio 1997, ma si è lontani dal
poter escludre che altre "conversazioni" non registrate abbiano avuto
luogo nell'intervallo (10). Quello che è certo è che il processo verbale
termina con una piccola frase molto notevole: "Audizione identica alla
151.829, ma questa volta non cita nessuna persona legata alla Corte."
(11) Esistono apparentemente due versioni delle audizioni di X3, una con
le terribili accuse portate contro la Corte e l'altra senza. Il mese di
maggio, nel corso del quale le dichiarazioni di X3 sono alla fine riversate
nel dossier 109/96, è quello in cui comincia la demolizione della testimonianza
di X1, sotto la direzione del comandante Jean-Luc Duterme. A quel momento
il timore di un dramma costituzionale si è già attenuato e quella che
Marc Verwilghen (i) chiamerà più tardi la restaurazione è in pieno corso.
Nella sua audizione datata 26 maggio, X3 accusa un ex ministro socialista
fiammingo di prim'ordine, l'ex grande politico E. - già citato da X1 -,
un noto consulente immobiliare brussellese, un importante membro del PSC,
e qualche conoscente dei suoi genitori.
In una parte del dossier datato 2 giugno 1997, X3 espone per intero il
suo racconto. È atroce. Parla di un castello cinto da un parco dove dei
bambini "attendevano il loro turno" rinchiusi in celle segrete. Nella
torretta del castello c'era una sorta di esposizione di cadaveri di bambini
in diversi stadi di decomposizione. Il gruppo di persone era sempre lo
stesso - circa una cinquantina -, di cui pochi quelli che riconosceva.
Qui le serate non terminavano mai senza morti. Dei notabili cacciavano
con dei dobermann bambini nudi liberati nel parco. Alcuni bambini venivano
attaccati a delle assi e torturati con delle lame di rasoi e degli aghi.
"Ho dovuto anche mangiare della carne umana, delle dita di bambini servite
in gelatina." (12)
Se si vuole proiettare questa testimonianza sull'ulteriore percezione
dei dossier X nei media, ci si ritrova davanti a un mistero. La testimonianza
di X3 somiglia a una parodia di tutto ciò che è stato bisbigliato e insinuato
a margine dell'affare Dutroux. Qualcuno potrà aspettarsi che gli inquirenti,
che riprendono le cose in mano dopo la rimozione del maresciallo De Baets
(j), vilipendano X3 molto più che gli altri testimoni di Neufchâteau.
Qualcun altro potrà aspettarsi che le sue dichiarazioni siano rilette
a più riprese e ridicolizzate, e che siano oggetto di un dossier completo
con delle dichiarazioni di amiche d'infanzia di cui gli unici ricordi
sono che lei delirava di tanto in tanto". Eppure apparentemente non è
stato così.
Nel gennaio 1998, quando esplode la tempesta X1 nei media, X3 si manifesta
immediatamente. In una breve intervista accordata al giornale Le Soir,
dichiara che non ha per parte sua notato alcun problema con l'inchiesta
della sezione Neufchâteau: "Personalmente non ho alcuna preoccupazione.
Ci sono ancora dei seri inquirenti, il cui obiettivo è di condurre un'inchiesta
seria. (…) Io non conosco che la mia storia. E ripeto che ho fiducia al
200% negli inquirenti con i quali lavoro. (…) Ci sono dei momenti in cui
un pensiero mi attraversa la mente: il desiderio di tenere una conferenza
stampa, di dire tutto in una volta, poi consegnare alla fine della testimonianza
tutti i nomi delle persone coinvolte. Ma non lo faccio, nell'interesse
dell'inchiesta e dei bambini. (…) Se lo scopo è di porre un termine alla
sofferenza dei bambini, se si vuole che questa si fermi, allora bisogna
essere pazienti." (13) Ne Le Soir, X3 parla anche di un inquirente che
l'ha chiamata qualche mese prima e che voleva apparentemente convincerla
che tutta questa inchiesta non sarebbe mai terminata. Le ha chiesto se
voleva parlarne con lui. Si scoprirà più tardi che si trattava di Michel
Clippe. X3 non è per niente d'accordo, e il giorno stesso chiama uno degli
inquirenti che erano presenti durante le sue audizioni. Si tratta del
primo maresciallo d'alloggio Dany Lesciauskas, l'interlocutore favorito
di Jean-Paul Raemaekers (k). Immediatamente, Lesciauskas redige un processo-verbale
contro il suo ex collega nel quale parla di un "tentativo di destabilizzazione"
(14). Tuttavia si dimostra che questo non era quello che voleva dire X3.
Ella considerava Clippe come un inquirente "di gran cuore" che voleva
solo andare un po' in fretta nel lavoro. "Mi spingeva a dire certe cose
che non avevo visto", dice senza per questo vederci della malafede. Tuttavia
il pv di Lesciauskas si aggiunge alla serie di inchieste disciplinari
aperte contro Clippe in seno alla gendarmeria, e che del resto non porteranno
mai a niente.
Nel 1998 X3 passa ancora di tanto in tanto alla sezione Neufchâteau. Il
comandante Jean-Luc Duterme e qualcuno dei suoi uomini l'accolgono cordialmente.
Le si racconta che l'inchiesta "è al suo momento cruciale". Sì, il giudice
Langlois ha pure dato l'ordine di praticare una rilettura del suo dossier,
ma andrà tutto molto bene. Ella deve certamente comprendere che in Belgio
gli omicidi cadono in prescrizione al più tardi vent'anni dopo i fatti,
e che nessuno dei fatti che lei ha segnalato - per quanto scioccanti e
inaccettabili siano - può più essere oggetto di procedimenti penali. Deve
anche rendersi conto che un certo numero di persone da lei citate beneficia
di un privilegio di giurisdizione garantito dalla Costituzione. X3 si
lascia dire che la BSR di Bruxelles ha visto anche altri X, ma che le
loro dichiarazioni non hanno potute essere oggettivate, come si dice.
Fino all'inizio del 1999 X3 resta persuasa che si lavora sulla sua testimonianza
con tutti i mezzi disponibili. Quello che non si sa, è se X3 è cosciente
dell'effetto che hanno avuto le sue dichiarazioni sull'inchiesta condotta
a margine dell'affare Dutroux.
X3 si fa prendere in giro? Si potrebbe facilmente crederlo. Quando la
commissione Verwilghen avvia la seconda parte della sua missione - la
ricerca delle protezioni, questa volta - nell'estate 1997, Marc Verwilghen
avverte gli echi di un malessere in seno alla sezione Neufchâteau. Egli
incarica il consigliere Etienne Marique, il "giudice istruttore" della
commissione, di andare ad ascoltare qualche membro della sezione. Uno
dei primi inquirenti che interroga il consigliere è il primo maresciallo
d'alloggio Jean-Luc Decker, il braccio destro del comandante Duterme.
La sua audizione avviene il 17 agosto 1997. Qualche settimana più tardi
Decker mette i suoi superiori al corrente del contenuto del colloquio,
in una nota dal tono alquanto spaventato, e sotto la segnalazione "confidenziale".
Decker si dice sorpreso di vedere il consigliere Marique al corrente di
tante cose. Conosce a grandi linee le testimonianze delle X, ha una immagine
molto chiara della distribuzione dei dossier tra gli inquirenti e vede
bene le tensioni in seno alla cellula d'inchiesta. Il passaggio che segue,
estratto dalla sua nota, dà un'idea di quello che accade dietro le quinte
in quel momento: "A proposito della dichiarazione di X3 che mette in causa
la famiglia reale, bisogna sapere che a oggi questa dichiarazione non
è ancora in procedimento (decisione del Signor Langlois (l)). Approfitto
dell'occasione per precisare al consigliere Marique che nessun inquirente
del reparto Neufchâteau faceva inchieste a carico di persone beneficianti
di inviolabilità, di immunità, di privilegi di giurisdizione o altro.
(Nello stesso ordine di idee) ho precisato che nessun magistrato aveva
prescritto il minimo (dovere d'inchiesta) a proposito di queste persone".
(15)
Cosa se ne può dedurre? Il giudice Langlois ha deciso che non si può testimoniare
contro i membri della Corte né contro altri intoccabili. Bisogna allora
domandarsi a che scopo X3 è stata ascoltata tante volte dalla BSR. E un'altra
questione si pone: perché gli inquirenti s'accaniscono contro gli altri
testimoni X mentre X3 è trattata da loro come una principessa e viene
perfino ricevuta, più tardi, al gabinetto della Giustizia? Non bisogna
riflettere molto per veder apparire un'ipotesi coerente. Senza rendersene
conto essa stessa, X3 ha fatto esplodere il dossier 109/96. Questo non
aveva niente a che veder con la sua credibilità o con quella degli altri
testimoni, niente a che vedere con gli omicidi non chiariti, né con i
precedenti di Dutroux o di Nihoul. Si trattava di politica. X3 ha apparentemente
creato una impasse. Se si fosse dato credito a una sola frazione del dossier
109/96 - per esempio spiegandone un vecchio omicidio -, si sarebbe innescata
una bomba atomica costituzionale. "Piuttosto che correre questo rischio,
si è deciso a metà 1997 che bisognava sabotare le inchieste, con le buone
o con le cattive", dice un inquirente dell'epoca. "Bisogna provare a mettersi
nei panni dei magistrati. Per loro un pv è in primo luogo una atto giudiziario,
quasi una reliquia. Quando un pv contiene delle cose come i racconti di
X3, è qualcosa che può stroncare le loro carriere. La più piccola evoluzione
positiva nei dossier aumentava il rischio che le sue dichiarazioni si
ritrovassero sulla stampa. Anche se le diverse testimonianze non hanno
niente a che vedere le une con le altre. In tale situazione, tutto deve
sparire di fronte alla ragione di Stato."
Note del libro
(8) Gazet van Antwerpen, 11 dicembre 1998
(9) Rapporto sui contatti con X3, BSR di Bruxelles, 10 dicembre 1996,
pv 118.069
(10) Secondo alcuni colleghi, gli investigatori hanno visto X3 più di
venti volte in totale
(11) Audizione di X3, BSR di Bruxelles, 26 maggio 1997, pv 151.688
(12) Audizione di X3, BSR di Bruxelles, 2 giugno 1997, pv 151.829
(13) Una X : "nessuna minaccia di ostruzione", Le Soir, 7 gennaio 1998
(14) BSR di Bruxelles, 1 settembre 1997, pv 152.330
(15) Nota di Jean-Luc Decker al maggiore Guissard, vidimata dal comandante
Duterme, 23 settembre 1997, nÝ250/Ant.
Note esplicative
(a) Michel Bourlet: procuratore del re in carica all'inizio dell'insieme
dei dossier; di una parte sola dopo la frantumazione dell'inchiesta;
(b) X1: prima vittima che accetta di testimoniare anonimamente;
(c) maresciallo d'alloggio: sott'ufficiale di gendarmeria;
(d) Elisabeth Brichet, vittima il cui corpo non fu mai ritrovato;
(e) Regina Louf: X1;
(f) BSR: Brigata di Sorveglianza e di Ricerca. Organo della gendarmeria
specializzato nelle inchieste criminali;
(g) Jean-Marc Connerotte: giudice istruttore che condusse l'inchiesta
che permise la liberazione di Laetitia e di Sabine e l'arresto di Dutroux
e Nihoul (quest'ultimo è stato recentemente liberato). Egli è stato sollevato
dall'Affare per aver partecipato a un pranzo offerto dalle famiglie delle
vittime e per aver accettato un regalo (una penna a sfera);
(h) pv: processo-verbale;
(i) Marc Verwilghen: all'epoca presidente della Commissione parlamentare
d'inchiesta sull'"affare Dutroux-Nihoul e consorti"; oggi ministro della
giustizia;
(j) Patriek De Baets: uno dei migliori inquirenti della gendarmeria. Accusato
d'aver manipolato la testimone X1, è stato rimosso dall'inchiesta così
come il suo collega Aimé Bille nel 1997. Una recente sentenza li ha totalmente
scagionati da queste accuse (vedere nostra precedente missiva);
(k) Jean-Paul Raemaekers, incarcerato per pedofilia al momento dei fatti;
ha collaborato durante un certo periodo con gli inquirenti prima che questi
scoprissero che le informazioni che egli forniva erano manipolate;
(l) Jacques Langlois: attuale giudice istruttore dell'affare Dutroux-Nihoul.
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