SULLA MEDICINA OMEOPATICA
Presentazione di Maria Teresa Di Lascia
(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).
Quando abbiamo deciso di lavorare
ad un Convegno sulla medicina omeopatica e per il riconoscimento del rimedio
omeopatico - riconoscimento che non riguardasse soltanto il legislatore, ma
anche il diritto dell'utente ad incontrare la vera omeopatia, piuttosto che
un surrogato o una imitazione dettata dalla moda - abbiamo deciso che si sarebbe
trattato di un dibattito o di una riflessione trasnazionale.
A partire da questa scelta abbiamo lavorato più di quattro mesi per contattare
i medici omeopatici di tutti i paesi del mondo, per organizzare la loro partecipazione
e per accordarci sulle relazioni che si sarebbero tenute nel corso dei due giorni
di Convegno. Lo scopo della nostra Assise era, primo fra tutti, quello di "presentare"
in una cornice autorevole - l'Auletta dei gruppi a Montecitorio e il patrocinio
del Presidente della Repubblica - una medicina impropriamente definita "alternativa",
che sta crescendo nella coscienza collettiva e nella scelta individuale, grazie
all'efficacia e alla validità dei suoi metodi e dei suoi rimedi. Infatti, se
riflettiamo a come l'omeopatia é sopravvissuta alla guerra che la scienza ufficiale
le ha fatto per due secoli; alla disinformazione e alla diffamazione a cui é
stata sottoposta; all'assenza di mezzi economici per la ricerca e le strutture
medico-sanitarie a cui é stata condannata un pò dovunque; alla falsa tolleranza
e alla vera intolleranza con cui é stata indicata all'opinione pubblica, l'unica
spiegazione al fatto che non sia scomparsa dal pianeta é legata alla guarigione
dei malati che con essa si sono curati e al profondo sentimento di utilità che
hanno provato i medici che l'hanno praticata.
Naturalmente non tutto é perfetto e senza problemi, neanche nella medicina omeopatica
che, come diceva Hahnemann, molto più della medicina ufficiale deve temere quei
medici che non sono omeopatici ma dicono di esserlo (tanto nessuno li smentisce
e va molto di moda!) e quelli che pensano che l'omeopatia sia solo una scelta
farmacologica meno tossica di un'altra. Nell'uno e nell'altro caso, il malato
ne farà le spese perché si allontanerà dall'omeopatia e soprattutto, non guarirà.
Perché l'omeopatia, come tutte le cose semplici é una scienza difficile e rigorosa
che richiede preparazione professionale e maturità umana giacché non lascia
al medico nessuna copertura "a largo spettro": l'unica risposta che conta é
la guarigione del paziente che o c'é o non c'é. E la guarigione ci sarà soltanto
se il malato sarà stato compreso nella sua interezza di mente e di corpo; nel
rispetto pieno della sua storia umana e biologica; nell'esatta valutazione della
sua energia vitale e nel rimedio - unico per quella persona in quel momento
della sua vita - che gli verrà somministrato. Certo, l'omeopatia é anche una
filosofia della persona umana, delle sue ragioni e delle sue debolezze. Nell'era
del computer e del laser, mentre si tenta continuamente di manipolare il genoma
per ottenere super uomini sempre più disumani e il cancro e l'Aids oltre a tutte
le altre sindromi iatrogene producono da un lato sempre maggiori disperazioni
e solitudine e dall'altro consumismo ed entropia, l'omeopatia con le sue leggi
semplici e comprensibili - ovvie quasi - con i suoi rimedi che da duecento anni
confermano costantemente ed in ogni parte del mondo la loro efficacia sperimentale
e curativa, con la sua serana ricerca nella persona viva e nel linguaggio del
dolore é quasi un messaggio di speranza e di nonviolenza che ci conforta.
Noi ci auguriamo che gli atti di questo convegno possano aiutare tutti e ciascuno
a conoscere meglio l'omeopatia, a comprendere il valore e a custodirlo attraverso
le leggi che la regolamenteranno.