Cronologia transnazionale del Partito Radicale: 1956-1959

27/28 febbraio 1 marzo - Italia: Roma - Primo Congresso PR

22 Marzo - Italia - Media


27/28 febbraio 1 marzo - Italia: Roma - Primo Congresso PR

Al Primo congresso, già sono evidenti i limiti di un partito che, a tre anni dalla sua costituzione, non riesce a darsi strutture moderne e a promuovere iniziativa politica al di fuori dei circoli radicali legati all'Espresso e ai convegni degli "Amici del Mondo".

Marco Pannella, nel richiedere a ciascuno dei congressisti di pronunciarsi con estrema sincerità, dopo tre anni di mancato dibattito interno, afferma che la gran parte delle motivazioni per le quali il Pr era stato salutato come un "partito nuovo per una politica nuova" sono venute a mancare: in particolare non sono state create strutture adeguate a raccogliere ed organizzare, o far organizzare, le forze giovani ed emergenti che al partito avevano guardato con fiducia. Inadeguato e vecchio è lo Statuto; non è stato realizzato il "Comitato Studi" pensato come organo propulsivo del partito; la tematica federalista è stata accantonata mentre i nazionalismi europei si rafforzano pericolosamente; non si parla più di denuncia del Concordato. Ma soprattutto non c'è una classe dirigente che sappia assumersi le responsabilità di gestione del partito, di viverle sul piano dell'organizzazione quotidiana, stimolando le forze presenti localmente a ricercare in sé stesse le ragioni e le risorse anche finanziarie necessarie alla propria attività invece di venire continuamente ad esigerle dagli organi centrali. (AP 3482)

Il Partito Radicale è inoltre reduce da due prove elettorali negative, in particolare quella del 25 maggio 1958 che ha visto la lista dell'Alleanza radical-repubblicana ottenere l'1,4% dei voti, con un arretramento rispetto all'1,6% conquistato dal solo PRI nelle elezioni politiche del 1953. Inoltre tra i sei deputati eletti nessuno è radicale. Nello stesso periodo la crisi del governo di Amintore Fanfani prepara l'alleanza con la destra che successivamente porterà al governo Tambroni.

In questo contesto politico, la relazione della Giunta Esecutiva Nazionale (approvata dal primo Congresso nazionale) riafferma da una parte l'opposizione a governi di coalizione con la DC e dall'altra la proposta di apertura a sinistra dei socialisti. Il congresso infatti conferma la proposta di una alleanza di sinistra democratica capace di presentarsi come alternativa alla Democrazia Cristiana e al Partito Comunista.

Mozione approvata


Pannella interviene al I° congresso del PR

Organi eletti:

Segreteria: Leopoldo Piccardi, Arrigo Olivetti, Franco Libonati

Vice segretario: Eugenio Scalfari

22 Marzo - Italia - Media

"Il Paese" pubblica un intervento di Marco Pannella, titolato "La logica schiacciante della III internazionale". Pannella, rivolgendosi alla classe dirigente comunista, solleva un interrogativo centrale della storia politica italiana: "Se per edificare in Italia uno Stato democratico e moderno, almeno quel tanto che è previsto dalla Costituzione, è necessaria una nuova maggioranza nel paese nel Parlamento perché, fra le altre, non verificare l'eventualità di un'azione comune della sinistra democratica, di una parte dei cattolici e dei comunisti?" Pannella non risparmia critiche all’operato comunista nella sua storia né chiede abiure. Chiede però che i comunisti mostrino: "un più preciso e spontaneo interesse ad una alternativa democratica di governo, cessando quindi di proporre mirabolanti politiche che nemmeno da soli potrebbero attuare" e che si aprano ad una visione maggiormente europea, riconoscendo nuovi riferimenti internazionali "… dai laburisti inglesi ai sindacati francesi, compresi quelli cattolici e quelli socialisti, alla socialdemocrazia tedesca, il potenziale democratico esiste. Sono questi gli interlocutori effettivi cui il PCI deve rivolgersi: non gli sparuti gruppi comunisti belgi, olandesi, scandinavi, inglesi che non rappresentano nessuna reale posizione democratica e popolare nei rispettivi paesi. Ecco dunque due elementi immediati per l'utile avvio e per una seria meditazione che ritengo si possano intanto proporre..."

L’intervento provoca effetti laceranti all'interno del partito radicale: è la prima presa di distanza della "sinistra radicale", la prima manifestazione di dissenso strategico rispetto alla classe dirigente del "Mondo". Quell'articolo suscita anche un dibattito a sinistra (con interventi del socialdemocratico Saragat e del repubblicano Ugo LaMalfa) che viene bruscamente chiuso dalla replica a Pannella di Palmiro Togliatti. Questi, mentre sostanzialmente giustifica l’operato dei comunisti al potere nei paesi di "democrazia popolare" e l’eliminazione (non solo politica) degli alleati a causa del loro abbandono del programma iniziale, nega la necessità di un dibattito in tema e si limita ad invitare "al confronto delle posizioni sul terreno di un positivo programma di progresso democratico e di rinnovamento economico e quindi all'elaborazione anche solo a grandi linee di un orientamento politico nuovo. Quando a questo si sia arrivati, la confluenza per raggiungere l'obiettivo comune di forze diverse, e soprattutto di forze che hanno il peso che noi abbiamo, sarà cosa necessaria. " (AP 326) (AP 327)


 

1 Marzo 59 - Mozione approvata al I Congresso nazionale del Partito Radicale

"Il I Congresso Nazionale del Partito Radicale, riunito in Roma il 27-28 febbraio e 1º marzo 1959, ha ascoltato e approvato la relazione della Giunta Esecutiva Nazionale, presentata da Arrigo Olivetti, sull'attività svolta dal 10 dicembre 1955, data della fondazione del partito ad oggi.

Durante questo triennio, il partito ha dovuto affrontare due battaglie elettorali, una amministrativa ed una politica, combattute entrambe in difficilissime condizioni. In queste occasioni, come nelle molte altre circostanze prodottesi durante il triennio, il partito ha sostenuto, con grandissimo spirito di sacrificio e con generoso slancio ideale, il confronto con altre forze politiche ben altrimenti agguerrite e potenti. Si può affermare addirittura che i radicali hanno dovuto sostenere l'urto più violento proveniente al tempo stesso dalle forze clericali e da quelle comuniste, desiderose entrambe d'impedire il sorgere di una sinistra democratica nel nostro paese.

Tutti i membri del partito, al centro e alla periferia, negli organi direttivi come alla base, in mezzo a rinunce e difficoltà materiali e morali d'ogni genere, hanno interamente compiuto il loro dovere, e il Congresso ne dà solenne riconoscimento.

Il Congresso, esaminata la situazione politica determinatasi dopo le elezioni del 25 maggio 1958, ravvisa nell'esperimento Fanfani il tentativo di avviare una politica di riformismo paternalistico, inadatta a risolvere i reali problemi della disoccupazione, della sperequazione tra Nord e Sud, dei privilegi feudali, dell'interferenza ecclesiastica, dell'impreparazione tecnica, che attardano il nostro paese su posizioni incompatibili con la moderna civiltà occidentale e impediscono ogni sviluppo civile ed economico.

Quell'esperimento comunque, pur nella sua assoluta inadeguatezza alla dimensione dei problemi reali, è stato ritenuto intollerabilmente gravoso dalla Democrazia Cristiana e dalle forze clericali e conservatrici che la sostengono, le quali gettando ormai ogni ritegno, hanno ritenuto giunto il momento di realizzare quell'alleanza con la destra estrema e anticostituzionale così a lungo patrocinata dall'Azione Cattolica e dalla destra economica.

Il Partito Radicale, fin dai primi giorni della sua fondazione, ha ritenuto che lo strumento politico per offrire una alternativa al nostro paese fosse una grande alleanza di sinistra democratica, che stringesse insieme tutte le forze di democrazia laica e socialista, pur nelle rispettive differenze ideologiche e nella rispettiva autonomia organizzativa. Su questa strada, il Partito Radicale constata con soddisfazione che il tempo non è passato invano e prende atto che la sua azione politica e i suoi appelli non sono rimasti privi di risultati concreti. Le prove più incoraggianti di questo processo sono l'uscita dei repubblicani dalla vecchia maggioranza centrista, la raggiunta autonomia del partito socialista, la liberazione della parte più viva della socialdemocrazia dalla seduzione e dagli equivoci del fiancheggiamento ministeriale.

Oggi, di fronte ad accresciuti pericoli e ad agguerriti avversari, il paese dispone però di un complesso di forze politiche di sinistra democratica capaci di condurre a fondo la lotta per l'autonomia dello Stato, per lo sviluppo economico, per l'elevazione intellettuale e morale degli italiani.

Il Congresso del Partito Radicale, nel constatare che a quest'opera di creazione della sinistra democratica italiana il partito ha dato un prezioso contributo, impegna gli organi direttivi centrali, gli organi periferici, i militanti e simpatizzanti tutti a proseguire gli sforzi affinché il nuovo schieramento si estenda e si consolidi e sia in grado d'offrire al corpo elettorale un'indicazione unitaria e un'efficace alternativa.

Entro questo schieramento, il Partito Radicale deve perseguire i suoi compiti specifici e mantenere, anzi caratterizzare al massimo, la sua particolare fisionomia politica e programmatica, quale è stata definita dalla relazione Boneschi, che il Congresso approva.

In particolare, il partito si propone:

una politica di netta autonomia del potere civile da quello ecclesiastico;

la denuncia costante e sistematica della corruzione pubblica e dei soprusi del sottogoverno;

una politica economica di pieno impiego e di lotta contro le concentrazioni monopolistiche;

la nazionalizzazione dell'industria elettrica e dell'energia nucleare;

la difesa della scuola pubblica e il suo potenziamento per sollevarla dalla miserevole condizione in cui attualmente si trova;

un efficiente controllo della Radio e della Televisione;

una politica estera di fedeltà alle alleanze occidentali nel rispetto della pace e nel rifiuto di pericolosi oltranzismi; l'adesione alle istituzioni comuni europee nella misura in cui esse non si trasformino in strumenti di sopraffazione dei ceti privilegiati a danno delle grandi masse dei lavoratori e dei consumatori.

Con questo programma e con questi obiettivi il Congresso fa appello a tutti gli iscritti affinché, stringendosi intorno al partito, contribuiscano a preparare al paese giorni migliori, nella giustizia e nella libertà." (AP 1222)

Organi eletti:

Segreteria: Leopoldo Piccardi, Arrigo Olivetti, Franco Libonati

Vice segretario: Eugenio Scalfari