Ricordo di Andrea Tamburi
Roma, 27 febbraio 1994 ANDREA TAMBURI, COORDINATORE DELLE ATTIVITÀ DEL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE A MOSCA E' MORTO STAMATTINA ALLE 7 IN UN OSPEDALE DI MOSCA. ERA STATO INVESTITO DA UNA AUTOMOBILE NELLA NOTTE DI MERCOLEDÌ. |
Notizia del TG1 della televisione statale italiana, ore 20.00, 27 febbraio 1994 |
TESTO DI ANDREA TAMBURI SCRITTO NEL DICEMBRE SCORSO PER "1994, IL QUOTIDIANO RADICALE" | LETTERA DI ANDREA TAMBURI PUBBLICATA SUL LIBRO "PERDO & STRAVINCO" , NELLA SEZIONE "GLI SPACCABALLE", CURATO DALLO "SCIAMANNATO" GAETANO DENTAMARO - Trieste, 25 gennaio 1989 |
"Le
forze democratiche russe prendono le parti di coloro i
quali spingono verso l'utopia nazionalista e
fascista". Lettera di Andrea Tamburi, Julia Kalinina, Nikolaj Khramov, Mamuka Tsagareli ai direttori dei mass media russi |
Un ricordo di Annalucia Leccese scritto il 28 febbraio |
ADDIO AD ANDREA | STRANA MORTE DI UN RADICALE - da "Il Gazzettino" del 5 marzo 1994 |
Autopsia sul corpo di Tamburi il radicale morto a Mosca in uno strano incidente stradale - da "Il Messaggero", lunedì 7 marzo 1994 |
IL RADICALE UCCISO
. RAPINA NON INCIDENTE di Paola Catani - La Nazione 3 maggio 1994 |
I
NTERROGAZIONE A
RISPOSTA SCRITTA
13
settembre Presentata dai deputati radicali |
UCCISO?
MOSCA INDAGA SU
TAMBURI I giudici russi non archiviano e sospettano un omicidio |
MOSCA,
FU UCCISO IL RADICALE ITALIANO
Dalla Russia la conferma: non fu incidente |
RADICALE
UCCISO A MOSCA
ORA SI SOSPETTA L'EX
KGB
La Nazione - 14 luglio 1995
Il caso
Tamburi:
un'indagine bis
|
Roma, 27 febbraio 1994
ANDREA TAMBURI, COORDINATORE DELLE ATTIVITÀ DEL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE A MOSCA E' MORTO STAMATTINA ALLE 7 IN UN OSPEDALE DI MOSCA. ERA STATO INVESTITO DA UNA AUTOMOBILE NELLA NOTTE DI MERCOLEDÌ.
Andrea Tamburi da quasi quindici anni membro del partito radicale era da più di due anni nella ex Unione Sovietica, dove coordinava le iniziative del partito radicale transnazionale. Consigliere federale del partito da diversi anni, è entrato a fare parte della segreteria nello scorso congresso.
Viveva stabilmente nella capitale russa.
Arrivato al partito nel 1980 sulla battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo, è stato sempre nel cuore di tutte le campagne del Pr di questi ultimi 10 anni. Il suo primo impegno oltre le frontiere italiane per la costruzione del partito transnazionale risale al 1984, quando partecipò alla raccolta firme per le elezioni europee in Belgio.
Prima di stabilirsi a Mosca, aveva organizzato le attività del partito radicale in Ucraina ed in Moldavia.
Impegnato sul fronte antiproibizionista in Spagna nel 1988, negli anni successivi organizza insieme ad altri compagni il tentativo del partito radicale di assicurare alla ex-Jugoslavia un passaggio nonviolento alla democrazia attraverso l'ingresso nella comunità europea.
Instancabile in tutte le campagne referendarie in Italia, l'anno scorso la sua appassionata partecipazione è stata determinante per il conseguimento dell'obiettivo dei 30.000 iscritti radicali.
Questo suo modo di essere radicale: la sua testardaggine a volte quasi maniacale, il suo impuntarsi sui dettagli a volte banali per poi sempre ritrovare l'essenziale, il suo sapere stare, dietro una apparente distrazione, vicino alle persone, la sua solidarietà silenziosa, sono alcune delle cose che ci accompagneranno nel nostro ricordo e che ci sosterranno nel nostro continuare a lottare per le cose per le quali ci eravamo incontrati e stati insieme. (ACP)
Notizia del TG1 della televisione statale italiana, ore 20.00, 27 febbraio 1994 :
"A Mosca lottava per abolire la pena di morte. Lo ha condannato una città dove la vita umana vale sempre di meno. Andrea Tamburi, 46 anni, da due anni aveva scelto di proseguire nell'ex Unione Sovietica un impegno nel Partito Radicale che durava da 15 anni.
Tra Mosca, Kiev e la Moldavia aveva imparato a conoscere un popolo sulla cui durezza non si faceva illusioni, ma del quale lo affascinava - parole sue - la 'religiosità mistica e sognatrice'.
Giovedì notte Andrea scende di casa, a due passi dalla questura centrale, per accompagnare un'amica al taxi. Un'ora dopo una macchina della polizia stradale lo porta al pronto soccorso con le gambe fratturate ed una emorragia cerebrale diffusa. Con ogni probabilità una macchina lo ha investito e poi abbandonato morente in strada. Dalle sue tasche è scomparsa una piccola somma di denaro ma non i documenti necessari ad identificarlo. Per tre giorni nessuno avverte i compagni dell'ambasciata che ne hanno denunciato ufficialmente la scomparsa. Le autorità russe lo avrebbero fatto forse domattina, a week-end terminato. Andrea è spirato stamane all'alba, disperatamente solo".
Servizio di Lucio Gambacorta
TESTO DI ANDREA TAMBURI SCRITTO NEL DICEMBRE SCORSO PER "1994, IL QUOTIDIANO RADICALE"
Qui Mosca
In questi giorni in Russia ci sono già 10 gradi sotto zero. Mi è accaduto di starci a 18/20 gradi sotto: quando i respiri, appena usciti dalle labbra, ritornavano indietro gelati, e le parole sembravano fermarsi nell'aria. Ma nelle case della Russia fa caldo, non manca il petrolio, né il metano, né ogni altro combustibile: perciò, nelle strade cè freddo e tanto inquinamento. E' la versione moderna di soviet ed elettrificazione.
La nostra sede si trova al centro di Mosca; è piuttosto grande, forse cento metri quadri (l'altra, che abbiamo tenuto per quasi due anni, misurava poco più di 30 metri quadri); ci sono due linee telefoniche e cinque persone che ci lavorano tutti i giorni. Hanno imparato a fare ogni cosa: attaccare i francobolli sulle lettere e incontrare il presidente del Parlamento russo.
E' successo nel giugno del '92, quando abbiamo fatto una riunione degli iscritti russi - le adesioni erano giunte quasi a cinquemila - e il presidente del Parlamento Khasbulatov ha incontrato una delegazione guidata da Sergio Stanzani. Nell'aprile scorso, invece, abbiamo incontrato il Presidente della repubblica Moldava, Snegur. Gli abbiamo consegnato le firme raccolte sull'appello internazionale per l'abolizione della pena di morte. Nelle nuove costituzioni delle repubbliche ex sovietiche si sta discutendo se dovranno o no prevedere la pena capitale: noi siamo gli unici abolizionisti dichiarati.
Il potere politico sa della nostra esistenza perché abbiamo partecipato ad alcune trasmissioni televisive: sanno che siamo nonviolenti e antimilitaristi, e che un nostro iscritto, il deputato Kalinin, ha presentato la proposta di legge per il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare.
Non conosco molte persone che verrebbero a vivere a Mosca, sebbene a me non sembri di fare nulla di straordinario e sia venuto qui con il cuore leggero: finalmente avrei fatto qualcosa di veramente necessario alla politica, qualcosa che non fosse un mestiere qualunque.
Io, un mestiere qualunque l'ho fatto fino a trent'anni, un'età nella quale di solito ci si sposa e si mette su famiglia. A me, invece, è successo tutto il contrario: ho incontrato i radicali (un'altra politica non mi avrebbe fatto cambiare vita) e nel giro di due anni ho smesso di fare il commerciante. Avevo una casa a Firenze e cinque anni fa l'ho venduta per venire a Roma a fare politica in un momento in cui il Partito radicale non aveva denaro.
Mi sono sempre liberato delle cose, solo che prima lo facevo inconsapevolmente. Penso che siano come i piccoli affetti: legami che tolgono libertà e non permettono crescite. Solo i grandi amori rendono liberi.
In Russia ho trovato alcune persone che mi dicono che sono il loro migliore amico: Nikolaj Khramov, Mamuka Tsagareli, Sacha Kostrivskj. Compagni con i quali condivido il sogno radicale e le giornate di dialogo, di fatica e di allegria. Per quasi tre anni, hanno lavorato prendendo un rimborso di otto dollari al mese. Adesso, alcuni di loro prendono centocinquanta dollari, altri ne prendono cento. L'intera baracca, compresi i viaggi, la sede, i telefoni, le attività, costano circa 15 milioni al mese: di questi, solo un milione e mezzo va in rimborsi alle persone.
L'amicizia in Russia è una merce molto rara.
Nella nostra società conosciamo la competizione - e cioè l'abitudine ad aumentare il proprio valore abbassando quello degli altri - in Russia esiste l'abitudine alla menzogna e alla delazione, destinata alla pura e semplice denigrazione del proprio vicino. Senza competitività, con disperazione. E' l'effetto del totalitarismo comunista su un popolo sognatore, insieme e contraddittoriamente individualista e religioso. Di una religiosità anch'essa mistica e sognatrice, profondamente violentata dalla pretesa di essere tutti uguali per decreto di Stato.
Credo che sia per queste ragioni che il sogno radicale entra nel gelo della Russia: perché esso richiama alla forza della singola persona; alla libertà di esprimere la propria diversità: a quelle cose bellissime che scriveva Vladimir Bukowski ne - Il vento va e poi ritorna - .
D'altro canto, è per questa esigenza di "sogno", che in Russia circola molta droga di pessima qualità, e insieme a questa lAIDS. La nostra proposta antiproibizionista trova da loro le stesse resistenze che in Italia: una miscellanea pericolosa di moralismo e inefficienza le cui conseguenze sono tanto più terribili quando più è scarsa l'informazione e l'opposizione.
Noi possiamo batterci molto.
LETTERA DI ANDREA TAMBURI PUBBLICATA SUL LIBRO "PERDO & STRAVINCO", NELLA SEZIONE "GLI SPACCABALLE", CURATO DALLO "SCIAMANNATO" GAETANO DENTAMARO - Trieste, 25 gennaio 1989
Caro sciamannato,
ecco la mia biografia spaccaballe. Sono nato a Firenze nel 1948. Il mio titolo di studio è la terza avviamento commerciale, una scuola che adesso non esiste più, ed è un vero peccato. Fino al 1981, avevo sempre votato PCI, un voto contro il sistema, contro la DC soprattutto. Che bucaiolo (sciocco, ndr). Il Partito radicale l'ho conosciuto allora, quando cominciò le iniziative sul Manifesto-appello dei Premi Nobel contro lo sterminio per fame. Io non ho mai avuto problemi di peso, forse perché assimilo poco, ma non mi sono mai tirato indietro di fronte a un salame o ad una caciottina toscana. L'idea di persone, milioni di persone, sterminate dalla fame rischiava di rovinarmi l'appetito. Così ho fatto un riesame delle mie convinzioni, e delle posizioni del PCI e ho scoperto di essere radicale, libertario e nonviolento, e ho preso la tessera. Per un po' mi sono limitato all'obolo del quattrino, poi con le elezioni del 1983 ho cominciato la militanza. Per il deposito delle liste elettorali, facevo i turni di notte al Tribunale di Firenze, spalla a spalla con i duri delle Case del Popolo. I compagni del mio ex-partito erano certi di conquistare, con le buone o con le cattive, il primo posto sulla scheda. Noi eravamo arrivati prima, come quasi ovunque, ma ovviamente contro la forza non valse la ragione. Rimediammo insomma un sacco di botte. Ma che bel partito. Fortuna che di questi tempi nel Pci tira un'altra aria. Ma certi stalinismi saranno duri a morire.
Nel frattempo, mi baloccavo con un magazzino di componenti elettronici. Guadagnavo la mia onesta pagnotta e anche il companatico, ma la testa era altrove. Nel 1985 la mia prima azione nonviolenta, il volantinaggio clandestino in Yugoslavia, con Olivier Dupuis, Vincenzo Donvito, Lucio Bertè e altri compagni. Quando finalmente ci facciamo acchiappare, abbiamo distribuito decine di migliaia di volantini e appiccicato migliaia di adesivi, nei cessi pubblici, di bar e ristoranti, nelle cabine del telefono. Parola d'ordine: Yugoslavia democratica, nella Comunità Europea. Veniamo arrestati ed espulsi. In Yugoslavia sono tornato l'anno scorso, in occasione della partita di calcio amichevole con l'Italia. Di nuovo espulso. Questa volta non erano di gradimento per le autorità gli striscioni che, con Maria Teresa, lo sciamannato, Massimo Lensi, Mario Cocozza e Caterina Caravaggi, abbiamo aperto sulle gradinate. Yugoslavia nella Cee, c'era scritto, in italiano e sloveno. Sono stato espulso anche dalla Cecoslovacchia, per la manifestazione radicale in Piazza San Venceslao, a vent'anni dall'invasione sovietica. E' stato così, tra una manifestazione nonviolenta oltrecortina e una bolla d'accompagnamento per cinquemila circuiti stampati, che ho cominciato a pormi la domanda: cosa farò da grande? Allora mi hanno detto: Ehi, ma tu sei già grande. E ho deciso di fare l'Europa. Subito dopo la nomina dei Commissari ho fatto su lo spazzolino da denti e mi sono trasferito a Trieste, sede calda d'iniziativa radicale nonostante la bora. Qui andiamo veramente al massimo, e in questo momento modestamente credo di essere tra le prime dieci energie di questo motore radicale. Con la terza avviamento commerciale, ebbene sì.
Caro René, radical-yuppie che vendi le utopie di Pannella come fossero multiproprietà, caro sciamannato indispensabile fuori di capo, qui sono in compagnia della Licia, dell'"Inutile", del Segretario federale Sua Monnezza Sandro Ottoni (Monny per gli amici), e per non sentire troppo la vostra mancanza, vi invitiamo caldamente all'inaugurazione della nuova sede radicale, addì 11 febbraio 1989.
Non mancate!
Vi abbraccio, Andrea.
PS: dimenticavo i pensierini su Pannella e Partito Radicale.
Pannella, Pannella fortunatamente è il massimo dell'egocentrismo: e chi l'ammazza. Il Partito Radicale. Qui il discorso è più complesso. Prendiamo l'esempio della Fiorentina: e se si sciogliesse, la Fiorentina? Se il conte Pontello si tirasse da parte? Il conte Pontello apprenda la lezione da quei radicali che non lo vogliono chiudere questo baraccone di Partito. E poi faccia, per il bene di Firenze e della Fiorentina, l'esatto opposto. Io penso che si starebbe tutti più sereni.
" Le forze democratiche russe prendono le parti di coloro i quali spingono verso l'utopia nazionalista e fascista".
Lettera di Andrea Tamburi, Julia Kalinina, Nikolaj Khramov, Mamuka Tsagareli ai direttori dei mass media russi
Mosca, 18 febbraio 1994
I recenti drammatici eventi della Bosnia-Erzegovina e le conseguenti decisioni della NATO e dell'ONU hanno accentrato l'attenzione di gran parte del mondo, nello scorso anno, sul livello di tensione senza precedenti della Russia. L'ultimatum ai militaristi Serbi che stanno assediando Sarajevo già da due anni ha suscitato un dibattito nella stampa e nel mondo politico.
In Russia, politici, giornalisti e dirigenti pubblici hanno, in maggioranza, preso le parti dei Serbi. Queste prese di posizione, normalmente, vengono motivate da affinità religiose e culturali e da tradizioni storiche ma non vengono prese in considerazione molte questioni importanti che potrebbero chiarire la situazione.
Simili posizioni, è bene ricordare, sono originate da alleanze politiche interne , ma la motivazione addotta, e cioè la grande necessità, per la Russia, di giocare un ruolo ambivalente sulla scena mondiale, è evidentemente assurda. La posizione in favore dei Serbi da parte dei democratici russi, potrebbe avere due motivazioni: che entrambi costoro (i Serbi e i democratici russi) sono favorevoli ai vincitori delle elezioni, le forze comuniste e nazionaliste, oppure che la classe politica non vuole fare chiarezza nella situazione politica.
Questa è la ragione per la quale noi vogliamo attirare l'attenzione dell'opinione pubblica verso alcune questioni che, come possiamo vedere dalle recenti pubblicazioni, sono omesse o, al massimo, sottovalutate.
La situazione in Russia e nei paesi cosiddetti "esteri vicini" è talmente simile alla situazione nella Serbia e nell'ex-Yugoslavia da far riflettere. Serbi e Russi hanno esercitato lo stesso tipo di governo dei popoli della SFRY e della USSR in particolare. Anche se la Yugoslavia era vicina alla reale federazione dell'USSR, per esempio, il Presidium della Yugoslavia era presieduto, a turno, dalle rappresentanze di tutte le repubbliche della Yugoslavia, ma i corpi degli ufficiali superiori delle Forze Armate erano costituiti esclusivamente da Serbi.
Appena i generali dell'Esercito Popolare di Yugoslavia hanno fatto il colpo di stato, nel 1991, hanno sciolto il Presidium della Yugoslavia ed hanno iniziato la guerra contro la Slovenia e la Croazia che aspiravano all'indipendenza.
Alla base di queste azioni stava l'idea della Grande Serbia che era così espressa dal generale Mladic, in maniera laconicamente militaristica: "La Serbia è lì dove esistono chiese ortodosse Serbe".
La stessa ideologia sta alla base della strategia dei nazionalisti russi che cercano continuamente di escludere i nuovi stati indipendenti della ex-USSR.
La stessa ideologia sta alla base delle dichiarazioni diplomatiche riguardo al grande interesse che per la Russia riveste l'inglobamento di tutti i paesi "esteri vicini".
Noi dobbiamo divulgare i fatti in nome dei loro diritti. Noi dobbiamo avere il coraggio di ammettere che i territori della Bosnia e dell'Erzegovina non sono stati conquistati a seguito di uno scontro tra due eserciti, ma a seguito dell'aggressione di un esercito armato fino ai denti contro un paese indifeso (per l'esattezza il paese, non la "Comunità Musulmana", il paese che ha le rappresentanze di diverse nazionalità e religioni, inclusi i Serbi, nel proprio governo democraticamente eletto). Le Nazioni Unite hanno dichiarato un embargo sulla fornitura di armamenti alla Bosnia ed all'Erzegovina, ma è noto che i Serbi fanno un uso incontrollabile delle armi dell'Esercito Popolare di Yugoslavia che era uno degli eserciti più grandi d'Europa e non era inferiore al Bundeswehr. Anche i Bosniaci, in violazione all'embargo, si procurano delle armi, ma essi lo fanno per contrastare la superiorità schiacciante dei Serbi.
Il mondo Musulmano non intende rimanere inerte a guardare il compiersi di questo genocidio le cui vittime sono, senza dubbi, principalmente musulmani.
Le conseguenze possono essere incontrollabili, soprattutto nei Balcani.
A Sarajevo, la città plurinazionale, in cui da secoli una moschea, una chiesa ortodossa ed una chiesa cattolica convivevano, non è in atto una guerra civile tra Croati, Serbi e Musulmani ma un'aggressione da parte dei Serbi e tra le cui vittime ci sono anche migliaia di Serbi bosniaci.
Noi riteniamo opportuno attirare l'attenzione sull'essenza dell'ultimatum della NATO. Questo prevede la possibilità di bombardare da aerei le artiglierie dei Serbi che, posizionate intorno a Sarajevo, bombardano la città. Il risultato di questo cannoneggiamento ha fatto rabbrividire tutto il mondo: più di 60 persone uccise, centinaia di feriti - vecchi, donne - che stavano vendendo o comprando generi al mercato di Sarajevo.
I cannoni non verrebbero spostati, prima del 21 febbraio, ad una distanza di 20 chilometri.
Molte pubblicazioni e dichiarazioni tendono a far credere che la NATO ha dichiarato guerra al popolo serbo.
La politica di Belgrado che ha instaurato il governo nazionalistico, ha coinvolto il popolo serbo in un confronto con tutto il popolo della ex-Yugoslavia. La negazione dei diritti umani, civili e politici degli Albanesi del Kossovo, l'apprensione armata contro la Slovenia e poi contro la Croazia e la Bosnia.
Questa è una guerra rivolta soprattutto contro la popolazione disarmata, una guerra in cui si attua regolarmente la pulizia etnica, il genocidio e la deportazione.
Senza dubbi, non si possono attribuire ai Serbi tutte le responsabilità. Soprattutto Musulmani e Croati sono molto coinvolti nella commissione degli stessi crimini.
Coloro i quali hanno commesso crimini di guerra, indipendentemente dalla loro nazionalità, devono essere giudicati da una Corte Internazionale.Questo è un obiettivo del partito Radicale Transnazionale.
Ciò, comunque , non deve impedirci di distinguere l'enorme differenza che esiste tra l'aggressore e la vittima dell'aggressione. Dal primissimo inizio della guerra nel 1991 nessun colpo di fucile si sarebbe sentito sul territorio della Serbia o del Montenegro, mentre migliaia e migliaia di persone venivano uccise dalle forze militari Serbe in Croazia ed in Bosnia.
Noi non possiamo accettare il fatto che le forze che le forze democratiche Russe, la stampa Russa e l'opinione pubblica Russa consapevolmente o inconsapevolmente si schierino dalla parte di coloro che, con la violenza armata, il genocidio ed i massacri di gente indifesa, precipitando verso l'utopia nazionalista e fascista.
Julia Kalinina, membro del Partito Radicale;
Nikolaj Khramov, membro del Consiglio Generale del Partito Radicale;
Andrea Tamburi, membro dell'Ufficio di Segreteria del Partito Radicale;
Mamuka Tsagareli, vice presidente del Consiglio Generale del Partito Radicale.
(ACP3543)
Un ricordo di Annalucia Leccese scritto il 28 febbraio
"Caro Andrea,
è cosa stupida quella che faccio, ma è forse il mio ultimo folle tentativo di stabilire un contatto con te.
Ti lascio questa mia lettera in Agorà che, quasi come il Partito Radicale, era diventata parte integrante ed inscindibile della tua esistenza. Chissà se con la perizia e la devozione con le quali ne facevi uso non riuscirai a trovare un modo per collegarti!
Non so perché la tua morte mi abbia così sconvolta, poiché credo in dieci mesi che lavoro qui al Partito di aver scambiato con te solo poche battute, di non averti mai conosciuto a fondo. Penso, però, di averti colto in tutta la tua persona quando ti avvicinavi a baciarmi di rientro da Mosca o quando ti vedevo per ore incaparbirti dietro il tuo mini computer o quando sedevamo insieme in quel bar di Bruxelles e tu, un po alla Robin Williams, istruivi politicamente i tuoi ossequienti soldatini russi o quando, qualche settimana fa, con un tenero e malinconico sguardo, mi chiedevi di seguirti nella faticosa avventura nell'universo Russia.
Mosca, quella Mosca che due anni fa con sgomento e dolore ho lasciato, è certamente sempre di più una realtà schizofrenica e imbarbarita, ma dalle parole e dai ricordi espressi ieri per Radio Radicale da quei russi che ti hanno conosciuto e con cui hai lavorato, non puoi che essere fiero di te e di loro, e della possibilità che ti è stata data di esperire quella realtà.
La crudele morte non sa che ha semplicemente messo il sigillo ad una stagione di bellissimi momenti di amore, di passione, d'amicizia e di intenso lavoro vissuti con quelle persone che, per quanto vivano minacciate e logorate quotidianamente da una situazione di precarietà, sono rimasti i russi che io ho sempre amato proprio per la genuinità e la profondità dei loro sentimenti.
Puoi dunque ritenerti fortunato e stare sereno: oltre ai fedelissimi compagni radicali qui a Roma, nella lontana e fredda Russia sei riuscito a trovare non pochi amici, pronti, forse ora più di prima, a continuare quelle battaglie civili e politiche, sapendolo essere l'unico autentico e assoluto modo di tenerti vivo ancora con loro.
Ti bacio teneramente, Annalucia"
ADDIO AD ANDREA
Oggi , 3 marzo 1994 , quelle persone che hanno lavorato con Andrea nel corso degli ultimi anni, i suoi amici, la gente che lo amò, gli hanno dato l'ultimo saluto. I Radicali da Kiev - Alexander Kostritskij, Natasha Vasiljuk, Lena Vorotnikova, Vladimir Ivanov, da Minsk - Svetlana Koptel and Peter Kotovodov, da S.Petersburgo - Fedor Chub, Galya Bagrova, Maria Ivanjan, Aleksander Kalinin, Gurgen Akopjan dallArmenia, Vladimir Grishkin, Mamuka Tsagareli, Antonio Stango, Natasha Golyaeva, Nikolaj Khramov, Julia Kalinina, Olga Antonova - che lo hanno assistito all'obitorio dell'Ospedale Botkinskaja di Mosca.
STRANA MORTE DI UN RADICALE - da "Il Gazzettino" del 5 marzo 1994
Il coordinatore del partito investito a Mosca da un'auto pirata.
Firenze - Il cadavere di Andrea Tamburi, 46 anni, il coordinatore delle attività del Partito radicale a Mosca, morto domenica nella capitale russa dopo quattro giorni di agonia in seguito a un incidente stradale, sarà sottoposto, se la magistratura fiorentina darà l'autorizzazione, ad autopsia all'istituto di Medicina legale di Firenze, sua città natale, dove la salma dovrebbe arrivare entro domani. Come ha spiegato Vincenzo Donvito, responsabile regionale dei radicali toscani, a chiedere l'autorizzazione per l'autopsia è stata la madre di Tamburi, Fatma Giovannelli, su consiglio dello stesso partito. "Non ci fidiamo - ha spiegato Donvito - del referto stilato dai medici dell'ospedale di Mosca dove Andrea è stato ricoverato perché, questa è la versione ufficiale, investito da un'auto pirata e dove non è stato sottoposto ad alcun intervento".
Per i medici moscoviti, secondo Donvito, le ferite riportate da Andrea Tamburi, un trauma cranico con lesioni cervicali e la frattura delle gambe, erano tali da rendere inutile qualsiasi tipo di intervento. Per i radicali non è poi nemmeno molto chiara la dinamica dell'incidente: "Da quello che sappiamo - dice Donvito - Andrea è sceso di casa verso le una di notte per accompagnare un'amica. Un'ora e mezzo dopo è stato trovato per terra in strada da una ronda della polizia".
"Le autorità moscovite sostengono che è stato travolto da un'auto pirata.
Tutto può essere - prosegue Donvito - ma mi riesce difficile crederlo: Andrea non beveva e soprattutto stava attento per strada, aveva proprio paura di essere investito perché diceva che a Mosca di notte tutti guidano a forte velocità. Inoltre quando è tornato a Natale a Firenze, mi ha raccontato che aveva paura, anche se non aveva ricevuto minacce di nessun genere".
I radicali contestano anche alle autorità sovietiche di non avere avvertito l'ambasciata italiana. Il giorno dopo l'incidente, preoccupati per l'assenza di Tamburi, alcune persone si recarono a cercarlo anche in ospedale, ma il personale avrebbe loro negato che l'esponente radicale figurasse fra i pazienti.
Autopsia sul corpo di Tamburi il radicale morto a Mosca in uno strano incidente stradale - da "Il Messaggero", lunedì 7 marzo 1994
Firenze - Un'ora di mistero grava sulla scomparsa dell'esponente radicale Andrea Tamburi. La vita del coordinatore del PR in Russia è stata stroncata a Mosca da un'auto privata la notte fra il 23 e il 24 febbraio. Questa almeno è la versione delle autorità moscovite, il cui comportamento - a detta del responsabile toscano dei radicali Vincenzo Donvito - "desta non poche perplessità". Proprio per far luce su questa morte oscura, alcuni esponenti del Partito hanno convinto la madre di Tamburi, Fatma Giovannelli, a chiedere che il corpo del figlio venga sottoposto ad autopsia in Italia. Il sostituto procuratore Antonio Maresca ha acconsentito e oggi potremo sapere se il trauma cranico con lesioni cervicali e la frattura di entrambe le gambe mascherino in realtà un assassinio. Tamburi, 46 anni, da due anni viveva stabilmente a Mosca dove coordinava le attività del PR, fortemente impegnato nella campagna antiproibizionista. I radicali temono che proprio il suo impegno politico su questo fronte, in un paese crocevia della droga, sia il vero motivo della morte. "Andrea aveva paura per la sua incolumità - racconta Donvito che gli era molto amico - non aveva mai ricevuto minacce di alcun genere, ma ripeteva che la vita di ogni straniero è in pericolo, per il solo fatto che magari ha qualche dollaro in tasca.
9 MARZO - Cerimonia funebre a Firenze, alla Chiesa del Sacro Cuore, ove il parroco officiante lascia il pulpito a Marco Pannella per un commosso ricordo di Andrea. Successivamente varie decine di radicali giunti da tutta Italia accompagneranno per lultima volta la salma al cimitero di Trespiano.
IL RADICALE UCCISO. RAPINA NON INCIDENTE
di Paola Catani - La Nazione 3 maggio 1994
Vittima di una aggressione, di un violento pestaggio, forse a scopo di rapina, e non di un incidente stradale in una via del centro di Mosca, come hanno sostenuto le autorità russe.
Un mistero quello della morte di Andrea Tamburi, quarantaseienne coordinatore delle attività del Partito Radicale per l'Est europeo, deceduto all'ospedale "Skifasovski" della capitale russa lo scorso 27 febbraio. Su questo mistero da ieri ha deciso da far luce ufficialmente la Procura della Repubblica fiorentina.
In base ai risultati dell'autopsia sul cadavere di Tamburi, eseguita all'Istituto di Medicina legale di Firenze, il sostituto procuratore Bruno Maresca ha deciso di iscrivere a ruolo un'inchiesta, indicando l'omicidio preterintenzionale come ipotesi di reato. L'esame autoptico ha infatti escluso che le lesioni sul corpo del radicale "emigrato" in Russia da oltre due anni per conto del partito siano compatibili con quelle provocate da un incidente stradale.
Molto più probabile, invece, per i medici legali, l'ipotesi del pestaggio. I primi a sollevare dubbi sulla morte di Tamburi erano stati proprio i suoi compagni di partito.
Nessuno di loro credeva alla versione ufficiale fornita da mosca sulla dinamica dell'incidente e cioè che Tamburi era stato travolto da un'auto, facendo un volo di 12 metri, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, nel centro della capitale russa, per poi morire in ospedale tre giorni dopo.
I radicali avevano sollevato obiezioni anche sulle cure prestate al loro compagno nell'ospedale moscovita, dove Tamburi non fu sottoposto ad alcun tipo di intervento.
Sospetto anche il fatto che, pur avendo addosso il passaporto, nessuno avvertì le autorità italiane del ricovero del militante politico nell'ospedale (la segnalazione fu fatta solo dopo la morte). Non solo: agli amici dell'esponente radicale, che, preoccupati per la sua scomparsa, lo avevano cercato anche allo Skifasovski", era stata addirittura negata la sua presenza nel nosocomio.
Così il Partito radicale, di cui Tamburi era consigliere federale da anni e membro della segreteria, aveva convinto la madre, Fatma Giovannelli, a chiedere e ottenere dalla magistratura l'autorizzazione l'autorizzazione all'autopsia in Italia. Dai primi esami compiuti all'Istituto di Medicina legale, la morte era stata imputata a una broncopolmonite causata da lesioni encefalitiche provocate da una caduta. Ma i traumi rilevati sui cadaveri non risultavano compatibili con un investimento stradale.
I dubbi si legavano alle lesioni riscontrate all'altezza delle ginocchia: troppo lievi per un presunto volo di 12 metri. E anche i vestiti indossati da tamburi erano troppo puliti e in buone condizioni.
Per questo il sostituto Maresca aveva avviato alcune indagini preliminari ascoltando amici e compagni di Tamburi, italiani e moscoviti, alcuni dei quali avevano avanzato anche un movente politico, alcuni dei quali avevano avanzato anche un movente politico per spiegare il decesso.
Ma l'ipotesi più probabile, come dichiara Vincenzo Donvito, responsabile dei radicali toscani e amico di Andrea Tamburi, è che si sia trattato di una rapina.
"Tamburi - spiega Donvito - aveva ricevuto pochi giorni prima di morire circa tremila dollari. Nella sua casa ne sono stati ritrovati solo un migliaio: non credo che possa aver speso tutti gli altri in così poco tempo.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA - 13 settembre
Presentata dai deputati radicali
Al Ministro di Grazia e Giustizia
Al Ministro degli Affari Esteri
Per sapere
- premesso che:
- Andrea Tamburi, cittadino italiano, membro della Segreteria del Partito radicale transnazionale, è deceduto in ospedale a Mosca alle ore 7 del 27 febbraio 1994;
- la sua scomparsa era stata denunciata alle autorità russe da altri esponenti del Partito Radicale di Mosca ben due giorni prima ma tutte le ricerche effettuate presso gli ospedali e i posti di polizia si erano dimostrate vane pare a causa dell'errata registrazione del nome di ingresso in ospedale;
- in data 28.2.994 con nota N. DTP-253 il Dipartimento principale - Affari interni del Comando di Polizia della città di Mosca rilasciava un certificato a firma del Capo della stazione di polizia GAI n. 15 - 3 RUVD - distretto Centrale di Mosca in cui si dichiarava che "Andrea Tamburi, nato il 2.10.48, è stato vittima di un incidente stradale in Strastnoi boulevard 15 il 24 febbraio 1994 alle ore 01,40";
- al rientro in Italia a Firenze, città di residenza, la salma di Andrea Tamburi è stata sottoposta ad esame autoptico, su richiesta della madre;
- l'esame compiuto dall'Istituto di Medicina Legale di Firenze ha portato ad escludere che le lesioni riscontrate sul corpo di Andrea Tamburi siano compatibili con quelle provocate da un incidente stradale;
- a seguito dei risultati dell'autopsia il Sostituto Procuratore di Firenze, Bruno Maresca, competente per territorio, ha disposto l'iscrizione a ruolo di un'inchiesta sul decesso con l'ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale;
- il 3.5.994 il Dott. Maresca ha richiesto per iscritto al Ministero di Grazia e Giustizia di avviare le procedure per l'acquisizione di tutta la documentazione relativa all'incidente e i resoconti della polizia, a Mosca, per via diplomatica;
- il 23.5.994 la Direzione Generale del Ministero di Grazia e Giustizia - sezione Affari generali - ha risposto di aver interessato l'ambasciata d'Italia a Mosca per avere i suddetti documenti, suggerendo di richiedere la rogatoria internazionale qualora da Mosca non giungesse risposta alcuna;
Per sapere:
- quali iniziative sono state prese dall'ambasciatore italiano a Mosca per ottenere l'esaudimento della richiesta, a quali autorità è stata inoltrata la richiesta, in che date e quali solleciti siano eventualmente stati fatti;
- quali risposte sono pervenute da parte dell'autorità moscovita;
- quali ulteriori passi il Governo intende intraprendere presso le Autorità moscovite per ottenere al più presto la documentazione richiesta dal Sostituto Procuratore di Firenze;
- quali iniziative diplomatiche il Governo intende porre in atto affinché venga finalmente fatta luce sulle ancora oggi non chiarite circostanze che hanno determinato la morte di Andrea Tamburi;
- se il Ministro di Grazia e Giustizia on. Biondi, qualora venga confermata l'assenza di risposta delle autorità moscovite, intende dare immediatamente seguito alla richiesta di rogatoria internazionale, così come sollecitato dal suo stesso Ufficio.
(Emma Bonino, Marco Taradash, Peppino Calderisi, Elio Vito, Lorenzo Strik Lievers, Paolo Vigevano)
UCCISO ? MOSCA INDAGA SU TAMBURI
I giudici russi non archiviano e sospettano un omicidio
Da "La Nazione" del 14 settembre 94 , pagina 7, edizione nazionale
di Marco Pratellesi
FIRENZE - Anche l'Est non crede più alla tesi dell'incidente. Andrea Tamburi, responsabile delle attività del Partito Radicale per la Russia, morto a Mosca il 27 febbraio scorso, potrebbe essere stato ucciso. La tesi ufficiale fornita dalla polizia russa, che voleva l'esponente radicale fiorentino morto per un incidente stradale, non ha convinto la Procura Generale di Mosca.
Proprio in questi giorni i magistrati hanno risposto picche a una richiesta di archiviazione del caso, chiedendo invece un supplemento di indagini sulla morte di Andrea Tamburi. A dare la notizia è stato lo stesso sostituto procuratore Bruno Maresca, che a Firenze ha aperto un'inchiesta sulla vicenda ipotizzando il reato di omicidio preterintenzionale.
I primi sospetti sulla credibilità della tesi ufficiale fornita dalle autorità moscovite furono sollevati da due esponenti radicali che si trovavano a Mosca in quei giorni, Antonio Stango e Nikolay Khramov. La polizia sosteneva che Tamburi era stato travolto da un'auto nel centro di Mosca nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, e che era morto in ospedale tre giorni dopo l'incidente. Ma proprio in quell'ospedale i due radicali avevano telefonato più volte dopo la scomparsa dell'amico. Avevano chiesto se per caso era stato ricoverato un cittadino italiano ricevendo sempre risposte negative.
I dubbi si sono rafforzati dopo l'autopsia compiuta sul cadavere dell'esponente radicale dall'Istituto di Medicina Legale di Careggi, a Firenze. Secondo i periti, infatti, le lesioni riscontrate sul corpo della vittima non sarebbero compatibili con quelle provocate dall'impatto con un'auto. Nessuna frattura alle gambe che, invece, erano state ingessate all'ospedale di Mosca. Le lesioni riscontrate sul corpo di Tamburi, secondo i periti, sarebbero più compatibili con quelle provocate da un pestaggio.
Anche lo stato degli abiti che l'esponente radicale indossava quella notte avrebbero fatto escludere l'ipotesi dell'incidente. Nessun danno è stato riscontrato sui pantaloni, nonostante, secondo la polizia, Tamburi avesse fatto un volo di qualche metro dopo l'impatto con l'auto.
Infine, nel marzo scorso, è arrivata una testimonianza che avrebbe accreditato ulteriormente la tesi dell'aggressione. Un moscovita ha raccontato di aver visto quella notte una Nissan rossa schiantarsi contro un lampione nella Strastnoi Boulevard. Al momento dell'impatto Andrea Tamburi era già a terra, svenuto, dodici metri oltre il luogo dell'incidente. Una versione che concorda con quella fornita dal guidatore russo e di sua moglie, che hanno sempre sostenuto di essere finiti contro un lampione ma di non aver investito nessuno.
Dunque, acquista sempre più rilevanza l'ipotesi dell'aggressione a scopo politico o di rapina. Il pubblico ministero Maresca ha chiesto tramite Interpol copia degli atti. Se non dovessero arrivare non è esclusa una trasferta a Mosca della Procura fiorentina per una rogatoria internazionale." (ACP)
MOSCA , FU UCCISO IL RADICALE ITALIANO
Dalla Russia la conferma: non fu incidente
La Repubblica - 31 gennaio 1995
Firenze - Andrea Tamburi, l'esponente radicale morto a Mosca il 27 febbraio 1994, non è stato investito da un'auto, come avevano dichiarato in un primo momento le autorità russe, ma è stato vittima di un'aggressione. Lo sospettava già da tempo il magistrato di Firenze Bruno Maresca, che aveva ipotizzato l'omicidio preterintenzionale e che in ottobre ha chiesto una commissione rogatoria. Ora la conferma arriva dal magistrato moscovita Igor Ignatev. "Gli accertamenti - ha scritto Ignatev all'ambasciata italiana - hanno condotto a stabilire che Andrea Tamburi è stato vittima di una aggressione ad opera di persone ignote la cui identità non ha potuto essere stabilita dalle indagini". "Lo studio circostanziato dei referti dell'autopsia svolta in Russia e poi in Italia - ha dichiarato ieri a Repubblica il signor Ignatev - conferma senza ombra di dubbio che si è trattato di una morte violenta, di un omicidio".
Ma se il magistrato russo ritiene che Tamburi sia stato assalito da una banda di criminali comuni, "uligani", forse ubriachi, il sostituto procuratore di Firenze, Bruno Maresca, si chiede seno possa essersi trattato di un delitto politico. Anche Emma Bonino sta cercando la verità.
Tamburi, 46 anni, fiorentino, era il responsabile del Partito Radicale nei paesi dell'est europeo e da anni conduceva tenaci battaglie per i diritti civili. Nikolaj Khramov, un suo amico e collaboratore ha spiegato mesi fa che Tamburi non aveva mai ricevuto minacce ma che l'attività dei radicali a Mosca poteva avere suscitato delle ostilità. Disturbava la battaglia antiproibizionista, disturbavano le manifestazioni contro la pena di morte. E poco prima di morire Tamburi aveva inviato al parlamento russo una lettera critica contro l'intervento dei caschi blu russi a Sarajevo. E se Antonio Stango, amico di Tamburi ed esponente radicale, tende ad escludere il delitto politico e ritiene che l'amico sia stato aggredito per rapina, altri amici e compagni come Vincenzo Donvito, ricordano che l'ultima volta che rientrò in Italia Andrea era stanco e stressato. "Per me le cose vanno sempre peggio" spiegò.
"Se avessero voluto ucciderlo - ragiona il magistrato russo - si sarebbero limitati ad un colpo mortale. Non l'avrebbero malmenato e non l'avrebbero lasciato in vita". Invece Tamburi restò in coma tre giorni all'ospedale Sklifasovskij. Ma è proprio ciò che accadde in quei giorni ad alimentare i dubbi. Gli amici lo cercarono invano. Il 24 febbraio ne denunciarono la scomparsa alla polizia. Girarono tutti gli ospedali, Sklifasovskj compreso. Ma soltanto il 27 febbraio furono avvertiti che il loro amico era morto per un gravissimo trauma cranico allo Sklifasovskj, dove risultava ricoverato dalla notte del 24 e dove era arrivato con il suo passaporto. Agli amici fu detto che per errore era stato registrato come Andreij Tamburin. Ma perché gli erano state applicate docce di gesso alle gambe quando non c'era l'ombra di fratture, come dimostrerà poi l'autopsia? Non è che così si tentava di accreditare la versione dell'incidente stradale? E lo stesso incidente, avvenuto a pochi passi dal luogo in cui fu trovato il corpo di Tamburi, non potrebbe essere una messinscena? Ragiona il Pm Maresca: "All'inizio i nostri sospetti si infrangevano contro la versione dell'incidente stradale. Ma ora che le stesse autorità di Mosca dichiarano che fu un'aggressione prendono corpo i sospetti che possa esserci stato un depistaggio".
RADICALE UCCISO A MOSCA ORA SI SOSPETTA L'EX KGB
La Nazione - 14 luglio 1995
Il coordinatore della attività del partito radicale per l'est europeo, Andrea Tamburi, 46 anni, fiorentino, morto a Mosca nel febbraio 1994 potrebbe essere stato ucciso dai servizi segreti russi. Lo ha dichiarato Serghiei Grigoryants, dirigente di Glasnost, un'organizzazione russa per la difesa dei diritti umani, al quotidiano Moscow Tribune.
Andrea Tamburi morì il 27 febbraio '94 in un ospedale di Mosca dopo quattro giorni di agonia. Secondo Grigoryants, in Russia, dal 1991 ad oggi, ci sono stati sei omicidi politici in cui gli indizi portano ai servizi segreti. La morte di Tamburi, ha detto Grigoryants, "è un omicidio politico che rientra nelle migliori tradizioni dell'ex Kgb".
Sulla scomparsa di Tamburi le autorità di Mosca fornirono una versione ufficiale sostenendo che l'esponente radicale era stato travolto da un'auto pirata nella note fra il 23 e il 24 febbraio e ricoverato in ospedale dove morì, dopo quattro giorni, a causa dei traumi riportati. Quando Tamburi venne riportato in Italia con un aereo aveva entrambe le gambe ingessate. Ma l'autopsia, disposta dal sostituto procuratore Bruno Maresca, che aveva aperto un'inchiesta per omicidio sulla base delle dichiarazioni di alcuni compagni di partito di Tamburi a Mosca, non riscontrò l'esistenza di fratture. I periti stabilirono anzi che le lesini erano più compatibili con un pestaggio che non con l'incidente stradale.
Dopo i sospetti del magistrato fiorentino, che ha avviato anche una rogatoria internazionale per condurre indagini in Russia, anche il giudice Igor Ignatev, inquirente della sezione istruttoria di Mosca si è dovuto ricredere: adesso più nessuno ha dubbi, anche nella capitale russa, sul fatto che Tamburi sia stato vittima di un'aggressione.
Fra i maggiori sostenitori della tesi dell'assassinio politico è Nikolaj Khramov, uno dei coordinatori delle attività del partito radicale a Mosca. Nell'aprile scorso, anche Khramov è stato aggredito e ferito gravemente alla testa da tre persone mentre rientrava a casa dopo una riunione nella sede del partito. Secondo un testimone i tre aggressori, due uomini e una donna, dissero agli agenti di far parte "dei corpi", in gergo i servizi segreti russi.*
(In realtà Nikolaj Khramov ed altri militanti radicali smentiranno le affermazioni di Grigoryants, considerate mere opinioni)
Il caso Tamburi: un'indagine bis
da La Nazione del 6 dicembre 1995
articolo di Amadore Agostini
E adesso Mosca collabora. La polizia della capitale ha raccolto testimonianze definitive molto interessanti per gettare un po' di luce sulla morte ancora misteriosa del coordinatore radicale Andrea Tamburi, 46 anni fiorentino. Così, a poco meno di un mese dalla richiesta di archiviazione, il pubblico ministero Bruno Maresca sta valutando l'opportunità di riaprire l'inchiesta sulla morte dell'esponente radicale avvenuta a Mosca il 27 febbraio del '94.
Attraverso il ministero di Grazia e Giustizia, e il suo speciale ufficio per le rogatorie internazionali, al magistrato fiorentino sono arrivati da Mosca alcuni atti ufficiali compiuti dagli investigatori moscoviti. Carte che, per alcuni versi, confermano l'ipotesi di lavoro degli investigatori italiani: Tamburi è stato pestato e ucciso, non è certo vittima di un incidente stradale come voleva far credere la necroscopia compiuta dall'istituto di medicina legale dell'ospedale russo su un corpo registrato come "Tamburin", con la "n" finale alla russa. In Italia, successivi esami avevano definito assai poco probabile la tesi di lesioni dovute ad un incidente stradale. In particolare nelle mani del dr Maresca è stata recapitata la testimonianza di due coniugi moscoviti che alle 1,40 circa del 24 febbraio '94, mentre percorrevano in auto il "Petrovsk boulevard" andarono a sbattere contro un palo della luce e videro steso sul marciapiede a una decina di metri di distanza, il corpo di un uomo. I due hanno escluso di averlo investito loro, mentre nel primo rapporto della polizia si sosteneva proprio il contrario. Una seconda testimonianza pare ancor più importante. Qualche minuto prima dell'incidente, verso le 1,30, una donna in taxi, Natalia Stefanova Ruberovna, ha raccontato di aver visto dal finestrino, proprio in quel punto, un uomo steso a terra, circondato da 3, 4 persone."Pensai subito ad un regolamento di conti" - scrive la donna nel verbale- e non a un incidente perché non c'erano tracce di scontri sulla neve". Pestato a sangue, fino alla morte. Una lezione come quella toccata, nell'aprile scorso, a uno dei collaboratori di Tamburi, Nikolaj Khramov, aggredito e ferito gravemente alla testa.
Adesso il Pm Maresca aspetta solo le cartelle cliniche dell'ospedale moscovita, quelle "drogate"dall'ipotesi di incidente stradale.