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Cronologia del Partito Radicale - 1958

GENNAIO
Regno Unito Bertrand Russel fonda "Campaign for nuclear disarmament"
FEBBRAIO
Italia: Roma (Teatro Eliseo)

Convegno del Mondo "Stampa in allarme"

MAGGIO
Italia

Campagna elettorale

MAGGIO
Italia Elezioni nazionali. Maggioranza relativa DC.
MAGGIO
Italia

Elezioni politiche

GIUGNO
Italia Governo di Amintore Fanfani, DC, sostenuto da socialdemocratici e altoatesini.
GIUGNO
Italia: Roma

Consiglio nazionale

GIUGNO
Ungheria Imre Nagy viene condannato a morte e giustiziato.
OTTOBRE
Italia

Dibattito precongressuale

LEGENDA TITOLI

rosso = transnazionale - blu = specifico nazionale -  verde grigio = congressi o riunioni del PR


22/23 FEBBRAIO – Italia: Roma (Teatro Eliseo) – Convegno del Mondo "Stampa in allarme"

Relatori: Luigi Salvatorelli, Franco Libonati, Achille Battaglia, Ernesto Rossi.
Come di consueto in questi convegni il problema dell’informazione viene affrontato nei suoi aspetti civili, legislativi, giudiziari, ed economici, con la denuncia di conformismi e compiacenze legati alle grandi proprietà editoriali ed al governo. I radicali e gli Amici del Mondo vedono la libertà di stampa in pericolo e chiedono l’abolizione delle censure e del reato di vilipendio, nonché l’approvazione di leggi contro la concentrazione delle testate.

20 MAGGIO – Italia – Campagna elettorale

Il piccolo Partito radicale, alleato tatticamente con il Partito repubblicano, si candida a promuovere "… uno schieramento democratico di ricambio al governo eterno della DC… nell’arco politico che va da un socialismo unificato sul piano democratico, al Partito repubblicano, al Partito radicale e a tutte le forze sparse della sinistra democratica…" (Carandini – Il Mondo)

25/26 MAGGIO – Italia – Elezioni politiche

L’alleanza radical/repubblicana (simbolo: foglia d’edera – PRI - PR) esce sconfitta da questa prova elettorale ottenendo meno voti del solo partito repubblicano alle precedenti elezioni. (1,4% dei voti, contro l’1,6% del 1953). Inoltre tra i sei deputati eletti nessuno è radicale. L’analisi del voto dimostrerà però che ad aver ceduto era stato l’elettorato repubblicano nelle sue regioni tradizionali, mentre il voto era addirittura cresciuto nelle circoscrizioni ove i radicali erano più forti (in particolare Milano, Roma, Torino, Firenze). Avanzano invece del 2% il partito socialista e la DC mentre rimangono stazionari i comunisti.
Paolo Pavolini , scrive su "Il Mondo" un commento pessimistico e sfiduciato sui risultati elettorali. Il loro bilancio è "amaro e preoccupante". La DC "ha aumentato di molto i suoi voti", il PCI, pur dopo gli eventi ungheresi e il rapporto Krusciov, ha "aumentato sensibilmente i suoi suffragi". Anche il partito liberale, non più di Benedetto Croce ma ridotto ad essere "un'agenzia della Confindustria", ha guadagnato in voti. Unica nota positiva il "progresso del PSI", mentre è "ultimo tocco di un quadro oscuro" la mancata "catastrofe elettorale" del MSI. Questi risultati sembrano tali da far dire che "questo popolo ha proprio ciò che si merita". E tuttavia qualche speranza può venire dall'Italia "diversa" delle "minoranze ardenti, sempre detestate" che ancora esistono e si battono per creare una "comunità libera, giusta e civile".(Un paese immaturo, II Mondo, 3 giugno)

14/15 GIUGNO - Italia: Roma – Consiglio nazionale

Il Consiglio si riunisce per valutare i risultati. "Per noi radicali - sostiene il documento della Giunta Esecutiva introduttivo dei lavori - la sostanza politica di questa alleanza è sempre stata considerata preminente sul calcolo puramente elettoralistico". L'alleanza ha riportato complessivamente 405.072 voti, cioè 32.916 voti di meno del PRI nel 1953. L'apporto radicale è stato positivo nelle grandi città, mentre ha fatto scemare i voti repubblicani nelle provincie. Ciò comunque dice che può essere individuato uno specifico elettorato radicale. A determinare il risultato negativo hanno contribuito certamente vari fattori: dalla campagna ostile della DC e del clero alle vicende francesi, abilmente sfruttate a in generare una diffusa paura contro risultati che determinassero "instabilità" nel governo. Alcuni hanno accusato i radicali di aver fatto una campagna sbilanciata in pro dei socialisti, campagna che avrebbe favorito il riflusso di voti direttamente sul PSI. Va ricordato infine che la campagna ha potuto usufruire di mezzi finanziari scarsissimi, per lo più provenienti da sacrifici personali degli iscritti, dei candidati, ecc.
Cosa fare, dopo questa esperienza elettorale? Il documento afferma che "più che mai oggi è necessaria" la presenza di una forza che richiami tutti alle prime responsabilità in problemi come quello dei rapporti tra Stato e Chiesa e quello di dare al paese un programma economico e sociale davvero moderno. Tali indicazioni possono venire solo da un partito radicale, che guardi con simpatia al PSI e al suo sforzo di liberarsi dell'ipoteca marxista e classista ma con esso non si confonda, mantenendo la propria peculiare fisionomia laica. Da queste considerazioni, l'invito della Giunta esecutiva ad andare avanti "pur con la consapevolezza di dover affrontare altri sacrifici".

15 OTTOBRE – Italia – Dibattito precongressuale

Un gruppo di iscritti (Tullio De Mauro, Marco Pannella, Giuliano Rendi, Franco Roccella, Stefano Rodotà, Gianfranco Spadaccia, Sergio Stanzani, Augusto Zampa, Giovanni Ferrara) esprime, in una lettera inviati a tutti i membri del partito, critiche ed auspici in vista del primo congresso radicale.
Il documento afferma che, nei tre anni trascorsi, il PR più che vivere "vegeta e sopravvive". Le energie spese non sono riuscite ad esprimere "un'apprezzabile forza espansiva". Molti pensano che il PR sia solo il "bacino di raccolta di una fluida opinione politica già esistente". Dunque, il congresso dovrà rispondere al quesito se il partito potrà andare avanti o trasformarsi abbandonando la pretesa ad essere partito. Per andare avanti (e non solo "tirare avanti") esso dovrà giungere ad una chiarificazione sui temi fondamentali: la politica estera e il problema della sinistra democratica. Vi sono ormai elementi sufficienti per decisioni e deliberazioni chiare, sul terreno schiettamente politico.