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Cronologia del Partito Radicale - 1962

Gennaio
Italia Il congresso DC approva la linea del centrosinistra.
GENNAIO
Italia: Firenze

Antimilitarismo, Comitato per il disarmo

GENNAIO
Italia: Roma

Elezioni radicali

Febbraio
Italia Nuovo incarico governativo a Fanfani, con programma approvato dal PSI ed appoggio di PRI e PSDI
FEBBRAIO
Italia: Roma

Consiglio nazionale

MARZO
Italia

Antimilitarismo

MARZO
Italia: Roma

Consiglio nazionale

APRILE
Italia: Roma Consiglio nazionale
Maggio
Italia Elezione di Antonio Segni alla Presidenza, con i voti del centro e della destra.
MAGGIO
Italia

Antimilitarismo

GIUGNO
Italia: Roma

Elezioni amministrative, federalismo, "Il Radicale"

LUGLIO
Italia: Roma

Unione Radicale

OTTOBRE
Italia: Milano

Consiglio nazionale

0ttobre
Cuba "Crisi di Cuba" con il blocco navale americano intorno all'isola ed il rischio reale di una guerra atomica
Algeria Un referendum sancisce l’indipendenza.
DOCUMENTI
Il "caso Piccardi"
Cattani segretario - Rossi lascia "Il Mondo"
"SINISTRA RADICALE" N. 3/4, gennaio 1962
"Cartello" lamalfiano - marzo 1962
NO AL FASCISMO IN EUROPA De Gaulle, Salan, Franco, Salazar

LEGENDA TITOLI

rosso = transnazionale - blu = specifico nazionale -  verde = congressi o riunioni del PR


GENNAIO - Italia: Firenze – Antimilitarismo, Comitato per il disarmo

Fondazione della Consulta italiana della pace, per iniziativa di Aldo Capitini. Adesione dei radicali, con la costituzione del "CDACAE - Comitato per il disarmo atomico e convenzionale dell'area europea".

GENNAIO – Italia: Roma – Elezioni radicali

La lista della sinistra radicale conquista la maggioranza nella sezione romana e milanese del partito.

FEBBRAIO – Italia: Roma – Consiglio nazionale

Continua lo sfaldamento del primo PR. Leone Cattani assume la segreteria in seguito al "caso Piccardi", dopo che Arrigo Benedetti, Mario Pannunzio, Ernesto Rossi, con motivazioni diverse, hanno abbandonato il PR.

MARZO - Italia - Antimilitarismo

Partecipazione alla "Marcia dei Cento Comuni: Camucia – Cortona".

24/25 MARZO – Italia: Roma – Consiglio nazionale

Cattani inizia il dibattito del Consiglio condannando decisamente la presenza nel gruppo di Piccardi, che si difende ricordando tra l'altro la sua partecipazione alla Resistenza. La discussione è animata e si conclude con le dimissioni di Cattani, Carandini e degli esponenti del gruppo "Amici del Mondo". Sinistra radicale denuncia l’operazione liquidatoria.

APRILE – Italia: Roma – Consiglio nazionale

Dopo le dimissioni di Arrigo Olivetti, viene eletto il nuovo segretario Bruno Villabruna, che ha come vicesegretari Umberto Dragone e Luigi Ghersi.

MAGGIO – Italia – Antimilitarismo

Convegno nazionale sui problemi del disarmo. Relazione di Giuliano Rendi.

10 GIUGNO - Italia: Roma - Elezioni amministrative, federalismo europeo, "Il Radicale"

Lo sfaldamento del (primo) Partito radicale è già quasi compiuto con il ritiro dei fondatori del partito e la confluenza della maggioranza dei dirigenti nell'area socialista o in quella repubblicana di La Malfa. In questo quadro, alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Roma, la sinistra radicale che ha ormai assunto pienamente la rappresentanza del partito, decide di affrontare comunque la prova elettorale. Viene presentata una lista di bandiera con il simbolo del PR: il berretto frigio. La lista raccoglierà un migliaio di voti.

"Il peso politico della lista è sostenuto dalla "Sinistra Radicale" e per essa da Marco Pannella, Giuliano Rendi, Gianfranco Spadaccia, Massimo Teodori, Angiolo Bandinelli. Siamo confortati dalla presenza di alcuni soci fondatori del Partito, quali l'avvocato Roberto Ascarelli, membro della direzione nazionale e la signora Sandeschi Scelba, una delle personalità più impegnate del movimento femminile italiano; di alcune personalità indipendenti quali l'attore Enrico Maria Salerno, i registi Lucignani e Quilici, il dott. De Marchi, Segretario dell'AIED, l'arch. Vieri Quilici, del direttivo romano di "Italia Nostra"; di alcuni federalisti, di alcuni pacifisti, di molti universitari impegnati nell'Unione Goliardica Italiana." (AP3680) (Del gruppo originario sono rimasti ancora Villabruna, Piccardi ed altri che, uscendo dal PR in autunno, costituiranno successivamente il "Movimento Salvemini").

Nel giornale elettorale "il Radicale", Rendi rivendica: "al centro dell'interesse internazionale del Partito Radicale sta il federalismo europeo, tanto che questo non viene considerato un problema di politica estera, ma un problema di politica interna." 

8 LUGLIO - Italia: Roma – Unione Radicale

A palazzo Marignoli si svolge "il primo convegno nazionale dell' "Unione Radicale tra gli amici del Mondo". Tra i componenti del comitato esecutivo figurano i nomi di Leone Cattani, Nicolò Carandini, Sandro De Feo, Franco Libonati, Arrigo Olivetti, Mario Paggi e Mario Pannunzio. Presidente viene eletto Olivetti. Nel Comitato Promotore Nazionale figurano anche Natalia Ginzburg, Mino Maccari, Carlo Laurenzi, Ennio Flaiano, Carlo Falconi, Paolo Pavolini, Giovanni Russo, Enzo Tagliacozzo, Mario Tobino, Leo Valiani, Elio Vittorini (che poi passerà nel partito radicale). Occorre precisare che, se gli "Amici del ``Mondo''" possono essere simpatizzanti o aderenti di altri partiti democratici, l'"Unione Radicale" intende essere un movimento caratterizzato da una ben precisata linea politica."

OTTOBRE – Italia: Milano – Consiglio nazionale

Si conclude il processo di sfaldamento del Partito Radicale del primo periodo dopo una serie di dimissioni e abbandoni. Si dimette un'altra frangia del PR, nella quale figurano Rossi, Villabruna e Piccardi, che chiedono lo scioglimento del partito e il prosieguo del suo impegno nelle file del PSI. L'eredità del partito passerà per intero ai soli giovani della sinistra, con un segreteria provvisoria costituita da Vincenzo Luppi, Luca Boneschi e Marco Pannella. Oltre al "… quasi unico elemento di continuità rappresentato dall’iniziativa del gruppo romano. Risultavano presenti all’appello un gruppo milanese facente capo a Mario e Luca Boneschi e Umberto Emiliani. "Inoltre una decina di consiglieri comunali di varie province "figuravano ufficialmente non dimessi."


Pannella ed Elio Vittorini

 


Il "caso Piccardi"

"…Un altro fatto divideva il gruppo radicale: si tratta delle rivelazioni fatte dal libro di Renzo De Felice "Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo", uscito verso la fine del 1961. Le rivelazioni riguardavano la partecipazione del segretario radicale Leopoldo Piccardi a due convegni effettuati all'epoca della dittatura fascista, il primo a Roma, il secondo a Vienna. Il convegno di Roma (20-26 giugno 1938) aveva avuto come tema il "Rapporto di impiego", mentre in quello di Vienna (6-11 marzo 1939) si era discusso di "La posizione del giudice" e "Razza e diritto". Piccardi era stato relatore di questi convegni, ma non aveva sottoscritto la relazione Costamagna su "Razza e diritto", e nel 1945 si era sottoposto di propria iniziativa ad una commissione di epurazione, che non aveva trovato nulla da eccepire sul suo comportamento durante il fascismo.

Piccardi si dimise dal partito, ma la solidarietà manifestatagli da Ernesto Rossi (alla quale si aggiunse quella di Parri, che in passato lo aveva chiamato a far parte del Consiglio Nazionale della Resistenza) lo convinse in seguito a ritirare le dimissioni. Ma la sua presenza fu oggetto di condanna da parte di un gruppo cui faceva parte anche Pannunzio, il quale si trovò polemicamente contro Ernesto Rossi, che difendeva Piccardi. Pannunzio, e con lui il direttore de "L'Espresso" Arrigo Benedetti, diede le dimissioni dal PR, senza però motivarle."


Cattani segretario - Rossi lascia "Il Mondo"

SOMMARIO: La crisi radicale è ormai alle battute finali con l'abbandono progressivo del Pr da parte dei suoi maggiori esponenti. Il segretario Leone Cattani gestisce esplicitamente la liquidazione del Pr, in favore del centro-sinistra. Anche il "caso Piccardi" (1) viene strumentalizzato in questo senso da Leone Cattani. Proprio su questa vicenda Ernesto Rossi interrompe la sua collaborazione con "Il Mondo", non condividendo, "lui che l'antifascismo l'ha sofferto nelle galere del regime", giudizi moralistici e strumentali sul caso Piccardi. La sinistra radicale si prepara quindi ad assumere la direzione e ad assicurare la continuità del Partito radicale.

(SINISTRA RADICALE, Bollettino mensile d'informazione politica, n.5, anno II, febbraio 1962)

Leone Cattani è il nuovo segretario del Partito Radicale.

Apparentemente alla sua elezione la direzione è arrivata per la progressiva abdicazione di quei candidati, sui quali convergevano le indicazioni della maggioranza del Consiglio Nazionale. In realtà era una soluzione obbligata. Guido Calogero aveva da tempo onestamente fatto sapere di non essere disponibile per la segreteria, per rispettabili ragioni personali. La partecipazione impegnata di Leo Valiani al Consiglio Nazionale è stata una saltuaria interruzione del suo assenteismo: poteva essere ignorato solo da quei consiglieri nazionali che si ostinano a vedere in lui un possibile leader di partito.

Impegnativo, per il gruppo che lo esprimeva, era solo l'avv. Cattani.

Impegnativo in che senso? Rappresentativo di quali opinioni?

Leone Cattani, prendendo la parola in Consiglio Nazionale, ha dichiarato senza mezzi termini che tutti coloro che sono alla sinistra del suo gruppo hanno sbagliato strada, entrando e restando nel Partito Radicale. Nell'ambito del suo gruppo egli è l'elemento che prima del Consiglio Nazionale ha spinto con maggiore decisione verso la liquidazione del partito. Le sue irriducibili pregiudiziali sul caso Piccardi ne sono state l'occasione e sul caso Piccardi l'attuale segretario nazionale è tuttora disposto a liquidare il "suo" Partito. Ha fatto male a non farlo, perché il tempo e la scadenza congressuale possono fare di questo "suo" partito il Partito degli iscritti: il tempo e naturalmente l'impegno attivo di coloro che dissentono da Cattani.

A un paio di settimane dalla sua elezione, Ernesto Rossi è stato costretto a rompere col MONDO e a cessare la sua collaborazione sul periodico che ai suoi scritti deve moltissimo. Il MONDO ne ha dato notizia con poche righe convenzionali di commiato. Sappiamo tutti da cosa nasce la rottura: Ernesto Rossi non condivide da tempo la politica del MONDO ma soprattutto, lui che l'antifascismo l'ha sofferto nelle galere del regime, non condivide giudizi moralistici e strumentali sul caso Piccardi.

Se le cose che si fanno in politica hanno un senso e una logica, Pannunzio intende fare del Partito Radicale, come Compagna e "Nord e Sud" hanno sempre sostenuto, un gruppo di intellettuali organici al centro sinistra. Come spiegare altrimenti gli editoriali di De Caprariis? come spiegare le preclusioni contro Piccardi, la rottura con Ernensto Rossi, le preclusioni contro la sinistra radicale? come spiegare lo stesso siluramento di Iannuzzi che fu a suo tempo insieme a Ferrara l'ispiratore di una minoranza di comodo?

Se il nome di Cattani è impegnativo, è impegnativo dunque in questa direzione; se è rappresentativo di qualcosa, è rappresentativo di questi orientamenti.

Dal prossimo numero Sinistra Radicale inizierà un graduale e forte aumento della tiratura, con questo numero già a duemila copie. Ma naturalmente questa crescita di impegno dovrà tradursi in un maggiore e più franco e coraggioso contributo di tutti gli iscritti. E' fidando su di loro che iniziamo questa seconda fase del nostro lavoro, rivolta a supplire con la nostra iniziativa alle diserzioni e alle assenze della classe dirigente radicale.

Poichè anch'essi, come noi per anni, si trovano nell'impossibilità di far conoscere le loro posizioni e il loro pensiero, in piena autonomia Bruno Villabruna, Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi potranno, se lo vorranno, servirsi delle colonne di "S.R.".

Non abbiamo fatto mistero e non lo faremo nel futuro del nostro ampio dissenso dalla posizione di Piccardi; ma la riteniamo degna, come ogni altra, e importante per lo sviluppo del radicalismo in Italia.

"Se questo è il partito del documento Villabruna - così ha concluso il suo intervento in Consiglio Nazionale l'avv. Cattani - se questo è il partito di Gardi e Roccella, amici pensateci bene: succederà quello che dovrà succedere!".

Per quanto ci riguarda noi non gli negheremo, come lui nega a noi, diritto di cittadinanza in questo partito, ma opereremo perché, anche formalmente, si trovi a rappresentare non più quella parte di opinione radicale che effettivamente rappresenta."

Da "SINISTRA RADICALE" N. 3/4, gennaio 1962

"Benedetti e Pannunzio sono usciti dal Partito radicale. E' l'atto conclusivo, per il momento, di un mese in crisi, esasperata fino al limite di rottura.

Si è parlato dapprima, e per molti giorni, di una scissione ad opera del gruppo del Mondo. Poi, dopo aver generato un clima di sfiducia e di scoraggiamento, si è cominciato a parlare di scioglimento tacito e concordato del Partito con la giustificazione che esso avrebbe ormai esaurito la sua funzione in seguito alla realizzazione del centro sinistra e all'entrata del PSI nell'area democratica. Sono sopraggiunte infine le dimissioni di Benedetti e di Pannunzio, direttori di due giornali di grande prestigio, che per l'opinione pubblica si identificano quasi col Partito Radicale. La mancanza di motivazioni e la rapida pubblicità hanno rimesso ai giornali il compito di una spiegazione e i giornali l'hanno intenzionalmente trovata nel caso personale dell'avvocato Piccardi. All'avvocato Piccardi il compito di difendersi. A noi il dovere di dire che il caso Piccardi non spiega un ben nulla e che, in quanto tale, non ci sgomenta. L'avvocato Piccardi ha vissuto il periodo fascista come l'hanno vissuto tanti altri nostri amici e avversari ritrovabili nelle file di più di un partito di sinistra. Non può non essere valida, nel giudizio sulla persona, la testimonianza da lui resa dalla Resistenza ad oggi e la sua lunga e attiva permanenza nel nostro partito.Quale che sia il pensiero della Voce Repubblicana, che così bene ritiene di interpretare le volontà di Pannunzio e di Benedetti, la spiegazione va cercata altrove ed ha motivi politici.Sul piano della cronaca, non possiamo dimenticare che Pannunzio è stato uno dei protagonisti del recente dibattito in direzione, una delle persone che col loro atteggiamento hanno provocato e approfondito la crisi della Direzione. L'origine della crisi risale al 10 novembre, quando ancora non esisteva un "caso" Piccardi, e già allora i dissensi si erano fatti drammatici su due problemi di fondamentale importanza per la politica del Partito: la valutazione dell'atlantismo e il problema delle alleanze. I radicali, sin d'allora, erano di fronte ad una scelta che, sollecitata dalla sinistra, era diventata ormai, in seguito al dibattito in direzione, una scadenza significativa per la vita del partito. Né possiamo dimenticare che in recenti "Diari" sul suo giornale, Arrigo Benedetti ha detto esplicitamente che ritiene esaurita la funzione dei partiti di minoranza ed ha preteso di far coincidere il Partito con la stampa radicale.E' bene dirlo subito: se quest'atto nasconde l'intenzione di colpire il partito e di provocarne lo scioglimento, esso incontrerà la reazione più ferma della base radicale. Siamo convinti che il patrimonio del Partito Radicale, le sue ragioni, le funzioni che è chiamato a svolgere, abbiano un riscontro effettivo nella lotta politica del paese. Crediamo come minoranza di aver dato in questi anni un contributo non indifferente alla sua crescita. Siamo oggi impegnati a difenderlo. Ogni posizione all'interno del Partito ha per noi - sinistra radicale - legittimità e dignità politica, ogni radicale è per noi un interlocutore valido: ma il limite invalicabile è nel rispetto dell'unità del partito e della sua democrazia interna. Benedetti e Pannunzio lo hanno superato. Riprendiamo ora, senza timori e senza distrazioni, il dibattito ideale e politico: è l'unica strada per superare la crisi e riprendere un sicuro cammino. Alcuni casi personali, per quanto autorevoli e critici, non possono mettere in forse l'esistenza del Partito.

 


"Cartello" lamalfiano

SINISTRA RADICALE N. 6, marzo 1962

SOMMARIO: Resoconto minuzioso del confronto in atto all'interno del Partito radicale quando, ad iniziativa del gruppo del Mondo è già stata avviata l'operazione della sua liquidazione. Sono resi pubblici e denunciati gli obiettivi del gruppo, che tenderebbe a creare, in vista delle elezioni, una sorta di cartello lamalfiano in appoggio al Pri. Nell'articolo, si afferma che in realtà la proposta del gruppo non avrà altro risultato che la riproposizione di un nuovo "centrismo", con l'abbandono della battaglia per l'abolizione del Concordato, della intransigenza antimonopolistica, ecc. Si dà anche conto della iniziativa, opposta ma convergente, di Eugenio Scalfari, che si è dimesso dal partito proponendo ai radicali l'impegno nel Psi. Conclude riaffermando la validità della battaglia di un partito, il radicale, che ha "sostanzialmente" retto alle gravi vicissitudini corse.


Una "grande" operazione di ricambio è lanciata dagli scissionisti radicali a prezzo della tentata liquidazione del partito. Questa operazione si può configurare come una specie di "cartello" lamalfiano, nell'ambito del presente governo di centro-sinistra; un cartello che dovrebbe rappresentare le esigenze laiche oggi relegate sulla difensiva della prospettiva di un accordo PSI-DC. A questa operazione era necessaria premessa la liquidazione del PR.

Il cartello dovrebbe facilitare in vista, prima, delle elezioni per il Presidente della Repubblica (candidatura Saragat), poi, delle elezioni politiche, un raggruppamento elettorale - intorno al P.R.I. - di ex-radicali "amici del MONDO", di ex-liberali di Orsello e La Cavera, del partito sardista e di gruppi di intellettuali di complemento quali "Nord e Sud", "Il Mulino", ecc.

Al di fuori di questa prospettiva, il resto è solo marginale considerazione, accettazione o meno di moralismi.

Guido Calogero, che durante tutto il C.N. ha fortemente ostacolato i propositi scissionistici di Leone Cattani, in una lettera mandata a molti consiglieri nazionali e a molte sezioni, ha promosso una riunione per sabato 7 aprile tra amici radicali non consenzienti con Cattani. Nella lettera, come del resto ha fatto nel suo settimanale articolo sul MONDO, Guido Calogero critica fortemente il gruppo di radicali che è già uscito dal partito per aver provocato la divisione sul "caso Piccardi" e si preoccupa, insieme a Giovanni Ferrara, Stefano Rodotà e Giunio Luzzato, di ricercare una prospettiva politica per gli scissionisti (quelli già usciti e quelli ancora indecisi). La troverà nel "cartello" lamalfiano.

Le conseguenze di un progetto portato avanti a dispetto della volontà della maggioranza del PR sono assai gravi. Per noi, il giudizio di neocentrismo discende dai fatti.

Apprendiamo infatti dai giornali che il consigliere comunale radicale di Mantova, La Rocca, che ha appoggiato fino ad oggi una giunta di sinistra, per la cui formazione il suo voto è stato determinante, mette ora in crisi la giunta rivolgendo alla D.C. e al P.S.I. un invito per la realizzazione del centro-sinistra; La Rocca è uno di quei venti consiglieri nazionali dimessisi subito dopo il clamoroso abbandono di Leone Cattani.

E' quindi chiaro qual è lo scopo di questa operazione scissionistica affrettatamente iniziata nel C.N. del 24-25 marzo e che sarà con molta maggior precisione e calcolo politico condotta a termine nei prossimi giorni. Se per qualche giorno si è potuto credere che la divisione e le incompatibilità fossero tutte ed esclusivamente nel giudizio morale sulla vita dell'avv. Piccardi, proprio la stessa Voce Repubblicana faceva giustizia di questa tesi mettendo in evidenza il dissenso politico e sottacendo o quasi il "caso Piccardi". Ciò che si vuole liquidare non è la carriera politica o il prestigio di un uomo ma il P.R., quello della battaglia per l'abolizione del concordato, della campagna elettorale del '58 condotta esclusivamente su temi anticlericali, quello della intransigente lotta ai monopoli, quello infine (ed è la caratteristica che più si vuole colpire) che ha saputo suscitare su temi radicali e su battaglie di libertà forme di unità organica della sinistra italiana.

Non è solo da questa direzione del resto che si muove un attacco al P.R. Eugenio Scalfari in una lettera inviata al C.N. ha anch'egli rassegnato le dimissioni dal partito, fornendo una chiara indicazione ai radicali: quello di un più "fruttifero" impegno nel P.S.I.

La stampa italiana, nel commentare la crisi del partito, ha affrettatamente (in alcuni settori almeno) rievocato le vecchie storie dell'azionismo e delle sue "due anime". Gli scissionisti radicali sembrano aver dato ragione a questa tesi. La realtà però deve prendere atto che il Partito Radicale ha sostanzialmente retto alla dura prova; il che dimostra che le ragioni della sua nascita e della sua permanenza nello schieramento politico italiano non sono venute meno, e superano di molto il semplicistico riferimento storico.


NO AL FASCISMO IN EUROPA De Gaulle, Salan, Franco, Salazar

di Giuliano Rendi (IL RADICALE, giugno 1962)

" Al centro dell'interesse internazionale del Partito radicale sta il federalismo europeo, tanto che questo non viene considerato un problema di politica estera, ma un problema di politica interna. La necessità di superare in maniera definitiva e stabile il nazionalismo, la semidittatura militare francese di De Gaulle; la necessità di abbattere le dittature iberiche, che ormai non appaiono più un residuo anacronistico dell'era dei fascismi, ma trovano appunto nella situazione francese un pericoloso parallelo; la necessità di dominare l'organizzazione economica, oggi lasciata in Europa interamente ai grandi monopoli privati; tutti questi problemi richiedono per soluzione la creazione di una federazione europea, o di istituzioni sovranazionali di pari efficacia, e sono problemi che investono per intero la vita politica, economica e sociale del nostro paese.

Noi riteniamo che il colonialismo di oggi sia uno dei più gravi mali dei nostri tempi; che bisogna favorire il processo di indipendenza dei popoli afroasiatici, aiutare lo sviluppo economico nei popoli sottosviluppati. Molto spesso le battaglie di loro libertà (prima fra tutte quella dell'Algeria) sono anche le battaglie di libertà nostre; e anche quando le battaglie più clamorose sono finite, resta la lunga lotta dei nuovi popoli per creare uno stato e una società moderni. In questi noi li possiamo aiutare respingendo tutte le tentazioni neo-colonialiste.

Venendo poi al conflitto internazionale che secondo i nostri giornali sarebbe preminente ad ogni altro, la lotta fra mondo occidentale e mondo comunista, la posizione del Partito radicale è sempre più critica. Noi radicali ci siamo impegnati da tempo per la distensione, per la coesistenza pacifica, per un miglioramento dei rapporti internazionali che diminuisca l'importanza preminente che hanno i problemi militari e l'alleanza atlantica fino a soffocare la vita politica interna dei nostri paesi.

Però è diventato sempre più evidente per noi che è sempre più astratto chiamare il blocco occidentale quello della libertà, il blocco orientale quello della tirannide. In occidente abbiamo visto in misura sempre più grave un'involuzione della democrazia che ha investito oramai, con la crisi francese, gran parte dell'Europa occidentale. La vita politica degli stati europei, in Germania, in Inghilterra e in Italia non va al di là di uno statico conservatorismo, con qualche correttivo economico, nel nostro paese. Il nazionalismo, decadente e reazionario, continua a imperversare. Vecchie strutture autoritarie, quali quelle militari, sono riemerse dalla fine della guerra con rinnovata autorità, e se in Germania esse rappresentano solo un pericolo potenziale, in Francia, Spagna e Portogallo gli eserciti sono il sostegno della dittatura. Questa involuzione è avvenuta sotto la copertura del Patto atlantico e dell'etichetta di "mondo libero", dato che sono state le necessità militari del Patto atlantico che hanno rivalutato le dittature iberiche, l'esercito tedesco, e danno influenza alla Francia.