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Cronologia del Partito Radicale - 1966

GENNAIO
Italia: Roma Antimilitarismo, Odc
GENNAIO
Italia: Roma Nuova sinistra
GENNAIO
Italia Crisi di governo con reincarico a Moro e appoggio socialista.
GENNAIO
Roma: Italia Divorzio, LID
GENNAIO
Vietnam Ripresa dei bombardamenti USA. Il Tribunale Russel denuncia i crimini di guerra.
MARZO
Italia: Milano Antimilitarismo
MARZO
Italia Media, "Il Mondo"
APRILE
Italia: Roma Divorzio, Media: ABC
APRILE
Italia: Roma Divorzio, Costituzione della LID
APRILE
Italia Antimilitarismo, WRI
APRILE
Italia Media, Divorzio
MAGGIO
Italia: Roma (Eliseo) Antimilitarismo
MAGGIO
Italia: Roma Assistenza pubblica, Iniziativa giudiziaria
GIUGNO
Italia: Roma Elezioni amministrative
LUGLIO
Italia: Roma Consiglio nazionale
AGOSTO
Italia Media, Nuova sinistra
AGOSTO
Italia Media, Nuova sinistra
OTTOBRE
Italia: Roma Giustizia, Commissione precongressuale
OTTOBRE
Italia: Faenza Convegno precongressuale
OTTOBRE
Italia Unificazione di PSI e PSDI nel PSU (partito socialista unitario).
NOVEMBRE
Italia: Roma Divorzio, LID
NOVEMBRE
Italia Media, "Battaglia Divorzista"
NOVEMBRE
Italia Elezioni comunali
DICEMBRE
Italia: Milano Antimilitarismo
DICEMBRE
Germania Occ. Governo di grande coalizione tra democristiani e socialdemocratici guidati da W.Brandt
DICEMBRE
Bolivia Guerriglia contro la dittatura condotta da "Che" Guevara.
DOCUMENTI
Intervista a Marco Pannella – Nuova Repubblica – agosto 66
Un Pannella demistificato – Anonimo - L’Unità 24.8.1966
Dall’intervento di Marco Pannella al Convegno di Faenza – 29/30 ottobre 1966 

LEGENDA TITOLI

rosso = transnazionale - blu = specifico nazionale -  verde = congressi o riunioni del PR


9 GENNAIO - Italia: Roma – Antimilitarismo, Odc

Manifestazione per il diritto all’obiezione di coscienza.

21/22 GENNAIO - Italia: Roma – Nuova sinistra

La segreteria nazionale del PR approva un documento con cui si ribadisce l'opposizione alla formula governativa del centro sinistra. Il precedente Governo di centro sinistra presieduto da Aldo Moro e con il Vicepresidente Pietro Nenni non ha infatti potuto tenere fede agli impegni di riforma e di democratizzazione economica su cui si era costituito. "Le pur modeste prospettive sulle quali DC, PRI, PSDI, e PSI chiesero ed ottennero il consenso di una ristretta maggioranza del corpo elettorale sono state smentite e mortificate. Lo stesso clima civile del paese è deteriorato: i dissensi, le rivalità, il malcostume del partito cattolico e del mondo clericale si trasferiscono ad ogni livello della vita dello stato, lo paralizzano, ne corrompono ulteriormente la funzione, sembrano conferire nuovamente respiro anche nella sinistra a logori calcoli antidemocratici ed opportunistici. "

27 GENNAIO - Roma: Italia - Divorzio, LID

AR informa sulla costituenda LID (Lega per l’Istituzione del Divorzio): "E' per il momento a Roma, in via XXIV Maggio 7, in attesa della nuova sede, che i promotori della Lega per il Divorzio svolgono come - Comitato promotore Romano - l'intensa attività organizzativa che dovrebbe portare nelle prossime settimane al lancio ufficiale in tutta Italia del nuovo organismo, la cui costituzione fu proposta, com'è noto, dall'avv. Mauro Mellini, nel corso del dibattito sul divorzio organizzato dalla sezione romana del Partito Radicale al Teatro Eliseo.
Un Comitato di lavoro di una trentina di persone assicura l'attività di corrispondenza, di elaborazione di documenti, di contatti e di studio. Vengono approntati statuto e dichiarazione programmatica. Si estende la rete dei corrispondenti in ogni città. Si raccolgono le prime somme ed i primi contributi volontari per garantire già in questa fase l'assoluta autonomia dell'attività, e il pieno autofinanziamento
."

5 MARZO - Italia: Milano - Antimilitarismo

Dopo quattro mesi dai fatti contestati (distribuzione di volantini antimilitaristi) vengono arrestati i fratelli Lorenzo e Andrea Strik Leavers e altri manifestanti. Saranno detenuti per quindici giorni, processati e quindi assolti perchè "il fatto non costituisce reato". A favore degli imputati intervengono tra gli altri Ernesto Rossi, Ferruccio Parri, Guido Calogero, e con interrogazioni parlamentari i deputati Terracini e Bertoldi.

8 MARZO – Italia – Media, "Il Mondo"

Chiusura de "Il Mondo". Nell'editoriale di commiato dell'ultimo numero, si raccontavano le sue battaglie, e come il giornale avesse "sempre sostenuto il dovere delle minoranze, dei partiti, dei gruppi e degli individui (...) di opporsi, di criticare, di protestare, di lavorare insieme. Perfino un partito politico, il partito radicale, fu fondato su questo impegno". Così commenta Le Monde "E' questo il vero avvenimento politico in Italia negli attuali giorni di crisi. Certo, anche la presentazione del terzo governo Moro al Senato giovedì scorso, e l'uscita della sinistra democristiana dalla direzione del partito sono fatti importanti: ma, accanto ad essi, la fine delle pubblicazioni de 'Il Mondo' è tutt'altro che un semplice episodio. Sono difficoltà economiche che costringono questo settimanale ad autoaffondarsi, ma la fine della sua lotta è un sintomo. Da molto tempo, non c'era più che 'Il Mondo' ad essere rimasto fedele ai principi iniziali fissati dal suo fondatore". S

1 APRILE - Italia: Roma – Divorzio, Media: ABC

Loris Fortuna consegna agli archivi di Montecitorio di 36000 adesioni ad un appello per il divorzio, con indirizzo e domicilio, pervenutegli nel giro di pochi mesi, per iniziativa del settimanale "Abc". Il giornale popolare, semi-pornografico, diretto da Enzo Sabàto, aveva rilanciato il tema raccogliendo le adesioni con nomi e indirizzi in sostegno al progetto di legge.

4 APRILE - Italia: Roma – Divorzio, Costituzione della LID

Viene diffuso il documento costitutivo della LID (Lega per la Istituzione del Divorzio)
"Per offrire a questa maggioranza di cittadini la possibilità d'organizzarsi, d'operare efficacemente e rapidamente, d'essere salda e concorde, è nata la Lega Italiana per la Istituzione del Divorzio. Essa dovrà essere una grande forza di democrazia diretta, potente, ascoltata, anche temuta; avere chiarezza di obiettivi, solidità di strutture, adeguatezza di mezzi; affermarsi subito come grande fatto assolutamente autonomo, libero da qualsiasi subordinazione ideologica e da qualsiasi condizionamento di partito, capace di chiarezza e di intransigenza."

PRESIDENZA LID: Mario BERUTTI dr.– Magistrato, Mario BONESCHI avv.; Adriano BUZZATI TRAVERSO prof. Univ. di Napoli; Alessandro GALANTE GARRONE prof. Univ. di Torino; Loris FORTUNA on. avv., Lucio LUZZATTO on. avv.; Mauro MELLINI avv.; Giuseppe PERRONE CAPANO on. avv.; Ada PICCIOTTO avv.
SEGRETERIA NAZIONALE:
Giuseppe FARANDA Ing., Giulia FILOTICO Sig.ra, Gino FRISINI dott., Marco PANNELLA dr., Gabriella PARCA dr.

13 APRILE – Italia – Antimilitarismo, WRI

Il PR chiede di aderire al War Resisters International nella prospettiva di contribuire a portare questo movimento su una posizione antimilitarista più politicizzata. (WRI è stata fondata nel primo dopoguerra per raccogliere obiettori di coscienza, cioè persone che si opponevano alla propria partecipazione alle guerre, ma si preoccupavano poco di impedire che le guerre fossero poi combattute da altri. In questo dopoguerra la posizione è sembrata sempre più insufficiente e parte del gruppo dirigente sta operando per portare questa internazionale su una posizione pienamente antimilitarista.) La domanda è stata esaminata dal Comitato Esecutivo che ha deciso di raccomandarla alla prossima riunione che avrà luogo nel luglio 1967. Provvisoriamente il partito è stato inserito nella lista postale delle organizzazioni associate.

24 APRILE – Italia – Media, Divorzio

Il settimanale "L’Espresso", che dalla fine del vecchio partito radicale aveva teso ad ignorare il nuovo gruppo, pubblica un servizio titolando a piena pagina in copertina "Arriva il divorzio" e dedica molte pagine all’argomento.

MAGGIO - Italia: Roma (Eliseo) – Antimilitarismo

Tavola rotonda sulla "politica estera e militare della sinistra". Relazioni di Boldrini (PCI) e Pannella.

28 MAGGIO - Italia: Roma – Assistenza pubblica, Iniziativa giudiziaria

Il segretario nazionale radicale, per incarico della Direzione, sporge denuncia contro il sindaco democristiano di Roma, Amerigo Petrucci ed altri, individuati come responsabili del "racket dell’assistenza" denunciato da AR nei mesi precedenti.
Nel gennaio ‘68 Petrucci sarà incriminato ed arrestato per "peculato e interesse privato".

12 GIUGNO - Italia: Roma – Elezioni amministrative

"Su invito del PSIUP ed in seguito ad un accordo nazionale, il PR decise di ritirare la lista già presentata per le elezioni comunali e provinciali di Roma e di formare liste comuni PSIUP-PR." (simbolo del Psiup). Ugualmente a Genova. In entrambe le città "il PSIUP ha avuto un solo consigliere comunale eletto, i candidati radicali giungevano nelle primissime posizioni." LB/ap1760
Dall’appello al voto per Roma: "Cittadini romani, in nessun luogo come in Campidoglio, la lotta alla classe dirigente clericale è urgente e necessaria. Vi chiediamo di consentirci, con il sostegno del vostro voto, di cacciare il sindaco Petrucci ed il suo gruppo di "gangsters della carità e dell'assistenza pubblica" che hanno realizzato il più vergognoso e repellente sistema di potere corruttore, come già facemmo con Rebecchini e la piratesca politica edilizia dell'Immobiliare. Oggi, come ieri, vale lo slogan radicale "capitale corrotta: nazione infetta"
Ma troppe erano le differenze di impostazione per stabilire un’alleanza duratura. "Il settimanale "Lo Specchio" riferì che il PCI avrebbe protestato contro il PSIUP per l'impostazione anticomunista della sua campagna elettorale a Roma; da parte sua, Tullio Vecchietti, segretario politico del PSIUP, scaricò la responsabilità di quell'impostazione sui rappresentanti del PR; Vecchietti fu rimproverato dai radicali, tra l'altro, di aver taciuto dell'accordo col loro partito nel suo comizio di chiusura."

3 LUGLIO - Italia: Roma – Consiglio nazionale

Non essendo riuscita a convocare il congresso nei tempi stabiliti, si dimette la segreteria collegiale; subentra Marco Pannella, segretario unico. Viene nominata una Commissione nazionale per la preparazione del III Congresso radicale e per l’elaborazione del nuovo statuto, costituita da: Nina Fiore, Angiolo Bandinelli, Luigi Del Gatto, Roberto Pieraccini, Carlo Oliva, Piero Pozzoli, Claudio Lelli, Andrea Torelli, Gianfranco Spadaccia, e presieduta da Sergio Stanzani.
"
I lavori preparatori del congresso si svilupparono su quattro centri tematici che corrispondevano ad altrettanti momenti di iniziativa e di riflessione sviluppatisi dall'inizio degli anni sessanta. Il primo riguardava "la società laica e i diritti civili" in cui vennero messi a punto proposte sulla riforma della giustizia, sulla scuola, sul divorzio, sulla condizione della famiglia e della donna, e l'obiezione di coscienza. Il secondo concerneva "istituzioni e strutture dello stato". Il terzo, che si occupava della "società laica e i rapporti internazionali", si occupò del modo in cui si poteva realizzare una "prospettiva internazionalista" mediante "il superamento delle strutture nazionali della sinistra in quanto mistificatorie e strumento di integrazione nel sistema", mediante il collegamento con altre forze di opposizione non nazionaliste in altri paesi, il rifiuto del mito della solidarietà nazionale e della sua variante a sinistra del fronte popolare, nonché i modi della lotta pacifista e del federalismo europeo. Il quarto gruppo aveva per tema il "partito laico", il modo in cui nella realizzazione dei contenuti (socialismo e libertarismo) e nelle strutture statutarie formali (federative) poteva concepirsi un partito antitetico ai modelli socialdemocratico-burocratico e leninista-avanguardista."

AGOSTO – Italia – Media, Nuova sinistra

Marco Pannella pubblica un’intervista su "Nuova Repubblica" (organo dell'omonimo movimento fondato da Randolfo Pacciardi) sulla "democratizzazione" del PCI.

24 AGOSTO – Italia – Media, Nuova sinistra

"L’Unità" pubblica un duro attacco a Pannella ed i radicali: "per mettere in guardia le nostre organizzazioni e i nostri compagni sulle attività di certi amici."

OTTOBRE - Italia: Roma – Giustizia, Commissione precongressuale

Tavola rotonda sulla "Crisi della giustizia" a cura della Commissione per la preparazione del Congresso, nel quadro delle iniziative per la "riforma delle istituzioni dello stato". Partecipano: Gianfranco e Giorgio Spadaccia, Pergameno, Mellini, Ramadori, Gabriella Parca, il giudice Pepe, il dr. Celso Coppola.

29/30 OTTOBRE – Italia: Faenza – Convegno precongressuale

"Nella storia del Partito radicale il convegno di Faenza rappresenta una tappa fondamentale: una sintesi dei contenuti già allora consolidati nell'esperienza radicale (antimilitarismo, anticlericalismo, socialismo come problema della libertà nei luoghi di lavoro), ma soprattutto la prima presa di coscienza della necessità dell'organizzazione e insieme del senso strutturale, oltre che ideale, del laicismo e del libertarismo, rispetto al processi di formazione delle volontà collettive.
Con riferimento alla sua struttura e al suo statuto, il Partito radicale di oggi è nato in quell'incontro cui parteciparono non più di quaranta persone, delle quali solo una quindicina fornirono degli interventi; c'erano comunque comunisti, socialisti, repubblicani, esponenti del Movimento socialista autonomo, allora nato in conseguenza dell'unificazione Psi-Psdi, all'epoca realizzatisi, cattolici dissenzienti, antimilitaristi...
" a
Per Pannella: "L'indipendenza non è uno stato di nascita da tutelare contro la corruzione della crescita e del dialogo, ma può essere solo conquistata e organizzata; l'organizzazione non è il prezzo che il libertario deve pagare per difendersi, ma l'unico modo per creare indipendenza e libertà. A cominciare proprio dai partiti: sta qui il senso più profondo dello stesso esistere e della conformazione del Partito radicale."  Quaderni Radicali n.7 ap3939

13 NOVEMBRE - Italia: Roma - Divorzio, LID

Grande manifestazione a Piazza del Popolo con 15000 persone.
Marco Pannella, su "Battaglia Divorzista", propone : "1) campagna di tesseramento alla LID per il 1967, per raggiungere "entro" febbraio l'obiettivo dei venticinquemila soci; 2) creazione di un centro propulsore nazionale della LID realmente organizzato, con una sede efficiente, con tutti gli strumenti tecnici necessari per raggiungere almeno i sessantamila indirizzi di amici divorzisti; 3) evitare di disperdere le energie impegnandoci in questa fase nell'apertura di sedi periferiche 4) priorità assoluta alle eventuali richieste degli organi direttivi della LID di organizzare tempestive ed energiche manifestazioni di pressione sui parlamentari, i partiti, i giornali contro il persistente tentativo di insabbiamento della discussione del progetto di legge presentato dall'on. Fortuna."

NOVEMBRE – Italia – Media, "Battaglia Divorzista"

Inizia le pubblicazioni "Battaglia divorzista", organo della LID, direttrice responsabile Gabriella Parca, editore Mauro Mellini.

NOVEMBRE – Italia – Elezioni comunali

Si realizza a "Ravenna il primo accordo elettorale tra una federazione radicale ed una del PCI, ratificato poi dagli organi nazionali; … i due consiglieri comunali radicali eletti riscuotevano affermazioni personali"

1 DICEMBRE - Italia: Milano - Antimilitarismo

La sezione milanese della War Resisters' International celebra la Giornata internazionale del prigioniero per la pace, a favore degli obiettori di coscienza. Varie manifestazioni. Dimostranti si ammanettano alla ringhiera della metropolitana, creando confusione e difficoltà alle forze della polizia che intendevano arrestarli. "A Milano, dal novembre 1966, si erano costituiti gruppi anarchici-provos…"


Dall’intervento di Marco Pannella al Convegno di Faenza – 29/30 ottobre 1966 

… Noi vogliano un partito laico oltre il contenuto laicistico e anticlericale, cioè vogliamo un partito desacralizzato, un partito che non risolva tutti i problemi, nel rispetto della esistenzialità della vita umana e del cittadino.

"I partiti come li abbiamo concepiti tutti dall'Ottocento ad oggi sono necessariamente burocratici, sono necessariamente autoritari, perché a partire dal momento in cui si concepisce il partito-chiesa, un partito che dà la risposta ai problemi ideali, a tutte le questioni che ci sono presenti nella vita politica di ogni giorno e la riforma della previdenza sociale e la riforma dell'Inail in cui tutti i comunisti debbono pensare allo stesso modo, i repubblicani lo stesso, i liberali lo stesso: si crea così la concezione sacrale, la concezione non laica, non politica dei rapporti umani e della città, da cui viene fuori questo tipo di incarnazione storica del partito. Cosa succede nei congressi. C'è la mozione generale, su cui si dibatte e si discute, in genere piuttosto povera, perché è frutto di compromesso, e poi esistono centinaia di mozioni di raccomandazione che vengono accolte dal congresso senza dibattito: questo al congresso comunista come a quello liberale: una per gli ex combattenti e reduci per cui si stabilisce che la posizione del Partito comunista su quell'argomento o liberale o altro è quella, poi un'altra sui problemi dell'organizzazione culturale del teatro, un'altra sul problema delle consulte giovanili; ecco, questi sono i problemi, perché? perché si pretende sempre di usare poi questo partito-mamma, questo partito-papà per tutti quanti in fondo perché ci aiuti in tutte quante le varie cose che vorremmo realizzare e che non appartengono invece al dominio di un certo tipo di associazione. Unione laica delle forze e non unione delle forze laiche, era appunto così l'elemento discriminante fra Ugi e i tre partiti laici del momento, del '50, liberali, repubblicani e socialdemocratici.

"E' questo rifiuto di una dimensione del partito sostanzialmente antilaica e non democratica, proprio perché il processo della formazione della volontà, dell'organizzazione dei consensi, della partecipazione sono necessariamente fittizi. Quindi idea nostra, il Partito radicale (a struttura federalista e federativa con adesione di gruppi o di persone, di associazioni, questo è un pochino l'orizzonte che vedo dinanzi) il quale si riunisce a congresso una volta ogni due o tre anni e a maggioranze qualificate perché è meglio non decidere nulla piuttosto che decidere in una situazione in cui si è molto divisi e tutto diventa poi astratto e ottimistico: la minoranza si adeguerà alla maggioranza per adesione democratica, ci si riunisce e si decide invece su due cose che debbono riguardare un quinquennio politico, due riforme essenziali, sulle quali poi, una volta adottate e approfondite, e quindi dibattute davvero, sarà possibile operare. Può essere appunto una di carattere laico liberale come il divorzio, può essere l'altra quella che chiede al limite la privatizzazione di certi settori Iri no?

"Dico perché poi bisogna appunto avere una certa fantasia; le forze di sinistra in Inghilterra cent'anni fa erano di volta in volta sui problemi del grano antiprotezioniste o protezioniste e le grandi battaglie di classe in quel momento, il confronto di classe si faceva proprio sulla diversa valutazione che si dava del protezionismo sul grano e del dazio sul grano nel 1830 o nel 1852. Quindi credo che noi dovremmo insistere su questo fatto: i congressi del Partito radicale possono porre all'ordine del giorno solo due punti, due, tre, quattro, uno punti fondamentali di riforme concrete per cui mobilitarsi tutti e lottare tutti assieme - e su questo la necessità di disciplina e di unità ovunque si sia, ecco il momento dell'unità federalista; e poi invece lasciare alle singole organizzazioni, quelle regionali o altre, la possibilità di discutere assieme e sempre a maggioranza qualificata l'atteggiamento comune su questo o quel problema e non su tutti. Con quale risultato? che poi i gruppi e le persone radicali saranno padrone, rappresenteranno loro stesse, e non la comunione dei santi del nuovo partito. …"


Intervista a Marco Pannella – Nuova Repubblica – agosto 66

Nuova Repubblica - L 'evoluzione del PCI verso un sempre maggiore inserimento nel sistema appare a molti come uno degli elementi di maggiore interesse del quadro della politica italiana. Se da una parte, a intermittenze, proseguono i tentativi di dialogo del PCI con i cattolici, dall'altra si accenna sempre più insistentemente a una sua progressiva "socialdemocratizzazione". Noi, da lontano, siamo sempre stati portati a valutare e forse a sopravvalutare la carica rivoluzionaria del PCI. Tu che spesso hai partecipato a iniziative comuni della sinistra col PCI, hai avuto certamente modo, meglio di noi, di valutare cosa vi sia veramente dietro al possibilismo dei suoi dirigenti: puro espediente tattico o, con l'andar dei tempi, una seconda natura?

Pannella - Credo, in effetti, che abbiate sopravvalutato la carica rivoluzionaria del PCI, e sottovalutato la sua carica democratica e anche conservatrice. Non era infatti "rivoluzionaria" nemmeno la scelta stalinista, nel dopoguerra, che ha pesato in modo catastrofico sull'intera sinistra italiana ed europea, in tutte le sue componenti. Fu - invece - una scelta conservatrice e passiva, sostanzialmente rinunciataria all'interno dello stesso schieramento socialista e comunista, e che esprimeva di già l'abbandono di una prospettiva di conquista di potere in Italia per autonoma lotta del movimento socialista e operaio.
Per il resto, la "svolta di Salerno", l'atteggiamento verso la monarchia, le amnistie del guardasigilli Togliatti verso i fascisti, la "strana" condotta di processi come quello di Roatta certo non sgradita alla maggior parte dei nostri militari, la votazione dell'art. 7 della Costituzione, la collaborazione con il partito vaticano ricercata in ogni modo e a qualsiasi prezzo, la polemica continua e dura (parallela a quella clericale e conservatrice) contro le concrete volontà riformatrici che si facevano strada nel Partito d'Azione (specie nella cosiddetta "destra" di "stato Moderno"), nel Partito Repubblicano, nella Sinistra Liberale, nell'ala moderna e laica del PSIUP, i "colloqui" dello stesso Togliatti con Giannini e il suo messaggio qualunquista al Congresso, la rivendicazione al PCI contro il PLI di Villabruna della continuità con le battaglie e "le bandiere" risorgimentali, le stesse obiezioni di stampo nazionalistico contro il "Patto Atlantico", non possono essere spiegate come una serie di autonomi atti di opportunismo individuale, o come mera "tattica" senza concreto valore, senza con ciò uscire dal campo dell'analisi politica e storica per entrare in quello di uno psicologismo sterile e superficiale.
Sul piano delle stesse strutture dello Stato, è ormai impossibile negare che i comunisti siano stati anch'essi attori di quella che, con enfasi ma anche con involontaria precisione, i centristi chiamarono "ricostruzione".

Abbandonata ogni forma di rivendicazione rivoluzionaria o anche seriamente riformistica (autogestione, cogestione, controllo operaio, socializzazione, ecc.), il PCI ha sostenuto, senza rilevanti differenze o alternative, la ricostruzione e l'estensione delle strutture corporative e del capitalismo di Stato, quali furono volute dal fascismo e sviluppate dai governi centristi. Qualche esempio può essere necessario. L'INPS per quasi vent'anni è stata amministrata in buon accordo da sindacalisti di sinistra e di destra, burocrati ministeriali e di istituto, rappresentanti del padronato, tutti nominati dal Ministero, su pratica indicazione del Partito. L'IRI sorto per socializzare le perdite e garantire la privatizzazione dei profitti della nostra industria settentrionale, ha proseguito, senza eccessive molestie da parte comunista, la sua politica iniziale degli anni '30. L'ENI è stata a tal punto rispettata e amata a sinistra che molto spesso, poi, sono avvenuti, a livello tecnico, passaggi di "quadri" del PCI direttamente all'Ente stesso. Né il maggior monopolio italiano, che è ridicolo continuare a considerare come forza "privata", la Fiat, si è vista riservare sul piano di fondo trattamento peggiore, e i bilanci pubblicitari di certi giornali di estrema sinistra possono indirettamente confermarlo.

Sul piano della difesa nazionale, che non va naturalmente dimenticato, è sufficiente riandare ai dibattiti della Costituente e agli atti parlamentari, alle mozioni politiche, alla politica delle organizzazioni giovanili comuniste: il PCI ha subito compiuto e poi mantenuto una scelta anti-pacifista e tradizionalista, limitandosi come ogni partito moderato a chiedere una maggiore "democraticità" dell'esercito. E' sintomatico che l'unico partito laico che non ha mai presentato, in questo ventennio, una sola proposta di riconoscimento dell'"obiezione di coscienza" sia il PCI. Posso assicurare che chi impedisce tuttora in Italia la nascita di un forte movimento pacifista e antimilitarista, che in molti, a sinistra, auspichiamo, è innanzitutto il PCI, che mobilita in tal senso tutta la sua burocrazia, addetta dal 1950 all'"attivismo per la pace". Lo stesso on. Boldrini, il principale esperto comunista di "difesa nazionale", che fu uno dei principali e più coraggiosi capi della Resistenza, riconosceva di recente, in un nostro convegno, che il Partito comunista ha compiuto in assoluta convinzione una scelta tradizionalista in questo settore, al di là dei motivi "tattici" che potevano consigliarla.

Per finire, è importante ricordare le caratteristiche consapevolmente burocratiche e funzionariali che si è dato il PCI, accantonando gran parte della vecchia classe dirigente formatasi in clima e con metodi rivoluzionari. Togliatti e i suoi collaboratori non ignoravano certo che una classe dirigente non può che tendere ad amministrare il potere nel senso delle esperienze in cui si è formata e affermata. Per vent'anni, i funzionari comunisti si sono formati nelle grandi lotte per condizioni più umane e civili di vita di ceti che non potevano attendere che "la logica di mercato" portasse loro "automaticamente" lavoro, pane e dignità, hanno chiamato a raccolta i lavoratori italiani attorno a bandiere che furono sempre anche liberali e democratiche: libertà ovunque, anche nei luoghi di lavoro, certezza del diritto anche per gli umili, uguaglianza dinanzi alla legge senza discriminazioni politiche o confessionali, diritto allo studio, difesa della scuola di stato, tutela dell'autonomia della vita pubblica dal persistente assalto delle "baronie" moderne e dei "padroni del vapore". L'avranno fatto male, con errori, in modo insufficiente, in contraddizione con le scelte internazionali che il "vertice" aveva compiuto a volte forse con la velleitaria riserva di condurre una battaglia strumentale... Ma questo è un altro discorso, che non intacca il valore democratico che ugualmente queste lotte hanno rappresentato. Ed è comunque oggi indubbio quanto ripetevamo in pochi già negli anni '50: che Togliatti e i suoi compagni avevano lentamente formato un apparato di governo, non il partito rivoluzionario, un partito per molti aspetti profondamente moderato, a tal punto da costituire, contro tutto e tutti, una forza filo-clericale, con accenti populisti. Si trattava, insomma, e si tratta, di un grande partito di tipo socialdemocratico, che si era trovato a non poter che scegliere il blocco stalinista.

Da quando l'onda della "guerra fredda" si è venuta man mano ritirando anche dal nostro Paese, allora, lentamente s'è cominciato a vedere che sotto il drammatico, ma contingente, scontro fra un partito americano e un partito sovietico, si era affermata una realtà più profonda e duratura. Le nostre classi dirigenti, di governo e d'opposizione, per quel che avevano di "nazionale" e di autonomo, avevano in gran parte operato concordi e s'erano sovente integrate . La nostra classe politica non si è infatti affrontata, fino ad ora, su concreti temi di sviluppo della nostra società, si è troppo spessa limitata a scegliere, nella situazione internazionale dei blocchi contrapposti, l'allineamento su uno di questi. Si trattava, probabilmente, di una necessità che è stata però ricevuta poveramente da una classe dirigente improvvisata e ben presto interessata solo al potere. Noi radicali lottiamo, da anni, per rompere questa situazione.

Il problema vero è di "radicalizzare" questa sinistra italiana, cosi "socialdemocratizzata", rinnovandola per costituire una grande alternativa laica e democratica al regime clericale e paternalista, profondamente corruttore e corrotto, in cui viviamo. Sfatare il mito di una opposizione totale e rivoluzionaria del PCI al sistema, per analizzarne invece anche la storia di compromissioni e di "inserimenti", in questo ventennio, è necessario, se vogliamo rendere al gioco democratico italiano nuovo respiro, e nuove, civili, responsabili scelte.

Nuova Repubblica - Negli anni passati si è parlato molto e con clamore dei "comunistelli di sacrestia" e del filocomunismo della sinistra cattolica. Ma se, come tu dici, il PCI è entrato già da tempo a far parte integrante del sistema, forme di collaborazione assai più impegnative dovrebbero essersi instaurate anche tra il PCI e i centri di potere cattolico ufficiali. Ci sembra a volte di poter e di dover distinguere due funzioni diverse del PCI nella vita politica italiana. Una è quella che gli è tipica e per la quale raccoglie l'adesione dei comunisti convinti. L'altra è quella che gli è venuta naturalmente con gli anni per il solo fatto di essere il più forte partito politico all'opposizione e pertanto seguito, come possibile vendicatore dei torti commessi della partitocrazia dominante, anche da molti che in realtà comunisti non sono. Ora cominciamo ad avere l'impressione che la spinta del PCI verso l'inserimento si stia incanalando attraverso il passaggio obbligato dei compromessi con le forme politiche di potere. E che quindi i dirigenti del PCI, nello sforzo di stabilire un possibile clima di collaborazione soprattutto con le forze cattoliche, stiano già rinunciando a quel ruolo moralizzatore che, sia pur soltanto per ragioni contingenti e strumentali, parevano assolvere negli anni passati, denunciando scandali, situazioni anormali ecc... Che te ne pare?

Pannella - Certamente. Le campagne radicali, da quelle di Ernesto Rossi contro i "padroni del vapore" e le bardature "corporative" dello Stato, fino alle più recenti contro la politica dell'ENI, contro il sacco della previdenza sociale e dell 'assistenza pubblica da parte di istituzioni confessionali, contro la corruzione degli enti locali e in particolare della classe dirigente della DC romana, hanno infatti raramente avuto una eco soddisfacente da parte comunista. Il PCI è come paralizzato ogni volta che una campagna di moralizzazione può direttamente investire centri di potere vaticani, o comunque interessi di alti dignitari della Chiesa e dei loro più diretti clienti. Ma in genere non si tratta di effettive e piene corresponsabilità istituzionali realizzatesi "nel" sistema, anche se avrebbero potuto divenirlo; è una connivenza "per omissione" di attacco e di lotta. C'è inoltre l'errata convinzione di certuni che in tal modo indirettamente si difendano anche alcune delicate posizioni di potere acquisite nella società di sinistra, come le strutture cooperativistiche contro le quali il potere esecutivo ha sempre possibilità di ricatto, o, ancora, gli ambigui finanziamenti che i Ministri del Lavoro elargiscono al patronati sindacali, o il sistema di corruzione della stampa che funziona su tutto l'arco politico, dal fascista al comunista...
Posso assicurare che, in questi casi, sempre, l'interlocutore non è dato da "comunistelli di sacrestia", ma proprio da coloro che usano denunciarli con maggior vigore. Gli stessi dignitari cattolici che hanno usato il bastone - consentitemi la espressione - della "scomunica facile" hanno sempre difeso in realtà le proprie posizioni con la carota della corruzione e del paternalismo. Sono essi che hanno bisogno della complicità degli avversari per difendere i loro enormi interessi mondani, e che perciò hanno la possibilità di fornire qualcosa in cambio. E, arroccati su forme di anticomunismo cosiddetto viscerale (sulla cui "onestà" è inutile soffermarsi), hanno consapevolmente cercato di esaltare le tradizioni anti-statuali, antidemocratiche e antirisorgimentali presenti nel mondo socialista, a spese della civiltà e del progresso nel nostro Paese.

Ma è questo un disegno (oltre che una pratica) che proprio la continua, coraggiosa, solitaria e misconosciuta opera dei radicali può far fallire. Simili mostruose convergenze hanno bisogno di silenzio e d'ombra per vivere: portate alla luce, vengono presto sconfitte. Un episodio tipico è quello delle recenti elezioni amministrative romane in cui i dirigenti burocrati del PCI sono andati al "colloquio" del teatro Adriano, cercando di soffocare nella sinistra la nostra dura e documentata polemica contro i Petrucci e la DC romana. Oggi, se le elezioni dovessero rifarsi, la base e i quadri intermedi del PCI, a grande maggioranza, imporrebbero una linea opposta e anche un cambio dei dirigenti. Nel PCI si sa infatti che a Roma non pochi voti comunisti sono confluiti su dei candidati del Partito radicale, e moltissimi altri si sono espressi con schede bianche o nulle.
La grande garanzia contro il regime, e contro i "colloqui" fra clericali e stalinisti, risiede innanzitutto, dunque, nelle grandi masse democratiche che si accingono ormai a dare il 50% dei suffragi ai partiti laici di sinistra, malgrado i gravi errori dei loro dirigenti.

Nuova Repubblica - Tra le varie campagne che tu hai promosso o a cui ti sei associato, particolarmente vigorosa e insistente è parsa quella sul divorzio. Anche in questo campo l'atteggiamento del PCI è parso ambiguo. Mentre l'opinione volgare concepisce il comunismo come il "partito del libero amore", esso in realtà sembra assai più vicino alla definizione di partito dell'art. 7.

Pannella - In parte è vero. Ma proprio la vicenda della lotta divorzista, se seguita nei suoi ultimi sviluppi, autorizza speranze di positivo rinnovamento. Come è noto Togliatti era contro il divorzio e altre rivendicazioni "borghesi" (in realtà profondamente aderenti alla coscienza e alla vita delle grandi masse lavoratrici, che contano cinque milioni di "fuorilegge del matrimonio"). Le stesso Nenni ha avuto serie incarnazioni anti-divorziste, nel corso delle sue metamorfosi. L'Unione Donne Italiane è stata per quindici anni, accanitamente contro questa riforma, e solo due anni fa una nuova maggioranza, formatasi in un congresso nazionale dell'UDI, che venne qualificata come radicale, cominciò a imporre una diversa posizione, tuttora contrastata, ad esempio, dall'on. Cinciari-Rodano, vicepresidente comunista della Camera, che è sostanzialmente contro il divorzio.
Ma quando la nostra campagna, dopo anni di apparente insuccesso, si è concretata in vere e proprie manifestazioni di massa, ed è sorta la Lega Italiana per il Divorzio, le forze progressiste all'interno del PCI hanno potuto far prevalere finalmente l'attuale indirizzo. Negli ultimi mesi, il PCI ha avuto una netta posizione laica, espressa, a più riprese, con chiarezza e coraggio, specie dall'on. Jotti. Per non intralciare il dibattito sul progetto dell'on. Loris Fortuna, il PCI ha anche rinunciato a presentare un suo disegno di legge per la riforma del diritto familiare, già pronto da questo inverno.
Cosi, padre Lener va in giro in Italia dicendo che i veri nemici sono "i quattro gatti radicali" che rischiano di trascinare "contro il Concordato" anche "i più responsabili e seri" dirigenti comunisti e socialisti!


Un Pannella demistificato – Anonimo - L’Unità 24.8.1966

"Negli ambienti politici romani ha cercato di farsi strada, da qualche tempo, il signor Marco Pannella. Per chi non lo conoscesse, spieghiamo che si tratta di un ex "giovane" del Partito Radicale divenuto "segretario" del medesimo all'indomani della dissoluzione e scomparsa di questo partito dala topografia politica nazionale.
Oggi il signor Marco Pannella, dopo una serie di approcci più o meno felici con le forze politiche della sinistra operaia italiana (e anche con il PSIUP) sembra approdato a lidi per lui più congeniali: la "Nuova Repubblica" di Pacciardi. Dalle colonne del fogliastro di questo ridicolo e sporco movimento, il Pannella, infatti, impartisce severe lezioni "rivoluzionarie" e di "sinistra" a tutto il movimento operaio italiano e in particolar modo al PCI. La nuova bisogna cui si dedica il signor Marco Pannella è stata immediatamente sottolineata dalla "Fiera letteraria" (democristiana" che ha ripreso l'intervista sul "PCI demistificato" da Pannella.
Non avremmo dato peso alle evoluzioni e inversioni di tendenza di questo signore se non sapessimo che, costui e taluni suoi colleghi, sogliono farsi avanti, come "amici", nei nostri dibattiti, assumendo poi in essi la linea non della critica ma quella della provocazione. Ciò tanto per la verità, documentabile - per chi ne avesse voglia - con le baggianate anticomuniste scritte dal Pannella per il giornale di Pacciardi, e ciò tanto per mettere in guardia le nostre organizzazioni e i nostri compagni sulle attività di certi amici. Meglio perderli che trovarli
"


"Già negli anni '66 e '67 l'ambiente del Partito Radicale a Milano e a Roma era entrato in contatto con il primo dei movimenti nuovi, quello di contestazione culturale dei beat, provos e situazionisti. E non era un caso che tra la contestazione neo-libertaria e il dissenso radicale si creasse una convergenza pratica dal momento che, alla metà degli anni '60, beat, capelloni e provos significavano tra le nuove generazioni un segno anticipatore della ventata antiautoritaria che sarebbe esplosa nei suoi aspetti di massa durante il 1968.
A Milano
, dal novembre 1966, si erano costituiti gruppi anarchici-provos che davano vita a piccole manifestazioni contro la repressione ed i fogli di via per i capelloni, in favore di una revisione della legislazione per i minorenni, e contro il militarismo in generale e in favore dell'obiezione di coscienza in particolare. Con metodi nuovi ispirati alla nonviolenza provocatoria, al messaggio esemplare di tipo situazionista, i gruppi facenti capo a Onda Verde, a Mondo Beat, e a Gruppo Provos-Milano 1, che avevano i loro animatori in Marco Maria Sigiani, Gianfranco Sanguinetti, Andrea Valcarenghi, Felice Accame e Aligi Taschera, si trovavano naturalmente insieme ai radicali che dell'antimilitarismo e più in generale della tematica libertaria e di liberazione sessuale erano i portavoce. A Roma accadeva lo stesso fenomeno e non poche manifestazioni radicali furono preparate in comune con gruppi e individui appartenenti allo stesso ambiente…"

"… Ricorda Carlo Silvestro, che fu uno dei protagonisti di quella stagione; "Decidemmo così di appoggiarci [noi provos e beat] a tutti quelli che, anche se in una sola occasione, potevano trovarsi d'accordo col nostro genere di provocazioni. Naturalmente incappavamo nei radicali o sarebbe più giusto dire nei pannellisti, i figlioli di questo vecchio goliardo fuori corso che è sempre stato l'unico uomo politico in Italia a capire cosa s'intenda con l'espressione "l'immaginazione al potere"".