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La battuta di arresto sul tema del Concordato sofferta nel corso dell'anno, la scarsa capacità di penetrazione e di iniziativa mostrata dalla Liac, le cui eterogenee componenti erano presto riassorbite dalle logiche dei rispettivi partiti, l'aggravarsi della situazione politica nel suo complesso - una situazione "caratterizzata dal pericolo di una grave chiusura autoritaria all'interno stesso dello schieramento politico della sinistra italiana" - fecero si' che il Partito radicale convocasse il suo congresso di Roma nel 1971 sulla ipotesi dello scioglimento della propria esperienza organizzativa. I radicali affidarono allo svolgimento del congresso la verifica di questa possibilità di chiusura o della ripresa delle loro lotte: avrebbero dovuto essere i partecipanti non radicali al congresso a rispondere, assumendosi la responsabilità di fornire un maggiore sostegno militante al partito e alle sue forze attive, che apparivano in quel momento duramente provate e non più sufficienti a garantire il proseguimento delle iniziative in corso ed una loro crescita adeguata alla gravità della situazione politica. La mozione affermò che "sotto la soglia di mille iscritti e di venti milioni di bilancio annuale, il Partito radicale non può avere la pretesa o la speranza di rappresentare una valida dimensione di partito laico adeguato alla necessità della battaglia contro il regime". Il congresso affrontò anche il tema del referendum per l'abrogazione della legge divorzista. I radicali ricordarono di essersi opposti tenacemente e da soli alla iniziativa clericale che si proponeva di strappare al paese una legge di così grande importanza umana e civile; e tuttavia decisero di impegnarsi adesso a far si' che il referendum venisse "tenuto e affrontato" e di contrastare ogni tentativo di compromesso che potesse essere proposto per evitarlo, snaturando la legge Fortuna. Il congresso elesse segretario Angiolo Bandinelli e tesoriere Giuseppe Ramadori. |
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Il X Congresso nazionale del Partito radicale, riunitosi a Roma nei giorni 31 ottobre, 1 e 2 novembre 1971, presa in esame la situazione organizzativa del partito e lo stato delle lotte laiche libertarie in cui il partito è impegnato; pur consapevole della gravità della presente situazione politica, caratterizzata dal pericolo di una grave chiusura autoritaria all'interno stesso dello schieramento politico della sinistra italiana, e suscettibile di pregiudicare per un lungo periodo qualsiasi possibilità di sviluppo di queste lotte; rileva che lo svolgimento dei propri lavori ha mostrato per la prima volta in questi anni un importante rafforzamento politico ed una estensione anche organizzativa del Partito radicale concretatasi in un incremento di oltre il 50% dei militanti iscritti verificatosi in pochissime settimane; rileva altresì che l'ipotesi di scioglimento del partito non può essere che contraddetta e superata non solo da questo dato, ma anche; a) dal profondo e rigoroso dibattito congressuale, che ha rilevato una larga unità nelle analisi e nelle valutazioni sui compiti e le responsabilità del partito; b) dal positivo e rilevante contributo riscontrabile nella relazione del compagno onorevole Fortuna, lì dove egli ha annunciato la proposizione di temi fondamentali del programma radicale e laico -come quello del diritto e della pratica della pluralità di iscrizioni di militanti laici nell'arco dei partiti di sinistra- a parlamentari e iscritti del Psi e non solo del Psi; c) dal convergente e sintomatico dato fornito da compagni di formazioni tradizionali e parlamentari della sinistra, che hanno aderito e si sono immediatamente impegnati nel Partito radicale; decide di impegnarsi e di impegnare ogni energia dei laici e libertari politicamente organizzati nella attuazione della carta statutaria e nel rafforzamento politico e organizzativo del partito, che appare ormai -non per sua scelta- come unica ipotesi costitutiva e rappresentativa di quel "partito laico" nel paese che, se è certo composto da masse di cittadini indipendenti e da consistenti minoranze dei partiti tradizionali della sinistra, ed anche dei movimenti extraparlamentari, non trova però altra struttura e forza adeguata; constata che un decisivo confronto con il regime e con le classi dirigenti della sinistra, ad esso subalterne e di esso interpreti e strumento nel movimento democratico di classe, socialista e libertario, deve essere oggi affrontato dal "partito laico" e, per esso, in primo luogo dal Partito radicale con i movimenti ad esso federati, collegati o convergenti sul tema e in occasione del referendum abrogativo del divorzio e della lotta contro il Concordato, urgente anche a causa del tentativo di conferma dei Patti lateranensi messo in opera dalla Dc e dai partiti laici e parlamentari. Il X Congresso del Partito radicale, conscio della decisività di questo confronto, rivolge il suo plauso alla Lid per l'opera di opposizione svolta fin qui contro la richiesta di un referendum a causa dei modi con cui essa stata avanzata e sostenuta da forze della chiesa, e a causa delle implicazioni costituzionali, di etica democratica, morali e civili che tale referendum comporta, ed ai parlamentari che ne hanno appoggiato ed espresso le posizioni in Parlamento; prende atto che l'atteggiamento dei partiti laici parlamentari, in primo luogo del Pci, si è rivelato di sostanziale corresponsabilità nell'iniziativa clerico-fascista del referendum; e che il Pci stesso non altro ha contrapposto alla iniziativa clericale che la prospettiva di una abrogazione e di uno snaturamento della legge Fortuna, senza ragioni n garanzie. Di conseguenza il Partito radicale ritiene che il referendum vada ormai, fatta salva la pronuncia della Corte Costituzionale sulla sua proponibilità, tenuto e affrontato. Il Partito radicale richiama tutti i militanti impegnati nelle lotte laiche e libertarie, e in particolare le compagne e i compagni della Lid, della Liac, dell'Alri, dei gruppi antimilitaristi, o appartenenti ai partiti e ai gruppi politici della sinistra italiana, di governo e di opposizione, parlamentari ed extraparlamentari, a considerare che le loro specifiche battaglie sono ormai momenti di un unico scontro fra il regime e una chiara politica di alternativa democratica, laica e socialista, di cui bisogna farsi carico. Il Partito radicale, nel ribadire infatti che la forza dei partiti di regime oggi pianamente mobilitata per travolgere ogni alternativa laica e libertaria e che tale forza non può e non deve essere sottovalutata per l'esistenza e l'avvenire delle battaglie radicali nel paese, afferma che la possibilità storica di affrontarla politicamente e di contrastarla e vincerla legata ad un ulteriore, decisivo, urgente rafforzamento del Partito radicale, senza di che la sua battaglia non sarebbe altro che mera testimonianza o fatto morale, politicamente e irrimediabilmente persa. I tempi di questo rafforzamento sono relativi alla battaglia in corso. La riflessione e l'analisi dei dati oggettivi svolte dal Congresso porta a considerare che sotto la soglia di mille iscritti -ai sensi dello statuto- e di venti milioni di bilancio annuale, il Partito radicale non può avere la pretesa o la speranza di rappresentare una valide dimensione del partito laico adeguato alla necessità della battaglia contro il regime. Constatata altresì che sempre più urgente appare una concreta iniziativa politica e di massa per conquistare essenziali diritti civili, quali quelli relativi alla liberazione della donna e della società e in particolare la liberalizzazione dell'aborto. tale battaglia dovrà fondarsi su una stretta collaborazione operativa degli organi statutari e di tutti i militanti del Partito radicale con il movimento federato di liberazione della donna. In particolare il X Congresso indica i seguenti obiettivi da realizzarsi nel 1971: 1) proseguire la preparazione delle condizioni per lo svolgimento nel 1974 del referendum abrogativo del Concordato soprattutto in direzione del mondo del lavoro, negli uffici, nelle fabbriche, nelle campagne e nella scuola, impegnando la responsabilità politica delle forze sindacali laiche e democratiche, e sollecitando l'azione di quegli individui e nuclei di credenti che intendono lottare contro l'abuso clericale della coscienza religiosa; 2) sostenere la contestazione e l'abrogazione della festività dell'11 febbraio e l'azione per il rifiuto dell'insegnamento confessionale nella scuola, entrambi momenti e mezzi di lotta unitaria contro il Concordato; 3) rafforzare l'impegno antimilitarista del partito: a) patrocinando la 6ø marcia antimilitarista Milano- Vicenza in collegamento anche con le organizzazioni internazionali ed estere; b) convocando il 4ø Congresso antimilitarista; c) sostenendo l'approvazione in commissione o in aula del progetto presentato dall'onorevole Fracanzani o altro che per lo meno consenta il riconoscimento per tutti e per ogni motivo dell'obiezione di coscienza, che non preveda commissioni di accertamento, che tolga alla giurisdizione militare l'obiettore che compie il servizio civile alternativo, che sancisca la detrazione delle spese del servizio civile alternativo dal bilancio della Difesa. 4) Proseguendo nell'azione già intrapresa dal Partito radicale, promuovere la lotta per una effettiva libertà di stampa, attualmente gravemente minacciata dalla repressione in corso sul piano giudiziario, e appoggiare il disegno di legge già proposto dal Pri relativo alla soppressione dell'ordine dei giornalisti. |