XVIº Congresso (straordinario) del PR
Roma, 16, 17 e 18 luglio 1976

In occasione delle elezioni politiche italiane - anticipate - del 20 giugno 1976, il Partito radicale presenta, per la prima volta nella sua storia, proprie liste elettorali su tutto il territorio nazionale.

Al termine di una campagna elettorale drammatica - fra l'altro, per ottenere una più equa ripartizione dei tempi televisivi riservati alla propaganda, Pannella deve ricorrere per la prima volta allo sciopero della sete - il Partito radicale raggiunge il quorum e ottiene una rappresentanza parlamentare di quattro deputati. All'indomani di questa svolta nella vita politica radicale si tiene a Roma, nel luglio, il XVI congresso straordinario. Le decisioni più significative riguardano la strutturazione del partito e il finanziamento pubblico.

L'indicazione che emerge dai lavori congressuali è di "disorganizzarsi scientificamente". Non affollare di responsabilità il partito federale , ma favorire dovunque nel paese il sorgere di iniziative di lotta e di realtà associative.

Il congresso affronta, inoltre, un problema che la nuova situazione istituzionale impone, quello del finanziamento pubblico. La mozione congressuale fissa un primo punto fermo in quello che sarà un percorso per successive approssimazioni: non utilizzazione dei fondi del finanziamento pubblico per le struttura del partito.

MOZIONE GENERALE

Il XVI Congresso (straordinario) del Partito radicale, riunito a Roma il 16, 17, 18 luglio, rivolge il proprio saluto ai 400.000 elettori che hanno votato le liste radicali, alle migliaia di nuovi militanti e alle centinaia di nuove associazioni che si sono costituite durante la campagna elettorale.

Mentre con la rappresentanza parlamentare conquista un nuovo strumento per portare le sue lotte all'interno delle istituzioni, il Partito radicale sa che non saranno quattro compagni in Parlamento a modificare la situazione politica italiana e a rendere vincente la strategia dell'alternativa, se nel paese non continuerà ad esistere, più forte ed agguerrito, il partito della disobbedienza civile, della nonviolenza, degli strumenti di democrazia diretta, dei referendum.

Con queste caratteristiche e con questi metodi che hanno fin qui caratterizzato la sua azione politica, le sue iniziative e i suoi successi, il partito riprenderà e svilupperà la sua intransigente opposizione al regime.

Il Congresso denuncia la politica corporativa e di lottizzazione che è stata estesa alle due massime assemblee elettive, le interpretazioni restrittive dei regolamenti parlamentari che sembrano confermare la volontà di ridurre il Parlamento a camera di registrazione di decisioni prese fuori di esso, la prassi di discriminazione nei confronti dei gruppi parlamentari radicale e demoproletario nella composizione di importanti organi parlamentari, che prosegue la discriminazione nel passato attuata nei confronti delle minoranze non rappresentate in Parlamento e dei gruppi extraparlamentari.

La ricerca di convergenze tra la Democrazia cristiana e i partiti di sinistra e gli sforzi in atto per determinare nuovi equilibri politici di governo allontanano la sinistra dal dovere ormai urgente di preparare e assicurare un programma comune, alternativo, che è l'unica strada per affrontare e risolvere la grave crisi istituzionale, politica ed economica che investe il paese.

Nonostante questo il Partito radicale ritiene che le elezioni del 20 giugno abbiano, con il rafforzamento della sinistra, creato le condizioni almeno numeriche per un'azione legislativa che può porre ormai con prospettive di successo a breve scadenza l'obiettivo di una riforma dell'intero ordinamento giuridico nella direzione della piena costruzione di uno Stato democratico.

Nel 1977 referendum unitari

Il Partito radicale deve prepararsi a riproporre nel 1977 una serie di referendum abrogativi che con un vasto consenso di massa nel paese rendano concretamente perseguibile in Parlamento una tale azione legislativa.

Il Congresso rivolge un fraterno saluto ai compagni del Psi che stanno cominciando ad affrontare un difficile dibattito e travaglio interno. Il Partito radicale seguirà con attenzione, aperto ad ogni forma di collaborazione, questo dibattito, auspicando di ritrovare al più presto un Psi profondamente rinnovato all'appuntamento dell'ormai necessario ed urgente processo di rifondazione della componente socialista libertaria della sinistra italiana.

Mentre auspica che sia possibile realizzare un confronto teorico e politico tra Psi e Partito radicale libero da pregiudiziali, il Congresso si augura che il primo contributo che i radicali debbano dare a tale processo di rifondazione sia quello di rafforzare l'organizzazione socialista, libertaria del Partito radicale, del Mld, del Movimento per i diritti civili, cioè della diversità socialista che con il 20 giugno ha incominciato a trovare la sua prima espressione anche elettorale, come polo di aggregazione di nuove forze socialiste di fronte al fenomeno di distribuzione e di dispersione dell'area socialista e al progressivo e crescente inglobamento nelle strutture e nell'area di influenza del Pci.

Il XVI Congresso rivolge il suo saluto alle compagne e ai compagni che lottano nel Partito comunista italiano per la costruzione di una società più giusta e libera; riconferma la disponibilità del Partito radicale, già espressa al Congresso di Firenze, ad un confronto politico con il Pci, affinche dissensi e contrasti siano approfonditi nelle loro reali motivazioni e sottratti alla pratica dell'invettiva e dell'insulto incompatibile tra partiti che hanno trovato e ancora debbono trovare significativi momenti di convergenza nelle lotte della sinistra del paese.

Il Congresso infine conferma la propria volontà di dialogo costruttivo e unitario con i partiti e i movimenti del cartello di Democrazia proletaria.

Iniziative e associazioni autogestite

La partecipazione alle elezioni è stata un acceleratore e un moltiplicatore del processo di ampliamento e rafforzamento dell'organizzazione radicale:

1) è più che raddoppiato il numero degli iscritti, dei sostenitori non iscritti, delle associazioni radicali;

2) le nuove realtà associative che si sono formate creano le condizioni e le possibilità di realizzare in quasi tutte le regioni i Partiti radicali regionali previsti dallo statuto;

3) nelle grandi città, e in particolare a Roma, le nuove dimensioni creano le condizioni di una diversa qualità dell'organizzazione e della presenza radicale;

4) si apre infine la possibilità di autonome iniziative associative in nuovi settori di azione politica e di intervento, nei quali fino ad ora è mancata l'iniziativa radicale.

Questo sviluppo organizzativo del partito deve realizzarsi secondo le indicazioni libertarie, autogestionarie, federative dello statuto. Occorre impedire che le strutture nazionali del partito, quelle dei partiti regionali già costituiti, quelle associative delle diverse città respingano, anziché accogliere, le nuove energie e potenzialità militanti, di tanto più ampie di quelle esistenti prima delle elezioni.

E' necessario disordinare il partito nella prassi, negli strumenti e negli statuti per consentire la nuova organizzazione, il nuovo sviluppo a partire dalla nuova realtà militante e associativa che si sta realizzando, secondo le seguenti linee: strutture nazionali che si diano strumenti snelli di organizzazione, di informazione e di servizio; partiti regionali che si concentrino, anch'essi, su pochi punti di iniziativa comune e per il resto in compiti di coordinamento e di servizio al fine di favorire il sorgere e lo svilupparsi di una molteplicità di esperienze e di aggregazioni associative, affidate al'autogestione dei vecchi e nuovi militanti.

Per ottobre i partiti regionali

Per favorire questo processo il XVI Congresso del Partito radicale deve essere considerato come il primo momento della preparazione del Congresso ordinario di novembre.

Il Consiglio federativo, le assemblee di tutte le associazioni, i congressi regionali, secondo le scadenze previste da una mozione allegata, saranno i momenti centrali di questa preparazione precongressuale, da cui dovranno essere portate al Congresso nazionale:

- le proposte di scelta politica;

- le iniziative di massa e di democrazia diretta che dovranno impegnare il partito nel '77;

- le norme di attuazione dello statuto per la gestione del partito;

- tutte le proposte contenute nella relazione del segretario del partito, nelle relazioni delle commissioni e negli altri atti congressuali.

Il XVI Congresso straordinario prende atto del dibattito e delle conclusioni della Commissione "Attuazione dello statuto e organizzazione dei partiti regionali" e in relazione all'esigenza di assicurare un'adeguata preparazione al Congresso ordinario del prossimo novembre dà mandato al segretario nazionale di predisporre la diffusione fra le associazioni e i partiti regionali dei risultati delle commissioni stesse, affinche il Consiglio federativo, in apposita riunione, possa valutare le proposte, discusse preventivamente, sulla struttura del partito, sul tesseramento e sulle modifiche statutarie.

Il XVI Congresso del Partito radicale istituisce una commissione di cinque membri per esaminare gli statuti dei partiti regionali e delle associazioni, perché il Consiglio federativo possa compiere un'analisi delle loro caratteristiche e del loro significato politico.

Il Congresso indica quindi una serie di scadenze organizzative per i prossimi mesi:

- entro il 10 agosto invio degli atti del Congresso a tutti i militanti e sostenitori del partito;

- entro la fine di luglio una riunione del Consiglio federativo per l'esame e l'impostazione del dibattito precongressuale;

- entro la prima settimana di settembre una riunione del Consiglio federativo allargata ai rappresentanti delle associazioni locali, per il dibattito e l'organizzazione congressuale e l'esame del problema delle elezioni circoscrizionali;

- entro il 15 settembre svolgimento di tutte le assemblee associative per l'approvazione dello statuto associativo e per il dibattito precongressuale;

- entro il 24 ottobre svolgimento di tutti i congressi regionali per l'approvazione degli statuti e le proposte precongressuali.

Perché "no" al finanziamento pubblico dei partiti

Il XVI Congresso straordinario del Partito radicale delibera inoltre di riconfermare la decisione assunta dal Consiglio federativo del 5 luglio scorso, di rifiutare il finanziamento ordinario pubblico dei partiti.

Nel riaffermare il dato caratterizzante del principio dell'autofinanziamento delle forze politiche, dà mandato al segretario nazionale di provvedere alla costituzione di un gruppo di lavoro che presenti al Congresso, previo parere del Consiglio federativo, un progetto di legge sostitutivo dell'attuale, che preveda l'erogazione da parte dello Stato dei servizi necessari all'attività politica dei partiti e non a sostenere gli apparati burocratici ed il rimborso elettorale in forma uguale a tutte le organizzazioni che abbiano presentato proprie liste in tutte le circoscrizioni ed abbiano raggiunto un risultato minimo da definire.

Dà mandato al segretario nazionale di ritirare la quota del fondo di finanziamento dei partiti spettante al Partito radicale, onde evitare che sia ridistribuita tra gli altri partiti, e di congelarla in un apposito fondo bloccato fino al momento della revisione della legge secondo i principi sopra descritti e di attuare tutte le iniziative di lotta (compresa l'indizione di un referendum abrogativo) per raggiungere tale obiettivo.

Dà infine mandato al segretario nazionale di riscuotere la quota di rimborso delle spese elettorali al partito e al tesoriere nazionale, in collaborazione con i tesorieri dei partiti regionali, di predisporre i criteri e la misura per il riparto a copertura degli effettivi debiti tra partito federale, partiti regionali e associazioni radicali, tenuto conto dei bilanci consuntivi che dovranno essere presentati entro il 30 agosto alla tesoreria del partito federale debitamente sottoscritti e documentati, secondo gli schemi unificati già predisposti, nonché dell'esigenza operativa comune delle iniziative da intraprendere sia a livello locale che nazionale.