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Il XXIII congresso - straordinario - si differenzia, più che per le modalità di svolgimento, per la mozione approvata. Le mozioni dei congressi radicali, accanto ad un'analisi politica più o meno ampia, indicano obiettivi sui quali concentrare l'iniziativa dell'anno. Queste caratteristiche si ritrovano certamente anche nella mozione del XXXIII Congresso, ma inserite in un contesto più vasto. E' come se sullo schiudersi del nuovo decennio si voglia formulare un manifesto programmatico per gli anni a venire. Fra l'altro, la mozione propone il testo di un preambolo allo statuto in cui si afferma il valore assoluto della nonviolenza e della disobbedienza civile. La mozione indica poi gli obiettivi della grande campagna contro lo sterminio per fame che impegnerà il partito nei successivi cinque anni. Con una scelta tanto coraggiosa quanto lungimirante, si decide la non presentazione alle elezioni amministrative imminenti.
Di fronte alla scelta dei signori della guerra e dei potenti del mondo e d'Italia, di sterminare quest'anno oltre venti milioni di bambini e decine di milioni di uomini e donne per meglio perseguire quella politica di armamenti e di guerre, di sfruttamenti e di violenza che consentirà loro di spendere, nel 1980, oltre seicentocinquantamila miliardi a difesa del loro sistema di potere e di interessi; di fronte alle concordi previsioni della Commissione Carter, della Commissione Brandt, del Consiglio mondiale dell'alimentazione, della Fao, di un ulteriore aumento del tasso di mortalità per denutrizione ed alla certa prospettiva del totale dissesto di ogni possibilità di sviluppo e anche di semplice permanere dello status quo del Terzo mondo, a causa della politica energetica dei paesi dell'Opec non meno che di quelli del nord, della zona rublo e della zona dollaro, della zona yen e della zona europea, i quali tutti puntano, concordi e convergenti, sulla tecnologia nucleare del plutonio; di fronte a politiche estere -italiana ed europea, democristiana, liberale, comunista e socialdemocratica- che ripercorrono, sostanzialmente concordi, le vie suicide e criminali che il mondo già conobbe negli anni '30 con gli accordi di Monaco; cioè la ricerca di compromesso e complicità con la politica dei campi di sterminio e degli sfruttamenti colonialisti, dei gulag e delle leggi di eccezione, delle aggressioni e annessioni, per realizzare spartizioni del mondo ed equilibri di potenza e di potere; di fronte ad una politica nazionale, interna, che vede uniti i vertici dello Stato, la classe pubblica e privata nella solidarietà attorno a scelte e contenuti eversivi e criminali verso la Costituzione e la legge penale, per le stesse ragioni per le quali si è uniti nella politica estera fondata sullo sterminio e sugli armamenti, cioè sulla follia criminale nei confronti dei diritti umani e dei popoli; di fronte al confermarsi del perenne, sempre più perfezionato, tentativo di controllare i cittadini, il paese, negando loro il diritto all'informazione, presupposto anche giuridico del metodo e del sistema democratico e rappresentativo, falsando le regole del gioco, asservendo lo Stato alle ormai tremende esigenze di sopravvivenza e di difesa personale dei responsabili d'un uso perverso del potere; di fronte ad avvenimenti quotidiani che confermano al mondo intero attraverso le prime pagine dei giornali anche italiani il carattere corruttore di un regime fondato sul peculato (come Ernesto Rossi già lo definì), sul monopartitismo imperfetto, sull'offesa quotidiana allo Stato in ogni settore della vita costituzionale; di fronte al fatto che il presidente degli Stati Uniti d'America nel suo discorso sullo stato dell'Unione denunci, in Italia, rivoluzioni contro la democrazia e il diritto convergenti con quelli che sono gli obiettivi dei terroristi di ogni colore; di fronte alla disgregazione morale, culturale, politica, sociale, economica, giuridica dello Stato; allo sfascio doloroso, protervo delle istituzioni da parte del potere e dei suoi amministratori e controllori, siano essi di preteso "governo" o di pretesa "opposizione"; al dilagare degli scandali e della politica del ricatto mafioso su di essi fondata; di fronte ad una scelta di inciviltà giuridica autoritaria e violenta, vecchia, velleitaria e classista contro la civiltà giuridica liberale, umanistica e repubblicana e di quotidiano attacco e smantellamento della Carta fondamentale dello Stato; di fronte all'instaurarsi di un regime fondato, per contro, sull'unanimismo pseudo-pluralistico dell'unità nazionale craxiana, o del compromesso storico berlingueriano, o del solidarismo corporativistico democristiano; di fronte alle omogenee scelte della violenza e dell'assassinio, dell'infamia e della degradazione umana e civile di "terroristi" ai quali viene perfino dato l'infame riconoscimento di essere attori di una guerra tra la Repubblica e le loro organizzazioni, e quotidianamente elargito il carattere di unici reali antagonisti, unica reale scelta contro il protagonismo dell'attuale regime; di fronte alle scadenze referendarie e elettorali per considerare le quali lo stesso XXIII Congresso è stato convocato e tenuto proclama il diritto e la legge diritto e legge anche politici del Partito Radicale, proclama nel loro rispetto la fonte insuperabile di legittimità delle istituzioni, proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge. Richiama se stesso, ed ogni persona voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all'attiva difesa di due leggi fondamentali quali: la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (auspicando che l'intitolazione venga mutata in "Diritti della Persona") e la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell'obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi. Dichiara di conferire all'imperativo cristiano ed umanistico del "non uccidere" valore di legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quella della legittima difesa. Delibera che, d'ora in poi, fino alla sconfitta della politica di sterminio per fame e per guerra, a testimonianza di pietà, di umana consapevolezza e civile dignità, l'emblema del partito venga corretto in modo da risultare "abbrunato" in segno di lutto, onde contrapporlo al rifiuto decretato dal potere dei partiti e della repubblica, ad ogni suo livello, di almeno onorare con un qualsiasi segno ufficiale l'immensa parte dell'umanità in questi anni, in questi mesi, sterminata. Auspica che fina dal prossimo Congresso, quanto scritto nel presente documento a partire dalle parole "Proclama il diritto e la legge..." fino a "...sterminata" venga posto come "preambolo" allo statuto del Partito radicale . Ciò premesso il XXIII Congresso del Partito radicale delibera: 1) di proporre una grande campagna internazionale e nazionale per richiedere e ottenere l'incriminazione per crimini contro l'umanità dei responsabili -capi di Stato e degli esecutivi- della politica di armamento e sterminio, a cominciare da quelli delle massime potenze, attraverso la procedura illustrata dallo scienziato Roberto Vacca al club di Roma, con azione rivolta alla Corte costituzionale dell'Aja secondo i principi legittimi e legali che possono essere desunti dal processo di Norimberga; 2) di realizzare, in ogni sede istituzionale e non, le azioni atte ad ottenere che il Consiglio di sicurezza dell'Onu usi finalmente dei suoi poteri e doveri istituzionali per scongiurare il proseguirsi dello sterminio per fame nel mondo; 3) di impegnare ogni militante del partito e ogni militante per l'ordine e la pace nel sostegno della grande azione nonviolenta, del "satyagraha" che inizierà con le manifestazioni della settimana della prossima Pasqua, perché con altre milioni di vite siano fatte salve anche quelle delle donne e degli uomini, dei radicali europei che vi parteciperanno; ciascuno sappia che può e deve, ora, attraverso gesti semplici e quotidiani, personali e politici, "creare" in tal modo "vita" e "pace" o contribuire a provocare, altrimenti, morte e guerra; 4) di confermare nella campagna di raccolta di almeno sette milioni di firme autenticate per i dieci referendum di difesa della vita, della pace, del diritto e della legge costituzionale l'altro obiettivo assolutamente prioritario del Partito radicale, di ogni militante, di ogni persona che voglia sperare anziché disperare dalla politica e dalla democrazia, dalla Costituzione e dalla Repubblica; 5) di fare degli obiettivi del preambolo statutario e di quelli espliciti e impliciti nei dieci temi referendari, l'oggetto di un primo progetto radicale di unità d'azione e di programma alternativo di legislatura della sinistra in Italia, da proporre immediatamente e formalmente al Pci, al Psi, ad ogni forza radicalmente laica, cristiana e socialista, liberale, democratica di classe nel nostro paese e in Europa; per offrire alla democrazia e alla pace un'alternativa politica attuale e concreta rispetto al deserto e alle rovine degli ideali e delle speranze della resistenza antifascista ed europea, antinazista e antistalinista, antimilitarista e antimperialista, per offrire un'alternativa all'antidemocrazia, allo sterminio, alla guerra, alla morte; 6) di proporre formalmente alle forze e alle persone di ogni estrazione politica e ideale, non necessariamente o tutte italiane, il metodo e l'obiettivo urgenti di basare sul progetto comune di legislatura della sinistra la formazione e il lavoro di un primo Gabinetto-ombra in Italia; 7) di applicare con sempre maggior forza, rigore, frequenza i metodi nonviolenti affermati nel preambolo come dovere politico dei radicali alle vicende politiche, istituzionali del paese, quando queste sempre più costituiscono attentato alla legge, al diritto alla Costituzione, veri e unici momenti di eversione e sovversione vincenti da trent'anni, marginalmente anche se strutturalmente sorrette dalle squallide, atroci, infami scelte terroristiche; e di applicarle in particolare quando il gioco democratico risulti anche direttamente truffato e truccato nelle scadenze elettorali, come già il Partito radicale fece nelle elezioni del 1972; 8) di porre mano all'organizzazione della denuncia e dell'accusa giudiziaria istituzionale, per "associazione a delinquere" dei principali -e solo dei principali- responsabili istituzionali e per i principali specifici delitti loro imputabili, onde giungere, nel corso dei prossimi anni, a quel processo contro il "Palazzo" richiesto, dapprima dal Partito radicale e poi da Pier Paolo Pasolini, e che sempre più si rivela l'unica via sennata, prudente, precisa e praticabile per ricercare la verità e la giustizia, l'unica per interrompere la catena sempre più stretta dei ricatti e dei regolamenti dei conti, arma ormai usuale nelle varie cosche mafiose del regime, della Dc ma non solo della Dc. Questo processo dovrà aver luogo, ma dovrà anche garantire agli imputati pienezza dei diritti di difesa democratica, e fondarsi su articoli e procedure di codici sicuramente democratici; solo allora potrà esservi la forza della giustizia contro la violenza della corruzione, dei massacri che, come avverte Leonardo Sciascia, si esprime non già nel "vuoto" ma nel "pieno" del potere di questo Stato e della sua vita costituzionale; 9) per quanto riguarda le prossime elezioni politiche regionali e amministrative comunali e provinciali, il Congresso dà mandato agli organi del partito (segretario, tesoriere, Consiglio federativo) di decidere nel senso opportuno, nell'ambito delle rispettive responsabilità, solo quando tutti gli elementi di valutazione necessari per assumere decisioni così gravi siano conosciuti e chiari; il Congresso delibera che debbano, in questa occasione, essere assicurate pienamente almeno le seguenti condizioni di presenza: a) l'organizzazione istituzionale della campagna elettorale deve consentire maggiore informazione che nelle precedenti elezioni e maggior rispetto delle regole del gioco, del diritto dei cittadini a conoscere per scegliere e deliberare; b) l'emblema e la responsabilità del Partito radicale federale non debbono essere messi in causa senza la certezza che sia assolutamente necessario per il successo della campagna nonviolenta contro lo sterminio di milioni di persone nelle prossime settimane e di decine di milioni nei prossimi mesi; per il successo della campagna referendaria; per l'intransigente difesa del modello democratico e delle regole del gioco, contro la pretesa di imporre condizioni e quindi esiti falsi alla lotta istituzionale; c) il non coinvolgimento diretto di compagni iscritti al Partito radicale nella vita istituzionale delle regioni, dei comuni e delle province, se non in situazioni ipotetiche assolutamente straordinarie; d) in nessun caso il Partito radicale dovrà essere coinvolto nella responsabilità della formazione di liste che non abbiano carattere di liste ufficiali del partito stesso. In ogni caso, e in aggiunta alle condizioni precedenti, il Partito radicale non dovrà essere esposto a presenze che non diano garanzia di chiare, adeguate e non più marginali vittorie contro le politiche di regime e dovrà esplicitamente ribadire la sua assoluta irresponsabilità, come partito, nei confronti dell'azione degli eventuali eletti in eventuali sue liste. Il XXIII Congresso del Partito radicale invita il segretario politico, i partiti regionali, le associazioni e i movimenti federati a provvedere alla massima diffusione militante, per le prossime settimane e mesi, di questo documento. In particolare, ne delibera la pubblicazione per estratti o per intero anche sui principali organi europei e internazionali di informazione. Delibera anche che le prime tre copie dell'emblema abbrunato del partito siano date in omaggio al presidente della Repubblica, a papa Giovanni Paolo II, alla presidente del Parlamento europeo. |