"LE FORZE DEMOCRATICHE RUSSE PRENDONO LE PARTI DI COLORO I QUALI SPINGONO VERSO L'UTOPIA NAZIONALISTA"

Lettera di Andrea Tamburi, Julia Kalinina, Nikolaj Khramov, Mamuka Tsagareli ai direttori dei mass media russi

Mosca, 18 febbraio 1994

I recenti drammatici eventi della Bosnia-Erzegovina e le conseguenti decisioni della NATO e dell'ONU hanno accentrato l'attenzione di gran parte del mondo, nello scorso anno, sul livello di tensione senza precedenti della Russia. L'ultimatum ai militaristi Serbi che stanno assediando Sarajevo già da due anni ha suscitato un dibattito nella stampa e nel mondo politico.In Russia, politici, giornalisti e dirigenti pubblici hanno, in maggioranza, preso le parti dei Serbi. Queste prese di posizione, normalmente, vengono motivate da affinità religiose e culturali e da tradizioni storiche ma non vengono prese in considerazione molte questioni importanti che potrebbero chiarire la situazione. Simili posizioni, è bene ricordare, sono originate da alleanze politiche interne , ma la motivazione addotta, e cioè la grande necessità, per la Russia, di giocare un ruolo ambivalente sulla scena mondiale, è evidentemente assurda. La posizione in favore dei Serbi da parte dei democratici russi, potrebbe avere due motivazioni: che entrambi costoro (i Serbi e i democratici russi) sono favorevoli ai vincitori delle elezioni, le forze comuniste e nazionaliste, oppure che la classe politica non vuole fare chiarezza nella situazione politica. Questa è la ragione per la quale noi vogliamo attirare l'attenzione dell'opinione pubblica verso alcune questioni che, come possiamo vedere dalle recenti pubblicazioni, sono omesse o, al massimo, sottovalutate. La situazione in Russia e nei paesi cosiddetti "esteri vicini" è talmente simile alla situazione nella Serbia e nell'ex-Yugoslavia da far riflettere. Serbi e Russi hanno esercitato lo stesso tipo di governo dei popoli della SFRY e della USSR in particolare. Anche se la Yugoslavia era vicina alla reale federazione dell'USSR, per esempio, il Presidium della Yugoslavia era presieduto, a turno, dalle rappresentanze di tutte le repubbliche della Yugoslavia, ma i corpi degli ufficiali superiori delle Forze Armate erano costituiti esclusivamente da Serbi. Appena i generali dell'Esercito Popolare di Yugoslavia hanno fatto il colpo di stato, nel 1991, hanno sciolto il Presidium della Yugoslavia ed hanno iniziato la guerra contro la Slovenia e la Croazia che aspiravano all'indipendenza. Alla base di queste azioni stava l'idea della Grande Serbia che era così espressa dal generale Mladic, in maniera laconicamente militaristica: "La Serbia è lì dove esistono chiese ortodosse Serbe". La stessa ideologia sta alla base della strategia dei nazionalisti russi che cercano continuamente di escludere i nuovi stati indipendenti della ex-USSR.La stessa ideologia sta alla base delle dichiarazioni diplomatiche riguardo al grande interesse che per la Russia riveste l'inglobamento di tutti i paesi "esteri vicini".

Noi dobbiamo divulgare i fatti in nome dei loro diritti. Noi dobbiamo avere il coraggio di ammettere che i territori della Bosnia e dell'Erzegovina non sono stati conquistati a seguito di uno scontro tra due eserciti, ma a seguito dell'aggressione di un esercito armato fino ai denti contro un paese indifeso (per l'esattezza il paese, non la "Comunità Musulmana", il paese che ha le rappresentanze di diverse nazionalità e religioni, inclusi i Serbi, nel proprio governo democraticamente eletto). Le Nazioni Unite hanno dichiarato un embargo sulla fornitura di armamenti alla Bosnia ed all'Erzegovina, ma è noto che i Serbi fanno un uso incontrollabile delle armi dell'Esercito Popolare di Yugoslavia che era uno degli eserciti più grandi d'Europa e non era inferiore al Bundeswehr. Anche i Bosniaci, in violazione all'embargo, si procurano delle armi, ma essi lo fanno per contrastare la superiorità schiacciante dei Serbi. Il mondo Musulmano non intende rimanere inerte a guardare il compiersi di questo genocidio le cui vittime sono, senza dubbi, principalmente musulmani. Le conseguenze possono essere incontrollabili, soprattutto nei Balcani.A Sarajevo, la città plurinazionale, in cui da secoli una moschea, una chiesa ortodossa ed una chiesa cattolica convivevano, non è in atto una guerra civile tra Croati, Serbi e Musulmani ma un'aggressione da parte dei Serbi e tra le cui vittime ci sono anche migliaia di Serbi bosniaci. Noi riteniamo opportuno attirare l'attenzione sull'essenza dell'ultimatum della NATO. Questo prevede la possibilità di bombardare da aerei le artiglierie dei Serbi che, posizionate intorno a Sarajevo, bombardano la città. Il risultato di questo cannoneggiamento ha fatto rabbrividire tutto il mondo: più di 60 persone uccise, centinaia di feriti - vecchi, donne - che stavano vendendo o comprando generi al mercato di Sarajevo.I cannoni non verrebbero spostati, prima del 21 febbraio, ad una distanza di 20 chilometri. Molte pubblicazioni e dichiarazioni tendono a far credere che la NATO ha dichiarato guerra al popolo serbo. La politica di Belgrado che ha instaurato il governo nazionalistico, ha coinvolto il popolo serbo in un confronto con tutto il popolo della ex-Yugoslavia. La negazione dei diritti umani, civili e politici degli Albanesi del Kossovo, l'apprensione armata contro la Slovenia e poi contro la Croazia e la Bosnia. Questa è una guerra rivolta soprattutto contro la popolazione disarmata, una guerra in cui si attua regolarmente la pulizia etnica, il genocidio e la deportazione.Senza dubbi, non si possono attribuire ai Serbi tutte le responsabilità. Soprattutto Musulmani e Croati sono molto coinvolti nella commissione degli stessi crimini. Coloro i quali hanno commesso crimini di guerra, indipendentemente dalla loro nazionalità, devono essere giudicati da una Corte Internazionale.Questo è un obiettivo del partito Radicale Transnazionale.

Ciò, comunque , non deve impedirci di distinguere l'enorme differenza che esiste tra l'aggressore e la vittima dell'aggressione. Dal primissimo inizio della guerra nel 1991 nessun colpo di fucile si sarebbe sentito sul territorio della Serbia o del Montenegro, mentre migliaia e migliaia di persone venivano uccise dalle forze militari Serbe in Croazia ed in Bosnia.Noi non possiamo accettare il fatto che le forze che le forze democratiche Russe, la stampa Russa e l'opinione pubblica Russa consapevolmente o inconsapevolmente si schierino dalla parte di coloro che, con la violenza armata, il genocidio ed i massacri di gente indifesa, precipitando verso l'utopia nazionalista e fascista.

Julia Kalinina, membro del Partito Radicale;

Nikolaj Khramov, membro del Consiglio Generale del Partito Radicale;

Andrea Tamburi, membro dell'Ufficio di Segreteria del Partito Radicale;

Mamuka Tsagareli, vice presidente del Consiglio Generale del Partito Radicale.