TESTO SCRITTO DA ANDREA TAMBURI
"Quotidiano Radicale", dicembre 1994
Qui Mosca.
In questi giorni in Russia ci sono già 10 gradi sotto zero. Mi è accaduto di starci a 18/20 gradi sotto: quando i respiri, appena usciti dalle labbra, ritornavano indietro gelati, e le parole sembravano fermarsi nell'aria. Ma nelle case della Russia fa caldo, non manca il petrolio, né il metano, né ogni altro combustibile: perciò, nelle strade cè freddo e tanto inquinamento. E' la versione moderna di soviet ed elettrificazione. La nostra sede si trova al centro di Mosca; è piuttosto grande, forse cento metri quadri (l'altra, che abbiamo tenuto per quasi due anni, misurava poco più di 30 metri quadri); ci sono due linee telefoniche e cinque persone che ci lavorano tutti i giorni. Hanno imparato a fare ogni cosa: attaccare i francobolli sulle lettere e incontrare il presidente del Parlamento russo. E' successo nel giugno del '92, quando abbiamo fatto una riunione degli iscritti russi - le adesioni erano giunte quasi a cinquemila - e il presidente del Parlamento Khasbulatov ha incontrato una delegazione guidata da Sergio Stanzani. Nell'aprile scorso, invece, abbiamo incontrato il Presidente della repubblica Moldava, Snegur. Gli abbiamo consegnato le firme raccolte sull'appello internazionale per l'abolizione della pena di morte. Nelle nuove costituzioni delle repubbliche ex sovietiche si sta discutendo se dovranno o no prevedere la pena capitale: noi siamo gli unici abolizionisti dichiarati. Il potere politico sa della nostra esistenza perché abbiamo partecipato ad alcune trasmissioni televisive: sanno che siamo nonviolenti e antimilitaristi, e che un nostro iscritto, il deputato Kalinin, ha presentato la proposta di legge per il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare. Non conosco molte persone che verrebbero a vivere a Mosca, sebbene a me non sembri di fare nulla di straordinario e sia venuto qui con il cuore leggero: finalmente avrei fatto qualcosa di veramente necessario alla politica, qualcosa che non fosse un mestiere qualunque. Io, un mestiere qualunque l'ho fatto fino a trent'anni, un'età nella quale di solito ci si sposa e si mette su famiglia. A me, invece, è successo tutto il contrario: ho incontrato i radicali (un'altra politica non mi avrebbe fatto cambiare vita) e nel giro di due anni ho smesso di fare il commerciante. Avevo una casa a Firenze e cinque anni fa l'ho venduta per venire a Roma a fare politica in un momento in cui il Partito radicale non aveva denaro. Mi sono sempre liberato delle cose, solo che prima lo facevo inconsapevolmente. Penso che siano come i piccoli affetti: legami che tolgono libertà e non permettono crescite. Solo i grandi amori rendono liberi.
In Russia ho trovato
alcune persone che mi dicono che sono il loro migliore amico: Nikolaj Khramov,
Mamuka Tsagareli, Sacha Kostrivskj. Compagni con i quali condivido il sogno
radicale e le giornate di dialogo, di fatica e di allegria. Per quasi tre anni,
hanno lavorato prendendo un rimborso di otto dollari al mese. Adesso, alcuni
di loro prendono centocinquanta dollari, altri ne prendono cento. L'intera baracca,
compresi i viaggi, la sede, i telefoni, le attività, costano circa 15 milioni
al mese: di questi, solo un milione e mezzo va in rimborsi alle persone.L'amicizia
in Russia è una merce molto rara. Nella nostra società conosciamo la competizione
- e cioè l'abitudine ad aumentare il proprio valore abbassando quello degli
altri - in Russia esiste l'abitudine alla menzogna e alla delazione, destinata
alla pura e semplice denigrazione del proprio vicino. Senza competitività, con
disperazione. E' l'effetto del totalitarismo comunista su un popolo sognatore,
insieme e contraddittoriamente individualista e religioso. Di una religiosità
anch'essa mistica e sognatrice, profondamente violentata dalla pretesa di essere
tutti uguali per decreto di Stato. Credo che sia per queste ragioni che il sogno
radicale entra nel gelo della Russia: perché esso richiama alla forza della
singola persona; alla libertà di esprimere la propria diversità: a quelle cose
bellissime che scriveva Vladimir Bukowski ne - Il vento va e poi ritorna. D'altro
canto, è per questa esigenza di "sogno", che in Russia circola molta
droga di pessima qualità, e insieme a questa lAIDS. La nostra proposta
antiproibizionista trova da loro le stesse resistenze che in Italia: una miscellanea
pericolosa di moralismo e inefficienza le cui conseguenze sono tanto più terribili
quando più è scarsa l'informazione e l'opposizione. Noi possiamo batterci molto.