LA RIFORMA
ELETTORALE MAGGIORITARIA O LA CATASTROFE DI WEIMAR? Nezavisimaja Gazeta, Mosca,
28 dicembre 1998 - Articolo di Nikolaj Khramov La Russia è un bancarottiere.
La sua bancarotta è evidente, non la possono camuffare le frasi pietose
e presuntuose - nessuno all'Occidente, dice, oserebbe mettere i suoi beni
sotto sequestro. I fatti parlano chiaro: il tentativo di sfamare con cinque
pani e due pesciolini cinque mila credenti nello Stato onnipotente e onnipresente
è clamorosamente fallito. E' sulla bocca di tutti, ormai
è diventato un genere di rito di sciamano - invocare un governo che non
diventi il subordinato di svariati lobby all'interno della Duma, ma rappresenti
la squadra unita di persone che professano le stesse idee e sono pronte
ad affrontare la crisi. Il sistema proporzionale nacque
nei paesi dell'Europa continentale alla fine dell'Ottocento, quando i
partiti socialdemocratici di massa, i partiti degli operai - rivendico'
la sua partecipazione al governo e al potere. Con il sistema proporzionale
gli elettori non votano per le persone concrete, ma per le liste dei partiti,
compilati dagli anonimi funzionari nelle loro segreterie. Uno volta sui
banchi del Parlamento, i deputati "della lista" si preoccupano di tante
cose tranne gli interessi dei "loro" elettori. E' chiaro - dipendono in
tutto dall'apparato del loro partito giacché sarà l'apparato a decidere
la loro sorte alle prossime elezioni. Si sa bene cosa vuol dire "la
votazione solidale" alla Duma: il capo del gruppo parlamentare che toglie
ai deputati e chiude nella sua cassaforte le loro tessere per il voto;
la votazione quando i deputati non fanno altro che eseguire i comandi
del "capo" che gli sta davanti; tre o quattro deputati "di turno" per
ogni gruppo che corrono a perdifiato per la sala e spingono i bottoni
per i loro colleghi assenti alla seduta. Il governo che con il sistema
proporzionale partitocratico inevitabilmente è un governo di compromesso
raggiunto da qualche parte, ma sicuramente non nella sala delle sedute
del parlamento, ed è stabile solo fino a quando non agisce contro gli
interessi di un partito o di un partitucolo. Certo, in questo caso delle
riforme decisive non si parla nemmeno. A prima vista il nostro sistema
elettorale può sembrare una felice combinazione del sistema maggioritario
e di quello proporzionale. In realtà abbiamo a che fare con un mostruoso
bastardo il quale non garantisce né "la giusta rappresentanza proporzionale",
per la quale si preoccupano gli autori dell'interpellanza alla Corte Costituzionale
recentemente respinta, né la possibilità di formare un governo effettivo.
La Russia ha bisogno della
riforma radicale del sistema dei partiti con la modifica della legislazione
elettorale nel senso maggioritario. Invece dell'attuale ventaglio dei
partiti russi, aggressivi e impotenti in eguale misura, si affermeranno
due o al massimo tre partiti completamente diversi, i partiti nel senso
americano che sono soltanto un meccanismo per organizzare la volontà politica
dei cittadini durante le elezioni. Oggi viviamo aspettando la
fine. Ma proprio il presentimento della catastrofe deve finalmente risuscitare
la volontà politica di tutti quelli che vorrebbero salvare la democrazia
in Russia. Fino alle prossime elezioni c'è tempo. Non c'è nessuna speranza
che il parlamento partitocratico voglia modificare la legislazione elettorale.
Dunque, devono alzare la voce i cittadini della Russia - al referendum
nazionale. Il presidente può e deve indire tale referendum. Se, invece,
non può o non vuole farlo, allora all'organizzazione del referendum e
alla raccolta dei necessari due milioni di firme devono pensare le forze
politiche che non sono indifferenti verso il destino della democrazia
russa, delle riforme liberali, del destino dell'intero paese. |