IL RADICALE UCCISO RAPINA NON INCIDENTE

di Paola Catani - La Nazione 3 maggio 1994

Vittima di una aggressione, di un violento pestaggio, forse a scopo di rapina, e non di un incidente stradale in una via del centro di Mosca, come hanno sostenuto le autorità russe. Un mistero quello della morte di Andrea Tamburi, quarantaseienne coordinatore delle attività del Partito Radicale per l'Est europeo, deceduto all'ospedale "Skifasovski" della capitale russa lo scorso 27 febbraio. Su questo mistero da ieri ha deciso da far luce ufficialmente la Procura della Repubblica fiorentina. In base ai risultati dell'autopsia sul cadavere di Tamburi, eseguita all'Istituto di Medicina legale di Firenze, il sostituto procuratore Bruno Maresca ha deciso di iscrivere a ruolo un'inchiesta, indicando l'omicidio preterintenzionale come ipotesi di reato. L'esame autoptico ha infatti escluso che le lesioni sul corpo del radicale "emigrato" in Russia da oltre due anni per conto del partito siano compatibili con quelle provocate da un incidente stradale. Molto più probabile, invece, per i medici legali, l'ipotesi del pestaggio.

I primi a sollevare dubbi sulla morte di Tamburi erano stati proprio i suoi compagni di partito. Nessuno di loro credeva alla versione ufficiale fornita da mosca sulla dinamica dell'incidente e cioè che Tamburi era stato travolto da un'auto, facendo un volo di 12 metri, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, nel centro della capitale russa, per poi morire in ospedale tre giorni dopo. I radicali avevano sollevato obiezioni anche sulle cure prestate al loro compagno nell'ospedale moscovita, dove Tamburi non fu sottoposto ad alcun tipo di intervento. Sospetto anche il fatto che, pur avendo addosso il passaporto, nessuno avvertì le autorità italiane del ricovero del militante politico nell'ospedale (la segnalazione fu fatta solo dopo la morte). Non solo: agli amici dell'esponente radicale, che, preoccupati per la sua scomparsa, lo avevano cercato anche allo Skifasovski", era stata addirittura negata la sua presenza nel nosocomio. Così il Partito radicale, di cui Tamburi era consigliere federale da anni e membro della segreteria, aveva convinto la madre, Fatma Giovannelli, a chiedere e ottenere dalla magistratura l'autorizzazione l'autorizzazione all'autopsia in Italia. Dai primi esami compiuti all'Istituto di Medicina legale, la morte era stata imputata a una broncopolmonite causata da lesioni encefalitiche provocate da una caduta. Ma i traumi rilevati sui cadaveri non risultavano compatibili con un investimento stradale. I dubbi si legavano alle lesioni riscontrate all'altezza delle ginocchia: troppo lievi per un presunto volo di 12 metri. E anche i vestiti indossati da tamburi erano troppo puliti e in buone condizioni. Per questo il sostituto Maresca aveva avviato alcune indagini preliminari ascoltando amici e compagni di Tamburi, italiani e moscoviti, alcuni dei quali avevano avanzato anche un movente politico, alcuni dei quali avevano avanzato anche un movente politico per spiegare il decesso.

Ma l'ipotesi più probabile, come dichiara Vincenzo Donvito, responsabile dei radicali toscani e amico di Andrea Tamburi, è che si sia trattato di una rapina. "Tamburi - spiega Donvito - aveva ricevuto pochi giorni prima di morire circa tremila dollari. Nella sua casa ne sono stati ritrovati solo un migliaio: non credo che possa aver speso tutti gli altri in così poco tempo".