PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
18.10.00 | Il Foglio| | ANTONIO RUSSO
 

Radio radicale ha offerto agli ascoltatori un numero di telefono per partecipare del dolore per la morte di Antonio Russo. Io non posso chiamare, e unisco da qui la mia voce. Sono molto addolorato, come lo si è per una morte lontana e solitaria, guada-gnata volendo stare nel posto giusto. Le corrispondenze di Russo dal Caucaso suonavano qui quasi grottesche, con quella puntigliosa e minuziosa ricostruzione quotidiana tanti morti, tanti feriti, tanti scomparsi, tanti profughi - in un silenzio generale non spezzato neanche dalle catastrofi a grandi numeri. Non conoscevo Russo. L'avevo sentito, in una pausa della mia assenza, e mi aveva chiesto consigli e notizie per il suo nuovo viaggio. Non avevo potuto dargliene molte, perché la Cecenia che io conoscevo era pressoché cancellata, e le persone morte o disperse o imprigionate. E' morto, Russo, nel momento in cui l'Onu decide fino a che punto prestarsi all'infamia del potere russo contro i radicali, accusati d'essere complici del terrorismo ceceno. Fra i pochissimi ad avere difeso un onore italiano di fronte alla vergogna della violenza russa contro quel piccolo popolo odiatissimo e strenuo, i radicali ne hanno ricevuto in cam-bio una disattenzione casuale o discesa da una misera ragion di stato, appena rotta qua e là, da ultimo in parlamento per iniziativa di Marco Boato. Esito a dirlo, ma nella tristezza con cui penso alla morte - chissà, abbandonata, spaventata, infreddolita, tradita - di Russo sulle montagne del Caucaso, c'è anche un po' di invidia. Un buon posto per morire, ammesso che ce ne sia uno.


LITTLE MAIL
di Adriano Sofri
18.10.00 | Il Foglio| | ANTONIO RUSSO

Radio Radicale has offered a telephone number to listeners to participate some pain for the death of Anthony Russo. I personally cannot call, and I unite from my cell my voice. I am very sorry, as one can be for a distant and solitary death. Mr. Russo's correspondences sounded grotesque with his daily reconstruction of so many corpses, so many wounded, so many disappeared, so many fugitive - in a general silence unbroken even by the catastrophes of great proportions. I didn't know Antonio Russo. I talked to him and he asked me suggestions and news for his new trip. I was not be able to give him a lot of, because the Chechnya that I knew was nearly destroyed and the people I know dead, disappeared or imprisoned. Antonio Russo died in the moment in which the U.N. decides up to what point to allow infamies of the Russian power against the radicals, accused of being accomplices of the Chechen terrorism. Among the few that have defended an Italian honor vis a vis the Russian violence against the small and very hated people of Checnya, the radicals have received a casual carelessness in return, dictated by a miserable raison d'etat, hardly broken here and there, recently in Parliament under the initiative of Marco Boato. I hesitate to say it, but in the sadness with which I think about death, an abandoned, frightened, frozen and betrayed death of Antonio Russo on the mountains of the Caucasus, I also have some envy. A good place to die, if there can be one.