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Cronologia   del Partito Radicale - 1970

GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO

LUGLIO
Italia Dimissioni di Rumor e incarico a Colombo.
LUGLIO
Italia Divorzio, Media
LUGLIO
Italia: Roma Divorzio
LUGLIO
Italia: Roma Divorzio, Lid
AGOSTO
Italia: Roma Divorzio, digiuno
AGOSTO
Italia: Roma Divorzio, LID
SETTEMBRE
Italia: Roma Media, Raitv
SETTEMBRE
Italia: Roma Divorzio, digiuno
SETTEMBRE
Italia: Roma Anticlericalismo
OTTOBRE
Italia: Roma Divorzio, LID
OTTOBRE
Italia: Roma Divorzio, LID
OTTOBRE
Italia: Milano Divorzio, digiuno
OTTOBRE
Italia Unificazione di PSI e PSDI nel PSU (partito socialista unitario).
NOVEMBRE
Italia: Napoli VIII Congresso PR
NOVEMBRE
Italia Media, ordini professionali
NOVEMBRE
Italia: Roma Divorzio, LID
NOVEMBRE
Italia: Roma Direzione nazionale
NOVEMBRE
DICEMBRE
Italia Divorzio, legge
DICEMBRE
Germania Occ. Governo di grande coalizione tra democristiani e socialdemocratici guidati da W.Brandt
DICEMBRE
Bolivia Guerriglia contro la dittatura condotta da "Che" Guevara.
DICEMBRE
Italia: Roma Divorzio, iniziativa giudiziaria
DICEMBRE
Italia: Roma Repressione sessuale
DOCUMENTI
L’azione della LID ad agosto
MURRI E IL DIVORZIO di M.Pannella - ottobre 70
DIFENDERE LA VITTORIA DIVORZISTA - M.P. - dicembre 70
I radicali, "Lotta continua", la libertà di stampa - NR dicembre 70

LEGENDA TITOLI

rosso = transnazionale - blu = specifico nazionale -  verde grigio = congressi o riunioni del PR


LUGLIO – Italia – Divorzio, Media

"Intanto un velo di silenzio era calato sul divorzio, evidentemente per ordini venuti dall'alto, cui s'adeguavano rigidamente tutti i giornali "politici" e "d'informazione", dell'"Unità" al "Popolo", del "Corriere" al "Messaggero" alla "Stampa".
Giungemmo fino ad occupare la sede di via del Babuino della RAI-TV, con successo. Ne seguirono diversi incontri al vertice con l'amministratore delegato Luciano Paolicchi, con il direttore generale Ettore Bernabei, gli on. Fortuna e Baslini."

6 LUGLIO - Italia: Roma – Divorzio

Con le dimissioni di Rumor la crisi governativa fu effettivamente aperta, come da tempo aveva avvertito Pannella. "Nello stesso giorno l'esponente della Direzione radicale, Marco Pannella, commentando le improvvise dimissioni del governo, dichiarò che - una fredda, folle determinazione - sembrava aver riunito - coloro che esigevano comunque una soddisfazione antisocialista - a coloro che, a pochi giorni dal voto sul divorzio al Senato, potevano - offrire al Vaticano una ragionevole speranza di affossamento - di tale riforma laica." …"in quanto al PSI, oltre che alle masse popolari ed alla nuova sinistra extraparlamentare, incombeva - una responsabilità centrale - per tutta la sinistra italiana."

10 LUGLIO - Italia: Roma – Divorzio, Lid

A crisi di governo aperta, con unanimi previsioni di una sua prosecuzione fino ad agosto, a Piazza Navona in una pubblica manifestazione: l'on. Coccia del PCI, l'on. Luzzato del PSIUP, l'on. Zagari del PSI, il prof. Ungari del PRI, l'on. Baslini anche per il PLI, ribadirono, su richiesta della Lega, "divorzio prima delle ferie"…

9 AGOSTO - Italia: Roma – Divorzio, digiuno

"Eccoci dunque ad agosto. Situazione: divorzio scomparso, malgrado i tentativi della Lega di far passare almeno qualche cenno sul problema sulla stampa; partiti unanimemente silenziosi; voce corrente: se ne riparla, forse, in autunno; probabilmente è liquidato. In questa situazione, la Segreteria Nazionale della LID prendeva l'iniziativa del "digiuno pubblico": eccezionale e grave, per chi sa di che si tratta e cosa coinvolge. L'intenzione professata era quella di schierarsi a fianco dei senatori laici, in previsione dell’ostruzionismo estivo della DC. In realtà li si sollecitava a mantenere gli impegni. Se li mantenevano, la manifestazione si sarebbe risolta in un appoggio esterno clamoroso a loro e di risposta al fronte clericale. Se li tradivano, sapevano che eravamo lì per impedirlo o denunciarlo. Così il 9 agosto abbiamo iniziato. I contatti si rivelavano subito difficili ma proficui. Le reazioni popolari e della stampa ottime: d'un tratto, il solo argomento politico - oltre la crisi - ridiventava il divorzio."

27 AGOSTO - Italia: Roma - Divorzio, LID

Convegno Nazionale della LID. "La presidenza, la segreteria e il comitato direttivo della LID si sono riuniti per esaminare la situazione relativa alla approvazione della legge Fortuna- Spagnoli-Basso- Basilini. Hanno rivolto un appello ai "fuori-legge del matrimonio", e ai laici autentici perchè prendano contatti con i Parlamentari e con le forze laiche. Hanno inoltre annunciato la realizzazione di una manifestazione nazionale a Roma e in molte città d'Italia."

SETTEMBRE - Italia: Roma – Media, Raitv

"… i divorzisti della Lid riuscirono a imporre alla Rai-Tv, dopo un braccio di ferro, cinque dibattiti sul divorzio di notevole durata con l'accesso di personalità anche extraparlamentari. "

2 SETTEMBRE - Italia: Roma - Divorzio, digiuno

Una conferenza stampa nella Corsia Agonale di Piazza Navona, tenuta dal Segretario Nazionale della LID, Marco Pannella, a nome e per incarico dei partecipanti al digiuno, annuncia la conclusione dopo 24 giorni, dell’azione nonviolenta tenuta dallo stesso ed altri militanti radicali a Roma e Bari, grazie al conseguimento di alcuni degli obbiettivi, tra i quali: fissazione della data del 9 ottobre per il voto sul progetto di divorzio, serietà dell’impegno preso dalle forze politiche, e "fatto forse più importante di tutti i precedenti, per la prima volta dalla sua costituzione, la LID ha potuto usufruire di una quotidiana, diretta, vastissima comunicazione con le masse laiche e democratiche del paese, grazie all'attenzione che la stampa ha dedicato alla nostra manifestazione ed alle nostre richieste e analisi della situazione".

20 SETTEMBRE - Italia: Roma – Anticlericalismo

Manifestazione anticlericale a Piazza Navona nel centesimo anniversario della fine del potere temporale della Chiesa Cattolica (il 20 settembre 1870 le truppe del Regno d'Italia entrarono in Roma liberando l'ultimo territorio degli Stati pontifici). Partecipano anche Loris Fortuna, Riccardo Lombardi, Umberto Terracini, Marco Pannella, Mario Berutti, Mauro Mellini e Antonio Baslini. Vengono illustrati i motivi dell'opposizione al clericalismo, e cioè alla pretesa dello stesso schieramento di potere di "governare e sfruttare ancora famiglia, scuola, assistenza, coscienze individuali e leggi dello Stato e di vivere al centro di una colossale rete di privilegi e di interessi politici e finanziari".

7 OTTOBRE - Italia: Roma - Divorzio, LID

Mauro Mellini e Marco Pannella annunciarono "... le loro dimissioni, rispettivamente da presidente e segretario della LID, affermando che la battaglia per il divorzio era ormai conclusa nella sua fase di massa e che la parola era quindi passata alla classe politica e al Parlamento. Non appartenendo dunque essi né all'uno né all'altro, venivano perciò a mancare le condizioni obiettive che li avevano portati ad esercitare un’attività di iniziativa per la LID, con altri amici della presidenza e della segreteria nazionale."
Scriverà Pannella in proposito: "Se queste dimissioni sono state tempestive ed utili, lascio con fiducia giudicarlo ad altri; ma mi pare chiaro che le cronache dei giorni scorsi apparse sui quotidiani sono unanimi nel situare solo a dopo l'annuncio delle nostre dimissioni le iniziative dei vertici ‘laici’ per garantirsi che fosse a quel punto salvato il salvabile: cioè il rinvio alla Camera (della legge sul divorzio - ndr)."

 

9 OTTOBRE - Italia: Roma - Divorzio, LID

Nonostante nuovi ostacoli alla legge per il divorzio, il Senato approva il progetto, ma con alcuni emendamenti restrittivi che lo rimandano alla Camera per l’approvazione definitiva. Infatti nell'immediata vigilia delle votazioni il Presidente del Senato, il DC Giovanni Leone, aveva promosso degli incontri fra gruppi parlamentari divorzisti e antidivorzisti che portavano all'approvazione di emendamenti di compromesso peggiorativi, contrattati con il "fronte laico". Nota di Marco Pannella: Murri e il divorzio.

20 OTTOBRE - Italia: Milano – Divorzio, digiuno

Azione nonviolenta dei militanti della LID milanese contro - l’ostruzionismo dei clericali e reazionari - che impedisce alla Camera l'approvazione della legge sul divorzio, già votata al Senato.

1/2/3 NOVEMBRE - Italia: Napoli - VIII Congresso PR

"L'VIII Congresso del Partito radicale si aprì il 1 novembre a Napoli alla presenza di circa 80 delegati [ sic!] e di rappresentanti dei movimenti laici che identificavano la loro politica con quella del PR: Il segretario nazionale Bandinelli dichiarò, parlando sul tema "Il divorzio e le iniziative laiche e libertarie per il 1971", che nel momento in cui la battaglia per il divorzio giungeva al suo termine, la battaglia per l'abrogazione del Concordato contava già sull'appoggio di settanta parlamentari e di 23 mila cittadini che avevano sottoscritto la richiesta di abrogazione dei Patti lateranensi.
Nella mattinata del 2 fu proposto che l'iniziativa della raccolta delle 500 mila firme per il referendum abrogativo venisse condotta dalla LID in collaborazione con i sindacati sui luoghi di lavoro, mentre nel pomeriggio una commissione presieduta da Mauro Mellini, presidente della LID, esaminò il problema dell'abrogazione dei Patti lateranensi. Infine la discussione s’incentrò il giorno successivo sulla revisione del Concordato e sulla liberazione della donna, ancora oggetto di condizionamenti inaccettabili."

"A poco meno di un mese dal voto decisivo in Parlamento sul divorzio, il congresso di Napoli del novembre presenta due volti diversi e contraddittori. Da una parte è il congresso del partito che più di ogni altro aveva lottato per questa grande riforma civile, di un partito minoritario ma sostanzialmente vincente su un obiettivo di portata generale; dall'altra, nell'esiguità dei suoi partecipanti, mostra quanto scarso fosse ancora il seguito e la stessa militanza radicale.
Tuttavia il Congresso indica obiettivi nuovi, che negli anni ed anzi nei mesi successivi sarebbero esplosi e si sarebbero imposti alle forze politiche e all'opinione pubblica: la "liberazione" della donna e la "legalizzazione" dell'aborto. Partecipa al congresso, come movimento federato al partito, il Movimento di liberazione della donna che aveva posto all'attenzione, in nuovo modo e sconvolgente, il tema del femminismo, fin dal suo primo congresso del gennaio precedente.
" CRBap119

Vengono predisposte varie iniziative antimilitariste.

Mozione approvata


Organi eletti

Segretario: Roberto Cicciomessere
Tesoriere: Marco Pannella
Direzione nazionale: Bartoletti, Sabatini, Pannella, Spadaccia, Mellini, Bandinelli, Sircana, Rendi, Cancellieri, Lancini, Pesci, Corsale, Spaccialbelli, Turone, Landi, Teodori, Pergamento, Dessy, Spadaccia.
Il nuovo segretario nazionale Cicciomessere propose quindi i nomi della nuova giunta esecutiva, che fu ratificata infatti dal Congresso: Bandinelli, Mellini, Spadaccia, Sabatini, Pesci, Cancellieri, Rendi.

NOVEMBRE – Italia – Media, ordini professionali

"… per alcuni mesi, Marco Pannella assunse la direzione responsabile del periodico - Lotta continua, organo di stampa del movimento omonimo costituitosi a Torino nel novembre del 1960. Pannella assunse questo incarico pur non condividendo la linea del movimento, unicamente per garantire l'uscita del giornale. Infatti, per la legge del 3 febbraio 1963, che istituisce l'Ordine dei giornalisti, il direttore e il vicedirettore di un giornale devono essere iscritti all'albo dei giornalisti. Nel caso di giornali portavoce di partito o di movimenti politici, qual è - Lotta continua, sarebbe stato sufficiente che la carica di vicedirettore fosse assunta da un iscritto all'albo dei pubblicisti, ma fra i redattori di Lotta continua non vi erano iscritti agli albi professionali, e dunque l'incarico dovette essere affidato ad esterni al movimento (fra i direttori del giornale, oltre a Pannella, figurò Pier Paolo Pasolini). Pannella, che fu denunciato e incriminato per i reati a mezzo stampa ravvisati nel giornale, assunse la direzione, come fecero altri militanti radicali, di numerose pubblicazioni che si trovavano nelle condizioni di Lotta continua. Il partito radicale si era già da tempo dichiarato contro la legge sull'Ordine dei giornalisti, auspicandone l'abrogazione."
Nella direzione nazionale del 29.11 "Pannella fornisce dati informativi sulla sua recente decisione di consentire a che "Lotta Continua" esca col suo nome come direttore responsabile. Pannella ricorda che da molte parti, anche in sede parlamentare, gli vengono mosse osservazioni e critiche per aver accettato di figurare come responsabile del periodico che è indubbiamente lontano dalle posizioni radicali. Di per se la cosa non sarebbe grave, semmai saranno i compagni di "Lotta Continua" ad avere dei problemi per questa situazione.
Ad un eventuale processo, comunque, la differenza di posizioni tra il radicale Pannella ed il gruppo di Lotta Continua verrebbe immediatamente fuori. Vi è però il pericolo che si possa approfittare di questa situazione per imbastire un processo contro Pannella, che potrebbe essere pericoloso … "

I radicali, "Lotta continua", la libertà di stampa

13 NOVEMBRE - Italia: Roma - Divorzio, LID

In una conferenza stampa della presidenza e della segreteria nazionale della lega, Marco Pannella e Mauro Mellini, dichiarano: "… che gravi informazioni fanno presumere che l'approvazione della legge Fortuna corra seri pericoli a causa di operazioni procedurali chiaramente ostruzionistiche tendenti a ripetere la situazione verificatasi lo scorso 1 ottobre. In seguito alla denuncia più volte compiuta dalla LID di questi atteggiamenti, può facilmente constatarsi che solo ad essa compete il compito di assecondare e di garantire il fronte parlamentare laico con un'azione chiara nel Paese. In conseguenza di ciò, già 14 esponenti della LID hanno deciso di iniziare domani un pubblico digiuno per richiedere l'immediato voto del progetto di legge Fortuna. Inoltre Pannella ha dichiarato che, ove la CEI si pronunci pubblicamente sul merito della legge Fortuna, si prenderebbe atto della violazione da parte sua di precise norme concordatarie e se ne denuncerebbero le responsabilità alla magistratura. L'avv. Mellini ha fatto notare la pericolosità complessiva del comportamento del mondo clericale e vaticano rilevando che i tribunali ecclesiastici hanno visto aumentare in maniera vertiginosa il numero di sentenze di nullità dei matrimonio allo scopo di mantenere il monopolio in materia di scioglimento di matrimonio."

29 NOVEMBRE - Italia: Roma – direzione nazionale

Sono presenti: Bandinelli, Cicciomessere, G. Spadaccia, Gf. Spadaccia, Sircana, Landi, Bartoletti, Corsale, A. Rendi, Dessy, Cancellieri, Del Gatto, Sabatini, Pesci, Mellini.
Assenti: D. Turone, Lencini, Pergameno, Teodori, Spaccialbelli.
"Si apre con una schermaglia sull'o.d.g. dei lavori: Pannella lo contesta, vuole riportare l'attenzione sulla questione dello "stato del partito". Ritiene che la notizia della vittoria sulla battaglia per il divorzio, dunque del voto della Camera, debba essere dato da un numero di "Notizie Radicali" a 150.000 copie, che darà anche informazione sul congresso del partito.
Si passa poi all'esame della situazione del partito, con una relazione di Marco Pannella, il quale sostiene che si debba ormai pensare ad una gestione del partito per settori ("dicasteri"): rapporti con i gruppi esteri, Concordato, M.L.D., ecc. Occorrerà poi tener presenti i casi di consistenti gruppi liberali, repubblicani, ecc., che si avvicinano, in varie città, al partito radicale. Bandinelli ricorda che esiste anche il problema della giustizia, l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ecc., il convegno su Scuola e Concordato dell' ALRI." CRBap5085

Pannella respinge la proposta di alcuni per una definizione generale, di "prospettiva" del ruolo del PR. "Il partito radicale, egli dice, è il primo consapevole esperimento in cui si sono unite, nella battaglia politica concreta, persone che possono avere visioni del mondo anche opposte. Attraverso impostazioni a carattere sistematico, in realtà si dialoga, non ci si unisce. Non è proponendosi delle "visioni del mondo" che si lavora organizzativamente assieme. Indubbiamente questo tipo di organizzazione e di lotta comune che cerchiamo di portare avanti, come ogni cosa viva è difficile: la battaglia per il concordato può ad esempio, significare due cose. Può essere veicolo di proposte politiche diverse: c'è oggettivamente, in ogni creazione viva, un margine di ambiguità. Quello che a noi deve interessare è trovarsi anno per anno con persone che siano d'accordo con determinate e specifiche battaglie: questo, in definitiva e per quanto concerne questa discussione che si fa in direzione, è il metodo previsto dallo statuto: non dimentichiamo che solo le iniziative politiche votate con maggioranza qualificata ai congressi, sono vincolanti per tutto il partito."
Pannella dopo "… un breve panorama dei rapporti da lui intrattenuti come radicale con forze politiche o singoli esponenti della sinistra tradizionale, avverte, in conclusione, che non ci sono molti illusioni da farsi, perché i rapporti con questa o quella forza, con questo o quell'esponente, mutano e variano con estrema labilità. Il nostro modo di condurre questi rapporti deve essere quello di mantenere sempre la massima fedeltà ai nostri temi ed alle nostre posizioni. Non esclude che in futuro, anche non lontano, possano riaprirsi anche possibilità di confronto con il PCI."

Vengono infine proposte varie iniziative su: RaiTV, obiezione di coscienza, pubblicazioni di libri (sull’antimilitarismo e un – Libro bianco sulla Sardegna e le basi militari) e riviste; nonché collaborazioni con l’MLD, "Magistratura Democratica" per un referendum contro i reati d’opinione come il vilipendio e altri.

30 NOVEMBRE/1 DICEMBRE – Italia – Divorzio, legge

Definitivamente approvata la legge istitutiva del divorzio (I risultati della votazione notturna furono: maggioranza 305, favorevoli 325, contrari 283. Considerando i presenti dei vari partiti, gli antidivorzisti avrebbero dovuto ottenere 288 voti.)
Conclusione vittoriosa di una lunga campagna condotta dal partito radicale e dalla LID per ben cinque anni. Su Notizie Radicali, Marco Pannella saluta il successo e prefigura le nuove prove da affrontare per difendere la legge.
Difendere la vittoria divorzista

3 DICEMBRE - Italia: Roma – divorzio, iniziativa giudiziaria

Assieme all’Associazione per la libertà religiosa in Italia (ALRI), a LID, Sinistra liberale e Federazione Giovanile Repubblicana … "Una delegazione del Partito radicale presenta alla Procura generale della Repubblica un esposto contro la CEI ed i vescovi in essa consociati per l'intervento sulla questione del divorzio. In un suo comunicato la LID afferma che nella denuncia si sottolineava la palese violazione dell'art. 43 del Concordato, comma secondo (che faceva divieto agli ecclesiastici non solo d'iscriversi ma anche di militare a favore di qualsiasi partito politico) e anche dell'art. 327 del C.P. (in quanto si incitava al disprezzo delle istituzioni parlamentari)."
La denuncia provoca accese reazioni dal "fronte laico"… "Si torna a parlare di "vieto anticlericalismo", di "leghisti intransigenti", di "anticlericalismo imbecille". Ci si ammonisce che il Partito comunista (come quello liberale) non si farà trascinare in una guerra di religione. Il burocrate di turno, in vena di diffamazione e di calunnia, è giunto a parlare di ‘‘anticlericali pagati dai padroni." Ma tali reazioni nascondono "… l'obiettivo reale" che è "quello di dissociarsi da una iniziativa come quella del referendum abrogativo del Concordato".

5/6 – DICEMBRE - Italia: Roma – Repressione sessuale

Riunione alla sede radicale con gruppi reichiani. "Vi hanno partecipato in particolare gli psicanalisti di Napoli, Navarro e Salmoni, i quali hanno presentato la teoria sessuo-economica di Reich. Vi hanno aderito gruppi reichiani di Pisa e Firenze, vi ha partecipato Luigi De Marchi. Dopo un ampio dibattito che ha toccato i vari aspetti della politica sessuale in una strategia rivoluzionaria dell'apporto eversivo della psicanalisi, quale strumento conoscitivo dell'individuo, si è convenuto di costituire un gruppo promotore per un movimento reichiano a Roma."


L’azione della LID ad agosto

Il Divorzista n.27 – settembre 70

"… Le reazioni popolari e della stampa ottime: d'un tratto, il solo argomento politico - oltre la crisi - ridiventava il divorzio. L'11 potevamo annunciare che tutti i partiti laici avevano confermato gli impegni, e la stampa - con le sue possibilità di verifica - annunciava il voto come probabile per il 20 agosto. Il 12 il segretario del PSI on. Mancini, nel suo intervento alla Camera, teneva solennemente e recisamente ad annunciare che il PSI avrebbe sul divorzio mantenuto tutti i suoi impegni: "come dimostrerà" aggiungeva "nei prossimi giorni, pur nella sua necessaria autonomia, il gruppo dei senatori socialisti". Ma anche lui, con noi, s'ebbe la beffa, ad opera dei suoi compagni d'ispirazione demartiniana, che evidentemente controllano ancora il PSI, il gruppo senatoriale, il quotidiano del partito, e sottocorrenti come quella bertoldiana (il socialista Manca, infatti, già da qualche giorno aveva lanciato un siluro pubblico contro Fortuna ed il divorzio). In quei giorni il comportamento del repubblicano Cifarelii fu, nei corridoi, nei colloqui con altri gruppi, nei suoi rapporti con la LID, nelle dichiarazioni ai giornalisti, l'alfiere ed il "marine" dei democristiani di complemento. I socialdemocratici, così coperti, si limitarono ad adeguarsi a questo corso delle cose.

L'improvviso e oscuro voltafaccia del 13 agosto

I comunisti furono pieni di "prudenza" e di "saggezza", e di non celato fastidio ed ostilità nei confronti della nostra azione. Solo i gruppi laici minori, in particolare e fino in fondo i liberali con il sen. Veronesi, ed anche il sen. Parri cercarono di mantenere gli impegni.

Così la manifestazione continuò, per alcuni giorni, soprattutto polemica, verso i laici che avevano accettato il compromesso del 9 ottobre. Vero è che sostennero, ed avevano ragione, che questo era già da considerarsi nostro un successo: l'avere finalmente una data terminale, rispetto al semplice rinvio in autunno, che sicuramente era stato concordato e previsto in alta sede governativa e con i comunisti.

Ogni giorno, dalla roulotte installata davanti al Senato, o dalla sede della LID, partivano comunicati, si prendevano altre iniziative di comizi, dibattiti, di "azioni" in altre zone della città. Così abbiamo avuto il primo, vero successo sulla stampa quotidiana di tutti questi anni. I maggiori giornali hanno dedicato spazio, quasi ogni giorno, alle dichiarazioni degli esponenti della LID; spesso si sono avuti servizi ampissimi e favorevoli. Unica eccezione, la stampa romana; più o meno esplicitamente, con più o meno eccezioni o prudenza, "Il Tempo", "Il Messaggero", "Paese-Sera", "L'Unità" (anche "L'Avanti!", finché una manifestazione in cui l'abbiamo accusato di tradire non solo una grande battaglia socialista, ma anche l'impegno e la volontà della segreteria del partito e dei più popolari suoi parlamentari, come Fortuna, non lo ha riportato sulla retta via) hanno tenuto una linea comune. Non si doveva far conoscere alla cittadinanza romana, che era subito accorsa numerosa a solidarizzare con i militanti divorzisti ed a firmare contro il Concordato (in totale almeno 15.000 adesioni), il proseguimento della lotta. Bisognava stendere una cintura di silenzio fra LID e masse popolari. Un motivo certo determinante è che a Roma parlare di divorzisti significa parlare anche di radicali e c'è sempre il rischio, accreditando la loro azione, di vedere qualche altro sindaco, come Petrucci in galera, qualche altro monsignore sotto inchiesta, qualche altra vergognosa realtà politica fatta di compromessi e di tradimenti laici da parte della sinistra tradizionale venir fuori a galla.

La LID chiedeva due garanzie ai partiti laici, per riconsiderare la linea "dura" stabilita: niente emendamenti, che avrebbero comportato rinvii alla Camera dei Deputati e altri ostruzionismi e crisi; consolidamento della data del 9 ottobre, anche in caso di crisi, impegnandosi quindi a votare davvero come s'affermava "comunque" senza ulteriori rinvii.

Per oltre una settimana, malgrado il digiuno e la pubblicità della stampa, nessuna risposta pervenne alla LID. Fatto già di per sé sintomatico di un'atmosfera, di un clima equivoco, pericoloso. Poi giunsero quelle del PLI, del PSI, del PSU. Avare e telegrafiche conferme su gli emendamenti, ma non una parola sulla seconda richiesta. La vicenda delle dichiarazioni del repubblicano Cifarelli a "Panorama" (da lui smentite goffamente e confermate invece dal settimanale milanese) dei successivi interventi della "Voce Repubblicana", di un incredibile telegramma di La Malfa giuntoci dopo una quindicina di giorni, non ha dignità politica ma solo farsesca.

"Comitato dei garanti" e clima rinnovato al Senato

Intanto radio e televisioni straniere trasmettevano notizie e interviste. La RAI-TV, tranne in un giornale radio, all'incirca all'ottavo giorno del digiuno, ed in un semiclandestino e anodino comunicato di un telegiornale della notte, invece taceva. Alla fine, furono inviati due telegrammi quasi d'ingiurie all'amministratore delegato, il "socialista" Paolicchi ed al direttore generale, il vice padrone della baracca: Bernabei. La sera, i giornali radio trasmettevano notizie sul divorzio e la LID. Dopo due giorni, in occasione di una conferenza stampa al 21° giorno del digiuno pubblico, la RAI svolgeva un ampio servizio in alcuni giornali radio. Si intervistava Pannella che rispondeva "non rilascio interviste ad una RAI-TV politicamente servile, professionalmente disonesta".

Ma un primo risultato, di eccezionale portata, si era intanto ottenuto: il sen. Ferruccio Parri, il sen. Enzo Veronesi (che da gennaio è stato veramente intransigente e prodigo d'attività a favore del divorzio) il sen. Rino Formica (che aveva visto, quale vice presidente del gruppo senatoriale socialista, censurato dall'"Avanti!" una sua dichiarazione estremamente impegnativa per il "divorzio subito"), avevano accettato l'invito della LID a costituire un "comitato di garanti" per la conduzione della battaglia per il divorzio in Senato. La personalità di Parri, senatore a vita, senz'altro l'uomo di maggior prestigio della sinistra italiana, presidente di un gruppo senatoriale di eletti nelle liste del PCI-PSIUP-Socialisti autonomi sinistra indipendente, e la sua decisione assumeva un valore preciso, dinanzi al comportamento quanto meno insofferente e sdegnoso verso la LID dei vertici del PCI e del PSIUP.

Anche per aiutare l'opera di tale comitato, dinanzi al crescente rilievo e successo, dinanzi alle reazioni dell'opinione pubblica (che per la prima volta dopo almeno un anno mostrava una ripresa di senso di responsabilità da parte della base del movimento laico e divorzista), si è deciso a questo punto di continuare nell'iniziativa, fino - almeno - ad una chiarificazione maggiore della situazione e delle intenzioni dei partiti. Gli organi direttivi della LID si riunivano in seduta comune - ed i partecipanti erano così pochi, pur valutando le ferie estive ed i ritardi postali, da confermare il decadimento da ogni responsabilità della maggior parte dei componenti - e approvavano all'unanimità, la mozione conclusiva proposta dall'on. Fortuna e dall'avv. Mellini.

Costituito il Comitato dei Garanti, aumentata l'attenzione della stampa, aperta una breccia nel muro del silenzio della RAI-TV, verso il ventesimo giorno di lotta e di "digiuno", la situazione ha preso a migliorare nettamente, giorno dopo giorno. Il senatore Terracini inviava una lunga, amichevole, lusinghiera lettera alla LID, spiegando con convinzione e con franchezza il comportamento del gruppo senatoriale del PCI il 12 agosto, e ribadendo - con la sua autorità di Presidente dello stesso gruppo e delle sue ben note personali convinzioni laiche e divorziste - la decisa volontà di assicurare il voto, senza emendamenti, entro il 9 ottobre. Il 30 agosto, rispondendo ad una richiesta della LID, i presidenti dei gruppi comunista, liberale, socialista e socialista unitario ed il "Comitato dei Garanti", (che così per la prima volta dava avvio alla sua funzione) si riunivano congiuntamente e, separatamente, avevano colloqui con Pannella. Così, effettivamente stremati ma anche soddisfatti dei risultati complessivi dell'azione intrapresa ufficialmente il 9 agosto, i militanti della LID hanno potuto annunciare il 3 settembre, la fine della lunga, inedita, civile manifestazione.

Murri e il divorzio

di Marco Pannella

NOTIZIE RADICALI, 20 ottobre 1970

SOMMARIO: Partendo dal ricordo di Romolo Murri, il sacerdote che fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana e poi militante della sinistra radicale, Marco Pannella analizza la vicenda che non ha consentito, il 9 ottobre, l'approvazione definitiva della legge divorzista al Senato: l'inutile resa dei senatori laici, il bastone della corruzione e la carota del s

Sen. Leone. La responsabilità dei laici che continuano a concedere in affitto i credenti ai clericali.

Qualcuno m'interroga, com'è logico, sul divorzio e mentre m'accingo a rispondergli, con sorpresa m'accorgo che dentro di me l'argomento ha oggi come perso d'urgenza; è invece di Romolo Murri che vorrei poter parlare; della sua viva, lancinante tensione religiosa e civile donde nacque all'inizio del secolo la prima ‘‘democrazia cristiana'' subito spazzata via dalla furiosa reazione clericale; poi l'appassionata milizia politica nella sinistra del partito radicale, della quale fu deputato, animatore, bruciante e presto bruciato testimone. Questo sacerdote scomunicato, vilipeso, massacrato dell'empietà tutta ‘‘romana'' dell'aggiornato potere clericale e dei nostri pavidi ‘‘laici'' di sempre, già esprime con sconvolgente chiarezza politica anche se drammaticamente contraddittoria quanto i lodati e imperversanti ‘‘giovannei'' del nostro paese cominciano appena ad intuire grazie alla via di Damasco del Vaticano secondo, nel 1962 ed oggi. Certo, Murri morrà, con quanto più d'altro amiamo della nostra storia politica di questa prima metà del secolo, ‘‘nella'' guerra, ‘‘nel'' fascismo, ‘‘nella'' chiesa. Testimone, e non eroe: l'abbiamo detto; per questo avevamo scelto d'amarlo, con la sua storia, ‘‘vieta'' perché ‘‘vietata'' da cinquant'anni: come ogni altra che meriti, appunto, il nome di storia e coinvolga religiosità oltre che ‘‘nazione'' e guerre e governi, da Galilei, a Campanella, dai valdesi a Sarpi, a Murri, appunto. Religiosità, dicevo: cioè coscienza, affermazioni e obiezioni di coscienza, manifestazioni di coscienza...

Finalmente apprendiamo che gli eruditi ed i colti hanno deciso di parlare, discutere, studiare, di lui; manifesti costosi, pubblicitari, lo annunciano. E infine la nostra grande stampa ne parla, per esteso: soprattutto perché Arnaldo Forlani vi ha pronunciato un discorso politico, quale segretario nazionale della Democrazia Cristiana.

Pietà, almeno, per i morti, per questo morto; se non per milioni di ‘‘fuorilegge del matrimonio'', di donne, di uomini, di famiglie inchiodati alla separazione ed alla unità giuridica della violenza dello Stato, se l'amore e la ‘‘grazia'' saranno mancati! E' empio che il partito vaticano, della conservazione, dell'unità politica dei cattolici-clericali, degli eredi di Gentiloni e delle ‘‘opere dei congressi'', del voto segreto, della corruzione eretta non senza innocenza a sistema di governo ed a dignità di politica, della difesa ad oltranza degli interessi mondano-confessionali e della realtà concordataria, pretenda di richiamarsi a Romolo Murri; è intollerabile che troppi laici tacciano, consentano.

Mi si perdoni dunque: a ben vedere, anche questo è un avvio di risposta pertinente. Quel che è accaduto la settimana scorsa in Senato ed in Italia a proposito del divorzio è roba antica, storia sempre ricorrente. Gli attori sono gli stessi, solo il ‘‘personaggio'' della vittima cambia.

Il 9 ottobre il Senato avrebbe dovuto votare definitivamente la legge Fortuna, senza emendamenti: la maggioranza si era formalmente, solennemente, reiteramente impegnata in tal senso. Invece l'ha rinviata alla Camera, modificata spesso in peggio, protraendo uno stato di pericolo e perpetuando così una storia fatta di ostruzionismi, rinvii pretestuosi, crisi di governo, dibattiti poco degni e di una incredibile povertà per quanto riguarda i contributi clericali e paleo-fascisti.

Questa volta il ‘‘rinvio'' è stato possibile grazie ad una inequivocabile politica di corruzione tentata nel fronte laico, emersa con il drammatico voto del 1° ottobre. E' bene mettersi in testa, dinanzi all'aria fritta che quasi unanime il mondo politico e la stampa ci hanno ammannito dal 10 ottobre, questo fatto.

Le trattative attorno al tavolo del sen. Leone non sono state che una ‘‘copertura'' concessa, a questa verità, da una parte; ad altre, vere contrattazioni o discussioni, da un'altra; e ad un inutile cedimento laico, dovuto non a malafede o ‘‘tradimenti'' ma ad un ormai assurdo, tradizionale riflesso di debolezza e ad un modo vecchio e suicida di ‘‘far politica''.

Così, al Senato, il confronto sul divorzio s'è ridotto ad una storia di ‘‘franchi tiratori'', di comportamenti pavidi e vergognosi; la DC ne ha prodotti prima nel fronte laico e poi nel suo seno, per controbilanciare quelli. Gli uni non sono peggiori degli altri. Non erano, certo, ‘‘obiettori di coscienza'' i ‘‘riperticati'' dell'on. Evangelisti fra i divorzisti; non lo sono stati nemmeno, altrettanto certamente, coloro che hanno seguito la storia pubblica e rispettabile, per alcuni versi, del sen. Leone, votando con i ‘‘laici'' gli emendamenti concordati e contribuendo a respingerne (non in modo determinante) gli altri.

Hanno votato in tal senso, presumibilmente, una parte di quei democristiani che avevano il terrore di una vittoria contro il divorzio ottenuta al prezzo di uno schieramento clerico-fascista irrobustito dai risicati risultati di un'operazione di corruzione. Lo hanno fatto malgrado che, nel paese, da due giorni, con una massiccia campagna di stampa, l'atmosfera fosse ormai diversa e si fossero lanciate da ogni parte spesse cortine fumogene per far dimenticare il 1° ottobre. Se questo, con l'operazione Leone, non fosse stato reso possibile, molti altri loro colleghi si sarebbero certamente cautelati dalla disastrosa eventualità della sconfitta della legge Fortuna, votandola. Invece...

Dice ad esempio La Malfa: interessa che ‘‘questa grande battaglia fra cattolici e laici circa una riforma che interessa la società civile si sia conclusa al Senato nel più democratico civile e corretto dei modi''. Par di sognare. Nel 1970, uno fra i più stimati uomini politici ‘‘laici'' sembra credere che abbiamo assistito davvero ad una ‘‘grande battaglia fra cattolici e laici''. E da destra e da sinistra è la stessa solfa.

‘‘Cattolici''? L'ottanta per cento della cattolicità nel mondo, ed almeno la metà di quella italiana, ha sul divorzio la nostra posizione e non quella degli anti-divorzisti; e l'immensa maggioranza dei credenti, cattolici e no, concordano nel ritenere arbitrario e clericale, integralistico qualsiasi tentativo di presentare come ‘‘cattolica'' una particolare battaglia politica. E i ‘‘laici'', chi sono? Tutti miscredenti, agnostici, iscritti alla Giordano Bruno? O, non, piuttosto, tutti coloro, credenti o non credenti, che, ad esempio, sono per la dissolubilità civile del matrimonio? ‘‘Grande'' battaglia? A suon di franchi senatori, di interventi ideologici che - non dico un qualsiasi altro parlamento democratico, ma - una qualsiasi assemblea di studenti europei riterrebbe trogloditici e squalificanti? O l'on. La Malfa, che notoriamente non si interessa di problemi giuridici, ritiene davvero ‘‘grandi'' le schermaglie giuridico-avvocatesche che hanno servito da copertura all'operazione ‘‘rinvio alla camera'' con il pretesto di essenziali miglioramenti tecnici?

Così assistiamo ad uno spettacolo che ha dell'incredibile. ‘‘L'Avvenire'' che sale in cattedra o per dare lezioni di moralità e di umanità al direttore di ‘‘La Stampa'', reo d'aver solo accennato all'esistenza di ‘‘clericali'' nel nostro paese, affermando che contro la corruzione del mondo contemporaneo non v'è ancora una volta altro ricorso che il mondo ‘‘cattolico'', cioè la sua componente integralistica e clericale.

Così ‘‘L'Osservatore Romano'' può annotare: ‘‘... da parte laica si loda ora l'‘‘atmosfera civile'' ed il ‘‘clima democratico'' in cui si è svolta la battaglia parlamentare... ‘‘Noi non daremo questa cauzione. Né abbiamo mai ritenuto, nei giorni scorsi, che avessimo il diritto e la convenienza di fornirla. Dopo il 1° ottobre, quotidianamente, con dichiarazioni riprese dalla stampa, ho sempre affermato, a non della LID, che rifiutavamo a priori nessun dialogo, per metodo politico sempre affermato, non meno che per valutazioni di opportunità, ma a due insuperabili condizioni: che il fronte laico si mantenesse unito e che ogni proposta di compromesso fosse innanzitutto pubblica, responsabile e comportasse come conseguenza espressa e preventiva il voto della legge da parte di chi avesse proposto emendamenti da noi eventualmente accolti. Il ragionamento è stato sempre formale, chiaro, senza eccezioni: se davvero la maggioranza laica è in pericolo, chi vuole collegarsi ad essa, rafforzarla, lo faccia con proposte pubbliche e chiare. Con queste premesse, la LID poteva tranquillamente e doverosamente vagliare qualsiasi richiesta di emendamento della legge. Si è invece andati a trattare attorno del tavolo del sen. Leone, senza nessuna garanzia e concedendo in partenza la rinuncia all'approvazione della legge il 9 ottobre. E' stato un errore; ma tutti ne commettiamo. Non è stato per denunciarlo, ma per tentare di correggerlo, da una parte, e per sottolineare che eravamo ormai dinanzi ad un giuoco parlamentare cui non potevamo (né avremmo in ogni caso voluto) partecipare, dall'altro, che Mellini ed io ci siamo dimessi.

Se queste dimissioni sono state tempestive ed utili, lascio con fiducia giudicarlo ad altri; ma mi pare chiaro che le cronache dei giorni scorsi apparse sui quotidiani sono unanimi nel situare solo a dopo l'annuncio delle nostre dimissioni le iniziative dei vertici ‘‘laici'' per garantirsi che fosse a quel punto salvato il salvabile: cioè il rinvio alla Camera. La LID, per suo conto, ha già dato un giudizio politico conforme al nostro, le notte stessa del 9 ottobre. Questo mi basta.

Resta forse da spiegare perché non fossimo entusiasti, in alcuni, quella sera?

Non credo, ma vale forse la pena di aggiungere che, come sempre, ritenevamo più utile mettere già l'accento sui pericoli e preparare subito la battaglia per superarli.

Stiamo già lavorando intensamente in questa direzione: l'approvazione della legge da parte della Camera è tutt'altro che scontata.

Comunque, continueremo, in queste battaglie per i diritti civili, nella LID e nel Partito Radicale a ritenere che un modo nuovo di fare politica, un modo ‘‘laico'', che parta dal basso, che sia pubblico, che non viva e non conti su trattative segrete di vertice e che non rifugga dal confronto chiaro e drammatico, quando le condizioni oggettive le richiedano, sia essenziale: anni fa questo ci veniva rimproverato come astrattezza di intellettuali, i fatti hanno mostrato che si tratta invece di forza di militanti.

Il ‘‘dialogo civile'' dei giorni scorsi non è stato altro, e una volta di più, che un drammatico, pericoloso tentativo di celare la verità al paese, da parte di chi continua a ritenerlo evidentemente immaturo e inferiore a sé. Ma la verità è semplice: senza erigere dei solidi definitivi steccati contro il clericalismo ed il prepotere vaticano e dei suoi clienti, non v'è possibilità di crescita della nostra società, né sul piano civile né sul piano religioso.

I ‘‘cattolici'', i ‘‘fuori-legge del matrimonio'', ogni laico autentico, ne sono oggi i testimoni: come Romolo Murri.

DIFENDERE LA VITTORIA DIVORZISTA

(Notizie Radicali - Dicembre 1970 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Quel che più oggi importa, in questo momento di vittoria e di profonda serenità delle coscienze di chi ha vinto, è probabilmente indicibile.

Che la famiglia - e l'amore - si fondino sulla libertà e sulla responsabilità, o non possono e non meritino d'essere, è una grande idea che oggi è diventata legge.
Che la sostanza stessa di cose legittimamente sperate da milioni di esseri umani (e ieri disperate da generazioni intere di un popolo massacrato dal secolare flagello dell'emigrazione) s'imponga allo Stato, è avvenimento storico per qualsiasi società, per qualsiasi coscienza che nutra rispetto per sé e amore per il prossimo, e fiducia nella possibilità di ordinata, anche se pur sempre drammatica, convivenza umana.

Cessano d'essere fuori-legge i separati che lo furono, per rispetto alle leggi dell'amore e della famiglia. Cessano d'esser sempre protervi vincitori quei dignitari di Chiesa, di Stato, di classe che hanno mortificato forse irrimediabilmente la classe dirigente dalle origini laiche, rendendola ideologicamente loro subalterna, fidente, o rassegnata, nel regime che ovunque - nella famiglia, nella scuola, nell'educazione, nella salute pubblica, nella natura stessa, nel lavoro e nel "tempo", per ironica degenerazione del linguaggio ancora chiamato "libero" - s'è venuta imponendo nella Italia che doveva essere quella delle generose speranze della Resistenza.

Ora ci sarà da difendere questa vittoria. Già i "laici" che hanno dovuto subire per cinque anni la sfera della azione e delle richieste della LID mostrano d'essere spaventati d'aver vinto. Fatto sintomatico: in questi giorni immediatamente successivi all'approvazione della legge Fortuna-Basso-Spagnoli-Baslini, Berlinguer e Malagodi, L'Unità, Rinascita e le agenzie di stampa del PLI, con tutto il territorio intermedio della stampa "indipendente" o di partito, sono larghe di riconoscimenti e di elogi verso il preteso comportamento "civile" della Democrazia cristiana e severi critici, frettolosi e saccenti avversari di quella Lega Italiana del Divorzio cui debbono - come solo Umberto Terracini e Renato Ballardini hanno pubblicamente riconosciuto e affermato - l'essenziale di questa vittoria.

Abituati a perdere e a contrattare, hanno paura di essere vincenti o fretta di svendere il significato e la potenzialità di questa affermazione, mostrano quanto sia in realtà estranea alla loro volontà e alla loro sensibilità di burocrati paralleli del potere.
Dobbiamo difenderla contro pericoli vari; grandi e minori, tutti già chiaramente delineati. E non parliamo, per un attimo qui, di quanto tutti sanno e di cui abbiamo discusso da anni, per cui siamo già preparati: del ricorso alla Corte costituzionale e del referendum. C'è dell'altro: gli "emendamenti Leone", che complicando il giudizio di divorzio lo rendono più macchinoso, più esposto al sabotaggio, più costoso e più lento; il conseguente, gravissimo rischio che la "giustizia" si riscopra "in crisi profonda", paralizzata fino a far durare anni e anni la procedura (quando si tratta di condannare ladri di mele o di biciclette, di dare anni di prigione per un furto di carne o di fagioli in un supermercato, la giustizia è poi di una ammirevole efficienza): dovremo suscitare il clima adatto, lo stimolo per una sistematica politica di impugnazione delle sentenze da parte dei pubblici ministeri: dovremo trovare un metodo rapido e sicuro dell'accaparramento da parte di professionisti poco seri ed esosi; dovremo, infine, sottolineare ora l'incostituzionalità palese e l'inaccettabilità politica degli effetti civili riconosciuti dal Concordato ai matrimoni religiosi, che si tradurrà ora in una "concorrenza" immorale e pericolosa delle illimitate e irresponsabili possibilità di divorzio totale contro il severo divorzio previsto dalle leggi della Repubblica.

Veniamo ora al referendum. Cosa sta accadendo? La vicenda ci sembra chiara. Un recente esempio storico può meglio illuminarla. Nel 1959 e nel 1969, il generale De Gaulle, divenuto Presidente della Repubblica francese mentre era in corso il conflitto algerino, si recò in due riprese in Algeria e impegnò l'esercito metropolitano e le minoranze bianche a lottare a fondo per "l'Algeria francese". In realtà il generale era già rassegnato a perdere la guerra e a trattare il "dopo-indipendenza" con i nazionalisti algerini. Aveva solo bisogno di trattare da posizioni di forza, per questo spinse, nel corso di quei due viaggi, a una intensificazione e a un aggravamento della guerra.Così ufficiali e civili si impegnarono a fondo per l'Algeria francese, garantendo anche agli algerini collaboratori che mai li avrebbero abbandonati alla vendetta degli avversari. Cosa accadde? Quando De Gaulle firmò la pace di Evian, coloro che egli aveva inteso strumentalizzare si rifiutarono di prestarsi a tale gioco. Tentarono addirittura la rivolta contro le istituzioni del loro Paese, pur di mantenere in vita la guerra per una "Algeria francese".

E' quanto sta accadendo oltretevere. I maggiori esponenti della DC e del Vaticano, Andreotti e il cardinale Villot in testa, sono sempre stati nemici acerrimi del referendum abrogativo della "legge Fortuna". Non perché, come alcuni cialtroneggiano, essi abbiano a cuore di non scatenare, per civile senso di responsabilità, una "guerra di religione": essi, per primi, infatti sanno che di "religione" e - tanto meno - di "guerra religiosa" comunque non ce ne sarà, perché sono in gioco interessi di potere politico clericale e non articoli di fede e la libertà di pregare e di credere nell'infallibilità del Papa o nell'assunzione in cielo di Maria in corpo e anima. No. Ma essi sanno bene che andranno o andrebbero al massacro, verso una sconfitta che farebbe impallidire quella riportata nei giorni scorsi sul progetto di legge divorzista. Ma tutti, per tre anni, hanno ritenuto buona regola di guerra quella di minacciare ai laici questa iniziativa, non per convincerli ma per offrire un pretesto plausibile a quelli fra loro che fossero decisi a compromessi sostanziali e a far saltare la maggioranza divorzista in Parlamento.
Così, anch'essi hanno freddamente giocato sulla buona fede dei loro "ufficiali", dei collitorti di parrocchia, degli "ultrà" e dei tetri nostalgici dei fasti della Controriforma, più qualche simpatico vecchio elefante o più giovane boy-scout della DC, Ora, sono questi a presentare allo sconto la cambiale in bianco firmata dagli Stati maggiori. E, con molta probabilità, in più o meno evidente polemica con i superiori, raccoglieranno davvero le cinquecentomila firme e ci sarà, alla fine, nel marzo 1972, il referendum abrogativo.

Nell'attuale situazione - non dispiaccia al prof. Luzzatto-Fegiz e alla sua testarda manipolazione statistica - s'annuncia un vero massacro per i clericali. Stiamo già prendendo contatti per creare un grande Comitato di credenti contro l'abrogazione del divorzio attraverso il referendum popolare. Il mondo cattolico è, in questa ipotesi, alla vigilia di una spaccatura profonda e definitiva, in tre tronconi che possiamo indicativamente definire in tal modo: un troncone giovanneo e cattolico-liberale, uno ultra-clericale comprendente anche i "laici" del MSI e del MAIL, un terzo ligio all'equivoco paolino e democristiano. Dovremmo esser tranquilli. Il grande motivo di alcuni per l'adesione al "centro-sinistra" fu dato dall'illusione che si sarebbe con tale schieramento spezzata l'unità politica dei clericali nella DC (e oggi Andreotti è invece il più solido profeta dell'estensione di quella politica); saremo invece noi ad assicurare, su posizioni di confronto democratico e radicale, tale spaccatura.

Ma la situazione è in via di mutamenti sostanziali. Fra due anni, anche in quella occasione, l'unità "divorzista" dei partiti non clericali e non fascisti potrebbe essere rotta. Per dirla francamente, non ci piacciono affatto, per esempio, gli attacchi così precipitosi, reiterati, diffamatori, contro i "leghisti" laici, scatenati nei giorni scorsi dagli "apparatchniks" del PCI. Non ci piacciono non perché li temiamo per noi: ci fanno solo sorridere. Vogliono isolarci dall'immensa maggioranza dei compagni del PCI o votanti PCI e riusciranno solo a isolarsi loro; non è lecito mettere infatti in dubbio lo spirito e la decisione laica e anticlericale degli otto milioni di voti comunisti, che non sono dati dal cinquemila funzionari d'apparato che ci attaccano. Non ci piace perché "possono" - dico "possono" - testimoniare del rischio di un folle progetto di repubblica "neo-concordataria" (e, in realtà, "anticonciliare") in cui dignitari ecclesiastici e dignitari burocratici si spartiscono il potere nella provincia italiana, politica nient'affatto impossibile per chi non abbia una visione superficiale e di maniera dell'universo burocratico: è proprio, infatti, da quel grigiore che nascono gli incubi, le terrificanti proiezioni fantastiche, le allucinanti e disumane necessità politiche, che da Praga, simbolicamente, Kafka consegnava alle generazioni che hanno preceduto stalinismo e nazismo, e London oggi a noi.

Non è che un esempio, il più pericoloso ed eloquente. Ecco perché non potremo e non dovremo disinteressarci del referendum. Vigileremo e, come in passato, dovremo per prima cosa mettere il morso a bestie di casa nostra, che stan dando in pericolose smanie...
Di nuovo, la raccolta di firme per il referendum abrogativo del Concordato, la sollecitazione e l'appoggio di iniziative parlamentari per la abolizione dell'art. 7 con procedura di revisione costituzionale, appaiono quindi gli strumenti più adatti per difendere il divorzio e la vittoria che il Paese ha in questi giorni conquistato. Perché non solo firmeremo per vincere, ma costituiranno un'occasione unica per la creazione di organismi moderni di massa democratici, ancora più potenti e decisivi della LID.

Coloro che hanno annunciato di aver già iniziato la raccolta delle firme per il referendum abrogativo del divorzio hanno comunicato che tremila "attivisti" sono stati incaricati di raccogliere duecento firme ognuno. Saremmo curiosi di sapere la professione di questi "attivisti"... Ma, senza funzionari, senza organizzazioni, senza parrocchie, senza parastato e ospedali, anche noi dobbiamo raggiungere lo stesso obiettivo.

Ai compagni comunisti, socialisti, democratici, libertari, agli amici della sinistra liberale, vada il fiducioso saluto per questa nuova, grande, comune battaglia.

Il Paese ha bisogno, anche a livello di governo e di maggioranze parlamentari, di quei temi e di quegli schieramenti laici che, de noi imposti sul divorzio, i vertici di tutti i partiti sembrano invece ritenere impossibili o dannosi. Una maggioranza di libertà e di progresso che respinga nella opposizione democristiani e conservatori di ogni bordo. Non abbiamo bisogno, nessuno, di veder rinnovare lo sfacelo della FGCI negli anni Cinquanta, quando, postosi l'obiettivo di cinquecentomila iscritti, si trovò in due o tre anni a duecentomila - al massimo - associati: ricordi Berlinguer questo esempio che lo riguarda così da vicino. Non abbiamo bisogno dell'assennatezza dell'on. Malagodi che ha reso le tradizioni liberali asfittiche e reazionarie, testimonianza temeraria di incapacità politica. Abbiamo bisogno di uomini e gruppi che hanno la fiducia di saper vincere, e non l'astuzia di mascherare l'abbandono dei motivi per i quali scesero un tempo in lotta con "nuovi corsi" e "dialoghi" nei quali saremmo tutti perdenti.

I radicali, "Lotta continua", la libertà di stampa

NOTIZIE RADICALI - N. 107, 10 dicembre 1970

"Il direttore di ``Notizie Radicali'' ha assunto, all'inizio di novembre, la responsabilità giuridica del periodico ``Lotta Continua'', dopo molti altri, non radicali.

La notizia è stata ripresa da quasi tutti i quotidiani, da una buona parte della stampa settimanale; è stata molto commentata anche negli ambienti politici ufficiali, perché - all'inizio di novembre - era in pieno corso ancora la battaglia per la legge Fortuna e lo stesso giornalista era anche Segretario Nazionale della Lega Italiana del Divorzio e direttore del periodico divorzista.

Ma nessuno, o quasi, ha mostrato di accorgersi, o di pronunciarsi nel merito, della motivazione fornita.

Che un noto militante radicale libertario, nonviolento e antimilitarista pacifista, assumesse la direzione dell'organo di un movimento extraparlamentare il cui leader in quei giorni - prima d'essere arrestato a Torino con un gesto repressivo indegno - aveva proclamato l'intenzione di ``militarizzare'' la rivoluzione di... Reggio Calabria, non ha sollevato, almeno pubblicamente, nessun interesse o curiosità.

Se si eccettua il solito ``Astrolabio'', un avaro ed ermetico commento dell'"Espresso, "non si è avuto altro che un ironico accenno di ``Rinascita'' al ``gesto sacrificale di Marco Pannella'' che, in omaggio alle più recenti gesta del filosofo parigino, viene gratificato del titolo di ``Sartre dei poveri''. Più perspicace, ad un gruppo di divorzisti che si recavano a denunciare il comportamento della polizia in difesa dei teppisti dell'on. Almirante, un funzionario dell'Ufficio Politico della Questura di Roma, nel rilevare che denunce contro funzionari di PS sono pericolose perché espongono a controdenunce per calunnia, aggiungeva: ``...è vero che ormai Pannella, con la direzione di `Lotta Continua', si deve esser rassegnato ai guai''... Fiutava, insomma, il buon affare.

E dire che viviamo in una Repubblica di retori democratici e laici! E dire che non v'è uomo politico appartenente ai vertici dirigenti che non abbia almeno una volta proclamato - per coprire la realtà del regime in cui viviamo - ``Dissento dalle tue idee, ma morirò per difendere il tuo diritto ad esprimerle''! Da sei anni, ormai, il Partito Radicale fornisce regolarmente, a chiunque ne faccia richiesta e appartenga all'area socialista, comunista, democratica, libertaria o nonviolenta, ``direttori responsabili'' di pubblicazioni che altrimenti non potrebbero essere edite a causa di una legge liberticida che circoscrive alla corporazione dei giornalisti il diritto costituzionale di esprimere le proprie idee anche a mezzo stampa. Non v'era altro modo concreto d'affermare la nostra posizione di fronte ad una così grave violazione dei diritti civili e per vanificare una legge che le forze parlamentari democratiche ritengono evidentemente intangibile o soddisfacente.

Dopo aver diretto giornali troschisti, bordighisti, democratici, nonviolenti, libertari; dopo che i processi a Bellocchio ed a Baldelli hanno creato evidentemente il vuoto o il rischio del vuoto di ``pubblicisti'' o ``giornalisti'' rivoluzionari attorno a ``Lotta Continua'', era naturale che Pannella accettasse questo compito e fornisse questo aiuto militante.

Si tratta ora di sapere se il Movimento dei Giornalisti Democratici, l'Ordine dei giornalisti, i parlamentari e le forze ``democratiche'' continueranno a dormire i loro beati sonni. Basta, infatti, una ``leggina'' votata in Commissione in sede deliberante per abrogare l'articolo che prescrive che ``responsabile'' di una pubblicazione sia un appartenente alla corporazione dei pennaioli. In pochissime settimane può giungere in porto. Si tratta solo di trovare un espediente per impedire che la reale responsabilità penale di chi ``ordina'' o scrive gli articoli non venga elusa dolosamente con l'``acquisto'' di un ``responsabile'' fittizio. Basterebbe stabilire che tale procedura comporta pesanti aggravanti di pena, se accertata, in caso di processo e condanna penali.

E' l'unica cosa da fare. Di solidarietà postume e ipocrite, noi non abbiamo bisogno".