LUGLIO
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Italia: Roma | referendum, divorzio | |
LUGLIO
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Italia: Roma | stato del partito | |
LUGLIO
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Italia: Roma | antimilitarismo | |
LUGLIO
AGOSTO |
Italia | antimilitarismo, V marcia | |
AGOSTO
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Italia: Roma | Cecoslovacchia | |
Agosto
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Germania | Accordo tra Usa, Urss, Francia e Gran Bretagna sulla divisione di Berlino. | |
SETTEMBRE
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Italia: Roma | Referendum, divorzio | |
SETTEMBRE
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Italia | Divorzio, referendum | |
SETTEMBRE
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Italia: Roma | Antimilitarismo | |
SETTEMBRE
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Italia: Torino | Antimilitarismo | |
OTTOBRE
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Italia: Roma | Antimilitarismo | |
Ottobre
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Italia | Via libera del PSI ad una politica dei "nuovi equilibri" tra PCI e settori DC. | |
Ottobre
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Cina | La repubblica socialista viene ammessa allONU ed ottiene un seggio al Coinsiglio di sicurezza. Espelle la Cina di Formosa. | |
Ottobre
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Europa | Adesione della Gran Bretagna alla CEE. | |
OTTOBRE
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Italia: Roma | divorzio, referendum | |
OTTOBRE
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Italia: Roma | Direzione nazionale | |
OTTOBRE
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Italia: Torino | "Lotta continua", processo | |
OTTOBRE
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Italia | "La Prova Radicale" | |
OTTOBRE
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Italia: Roma | finanziamento pubblico | |
OTTOBRE
NOVEMBRE |
Italia: Roma | X Congresso PR | |
DICEMBRE
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Italia: Roma | divorzio | |
DICEMBRE
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Italia: Roma | II Congresso LID | |
Dicembre
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Asia minore | Bombardamenti americani su Laos e Cambogia. | |
Dicembre
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Italia | Elezione di Giovanni Leone alla presidenza repubblicana (maggioranza: DC, MSI, PRI, PSDI, PLI). | |
DICEMBRE
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Italia - "Fuori" | sessualità | |
DOCUMENTI | |||
Servitori di nessuno di Marco Pannella - luglio 71 | |||
Volantino distribuito alla 5a Marcia Antimilitarista Milano - Vicenza | |||
Pro-memoria per il 20 settembre M.Pannella - settembre 71 | |||
Iniziative contro la proposta di legge sullobiezione di coscienza. | |||
LEGENDA TITOLI |
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rosso = transnazionale - blu = specifico nazionale - verde grigio = congressi o riunioni del PR |
9 LUGLIO - Italia: Roma referendum, divorzio Con varie proposte di legge di regolamentazione da parte laica e socialista
si tenta di bloccare il referendum antidivorzista. LUGLIO - Italia: Roma - RaiTV, divorzio Azione noviolenta di un gruppo di militanti. Racconta Pannella
"per protestare contro una censura politica effettuata ai danni
di un intervento di Mauro Mellini, quale presidente della LID, per i
servizi speciali del giornale radio, con quindici compagni ci recammo
con cartelli alla sede di via del Babuino per chiedere che fosse reintegrata
la onestà di informazione e che fossero accertate le responsabilità
del grave intervento censorio. Avendo sorpreso polizia e servizio di
sorveglianza, riuscimmo a entrare: dietro di noi furono chiusi i portoni
e ci si accusò di "aver occupato". Restammo circa un giorno.
Alla fine ottenemmo soddisfazione: fu trasmesso per radio, alla stessa
ora e allo stesso programma, un nuovo intervento di Mauro Mellini, in
cui si denunciava, oltre tutto, l'episodio." 23 LUGLIO - Italia: Roma stato del partito Marco Pannella, tesoriere radicale, su NR con larticolo Servitori di nessuno " che nel titolo contiene una polemica battuta verso l'affiorante populismo della contestazione sessantottina, riepiloga il senso e la prospettiva delle battaglie radicali intraprese e da intraprendere." 27 LUGLIO - Italia: Roma - antimilitarismo Mentre è in votazione al Senato una legge per lobiezione di coscienza (tra le varie proposte sarà approvata la Marcora -) un comunicato annuncia : " che il PR avrebbe promosso ogni ulteriore iniziativa perché la [ proposta di] legge Anderlini sulla obiezione di coscienza venisse respinta dalla sinistra nel Parlamento italiano, in quanto quel provvedimento apparteneva alla sfera "delle buone intenzioni che da anni ormai la sinistra italiana viene affermando mentre le situazioni, gli avvenimenti, la logica delle cose irremissibilmente la superano e ne vanificano gli sforzi". Il comunicato annunciava peraltro che i radicali ed i gruppi antimilitaristi avrebbero continuato a battersi per una vera legge antimilitarista per l'obiezione di coscienza, adeguata alle esigenze ed alle lotte democratiche, che richiedesse, almeno e contestualmente, la riduzione degli stanziamenti della difesa in misura pari alle obiezioni." 25 LUGLIO/3 AGOSTO Italia antimilitarismo, V marcia Da Milano a Vicenza, passando per Bergamo, Brescia,
Peschiera, Verona e altre località, antimilitaristi radicali e di altre
organizzazioni, marciano distribuendo migliaia di volantini
e incontrando i cittadini. 21 AGOSTO - Italia: Roma - Cecoslovacchia Manifestazione di protesta per il terzo anniversario dell'invasione della Cecoslovacchia; si esorta l'opinione pubblica democratica italiana a chiedere la libertà per i prigionieri politici cecoslovacchi, a denunciare "la dura e antipopolare politica repressiva posta in atto da Husak e dai suoi complici". 1 SETTEMBRE - Italia: Roma referendum, divorzio In vista delleffettiva realizzazione del referendum antidivorzista (dopo che i comitati avevano depositato 1.370.134 firme) i radicali valutano: "E' necessario esser chiari e onesti: non c'è per ora nessun motivo che faccia temere una sconfitta divorzista nel referendum abrogativo della legge Fortuna ". "La tigre di carta del referendum serve alla Chiesa ed ad un pugno di traditori laici come minaccia e come alibi per trattative fra stato e S. Sede volte a confermare il concordato e a introdurre, sul piano dei trattati internazionali e su quello parlamentare, gravi limitazioni alla legge Fortuna." Promemoria per il venti settembre M. Pannella 20 SETTEMBRE Italia Divorzio, referendum Manifestazioni a "Roma, a Milano, a Trieste per l'iniziativa del Movimento Laico, della LID e del Partito Radicale. Alla manifestazione di Roma, dove davanti a molte migliaia di laici, di divorzisti, di fuori-legge del matrimonio, parlano Fortuna e Mellini, il PCI contrappone un proprio modesto comizio rionale, affidandolo a Umberto Terracini, uno dei pochi dirigenti davvero laici di quel partito, a cui viene riservata l'umiliante funzione di ostaggio della politica neo-concordataria del Gruppo Berlinguer. Quale sia il fronte laico che si raccoglie intorno a quelle manifestazioni lo dimostrano sia gli oratori, tutti estranei alle posizioni di potere dei rispettivi gruppi politici e partiti, sia la composizione sociale della folla che affluisce ai comizi, sia infine le accoglienze che i clericali e le destre riservano alle manifestazioni." 22 SETTEMBRE - Italia: Roma Antimilitarismo "Si teneva, nella sede del Partito Radicale, una conferenza stampa, nel corso della quale la Lega per l'obiezione di coscienza, pacifisti, obiettori, antimilitaristi e parlamentari hanno definito le rispettive posizioni di fronte al progetto in questione, nel momento in cui ne sembrava imminente la discussione alla Camera dei Deputati. Alla conferenza stampa erano presenti, oltre a rappresentanti della Lega, i radicali Marco Pannella e Roberto Cicciomessere, Mario Savelli per il Movimento cristiano-sociale, e gli onorevoli Anderlini, Francanzani, Servadei e Fortuna." SETTEMBRE - Italia: Torino - Antimilitarismo Manifestazione al Tribunale militare per il processo agli obiettori Mario Pizzola e Matteo Soccio. 3 OTTOBRE - Italia: Roma Antimilitarismo Manifestazione in piazza Navona "
indetta dal Partito Radicale, "contro la legge truffa sull'obiezione
di coscienza" e per il disarmo unilaterale dell'Italia. La manifestazione
conseguiva un successo sorprendente: quasi duemila persone erano presenti." 8 OTTOBRE - Italia: Roma divorzio, referendum La legge sul divorzio e il pericolo incombente di un referendum che
avrebbe prodotto lacerazioni allinterno dei partiti, spingono
i partiti stessi a cercare modifiche della legge Fortuna, al fine di
scongiurare il referendum. Da parte dei "laici minori" come
dal PCI (interessato al "dialogo con i cattolici") giungono
proposte per un intesa, gli stessi socialisti sembrano cedere, nonostante
lopposizione di Fortuna. 13 OTTOBRE - Italia: Roma Direzione nazionale La Direzione decide la convocazione del X Congresso per il 31 ottobre
sul tema "Senza il partito laico non si costruisce né un'alternativa
di sinistra, né la società socialista e libertaria". Al congresso
avrebbero partecipato anche esponenti laici non radicali, militanti
ed esponenti del Movimento per la liberazione della donna (MLD), della
LID e dell'Associazione per la libertà religiosa in Italia (ALRI). 18 OTTOBRE Italia: Torino "Lotta continua", processo Si apre il processo a: Pio Baldelli, Roberto Roversi, Marco Pannella,
Piergiorgio Bellocchio, Gianfranco Pintore, Pierpaolo Pasolini, presso
il "Tribunale civile e penale di Torino, per aver "firmato"
come direttori responsabili il quotidiano "Lotta Continua",
e altre pubblicazioni e volantini come "L'opposizione nell'Esercito",
"Comunismo", "Vedo Rosso", "Proletari in divisa";
e quindi per avere, attraverso queste pubblicazioni, "istigato
militari a disobbedire alle leggi, a violare il giuramento prestato
e i doveri derivanti dalla disciplina militare", e fatto "apologia
ed esaltazione di fatti contrari alle leggi"; per aver svolto propaganda
per il sovvertimento violento degli ordinamenti economici e sociali
costituiti nello stato" e per aver "istigato a commettere
delitti facendo anche pubblicamente l'apologia degli stessi." 2564 OTTOBRE - Italia - "La Prova Radicale" Esce il numero 1. del trimestrale La Prova Radicale, la prima rivista periodica del Partito Radicale, a fascicoli, diretta da Massimo Teodori (ultimo numero: autunno 1973). La rivista " rappresentava il primo tentativo politico - editoriale organico per offrire al pubblico uno strumento non solo di informazione ma anche di formazione e riflessione che andava al di là della stampa radicale, fino ad allora sempre improntata alla necessita ed all'urgenza dell'azione giorno per giorno. La rivista che si pubblico per tre anni contribuì poi in maniera determinante, con il tipo di materiali che pubblicava e per l'ascolto di una decina di migliaia di lettori che seppe conquistarsi, a far superare al partito la crisi di crescenza e ad impiantare la nuova dimensione politica e organizzativa che si realizzò al congresso di rilancio del novembre 1972." OTTOBRE - Italia: Roma finanziamento pubblico Dopo la presentazione alla Camera un progetto di legge sul finanziamento
pubblico dei partiti, Vittorio Tapparone interviene sulla "Prova
radicale" con larticolo "No al finanziamento dei partiti".
31 OTTOBRE 1/2 NOVEMBRE - Italia: Roma - X Congresso PR "La battuta di arresto sul tema del Concordato sofferta nel corso
dell'anno, la scarsa capacità di penetrazione e di iniziativa mostrata
dalla Liac, le cui eterogenee componenti erano presto riassorbite dalle
logiche dei rispettivi partiti, l'aggravarsi della situazione politica
nel suo complesso - una situazione "caratterizzata dal pericolo
di una grave chiusura autoritaria all'interno stesso dello schieramento
politico della sinistra italiana" - fecero si' che il Partito radicale
convocasse il suo congresso di Roma nel 1971 sulla ipotesi dello
scioglimento della propria esperienza organizzativa. I radicali
affidarono allo svolgimento del congresso la verifica di questa possibilità
di chiusura o della ripresa delle loro lotte: avrebbero dovuto essere
i partecipanti non radicali al congresso a rispondere, assumendosi la
responsabilità di fornire un maggiore sostegno militante al partito
e alle sue forze attive, che apparivano in quel momento duramente provate
e non più sufficienti a garantire il proseguimento delle iniziative
in corso ed una loro crescita adeguata alla gravità della situazione
politica. La mozione affermò che "sotto la soglia di mille iscritti
e di venti milioni di bilancio annuale, il Partito radicale non può
avere la pretesa o la speranza di rappresentare una valida dimensione
di partito laico adeguato alla necessità della battaglia contro il regime".
Veniva anche adombrata la possibilità della doppia tessera e delladesione
di iscritti di altri partiti al PR. Organi eletti 2 DICEMBRE - Italia: Roma divorzio "Un vero colpo di mano sta per concludere la vicenda torbida
che da mesi sta svolgendo intorno ai problemi del divorzio e del referendum".
Per volere del Partito Comunista Italiano, la sen. Tullia Carettoni
ha accettato di presentare il nuovo progetto di legge sul divorzio [
la "lex Tullia"] , malgrado il dissenso del, Presidente del
gruppo della sinistra indipendente, sen. Ferruccio Parri, attualmente
ammalato, e del sen. Gianmario Albani. "La LID denuncia il carattere,
questa volta smaccato, di prevaricazione dell'iniziativa comunista,
proprio nei confronti degli altri partiti e gruppi laici". "La
LID rivolge un appello ai compagni comunisti ad ogni livello, alle direzioni
nazionali del PSI, del PSIUP, del PSDI, PRI e del PLI, perché respingano
una operazione che, nei metodi non meno che nelle finalità sempre più
evidenti, non può essere accettata da nessun democratico".
4/5 DICEMBRE - Italia: Roma II Congresso LID "Il Congresso ha formulato un documento conclusivo nel quale si
riafferma l'intenzione della lega di difendere la legge sul divorzio
votata il 1 dicembre 1970; a questo proposito ritiene che si debba considerare
iniziata fin da ora la campagna referendaria per il "no" all'abrogazione
della legge. Il Congresso incarica la Presidenza di chiedere un immediato
incontro con le Direzioni dei partiti che votarono a favore della legge
Fortuna- Baslini per chiarire la linea che intendono seguire." DICEMBRE Italia - "Fuori", sessualità Numero 0 della rivista FUORI (Fronte Unitario
Omosessuali Rivoluzionari Italiani), espressione del primo movimento
in Italia di omosessuali che si qualificano tali. Nasce dopo varie iniziative
pubbliche che mirano all "uscir fuori dal ghetto della paura
e della infelicità imposta." Marco Pannella SOMMARIO: Dopo la vittoria divorzista si rendeva urgente un rafforzamento numerico del partito radicale, per poter far fronte ai nuovi compiti e alle nuove scadenza che proprio quella vittoria imponeva. In tale contesto si inserisce questo intervento di Pannella, che è già nel clima del congresso di Roma del novembre 1971 dove sarà fissato l'impegno del rilancio politico e organizzativo del partito. L'articolo - che nel titolo contiene una polemica battuta verso l'affiorante populismo della contestazione sessantottina - riepiloga il senso e la prospettiva delle battaglie radicali intraprese e da intraprendere. (Notizie Radicali - Luglio 1971 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982) In un clima di turbamento e di sfacelo morale, di allarme, di scetticismo, di rabbia o di rassegnazione; mentre contro la corruzione intellettuale e politica di uno Stato tutore di disuguaglianza, privilegi, disordine, altri scelgono ormai, a sinistra, terreni e metodi di scontro che presuppongono e già provocano altre vittime (o martiri e eroi, forse capaci di regalarci tragedie di maggiore e più classica dignità se confrontati al mortificante squallore della recita parrocchiale o dopolavoristica cui abbiamo assistito), con pazienza e umiltà noi continueremo a portare avanti la nostra proposta e le nostre lotte di Partito radicale. Qualcosa ci conforta. E' che crediamo innanzitutto di sapere che non pochi, in Italia, nutrono qualche fiducia, un po' di speranza, una attesa non necessariamente inerte, non di rado affetto verso di noi. Ci si ritiene "diversi" dagli altri; ci si rimprovera semmai di comportarci da "minori" o marginali. Il che non è esatto: noi agiamo solo da minoranza consapevole e responsabile. Ma spesso non si sa come aiutarci, come essere uno di noi, si manca di fiducia in se stessi. Quando riusciamo a vincere la congiura del silenzio che s'è eretta a sistema contro ogni minoranza pacifica e democratica, quando la gigantesca azienda del controllo e della manipolazione dell'informazione è costretta a lasciarci qualche margine di notizia, da ogni parte ci giungono incoraggiamenti e consensi. E' come se tante donne, tanti uomini - conoscendoci - ci riconoscano e si riconoscano in quel che siamo, cerchiamo d'essere e di fare. Vediamo lentamente farsi strada una più chiara coscienza della caratteristica fondamentale di questo ventennio "politico": la sostanziale continuità di funzioni e di valori che contraddistingue il regime fascista e quello democristiano. La Democrazia cristiana, il mondo clericale, non sono altro che la "grande destra" di un Paese che non poteva riproporre nella fase dal suo decollo industriale e della sua europeizzazione i rigidi moduli totalitari del Partito Nazionale Fascista. L'interclassismo e il corporativismo democristiani, il populismo e l'enorme macchina mistificatrice e capitalistica della Chiesa, le campagne con Bonomi; le città con le Immobiliari, le scuole, gli asili, gli ospedali con le Opere Pie, gli Istituti religiosi, gli Enti assistenziali, le strutture di tempo libero con la confisca ecclesiastica dai beni dell'ex-Gil, delle aree pubbliche nelle città e nei paesi e il monopolio delle parrocchie; l'informazione con la Rai-Tv di Bernabei; l'industria e la finanza pubblica dei Cefis, dei Girotti, dei Petrilli; il momento di governo con l'apparato democristiano, con quello prefettizio e poliziesco, hanno fornito strutture storiche di dominio, di repressione e di sfruttamento che hanno fatto della Costituzione repubblicana, democratica e laica, non già la legge fondamentale che giustifica il rispetto del patto sociale, ma l'inganno di una "costituzione promessa", miraggio e alibi, elargizione e liberalità controllate da una classe di potere che si è posta al di sopra e al di fuori di ogni sostanziale legalità. La tesi politica che ha caratterizzato, e isolato, il Partito radicale per dieci anni è ormai sentimento comune di masse sempre più estese di cittadini. Un Paese può anche sopportare il governo di una forza conservatrice e retrograda, classista e clericale come la Democrazia cristiana, controllarlo, ostacolarlo, travolgerlo - a condizione che le forze di progresso laiche, democratiche, socialiste si costituiscano in alternativa e in opposizione; che elaborino programmi alternativi, scelgano con chiarezza e vigore ideali e interessi, obiettivi e metodi di governo riformatori e unitari. Se invece tutti, dai comunisti ai liberali, ciascuno per proprio conto, puntano alla collaborazione con la DC, alle riforme con la DC, al progresso, alla laicità, alla democratizzazione con la DC, la costituiscono essi stessi in partito di regime e si squalificano, da loro stessi, come forze sussidiarie e subalterne. E questo è accaduto e accade. Le attuali classi dirigenti dei partiti della Sinistra tradizionale non hanno più alcuna forza d'opposizione e con tutto il loro miserabile "realismo" non possono quindi nemmeno aspirare a essere davvero forza di governo. E così, finiscono per consentire, a chi ha storicamente trovato espressione nel regime democristiano e clericale, di tentare ora di occupare anche il campo della "opposizione" , ormai pressoché disabitato, con gli ascari del povero Almirante. Per non fare lotte anticlericali, hanno smesso d'essere laici. Per non fare lotte antimilitariste, hanno smesso d'operare per la pace. Per non fare lotte liberali, hanno smesso di fare i socialisti. Per non fare lotte libertarie, hanno finito per nazionalizzare e statalizzare perfino i partiti democratici e operai. Alternativa alla DC, rinnovamento e unità della Sinistra, attraverso una politica radicale di sviluppo dei diritti civili, lotta senza compromessi fra "grande destra" e "grande sinistra". E' questa l'unica via democratica parlamentare corretta e percorribile. E' la tesi del Partito radicale. Chi oggi, nel 1971, può affermare che siamo isolati e distaccati dai sentimenti delle masse e non lo siano piuttosto i Berlinguer e i De Martino, i Malagodi e i La Malfa? Le "radicalizzazioni" che tanto ci si rimproverano come implicite nel nostro disegno, nascono invece proprio lì dove la fisiologia democratica viene soffocata, lì dove il massimalismo opportunistico e governativo non lascia più speranze di alternativa nè più realtà di opposizione. Con la DC sola al governo, Almirante non apparirebbe altro che uno squallido ronzino di riserva, una mosca cocchiera. Con la DC sola al governo, gli estremisti disperati e violenti che dalla base ogni giorno di più erompono e sconvolgono le nostre cronache politiche potrebbero mutarsi in speranza e impegno d'alternativa unitaria. Se ci volgiamo per un attimo indietro, e ricordiamo il giorno in cui in qualche decina di giovani, i più anziani poco più che trentenni, ereditammo le spoglie del Partito radicale, ed eravamo soli, assolutamente soli, a parlare di diritti civili, di divorzio, di obiezione di coscienza, di liberazione e di politica libertaria, di azioni dirette e dal basso, di un Paese infinitamente migliore della sua classe dirigente, se pensiamo che le stesse parole - anticlericalismo, antimilitarismo, libertarismo, erano da decenni scomparse dal vocabolario politico; se guardiamo ora alla realtà delle Leghe; della Lega per il divorzio, con la sua magnifica lotta, con le sue vittorie; della Lega per l'abrogazione del Concordato, con il prestigioso inedito schieramento che anticipa, e in parte esprime; del Movimento di liberazione della donna, così serio, umile, e così esplosivo e necessario; se dopo la testimonianza e la lotta di rara efficienza e intesa che realizzammo con il coraggioso e solitario Loris Fortuna, oggi vediamo crescere ogni giorno forte e netta quella di un Gianmario Albani, se ci ritroviamo con vecchi compagni come Scalfari e possiamo salutare il gesto di coraggiosa compagnia di un uomo e di un comunista come Fausto Gullo; se a Roma, a partire dalla battaglia divorzista, un giornale come Il Messaggero riprende antiche battaglie borghesi che sono temibile contraddizione per gli squallidi eredi clerico-moderati che governano - con lo Stato - la città (e la appassionata difesa della candidatura di Basso alla Corte costituzionale è un sintomo da non sottovalutare); c'è forse da pensare che a qualcosa è pur valsa questa nostra avventura, che altri definivano temeraria. Non esiste in Italia formazione politica del nostro tipo che abbia vissuto più di qualche stagione e non sia poi stata travolta, soffocata, assorbita. Ecco in definitiva quel che ci conforta. Ma questo esempio di resistenza e di forza che stiamo dando o che abbiamo dato non può però essere protratto all'infinito, o anche solo di anni o di molti mesi, senza nuovi apporti e nuove concrete adesioni al partito. Lo diciamo lealmente. Ci si creda. Siamo gente comune, che s'occupa di politica perché solo così sa di poter tentare di difendere e affermare le proprie speranze e i propri affetti, e risparmiarsi e risparmiare ad altri sofferenze e sconfitte sordide e mortificanti. Non abbiamo nessun "messaggio" da consegnare; nessuno ci ha investito di una qualche significativa testimonianza; non crediamo che "il potere" sia importante e quindi non ci coinvolge e non ci interessa; vogliamo vivere più liberi e più felici di quanto l'inerzia e l'incoscienza non ci consentirebbero, responsabili e tolleranti. Detestiamo i "sacrifici", i nostri quanto quelli degli altri; dobbiamo ad altri - e ci debbono - non altro che vita e serenità; quel che si costruisce con il sangue o anche con il "sudore della fronte", ferendo o essendo feriti, non l'amiamo. Se restiamo soli, se coloro che ci conoscono, che ci leggono, che ci approvano, che sperano all'unisono con noi, come noi con loro, non saranno - anch'essi, a pieno titolo e responsabilità - radicali del Partito radicale, anche il Partito radicale può ormai andare al diavolo. Non siamo donne o uomini di chiesa, di setta, di bandiera. Non siamo "capi" nè "dirigenti", e non abbiamo nemmeno voglia o capacità di "servire", non fosse che "il popolo". Servitori di nessuno. Qui, tutti possono e debbono partecipare e "iscriversi". Non ci spaventano le "doppie tessere", che il nostro statuto ammette. Almeno in politica, almeno in casa radicale, non si è monogami nè si hanno rapporti "indissolubili". Non abbiamo dogmi, nè ideologie, nè discipline giuridiche. Non vi sono, nel nostro partito, nè consigli di disciplina, nè possibilità di espulsione. In realtà, migliaia di cittadini, di socialisti, di comunisti, di liberali, di repubblicani, di democratici, di divorzisti, sono stati, anche e a più titoli, del Partito radicale. Ma ora è necessario che questo impegno sia più consapevole e esplicito. Altrimenti idealmente, politicamente, economicamente, organizzativamente, non possiamo più farcela. Crescono a dismisura le responsabilità. Con il Movimento laico, dobbiamo assicurare ormai la propulsione e il coordinamento di una battaglia di portata storica, come l'abbattimento del Concordato per il 1974, con un referendum popolare; l'alternativa, il rinnovamento, l'unità della Sinistra e la cacciata dal governo della DC; il sostegno alle forze che ovunque, nel mondo dei credenti e in quello comunista, e nel PSI più che altrove, stanno cominciando a muoversi in senso libertario, laico, profondamente rinnovatore, a noi convergenti. Il Partito radicale serve, è sostituibile, è necessario a questo scopo? Ogni lettore di questo appello sappia che, in un modo o nell'altro, ci fornirà la sua risposta, della quale terremo conto, sia con il silenzio sia con altre manifestazioni della sua opinione. Intanto faremo come se dovessimo decidere di andare avanti. Ma di qui all'autunno maturerà la decisione di chiudere o di rilanciare il Partito radicale. Perché di questo e non d'altro si tratta. Infine, ai compagni radicali, specie a coloro che in questo anno a Reggio Emilia, a Cuneo, a Trieste, a Genova, ci hanno raggiunto e sospinto con il loro impegno e la loro forza; anche per incarico del segretario del Partito, chiediamo di mobilitarsi fin da ora per assicurare il successo del Congresso di Roma. VOLANTINO DISTRIBUITO ALLA 5a MARCIA ANTIMILITARISTA MILANO - VICENZA 25 luglio 3 agosto 1971 [RECTO]
[VERSO]
Pro-memoria per il 20 settembre di Marco Pannella IL DIVORZISTA n. 43, 1 settembre 1971 E' necessario esser chiari e onesti: non c'è per ora nessun motivo che faccia temere una sconfitta divorzista nel referendum abrogativo della legge Fortuna. Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano raccolgono, nelle elezioni politiche, un massimo del 43/45% dell'elettorato. E' assolutamente provato che, mentre non esistono fratture consistenti nel fronte laico, sia nel mondo confessionale che nella sua appendice paleo-fascista vi sono profonde spaccature e ferme intenzioni di dire "no" al referendum. Nel MSI almeno 15 parlamentari sono divorzisti, e 20 ritengono che il loro attuale elettorato a maggioranza è contrario all'indissolubilità del matrimonio. Nella Democrazia Cristiana sono "contro" le correnti di "Forze Nuove", la Base, gran parte dei morotei. Nelle organizzazioni ecclesiastiche si valuta al 10% i preti che si schiereranno con noi, e al 25/30% quelli che non si impegneranno in questa campagna. Due profezie sono dunque, in queste condizioni, abbastanza facili: a) il divorzio non sarà abrogato per referendum; b) la chiesa, alla fine si disimpegnerà quasi clamorosamente da questa prova per non essere coinvolta in una sconfitta che, normale e dignitosa per dei democratici, per lei sarebbe una catastrofe. Ma il divorzio e' lo stesso in pericolo. Lo e' in queste settimane e in questi mesi, e non l'anno prossimo. La tigre di carta del referendum serve alla Chiesa ed ad un pugno di traditori laici come minaccia e come alibi per trattative fra stato e S. Sede volte a confermare il concordato e a introdurre, sul piano dei trattati internazionali e su quello parlamentare, gravi limitazioni alla legge Fortuna. Per far questo vi sono numerosi strumenti, due dei quali vanno subito denunciati. A) far approvare entro febbraio prossimo, alle camere, una legge, abrogativa della legge Fortuna, che ne modifichi in senso restrittivo alcune norme; in tal caso il referendum non avrebbe più oggetto su cui tenersi. Sarebbe una truffa, un'offesa alla democrazia. Ci batteremo contro. B) una "revisione" dell'art. 34 del Concordato che "aggiunga" alla legge Fortuna condizionamenti e privilegi della Chiesa per il matrimonio "canonico". Per es. Intervento dei tribunali diocesani e rotali nelle già complicate e severe procedure di divorzio attualmente previste dalla legge. In tal modo, si otterrebbe un duplice risultato: 1) si aggraverebbe la "tutela" ecclesiastica del matrimonio con strumenti legislativi (patti internazionali) non sottoponibili a referendum abrogativo: ne avremmo per qualche altro decennio; 2) si permetterebbe alla Chiesa di trovare un pretesto per presentare il suo "disimpegno" dal referendum, che è una sua necessità vitale, come una "concessione" in cambio di quella così ottenuta. E' questa la via che sembrano percorrere - è urgente denunciarlo - importanti esponenti del Pci e la sottocorrente clerico-frontista dei demartiniani che fa capo a Enrico Manca ed a alcuni giovani ex- o para lombardiani del Pci. Non è possibile, inoltre, contare su una effettiva opposizione a questo ignobile intrallazzo di tutto il Pri e del Psdi. Intanto, con la prospettiva del referendum e delle "innovazioni" che può consentire di ottenere la sua minaccia, magistrati reazionari e clericali non mancheranno di ritardare con ogni pretesto e con un sempre maggiore fiscalismo i procedimenti di divorzio in corso. Ma su questo referendum il discorso non è chiuso e non intendiamo accordarci alla vera e propria vile congiura dell'ossequio che si va stabilendo in ogni ambiente politico e "giornalistico" nel paese. Nelle settimane scorse l'ex ministro Oronzo Reale ha già dichiarato che il referendum in questione è legittimo e ammissibile. I lamalfiani - poco abituati in genere a consentirgli un ruolo di leader per cui onestamente sembra poco tagliato - e gli stessi nostri compagni della federazione giovanile del PRI (colti da un attacco di realpolitik dal quale auguriamo loro pronta guarigione) l'hanno lasciato dire e fare. La risposta comincia ad esser chiara: i repubblicani vogliono lo scioglimento anticipato delle camere subito dopo l'elezione del nuovo Presidente della repubblica. Il referendum sarà un buon pretesto: lo ha scritto a chiare lettere l'amico Giovanni Ferrara su "il Mondo": piuttosto che andare ad un confronto che veda "i democratici laici ed i comunisti da una parte, i democratici cristiani e i fascisti dall'altra" si deve andare a nuove elezioni (che farebbero rinviare di un anno il referendum, avvelenando così in partenza la nuova legislatura). Così il PRI che ha tradito nelle settimane scorse, con pretesti giuridici, la solidarietà laica partendo all'attacco della proposta Fortuna-Scalfari-Gullo-Mancini-Vecchietti-Bonea in difesa della costituzione e della libertà di coscienza del cittadino, è pronto a sostenere che il referendum deve esser rinviato a febbraio, a qualsiasi costo! Si è fatta viva anche l'"Umanità", organo, per chi non lo sapesse, del Psdi. A conti fatti anche i socialdemocratici sostengono che il referendum è perfettamente legittimo e che da bravi e rigorosi democratici quali sono non contestano la regolarità di questa prova anche se la deprecano! Balle. Attendiamo che si risponda pertinentemente alle nostre osservazioni da nessuno, finora, smentite ma solo ignorate. Il referendum e' legittimo, e la corte di cassazione non può, senza tradire la legge, non proclamarlo. Esso e' stato infatti inficiato alla radice dal fatto che la raccolta delle firme contro il divorzio e' stata condotta in modo tale che e' il prodotto della violazione degli articoli 20 e 43 del concordato, dei reati di istigazione al disprezzo delle istituzioni, della diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico, di abuso della credulità popolare, di abuso di ufficio nelle loro pubbliche funzioni dei membri della gerarchia ecclesiastica e via dicendo. Inoltre la corte di cassazione non ha attualmente la capacita' di verificare effettivamente la legittimità formale dell'autenticazione delle firme. Il referendum e' anticostituzionale, e la corte costituzionale non puo' non proclamarlo. Non possono evidentemente, infatti, essere sottoposti a referendum diritti costituzionali del cittadino, che sono direttamente coinvolti con la legge del divorzio. Che i partiti democratici siano imbarazzati, dopo aver votato una legge istitutiva del referendum popolare per dettato vaticano e in esplicita funzione anti-divorzio è comprensibile, ma non è tollerabile che per questo si prestino ad una ignobile violenza di stato contro la democrazia, la legge fondamentale, la coscienza dei cittadini. Che sia ora difficile giustificare la scelta di rinnovare gli iniqui patti lateranensi, fatta malgrado la strenua opposizione dei nostri compagni e amici deputati, da Fortuna a Albani, Scalfari, Basso, Bonea, Boiardi e pochi altri, appena nell'aprile scorso, senza rischiare di colpire perfino la severa conquista del divorzio l'abbiamo sempre detto. Questo significa solo che il mondo clericale ed i traditori, vecchi e nuovi, che si annidano in campo laico vanno combattuti ormai senza riserva e con la convinzione che la nostra battaglia di divorzisti, di laici, di anticlericali coincide con la difesa pura e semplice di quel tanto di democrazia e di civilta' che conosce il nostre paese. Il XX settembre, ben piu' che il 2 giugno, merita dunque d'essere considerato come giorno fausto per le lotte di liberazione e di progresso per il nostro paese. La repubblica vaticana merita tutt'al piu' l'omaggio in via dei fori imperiali delle truppe del missino generale Di Lorenzo. Non e' colpa nostra se l'equivalente della festa nazionale del 14 luglio in Francia sia per lItalia, una data certo piu' modesta. Ma dinanzi ai problemi di civilta' che oggi abbiamo in Italia altra data, piu' del venti settembre atta a celebrarne il significato, non ne conosciamo. Per questo con il movimento laico, con la Lid e il partito radicale invitiamo i cittadini a festeggiare questa ricorrenza. Per questo chiediamo loro di sostenere la grande manifestazione nazionale di piazza Navona, e le altre che stiamo organizzando, in piazza del duomo a Milano, in piazza Goldoni a Trieste, ed in altre citta'. Per questo li esortiamo a moltiplicare le forze e a legittimare e rafforzare la speranza che il nostro "no al referendum clerico-fascista contro il divorzio - no al concordato" diventi presto indicazione di lotta per tutta la democrazia italiana. Iniziative contro la proposta di legge sullobiezione di coscienza. Da "Antimilitaristi: cronache di 25 anni" di A. Bandinelli in "La prova radicale n.1" ottobre 1971 [ Alla conferenza stampa] subito, sulla valutazione del progetto di legge, si verificò una frattura ed una seria divergenza di posizioni. Il senatore Anderlini, infatti, affermava che, anche se imperfetta, la legge doveva essere portata avanti, fino alla approvazione. A suo avviso, infatti, gli ambienti militari avevano già opposto fortissime opposizioni al suo passaggio. Solo in un momento successivo si sarebbe dovuto pensare ad un eventuale miglioramento. La tesi di Anderlini - il quale evidentemente smentiva, se non altro, il precedente gesto del ritiro, per protesta, del suo progetto - veniva contestata dagli altri presenti. La Lega, gli stessi parlamentari sostennero che la legge era inaccettabile (in quanto perfino, venne ribadito, più restrittiva delle intenzioni degli ambienti militari) e che, se non si fosse potuto emendarla in maniera soddisfacente, sarebbe stato necessario impegnarsi perché non venisse approvata. Inaccettabile era, comunque, la procedura della discussione in sede di commissiona: gli oratori concordarono che si dovesse esercitare ogni pressione per ottenere che fosse respinta, e che il disegno di legge fosse portato in aula. Contemporaneamente, alcune iniziative, concordate nella riunione di Bologna dei primi di settembre che abbiamo ricordato, facevano nuovamente avanzare la lotta nelle piazze e dinanzi all'opinione pubblica. La mobilitazione era molto ampia soprattutto per l'inaspettata presenza ed impegno di forti nuclei di antimilitaristi e pacifisti costituitisi in diverse città. Manifestazioni dinanzi al Parlamento e dinanzi al Tribunale Militare di Torino durante lo svolgimento dei processi agli obiettori Mario Pizzola e Matteo Soccio, uno sciopero della fame, iniziato contemporaneamente a Roma - da Roberto Cicciomessere ed altri - e a Torino (CEP), volantinaggi, l'invio di migliaia di cartoline di protesta ai parlamentari della commissione difesa della Camera dei Deputati, trovavano eco nella stampa e nell'opinione pubblica. Ai deputati veniva anche inviato un ampio e dettagliato documento (firmato dalla "Comunità Terzo Giorno", dal Corpo Europeo della Pace, dalla Federazione Giovanile Repubblicana, dai gruppi antimilitaristi di Vicenza, Ancona, Pescara, Reggio Emilia, Napoli e Padova, dal MAI, dal Movimento non-violento per la pace di Perugia, Brescia, Condove, dal MPL di Gorizia ed Udine e del Partito Radicale) nel quale erano esposte le ragioni della netta opposizione al progetto governativo e si chiedeva ai parlamentari l'impegno per ottenere, in aula, sostanziali emendamenti migliorativi o per respingere, in caso contrario, un testo così insufficiente e pericoloso. Altre, e nuove iniziative mostravano quanto fosse unanime e compatto il fronte antimilitarista nel rifiutare quel progetto di legge che, invece, si sperava avrebbe attenuato, spezzandone la compattezza, l'opposizione degli obiettori. Il 21 settembre, rispondendo alla proposta e all'invito di Pietro Pinna, 22 cittadini, in diversa città, restituivano al distretto militare il foglio di congedo, motivando l'atto come "espressione di obiezione di coscienza" a posteriori, ed ulteriore manifestazione di dissenso antimilitarista. La stampa, per ora, ha registrato solo i nomi di cinque fra questi obiettori, tutti appartenenti al "Gruppo Valsusino di azione non-violenta" di cui abbiamo riferito le attività: Achille Croce, Alberto Perino, Massimo Maffiolo, Pier Sandro Roccati e Pier Giovanni Listello. L'insieme di queste manifestazioni, si è detto, aveva una buona eco nella stampa e raggiungeva quindi la opinione pubblica in misura considerevole. Se organi di stampa come il settimanale "Settegiorni" già da tempo avevano prestato un accentuato interesse a questi problemi e alle lotte dei pacifisti, si doveva segnalare, questa volta, la obiettiva informazione data da un giornale, "Il Manifesto", che era sembrato invece, in precedenza, piuttosto appoggiare o privilegiare la linea della "lotta nelle caserme" propria di "Lotta continua"." |