WB01337_.gif (904 bytes)
Cronologia del Partito Radicale
-- 1968

GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO


MAGGIO
Italia Antimilitarismo
GIUGNO
Italia: Roma Antimilitarismo
GIUGNO
Italia: Roma Divorzio, LID
LUGLIO
Italia: Roma Repressione sessuale, Braibanti
LUGLIO
Italia: Roma Giustizia, Braibanti
LUGLIO/AGOSTO
Italia: Milano/Vicenza Antimilitarismo
AGOSTO
Italia Giustizia
AGOSTO
Cecoslovacchia Truppe del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia
AGOSTO
Italia: Roma Cecoslovacchia
AGOSTO
Italia: Roma Cecoslovacchia, digiuno
SETTEMBRE
Italia: Roma Cecoslovacchia
SETTEMBRE
Italia: Roma Riunione nazionale, digiuno
SETTEMBRE
Italia: Roma Cecoslovacchia, nuova sinistra
SETTEMBRE
Bulgaria: Sofia Cecoslovacchia, nonviolenza
OTTOBRE
Italia Nuove occupazioni di scuole a partire dal liceo Mamiani di Roma.
OTTOBRE
Italia Divorzio, LID
NOVEMBRE
Italia: Rimini Nuova sinistra
NOVEMBRE
Italia: Ravenna V Congresso PR
NOVEMBRE
Usa Il presidente Johnson decide di interrompere i bombardamenti in Vietnam.
DICEMBRE
Italia Repressione sessuale
Dicembre
Italia Primo governo a guida Mariano Rumor, DC, con sostegno di PSI e PRI.

DOCUMENTI

Volantino diffuso all'Ambasciata Sovietica a Roma 23.8.68

Osservazioni sulla "Pace rossa" di. M.Pannella - agosto 68

La Nota: CECOSLOVACCHIA - 10.9.68

Un giorno a Sofia - 6.10.68

Gruppi spontanei - 4.11.68

Mi torna in mente il "caso Braibanti" di Marco Pannella - gen 75
LEGENDA TITOLI
rosso = transnazionale blu = specifico nazionale   verde = congressi o riunioni del PR

1 LUGLIO - Italia: Roma – Repressione sessuale, Braibanti

In giugno si era aperto, dopo quattro anni di istruttoria, il processo ad Aldo Braibanti, un intellettuale accusato di "plagio" (assoggettamento di persone) dai parenti di un suo amico convivente. "… Era evidente la montatura e forzatura giudiziaria per colpire, in un uomo che professava idee anarchiche, la diversità di costumi nella vita privata e per criminalizzare la singolarità di idee civili e politiche, quasi al fine di infliggere un esempio in un momento di crescente contestazione."
In un fondo di Notizie Radicali, Marco Pannella, che partecipa alle sedute processuali, parla di "processo alla strega" ed apre quello che sarà negli anni successivi il "Caso Braibanti": una serrata campagna radicale contro il reato di plagio e l’operato di una certa magistratura sessuofobica.
... "Il grottesco si è trasferito al Palazzo di Giustizia", sostiene Pannella. E' dunque ora di far cominciare davvero il processo: occorrerà esplorare alcune "verità extraprocessuali" investendo di luce il "quadro morale, civile, sociale in cui questo fatto inaudito è sorto e si è sviluppato". Ma soprattutto occorrerà chiedere agli "intellettuali di sinistra" amici di Braibanti cosa attendano per intervenire, con le loro "penne manichee", in questo "affare".
Per l’articolo, Pannella sarà successivamente querelato dai magistrati del processo.

16 LUGLIO - Italia: Roma – Giustizia, Braibanti

A seguito della condanna di Braibanti a nove anni di carcere (14 luglio), Pannella ed un gruppo di esponenti radicali affermano in una dichiarazione: "… si apre per noi ora l'"affare Braibanti". Non si tratta, qui, d'altro che d'una macchinazione basata su dei falsi dolosi della privata accusa … E' nostra opinione che si stia attuando un processo alla cultura, all'arte, alla psicanalisi, all'odiato e "infetto" mondo intellettuale, a comportamenti o sfere che riguardano solo l'intimità di ogni cittadino, a valori essenziali della civiltà moderna."

26 LUGLIO / 4 AGOSTO – Italia: Milano/Vicenza - Antimilitarismo

"Si è conclusa, domenica 4 agosto, la Marcia Antimilitarista Milano-Vicenza, promossa dalla Federazione milanese del Partito Radicale. Il bilancio è soddisfacente. Hanno partecipato alla marcia circa 100 persone, 30 delle quali per l'intero percorso. Sono stati distribuiti oltre settantamila volantini e giornali. Si sono tenuti dodici comizi, due altri in inglese e un altro in francese, e manifestazioni dinanzi al carcere militare di Peschiera e alla caserma della Nato Ederle di Vicenza. Si è registrato un apporto alla marcia da parte dei militanti e, spesso, delle Federazioni dei partiti di sinistra, nettamente superiore a quella dell'anno precedente, malgrado l'indifferenza della stampa di sinistra e degli apparati centrali. … A Vicenza, dinanzi alla caserma Ederle, non appena la manifestazione si è spostata all'ingresso della base NATO, i poliziotti sono intervenuti brutalmente, fermando venti compagni, fra i quali il segretario nazionale del PR Gianfranco Spadaccia, Piero Pinna del Movimento nonviolento per la pace, i radicali Giuliano Rendi, Ida Sacchetti, Luca Bracci, Felice Accame, Lorenzo e Andrea Strik Lievers, Fernando Del Grosso, Roberto Cicciomessere ed altri. Rendi, Bracci e Del Grosso sono stati feriti. Luca Boneschi ha avuto l'incarico di denunciare all'autorità giudiziaria i responsabili degli episodi di violenza accaduti davanti alla Ederle. …"

9 AGOSTO – Italia – Giustizia

"Marco Pannella denuncia la violazione della legge nel procedimento contro due anarchici (Gianroberto Gallieri detto Pinky e Franco Bertole) del circolo "La Comune" di Milano. Gli imputati non vengono infatti processati per direttissima ma con la più lunga istruttoria formale che consentirà di continuare l'attività repressiva con il pretesto del proseguirsi delle indagini, allargando a macchia d'olio, come sta già accadendo, controlli, pedinamenti, interrogatori, ascolti telefonici, infiltrazioni di agenti provocatori... Contro questa e altre continue violazioni della legge è dovere dei democratici contrapporre dure azioni che restaurino l'ordine costituzionale."

21 AGOSTO - Italia: Roma - Cecoslovacchia

In seguito all'invasione della Cecoslovacchia, avvenuta durante la notte, viene diffuso per tutta la giornata, e per alcune ore davanti all’ambasciata sovietica ove avvengono fermi di polizia, un volantino in cui "… i radicali riaffermano per e a partire dalla intera sinistra italiana che sempre meno è lecito e possibile considerare le strutture autoritarie, poliziesche e militariste degli stati a pretesa organizzazione socialista come sostanzialmente diverse da quelle che caratterizzano le società cosiddette occidentali e democratiche. Non vi sono, e Praga lo conferma di nuovo, eserciti rossi o democratici: gli eserciti sono tutti "neri" e oggi più che mai sono strumenti di guerra civile." Si raccolgono firme per una dichiarazione di solidarietà.

26 AGOSTO - Italia: Roma – Cecoslovacchia, digiuno

Un gruppo di esponenti radicali romani iniziano: "uno sciopero della fame a oltranza per richiedere lo sgombero totale delle truppe sovietiche dalla Cecoslovacchia o comunque per appoggiare nelle trattative in corso i cecoslovacchi. Intendiamo così anche sollecitare il passaggio all'azione del Pci, perché le note e positive dichiarazioni non divengano un alibi per non far nulla, o per limitarsi a delle azioni di vertice, incontrollabili e a noi stessi estranee, come a tutti i comunisti di base e alle masse."
Si originano così "in alcune città, tra cui Roma e Milano, "gruppi di attività e di sciopero della fame per la Cecoslovacchia" a cui aderiscono, fra gli altri, Riccardo Lombardi e Wladimiro Dorigo."
"Lo stesso giorno un comunicato del partito prese atto con speranza delle "confortanti notizie che giungono sul proseguimento dei negoziati di Mosca con i legittimi rappresentanti dello Stato e del partito comunista cecoslovacchi", invitando inoltre le forze politiche e l'opinione pubblica democratica a non smobilitare nel momento in cui al tavolo delle trattative era necessario che la forza dello schieramento socialista ammonisse con la sua evidenza i rappresentanti dello Stato sovietico. Il comunicato aggiunse che in Italia e in Francia "le giuste decisioni dei partiti comunisti" rafforzavano il carattere popolare e socialista della condanna contro l'operato dei paesi del Patto di Varsavia. Il Partito radicale invitò infine la sinistra a non limitarsi a "dichiarazioni ed analisi giuste" ma a consentire immediatamente il manifestarsi organizzato delle masse democratiche."
Osservazioni sulla Pace rossa (MP)

1 SETTEMBRE - Italia: Roma – Cecoslovacchia

Dibattito sulle responsabilità della sinistra di fronte ai fatti cecoslovacchi. "Al termine della riunione, alla quale hanno partecipato diversi gruppi democratici e esponenti di forze socialiste, si è costituito il Comitato Italiano degli Antiatlantici per la Cecoslovacchia, che si propone di svolgere una azione di sostegno del socialismo di quel paese, contro le attuali pressioni autoritarie, in primo luogo richiedendo l'evacuazione delle truppe occupanti dei Paesi del Patto di Varsavia ed informando l'opinione pubblica italiana dei problemi posti dai recenti, drammatici avvenimenti."

5 SETTEMBRE - Italia: Roma – Riunione nazionale, digiuno

Riunione nazionale di iscritti e dirigenti del Partito Radicale, molti dei in digiuno per la Cecoslovacchia. "Si conclude dopo 11 giorni, il digiuno dei - Gruppi di attività e di sciopero della fame per la Cecoslovacchia - promossi dai radicali a Roma, Milano, Pescara e Sulmona. In un comunicato conclusivo, i gruppi hanno dichiarato: "La situazione in Cecoslovacchia permane grave; come grave è la testimonianza di persistente incapacità di condurre concretamente serie battaglie internazionaliste e socialiste da parte delle forze tradizionali della sinistra, e dei loro vertici burocratici. I gruppi ritengono di aver contribuito - come era loro obiettivo - a darne coscienza alle forze di nuova Sinistra. L'annunciata costituzione del "Comitato degli Antiatlantici per la Cecoslovacchia" ne costituisce una prova e una garanzia".

10 SETTEMBRE - Italia: Roma – Cecoslovacchia, nuova sinistra

Una nota di Notizie Radicali commenta la situazione cecoslovacca e l’inettitudine della sinistra storica.

24/26 SETTEMBRE - Bulgaria: Sofia - Cecoslovacchia, nonviolenza

Marco Pannella, segretario del PR, il pubblicista Marcello Baraghini, lo studente Antonio Azzolini e l'insegnante Silvana Leonardi, distribuiscono clandestinamente per 48 ore migliaia di volantini di condanna dell'invasione della Cecoslovacchia titolati "Basta con la guerra nel Vietnam, basta con la Nato, basta con l'occupazione della Cecoslovacchia". Si invita all'obiezione di coscienza e alla solidarietà fattiva con il paese invaso.
È la prima azione diretta che il PR organizza nei paesi dell'est, in collegamento con La "War Resisters' International" di Londra (oraganizzazione internazionale degli obiettori a cui il partito era affiliato, in Italia, assieme al Movimento Nonviolento). L'iniziativa intende anche denunciare l'inerzia delle "Internazionali, che sono ormai assisi diplomatiche di partiti legati ai loro interessi nazionali e incapaci di qualsiasi azione comune" e della sinistra europea che si limita a "condannare i fatti di Cecoslovacchia senza prendere alcuna concreta iniziativa politica".
Viene condotta contemporaneamente, alla stessa ora e con lo stesso testo, in altre tre capitali di paesi occupanti la Cecoslovacchia: a Mosca, Varsavia e Budapest.
L'azione provoca l'intervento della polizia bulgara che arresta i radicali per due giorni, li esibisce in una conferenza stampa come "provocatori occidentali" e poi li espelle dal paese, accompagnandoli di notte nei pressi della frontiera e lasciandoli proseguire a piedi per alcuni chilometri. Nel corso degli interrogatori, il Partito Radicale viene accreditato di 700.000 iscritti: non si vuol credere infatti ai "settecento" denunciati nei volantini e negli interrogatori, che vengono ritenuti frutto di errore di traduzione.
A Roma una delegazione del Partito Radicale si reca all'ambasciata bulgara per illustrare il significato della manifestazione dei quattro fermati. Contemporaneamente un gruppo di radicali manifesta contro la guerra nel Vietnam davanti all’ambasciata USA.
Nei giorni successivi giungeranno attestazioni di solidarietà con l'iniziativa da parte di Bertrand Russel, Danilo Dolci, Aldo Capitini, e altri intellettuali.

Un giorno a Sofia – di G. Loteta

3 OTTOBRE – Italia - Divorzio, LID

"Dimissioni di Marco Pannella dalla segreteria della LID in seguito alla presentazione da parte dei liberali e di Baslini (della presidenza nazionale della LID) di una proposta di legge restrittiva sul divorzio. Pannella afferma che l'iniziativa liberale si risolve "in un pratico tentativo di sabotaggio dell'iniziativa laica e divorzista, in un servizio reso allo schieramento clericale". Ancora annuncia " una serie di iniziative di rilancio della campagna a favore del divorzio e della legge Fortuna. Infatti è stata decisa una manifestazione nazionale per il 20 ottobre al teatro Delle Arti di Roma, un numero speciale di "Battaglia Divorzista" tirato a molte decine di migliaia di copie e una serie di azioni dirette nei confronti della RAI-TV che dovrebbero svolgersi, contemporaneamente, in molte città d'Italia."

1/4 NOVEMBRE – Italia: Rimini – Nuova sinistra

Il radicale Teodori tiene una relazione sulle lotte contro l'autoritarismo dell'apparato statale , alla Assemblea dei Gruppi spontanei.

2/4 NOVEMBRE - Italia: Ravenna - V Congresso PR

"Il congresso del novembre 1968 a Ravenna, si svolge con alle spalle un anno drammatico. Era esploso il movimento studentesco e delle fabbriche, una vera e propria rivolta - si afferma nella mozione – "contro l'equilibrio immobilistico accettato dalla sinistra italiana" e contro l'alienazione "degli stessi sistemi burocratici" delle forze democratiche da troppo tempo prigioniere dei loro "schemi ideologici". Cominciava a prendere corpo anche il distacco di consistenti frange cattoliche dal clericalismo. Sul piano internazionale, all'Est come all'Ovest, In Cecoslovacchia, in Francia ed in Grecia si manifestavano spinte autoritarie, repressive e totalitarie imposte dagli o con gli eserciti.

Pur consapevole della complessità di questi fatti e delle situazioni nuove che ne scaturivano, il Congresso del partito radicale ritiene tuttavia, con la mozione approvata, di dover ribadire, anche a rischio di momentaneo, apparente isolamento, l'assoluta priorità dell'impegno nella battaglia per il divorzio, affidata esclusivamente al Partito ed alla Lid, e di dover indicare nello strapotere clericale fondato sul Concordato il dato caratterizzante la specificità storica italiana. Da qui la richiesta di referendum abrogativo del Concordato contenuta nella mozione. Viene anche confermata la necessità di offrire alle lotte della nuova e della vecchia sinistra obiettivi e metodi libertari, per contrastare i rischi di settarismo, che già inquinavano i fermenti e le spinte studentesche."

Mozioni approvate

Organi eletti
Segretario: Mauro Mellini
Tesoriere: Angiolo Bandinelli

La nuova Direzione è risultata così composta: Antonio Azzolini, Angiolo Bandinelli, Marcello Baraghini, Cipriano Bartoletti, Luca Boneschi, Vittorio Carena, Roberto Cicciomessere, Gianfranco Bonadei, Ferdinando Landi, Giuseppe Loteta, Mauro Mellini, Marco Pannella, Enrico Pesci, Aloisio Rendi, Giuliano Rendi, Lorenzo Strik-Lievers, Giuseppe Ramadori, Gianfranco Spadaccia e Massimo Teodori.
Il Segretario nazionale ha quindi sottoposto alla ratifica del Congresso i cinque membri della Giunta esecutiva, che è così composta: Marcello Baraghini, Carlo Oliva, Gianfranco Spadaccia, Sergio Tanzeni (sic!), Massimo Teodori. Della Giunta fa parte di diritto anche il tesoriere.

6 DICEMBRE – Italia – Repressione sessuale

Ennesimo sequestro del settimanale "per soli uomini" - Men.
Su NR "Pannella afferma che ci si trova in presenza di una azione incostituzionale e illegale volta ad imbavagliare, con il pretesto della pornografia, chiunque non sia gradito al regime. Denuncia il silenzio complice dell'ordine dei giornalisti."


TESTO DEL VOLANTINO DIFFUSO A CURA DELLA FEDERAZIONE ROMANA DEL PARTITO RADICALE DURANTE TUTTA LA GIORNATA DEL 21 E PER ALCUNE ORE DAVANTI ALL'AMBASCIATA SOVIETICA A ROMA
(NOTIZIE RADICALI N. 41, 23 agosto 1968)

DICHIARAZIONE DI SOLIDARIETÁ

CITTADINI,

lo sdegno che sicuramente fascisti, liberali, democristiani, reazionari di ogni sorta mostreranno per la criminale impresa dei paesi del Patto di Varsavia è un ignobile abuso e un obiettivo aiuto agli aggressori della CECOSLOVACCHIA.

Chi applaude ai massacri americani nel Vietnam, alla dittatura in Grecia, a qualsiasi impresa dell'imperialismo e del colonialismo nel mondo, chi è complice e solidale in Italia con le forze repressive, autoritarie, militariste, che è contro il socialismo, contro una società nuova, laica, libertaria è l'alleato ed il complice delle forze che nell'est europeo da Budapest a Praga opprimono i lavoratori, soffocano le loro apparizioni, si oppongono con le armi alle loro pacifiche lotte.

I radicali italiani ritengono di potere e dover esprimere, con tutte le forze autenticamente di sinistra e rinnovatrici, la loro piena solidarietà con il popolo cecoslovacco, contro la criminale iniziativa del Patto di Varsavia. Una stessa lotta è infatti in corso ovunque nel mondo, nel Vietnam ed in Grecia, in Bolivia e negli USA, a Parigi o a Berlino, in Italia o in Colombia, in URSS o in Cecoslovacchia: è la lotta per la costruzione di una società nuova, per una rivoluzione democratica e socialista che liberi l'uomo ed il mondo dalla sempre maggiore minaccia di oppressione, di sfruttamento, di autoritarismo, di violenza repressiva, di guerra.

I radicali riaffermano per e a partire dalla intera sinistra italiana che sempre meno è lecito e possibile considerare le strutture autoritarie, poliziesche e militariste degli stati a pretesa organizzazione socialista come sostanzialmente diverse da quelle che caratterizzano le società cosiddette occidentali e democratiche. Non vi sono, e Praga lo conferma di nuovo, eserciti rossi o democratici: gli eserciti sono tutti "neri" e oggi più che mai sono strumenti di guerra civile.

CITTADINI

noi vi invitiamo a manifestare concretamente, in queste ore drammatiche e tristi per la democrazia e per le autentiche battaglie di rinnovamento, il vostro appoggio al popolo cecoslovacco e ai suoi dirigenti. Presso la sede del Partito Radicale vi sono registri dove si raccolgono firme di solidarietà per la Cecoslovacchia ed un comitato provvisorio incaricato di raccogliere suggerimenti e proposte sull'attività concreta che dovrà essere svolta nella nostra città.

Gruppi radicali manifesteranno davanti alle ambasciate dei paesi aggressori. Si terranno comizi volanti ed aperti a tutti, in varie zone della città.

Un invito particolare pressante è rivolto a tutti i compagni di sinistra, delle organizzazioni partitiche tradizionali, dei movimenti minoritari, del movimento studentesco perché immediatamente, autonomamente, coloro che sono quotidianamente uniti ed impegnati per difendere la democrazia e una alternativa autenticamente socialista e pacifica nel mondo a fianco dei popoli e delle classi oppresse, sfruttati e falcidiati dalle guerre imperialiste, organizzino la loro azione a favore della Cecoslovacchia e della usa libertà.

TESTO DELLA DICHIARAZIONE PER LA RACCOLTA DI FIRME

"21 agosto 1968 - Dichiarazione di solidarietà con i cecoslovacchi, vittime dell'aggressione dei paesi del Patto di Varsavia."

L'aggressione sovietica e dei satelliti del Patto di Varsavia contro la Cecoslovacchia è innanzitutto un'aggressione contro il socialismo ed ogni fermento rivoluzionario e di libertà nel mondo.

E' tradimento dell'eroica lotta condotta dal popolo vietnamita contro l'imperialismo ed il colonialismo e obiettivo appoggio e complicità con le peggiori forze americane e della reazione nel mondo.

E' conferma che i cosiddetti eserciti popolari delle repubbliche cosiddette socialiste non sono - come ogni altro esercito - che strumenti di guerra civile e di oppressione e di autoritarismo contro il popolo e contro le lotte emancipatrici delle grandi masse socialiste e libertarie nel mondo.

Come in Grecia, i militari e le caste dirigenti filo-americane o americane hanno utilizzato la NATO come strumento essenziale per giungere alla dittatura dei colonnelli, così in Cecoslovacchia il Patto di Varsavia ha confermato di essere non già espressione della volontà e delle necessità difensive dei popoli socialisti, ma strumento di oppressione e di aggressione antisocialista.

La sinistra italiana non può non essere unanime nel condannare e nel combattere senza riserve, senza quartiere, i responsabili di questa vergognosa, criminale impresa, a fianco del popolo cecoslovacco, della sua lotta per la edificazione di una società socialista, per la pace, per la libertà, contro l'imperialismo, in tutte le sue forme, contro l'autoritarismo, il militarismo e il dogmatismo che tragicamente sembrano ovunque progredire nel mondo.

Osservazioni sulla "Pace rossa"

di Marco Pannella (Notizie Radicali – agosto 68)

La soluzione della crisi cecoslovacca, in base a quanto apprendiamo in questo momento - nel tardo pomeriggio del 28 agosto - ha un nome, desunto ma preciso: Protettorato.

Le gerarchie dello Stato restano in funzione, ma il loro potere è limitato dalla volontà e dal beneplacito della potenza occupante. La società civile conserva, sul piano degli usi e costumi, a condizione che non sconfini nel campo dell'impegno della partecipazione politica, la sua autonomia. La stampa è libera, a condizione di non parlare male dei Padroni. Il dibattito è consentito, a meno di non divenire effettivo, cioè di coinvolgere le strutture anziché le sovrastrutture. L'esercito è diretto dal governo e dai propri generali, a meno che non segua vocazioni non repressive e non collaborazioniste con l'occupante. Le frontiere sono protette, dall'invasore stesso, e quelle dalle quali è penetrato. Il "socialismo" e il Partito comunista sono permessi a condizione che siano quelli stessi che il sistema della "metropoli" secerne a suo uso e consumo.

Il calcolo dei russi sembrava evidentemente comportare altre prospettive, classiche nella storia delle aggressioni e delle guerre antipopolari. Non sarà difficile, si pensa, "stando sul posto", suscitare e secondare eccezioni a una "normalità" che viene posta come condizione al permanere degli "accordi" e dell'autonomia dello Stato cecoslovacco.

Non sarà difficile, con più tempo, assicurare il sorgere di quelle candidature politiche alternative agli attuali dirigenti che si era sperato (ed è questo l'errore di fondo di operazione) di imporre con il trauma e la minaccia dell'occupazione di qualche giorno.

Il Cremlino è divenuto il "castello" di Kafka; i dirigenti comunisti, che avevano fino a due anni fa proibito qualsiasi edizione delle opere del grande scrittore praghese, lo avranno certo sentito o pensato.

Alcuni aspetti e alcune frasi dell'accordo rimanderebbero ad altri richiami letterari; facciamone a meno. Che sia oggetto di "accordo" che la polizia segreta politica e l'esercito sovietico non dedichino cure pressanti e professe ai cecoslovacchi, d'altra parte, equivale a una battuta da avanspettacolo di quart'ordine. E' illuminante sulla personalità di chi ha dettato tali clausole.

E' un "diktat". Solo una forma, diffusa nella sinistra, di cattiva coscienza porta il timore di confondersi con la canea del fascistume di destra, di centro e di mezza-sinistra clericale, se si usano definizioni nette, adeguate ai fatti. Pochi anni fa, alla porta di Brandeburgo, esprimemmo ai nostri ospiti tedesco-orientali - ufficialmente - le nostre preoccupazioni di compagni, di antifascisti, dinanzi ai sintomi autoritari e militaristi fin troppo evidenti. Perché oggi temere di osservare che, finalmente, truppe tedesche ricalcheranno su suolo straniero, dopo oltre un ventennio di digiuno, il passo dell'oca che avevamo riscoperto - quasi increduli - ai cambi della guardia dei sacrari della Repubblica di Ulbrich? E dire che le dichiarazioni del capo comunista tedesco sono di una sconsolante, proterva, tragica imbecillità? O - ancora - di constatare che 150 anni dopo, la politica asburgica sembra resuscitata: ungheresi a opprimere la Cecoslovacchia, visto che le circostanze che hanno per ora consentito di inviare cecoslovacchi e bulgari contro i rumeni?

Questa realtà, che non credo sia falsata dall'emozione, dalla passione, dall'amarezza di un momento, ha contro di sé, appunto, la ottusa assenza di immaginazione di chi non s'affida ad altro che alla violenza, alle armi, all'oppressione.

Era possibile un'altra soluzione, era auspicabile? No, almeno per quanto riguarda i nostri compagni cecoslovacchi. Hanno fatto bene, benissimo a preferire, all'individuale eroismo della cattura o del continuare dell'imprigionamento a Mosca, una soluzione che in realtà rimette al popolo, alla classe operaia, al rinnovato Partito comunista, alla collegialità del governo, al parlamento, la scelta del come proseguire la lotta. Hanno fatto benissimo ad accettare, perché il mondo socialista ne prendesse atto, un "accordo" che è di per sé un atto insostituibile d'accusa del carattere ormai controrivoluzionario e oppressivo dalla classe dirigente sovietica. Ora la lotta riprende, con maggiore chiarezza. L'internazionalismo socialista esige che in Italia se ne prenda, ora, concretamente atto.

Elsa Morante si è chiesta, dinanzi al dramma che si svolgeva a Praga, quando i giovani sovietici sapranno e vorranno liberarsi da dirigenti così ignobili. E' il nocciolo del problema, anche se la sua non è la frase - per i tanti nostri compagni che scambiano ideologia con teoria - canonicamente in regola.

Perché le origini dell'aggressione alla Cecoslovacchia sono nelle strutture autoritarie che germinano, si cristallizzano, si sviluppano in URSS. Un'organizzazione della produzione e dei rapporti di lavoro autoritaria non dissimile da quelli capitalistici; una famiglia, una scuola, un partito, i "corpi dello stato" (esercito, amministrazione, giustizia ancora autoritari e oppressivi: sono, queste, strutture che rischiano di vanificare, storicamente , le immense conquiste della "Rivoluzione d'ottobre"; di esigere il soffocamento definitivo di ogni prospettiva socialista, laica e libertaria. Di produrre i Breznev...

Si è cercato, insomma, di esorcizzare il fantasma del proseguirsi della rivoluzione, dell'affrancamento dell'uomo dalle schiavitù denunciate dal socialismo, colpendolo a Praga perché si teme che possa quanto prima prendere corpo in URSS e negli altri Paesi del "Patto di Varsavia". Il colpo era quasi riuscito. Aveva dalla sua uno strumento insostituibile: l'esercito. Che, con o senza stella rossa, è destinato in ultima analisi a combattere non nemici "esterni" verso i quali si vanno smarrendo le ragioni stesse dell'opposizione e della lotta, ma contro il popolo e il socialismo.

COMUNICATO STAMPA DIFFUSO IL 21 SERA
CON LA CRONACA DEGLI EPISODI VERIFICATISI DURANTE LA GIORNATA

(da NOTIZIE RADICALI N. 41 agosto 1968)

21.8.68 - Un gruppo di militanti del Partito Radicale fra i quali il segretario nazionale, il giornalista Gianfranco Spadaccia, il prof. Aloisio Rendi dell'Università di Milano, Marco Pannella, Giuliano Rendi, Ida Sacchetti, Leandro Barozzi, Claudio Bacchetti sono stati fermati nel corso di una manifestazione dinanzi all'Ambasciata Sovietica.

La manifestazione era iniziata verso l'una. Il gruppo di circa venticinque persone, è giunto indossando cartelli sandwich e portando cartelli sui quali era scritto: "Patto di Varsavia e NATO patti contro il socialismo e la libertà dei popoli dell'est e dell'ovest", "Aggressione contro Praga tradimento contro i Vietcong", "Rivoluzione sì repressione no", "contro il socialismo in URSS e nel mondo si aggredisce Praga", "Solidarietà con la Cecoslovacchia", "Sì a Dubcek no ai quisling cecoslovacchi".

Sono stati lanciati e lasciati sotto l'ingresso dell'Ambasciata uova e verdura fradicia. Per circa un'ora, malgrado la continua contestazione da parte delle forze dell'ordine del diritto a manifestare, sono stati scanditi slogan, anche con altoparlanti.

Dinanzi all'ingiunzione di abbandonare i luoghi i manifestanti si sedevano per terra. La polizia caricava di peso con alcuni episodi di violenza otto manifestanti sulle jeep. Il pubblicista Giuliano Rendi, in particolare, è stato battuto ed ha riportato varie contusioni. Contemporaneamente, in altri luoghi della capitale si sono diffusi dei volantini del P.R. invitando tutti i democratici a solidarizzare contro gli aggressori della Cecoslovacchia e macchine con altoparlanti esprimono le posizioni del PR sulla drammatica vicenda di Praga.

In precedenza, alle 10 di questa mattina, il Segretario Nazionale del PR Gianfranco Spadaccia e Leandro Barozzi per i giovani radicali erano stati ricevuti all'ambasciata cecoslovacca, dove si erano recati per comunicare l'immediata solidarietà del PR dinanzi alle prime notizie dell'aggressione stalinista delle cricche dirigenti del Patto di Varsavia.

LA NOTA: CECOSLOVACCHIA

(NOTIZIE RADICALI N. 45, 10 settembre 1968)

SOMMARIO: Kuznetov è a Praga per assicuarare una nuova stretta di vite al diktat di Mosca: la vera aggressione in Cecoslovacchia comincia adesso; il PCI non può solo prendere posizione contro l'aggressione, ma deve costituire un fronte unitario di sinistra che condanni l'iniziativa sovietica. Se è difficile fare ciò per il PCI in presenza di azioni diplomatiche con la classe dirigente sovietica, è compito del resto della sinistra muoversi. Se ciò non accade è a causa del fatto che lo stalinismo è duro a morire ed è capace di resistere a sostanziali mutamenti della politica internazionale. Abbiamo costituto a Roma il "Comitato italiano degli antiatlantici per la Cecoslovacchia" che si propone di svolegre un'attività di sostegno del socialismo in quel paese contro le attuali pressioni autoritarie.


Kuznetov è a Praga ormai da tre giorni. Non sappiamo quali nuove richieste o imposizioni il "plenipotenziario" del Cremlino abbia recato da Mosca ai dirigenti del "nuovo corso". Siamo tutti in grado però di farcene un'idea leggendo i violentissimi articoli della "Pravda" o di "Tribuna Ludu". E' un crescendo di attacchi e di pressioni per assicurare una nuova stretta di vite al "diktat" di Mosca, della cui osservanza e interpretazione sono unici arbitri i carri armati del Patto di Varsavia. E per giustificare la nuova stretta di vite, ecco la favola dei progetti di invasione degli eserciti della NATO, pronti ad intervenire in favore delle forze antisocialiste e controrivoluzionarie. Ma quali minacce occidentali e progetti di invasione della NATO! I popoli d'oriente e d'occidente hanno purtroppo imparato a loro spese che gli eserciti e i patti militari non servono certo a tenere a bada e tanto meno ad aggredire i "nemici" dell'altro campo. Servono a tenere a bada, nelle rispettive zone d'influenza, i popoli e i paesi "alleati". Lo sanno benissimo i Greci, che devono all'efficacia dei piani di sicurezza della NATO il colpo di stato dei colonnelli. Lo hanno appreso i Cecoslovacchi che hanno visto le truppe "alleate" di altri paesi socialisti venirli a "liberare" da ogni tentazione di indipendenza e di autodeterminazione.

Abbiamo scritto qualche giorno fa che la vera aggressione alla Cecoslovacchia comincia adesso, che proprio ora i dirigenti cecoslovacchi rischiano di trovarsi in un vicolo cieco senza alcuna possibilità di uscita e senza alcun valido appoggio. La "Pravda" lo conferma: non basta che la calma torni nelle strade perché gli "alleati" del Patto di Varsavia considerino attuata la "normalizzazione". Occorre di più, molto di più. Ciò che si chiede è la definitiva messa al bando del "nuovo corso" attraverso una repressione su vasta scala.

Di fronte a questa situazione, cosa ha fatto e cosa fa il Partito Comunista? Abbiamo scritto e ribadito - su questa agenzia - il nostro giudizio positivo sulla presa di posizione del PCI all'indomani dell'aggressione. Non siamo tanto stupidi o ciechi, per quel tanto che conosciamo del mondo comunista, per non renderci conto dell'importanza di questa posizione e delle conseguenze che essa avrà all'interno del movimento comunista internazionale. Per la stessa natura dogmatica della purtroppo prevalente ideologia comunista, sappiamo benissimo che dissensi così gravi non sono facilmente riassorbibili, che posizioni di questa gravità non sono facilmente reversibili. Ma detto questo dobbiamo anche aggiungere che il destino della Cecoslovacchia e del nuovo corso non si è tutto giocato il giorno dell'aggressione, né si è tutto giocato il giorno della firma dei cosiddetti accordi di Mosca. Si gioca adesso, giorno per giorno, ora per ora, in una vera e propria lotta contro il tempo, contro l'affermarsi del fatto compiuto, contro l'assuefazione e la rassegnazione dell'opinione pubblica internazionale. Se c'è un momento che i dirigenti comunisti cecoslovacchi hanno bisogno dell'aiuto e dell'appoggio, il più autorevole e fermo, della sinistra internazionale, dell'impegno delle masse e del movimento operaio, "è proprio questo". Il compagno Ingrao pronuncia parole chiare e certamente nobili di fronte a un vastissimo pubblico di lavoratori. E gliene va dato atto. Ma non un incontro ufficiale, non un'iniziativa unitaria si è avuta tra le forze dello stesso schieramento della opposizione di sinistra; non una presa di posizione, non un'iniziativa pubblica rispetto alla classe dirigente sovietica di fronte alla pericolosa e grave evoluzione della situazione in Cecoslovacchia. "Ma che razza di unità" è quella che non viene verificata e sollecitata proprio nei momenti difficili? Ed è sufficiente una presa di posizione di principio - per quanto importante e gravida di conseguenze - se non si traduce in iniziativa politica, se non promuove mobilitazione democratica ed impegno di lotta?

Ci si obietta che la presa di posizione del PCI incontra alla base resistenze ed opposizione. Ci si ricorda che i dirigenti comunisti sono impegnati in una vasta, difficile e complessa iniziativa diplomatica che copre il vasto fronte dei partiti e dei paesi socialisti.

Ammettiamo anche la gravità di queste resistenze. Sono però esse stesse la conseguenza di una iniziativa politica che dal memoriale di Yalta in poi è stata diretta non alle masse ma ai vertici degli altri partiti della sinistra italiana e degli altri partiti del comunismo internazionale.

Continuare a preferire oggi i metodi della "diplomazia segreta" al pubblico dibattito e alla aperta e chiara iniziativa politica significa continuare a peccare di sfiducia rispetto alle masse.

Ma ammettiamo pure questa difficoltà dei comunisti. E' compito allora del resto della sinistra muoversi, prendere adeguate iniziative, se necessario sollecitare i comunisti. E' ciò che in Francia hanno fatto fin dal primo giorno numerose forze: dal comunista Garaudy, al PSU, al sindacato CFDT, da "Nouvel Observateur" e "Temoignage Chretienne" all'UNEF.

Dove sono in Italia queste forze? Cosa fanno, quando non prendono le gravi posizioni che purtroppo ha preso il PSIUP? E' a queste forse di sinistra che rivolgiamo il nostro appello in ore che probabilmente si avviano a diventare le più difficili e drammatiche per la Cecoslovacchia.

Non lo facciamo certo per paura della solitudine, alla quale ci condanna la stupidità degli apparati. Sappiamo che solo un'autonomia consapevole può essere di effettivo aiuto al rafforzamento e a una effettiva unità della sinistra. Senza di essa c'è il frontismo, c'è l'annullamento della volontà politica, c'è l'appiattimento burocratico.

I compagni che per oltre dici giorni hanno attuato uno "sciopero della fame e di lavoro per la Cecoslovacchia" hanno giustamente scritto che "l'Unità" è stata pari solo all'organo della Fiat nell'ignorare la loro iniziativa. Una spiegazione di questo comportamento, beninteso non ufficiale, sarebbe che, a differenza delle forze politiche che in altri paesi esprimono le stesse posizioni, non saremmo una realtà "seria", ma una realtà numericamente e politicamente trascurabile. Non sono argomenti che meritino di essere raccolti e confutati. Dimostrano solo come lo stalinismo sia una realtà dura a morire e capace anche di resistere, in un partito comunista, a sostanziali mutamenti della propria politica internazionale.

UN GIORNO A SOFIA

di Giuseppe Loteta

(L'ASTROLABIO, 6 ottobre 1968)

Sofia, 24 settembre. Nella centralissima via Stomboliski, a due passi dall'albergo Balkan, tre uomini e una ragazza distribuiscono volantini, distanziati di una ventina di metri l'uno dall'altro. Sono le cinque del pomeriggio, ora di punta per la capitale bulgara. Gli operai escono dalle fabbriche, gli impiegati dagli uffici e tutti, incuriositi e cortesi, prendono i foglietti. L'abbigliamento dei quattro - maglioni, blue jeans e minigonna - non lascia adito a dubbi: sono occidentali. E ancora meno dubbi lascia il contenuto dei volantini, di due tipi. Tre brevi frasi in bulgaro, l'uno: "Basta con la NATO, basta con la guerra nel Vietnam, basta con l'occupazione della Cecoslovacchia"; un lungo appello in russo e in tedesco ai paesi del Patto di Varsavia perché ritirino le truppe dal territorio cecoslovacco, l'altro.

Centinaia di fogli passano di mano in mano, vengono letti con estrema attenzione perfino dai soldati e dai vigili urbani. Trascorrono ben quindici minuti prima che un uomo e una donna in borghese arrivino trafelati e blocchino la diffusione. L'uomo prende per il collo il più giovane dei quattro, gli sputa in faccia e gli grida più volte: "fascista". La risposta è pronta: un sorriso cordiale, un cenno di diniego e poi "no, no, socialista".

I quattro sono italiani: Marco Pannella, 38 anni, giornalista, ex segretario del partito radicale; Marcello Baraghini, 24 anni, pubblicista, membro della direzione del partito radicale: Antonio Azzolini, 25 anni, studente universitario, del direttivo della federazione romana del partito radicale; Silvana Leonardi, 28 anni, insegnante, socialista libertaria. La loro azione non è isolata. Alla stessa ora, nello stesso giorno, altri gruppi di giovani distribuiscono analoghi volantini a Mosca, Varsavia e Budapest. L'iniziativa è della "War Resister's International" (Internazionale dei Resistenti alla Guerra), l'associazione pacifista che da anni si prodiga in una continua azione di sostegno dei disertori politici e dei renitenti alla leva degli Stati Uniti.

"Operazione Europa orientale". La WRI ha le carte in regola. Può organizzare il volantinaggio in Europa orientale contro l'occupazione della Cecoslovacchia perché la sua posizione e la sua azione rispetto all'aggressione americana nel Vietnam sono note in tutto il mondo. L'organizzazione della Conferenza di Stoccolma sul Vietnam, del luglio 1967, e la prossima mobilitazione di pacifisti europei contro il quartier generale della NATO, a Bruxelles, non sono che due esempi. Ed altrettanto esemplare è la più recente storia del presidente della WRI, l'inglese Michael Randle, condannato a 18 mesi di carcere nel 1961 per aver organizzato una dimostrazione alla base dei bombardieri americani di Wethersfield e ad un anno nel 1967 per aver preso parte all'occupazione dell'Ambasciata greca a Londra, subito dopo il colpo di Stato dei colonnelli. Quanto ai volontari dell'"Operazione Europa orientale", basta a rilevare che a Mosca il volantinaggio è stato eseguito dall'americana Vicki Rovere, più volte arrestata negli USA per le sue proteste contro gli esperimenti atomici, e dall'inglese Andrew Papworth, organizzatore di campagne antimilitariste nelle basi americane in Gran Bretagna; a Budapest dall'americano Bob Eaton, capitano della "Nave di Pace" quacquera che ha trasportato l'anno scorso ad Haiphong rifornimenti e medicine per i combattenti del Vietnam, e dall'indiano Satitsh Kumar, premio Nehru (sovietico) per la letteratura e accolto a Mosca come eroe nazionale in una sua famosa marcia Calcutta-Washington per il disarmo.

Il curriculum degli italiani non è meno ricco. Pannella e compagni portano nei certificati penali il segno della lunga serie di reati commessi nel corso della loro attività politica di militanti di sinistra. E, per quel che più conta, il partito radicale è stato il primo gruppo politico della sinistra europea a protestare con cartelli e striscioni d'inequivocabile sapore socialista - contro l'occupazione della Cecoslovacchia; il promotore, al termine di undici lunghi giorni di digiuno di protesta, di quel "Comitato Antiatlantico per la Cecoslovacchia" che ha poi ricevuto l'adesione di numerose personalità e di militanti della sinistra italiana, da Riccardo Lombardi a Wladimiro Dorigo. L'opinione dei radicali sui fatti di Praga è che comunisti, socialisti, democratici europei non debbano limitarsi alla - pur importante e decisiva - condanna dell'intervento sovietico; ma cercare d'influire in prima persona sugli avvenimenti, adottando tutte le iniziative politiche che possano aiutare i dirigenti cecoslovacchi nella loro difficile prova e il mondo socialista a scuotersi di dosso le strutture autoritarie e militariste che stanno all'origine dell'occupazione.

Anche la War Resister's - alla quale il partito radicale aderisce per l'Italia, insieme con il Movimento Nonviolento per la Pace - è dello stesso avviso. Così, gli scopi dell'iniziativa sono stati definiti in quattro punti: "1) rispondere all'appello del popolo cecoslovacco che richiedeva un'azione internazionale in appoggio alla sua causa; 2) infrangere, sia pur minimamente, la barriera del silenzio e della distorsione delle notizie sui fatti di Cecoslovacchia; 3) dimostrare che l'opposizione all'occupazione è profondamente sentita dai movimenti socialisti e pacifisti occidentali; 4) solidarizzare con le proteste aperte e coraggiose svoltesi nell'Unione Sovietica, nella Repubblica Democratica Tedesca, in Polonia e in Ungheria contro l'autoritarismo dei vertici dirigenti". E così, il 22 settembre, con le borse e le valigie cariche di volantini, Pannella, Baraghini, Azzolini e Silvana Leonardi lasciavano Roma per Sofia, in transito turistico - come s'affrettavano a spiegare a doganieri e poliziotti - verso Istanbul.

Il 23 sera i quattro arrivano nella capitale bulgara. Solo Silvana conosce qualche parola di russo, sufficiente appena a decifrare i misteriosi caratteri cirillici che appaiono dappertutto. Frettolosa ricerca di una pensione, un po' di tempo per capire com'è fatto il centro della città e poi a dormire. L'indomani i compiti vengono divisi. Per tutta la mattina Marcello e Antonio girano per Sofia, lasciando alcune migliaia di volantini sulle panchine e nelle buche per le lettere, nei bar e nei ristoranti, mentre Marco e Silvana scrivono alla WRI e stilano un appello al Comitato Centrale del partito comunista bulgaro che non riusciranno mai a far pervenire perché nessuno in città sembra conoscere l'indirizzo richiesto. Nel primo pomeriggio ancora volantinaggio clandestino a coppie e poi, alle cinque la manifestazione in via Stomboliski.

I servizi di sicurezza all'opera. I tre uomini vengono fermati e accompagnati in un posto di polizia. Silvana riesce a distribuire volantini ancora per dieci minuti, finché ha uno scontro verbale con un agente in borghese che le sequestra il pacchetto. Poi sembra dimenticata ed ha tutto il tempo di recarsi alla stazione, dove attende inutilmente per sei ore in una sala d'aspetto d'essere fermata. Verrà finalmente presa in piena notte in uno scompartimento ferroviario diretto a Belgrado. La prima reazione dei poliziotti è di stupore. Ma chi diavolo sono questi quattro guastafeste? Leggono e rileggono i foglietti in tre lingue, vogliono sapere se si tratta di un'organizzazione internazionale anti-socialista, di fascisti, di agenti della Cecoslovacchia. Poi entrano in scena i servizi di sicurezza, inequivocabili funzionari in impermeabile scuro che prelevano i quattro e li trasportano in auto alla periferia di Sofia, nella sede della polizia segreta, dove saranno trattenuti ancora un giorno, fino all'espulsione dal paese.

Sono 24 ore di continue discussioni e di interrogatori correttissimi. Ad occuparsi dei quattro è addirittura il vertice del servizio. Affiancato da un interprete, dirige le operazioni il colonnello Petrov, che ogni tanto va a riferire ad un superiore. Poco prima del rilascio compare una terza persona, sempre in borghese, a chiedere con gentilezza: "Sono stati abbastanza corretti i miei funzionari?". La tesi dei quattro è semplice: "Siamo dei radicali, dei socialisti. Non crediamo di aver commesso alcun reato perché siamo certi che la Costituzione di un paese socialista non possa non garantire a chiunque il diritto alla manifestazione della propria opinione. Siamo decisamente contrari all'aggressione americana nel Vietnam ed alla politica dei blocchi militari. E' per lo stesso motivo che condanniamo anche l'intervento in Cecoslovacchia delle truppe del Patto di Varsavia". Di rimando, granitica, la posizione ufficiale di Mosca sulla controrivoluzione in atto a Praga e l'accusa: "Siete venuti a interferire negli affari interni d'un paese socialista". Non mancano particolari divertenti. Quando Pannella accenna alle posizioni del PCI e del PCF sulla Cecoslovacchia è interrotto da risa di scherno e dall'inequivocabile equivalente di "Buoni, quelli!". Un altro funzionario, invece, cerca di convincere Silvana Leonardi che a richiedere l'intervento delle truppe sovietiche sia stato nientemeno che il Presidente della Repubblica cecoslovacca, generale Svoboda. "L'abbiamo visto con i nostri occhi in televisione" aggiunge. E ancora: "Siete voi occidentali ad essere male informati".

E poi, inaspettatamente, uno per volta, i quattro sono accompagnati in un salone pieno di giornalisti, di corrispondenti della radio, di cameramen televisivi: una conferenza stampa organizzata dai servizi di sicurezza per mostrare al popolo i provocatori occidentali. Pannella si rifiuta di rispondere ai rappresentanti della stampa bulgara. "Nel mio paese chiarisce - è chi convoca le conferenze stampa a rispondere. Io non ho convocato niente, anzi sono stato convocato. Quindi non ho nulla da dire. Avrei si delle domande da porvi, ma non credo che abbiate intenzione di rispondermi". Gli altri tre accettano la strana intervista e chiariscono ancora una volta i motivi ispiratori della loro azione.

L'ultimo atto è l'espulsione: grandi automobili scure che accompagnano, due per volta, i quattro fino al confine con la Jugoslavia, l'ingiunzione agli "italiani banditi" a non tornare più in Bulgaria, l'autostop fino a Belgrado, il ricongiungimento in questa città. Sorte non diversa è stata riservata ai gruppi di Mosca, di Varsavia e di Budapest. Più difficile la posizione dei volontari in Ungheria, che sono stati affiancati nella manifestazione da numerosi studenti ungheresi e che - forse per questo - hanno rischiato un processo per attività sovversive. Ma alla fine sono stati rilasciati anche loro.

"Il Tempo" ha ragione. Ad impresa conclusa, due rilievi emergono spontanei. Anzitutto, il costo dell'operazione è stato minimo. Certo, c'era anche il rischio che i volontari di Sofia, Mosca, Varsavia e Budapest fossero sottoposti a processo e condannati a pene detentive. Ma non è andata così e, a conti fatti, il prezzo di uno o due giorni di forzata ospitalità nei palazzi dei servizi segreti non può considerarsi irrisorio. E confermare la validità delle iniziative politiche individuali ed autonome, che vengono dal basso e non nascono handicappate dalle esitazioni verticistiche delle grosse formazioni partitiche. Non c'è poi dubbio che il successo dell'operazione sia stato superiore ad ogni aspettativa. Limitiamoci alla Bulgaria. I quattro sono riusciti in poche ore a diffondere circa 5.000 volantini che - presumibilmente - sono stati letti da molte migliaia di cittadini, mentre gran parte della popolazione è stata raggiunta dall'informazione, sia pure distorta, che giornali, radio e televisione hanno fornito volontariamente. Il raffronto per chi aveva appena scorso uno dei volantini dev'essere stato certamente facile. Senza poi trascurare le grane regalate ai dirigenti del servizio di sicurezza bulgaro e l'eco dell'avvenimento nell'opinione pubblica occidentale. Un bel risultato per chi è partito per Sofia con un paio di blue jeans e una borsa di volantini sottobraccio.

Un ultimo rilievo, infine, riguarda proprio l'opinione pubblica e i mezzi d'informazione del nostro paese. Altrove, i quotidiani sono usciti con titoli di scatola mentre il ronzio delle riprese televisive non ha dato pace ai volontari della WRI. Qui da noi le cose si sono svolte un po' più in sordina. Ma si è capito - ed è questo che conta - che l'iniziativa veniva da sinistra, era un'iniziativa pacifista e socialista. "In realtà - scrive Il Tempo in proposito - gli organizzatori delle manifestazioni, distintisi sinora nella ben nota quotidiana azione antioccidentale che giova esclusivamente alla politica dell'URSS, dimostrano palesemente la preoccupazione per gli effetti deleteri che l'invasione della Cecoslovacchia ha avuto sul comunismo internazionale, cosicché la manifestazione stessa assume tutto l'aspetto di un alibi precostituito...Lo stesso tenore dei manifestini distribuiti dimostra, del resto, che la preoccupazione principale dei radicali e dei loro fiancheggiatori è che l'azione russa rafforzi l'Occidente. In quei manifestini infatti si afferma che l'ingiustificata invasione della Cecoslovacchia farà inasprire la guerra del Vietnam, rafforzare la NATO, favorire i candidati della destra alle elezioni americane". A suo modo, e con il suo linguaggio, Il Tempo ha perfettamente ragione.

Gruppi spontanei.

Un centinaio di gruppi si associavano fin dal novembre 1967 riunendosi a Rimini, poi a Bologna nel febbraio 1968 in un convegno introdotto da una relazione di Wladimiro Dorigo sul tema "Credenti e non credenti per una nuova sinistra;" e infine nell' "Assemblea dei gruppi spontanei di impegno politico culturale per una nuova sinistra," tenutasi ancora a Rimini dall'1 al 4 novembre 1968.

I radicali guardarono con grande interesse lo sviluppo di tale aggregazione, sia per il processo di laicizzazione che nasceva dal dissenso all'interno del mondo cattolico, sia per la forma di organizzazione nuova ipotizzata, tendente a preservare le caratteristiche di ciascun gruppo di base collegato attraverso legami federativi: elementi entrambi che presentavano affinità ed omologia con ciò che il Pr aveva rappresentato nel mondo laico. Cosi essi si associarono all'Assemblea dei gruppi spontanei, parteciparono localmente a iniziative comuni e alla stessa assemblea di Rimini del novembre 1968 dove una delle relazioni, le lotte contro l'autoritarismo dell'apparato statale , fu tenuta dal radicale Teodori.

Ma quella generosa prospettiva che faceva capo a un rigoroso intellettuale come Dorigo e al gruppo di Questitalia intorno a lui, non riuscii in seguito a prendere corpo, lasciando il campo, sulle ceneri del '68, all'enucleazione di gruppi di natura avanguardistica e di stretta osservanza ideologica marxista o marxista-leninista.


Mi torna in mente il "caso Braibanti"...

di Marco Pannella - gen 75

Dalla prefazione al libro "Un ragazzo all'inferno" di Mario Appignani, ricostruzione del "caso Braibanti".
(da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

"... Cinque anni or sono, la I Corte d'Assise di Roma, presieduta dal giudice Orlando Falco, su richiesta del Pubblico Ministero Antonio Lojacono (non voglio dimenticare né questa vicenda, né questi nomi), comminò più di dieci anni di galera al "filosofo di Fiorenzuola", Aldo Braibanti, per aver egli "plagiato" un giovane, Giovanni Sanfratello. Prove del plagio furono le idee libertarie e atee professate dal Sanfratello, la sua scelta di pittura e della vita in comune con Braibanti, povero e libero: il giovane aveva ventitré anni, era legalmente residente a Roma, e indipendente. Poiché non era disposto affatto a riconoscere che idee e comportamenti fossero frutto non della sua libera scelta, ma di una sua riduzione in "schiavitù" da parte del suo amico, Sanfrantello fu rapito con la violenza, con la violenza internato, con la violenza sottoposto a trattamenti annichilenti, con la violenza massacrato moralmente e fisicamente: gli si chiedeva, in buona sostanza, di tornare ad amare i suoi genitori, di tornare a credere nella religione e in Dio, di accusare Braibanti, di addebitare al plagio alcuni rapporti omosessuali probabilmente intercorsi fra di loro. Quando, dopo la condanna di Braibanti, fu lasciato in "libertà condizionata" dal prof. Trabucchi, del manicomio di Verona, gli si vietò di leggere libri che non fossero almeno precedenti al 1870, forse in omaggio all'anno della proclamazione del dogma dell'infallibilità pontificia.
Nel corso del processo accaddero fatti obbrobriosi. Il magistrato Antonio Lojacono, agendo esplicitamente contro la legge in nome di una prassi poi naturalmente condannata da una sentenza della Corte Costituzionale, evitò con cura che si tenesse una istruttoria formale sulla vicenda, che avrebbe comportato la presenza e il sindacato di una altro magistrato, tenne per due anni di galera preventiva il Braibanti, lasciò che impunemente tutta la stampa bempensante lo linciasse e insozzasse in violazione del segreto istruttorio, e, nel processo dove naturalmente fu Pubblico Ministero, pronunciò una requisitoria d'una violenza allucinante e terroristica. Ricordo che continuamente egli faceva riferimento agli "squallidi giacigli", alle "pratiche contro natura", alla difesa dell'innocenza e dei diritti del giovane, dell'adolescente, alla "riduzione a cosa", al "plagio" di una persona - il Sanfratello - che aveva ai suoi occhi l'inimmaginabile torto di aver rifiutato, ventenne, di vivere nella sua famiglia clericale e autoritaria, e di condividere valori e comportamenti. Inimmaginabile: solo il "diavolo comunista" Braibanti poteva essere responsabile di tanto... Uno dei periti ufficiali, da allora rivelatosi anche ufficialmente un fascista, dichiarava a destra e a manca che s'erano così saldati i conti con la pretesa cultura antifascista (Braibanti era stato un eroico resistente, torturato dai nazisti); il giudice Falco, che s'erano così fatti i conti con la pretesa cultura psicanalitica...
Un'ondata di follia mutò in violenza la giustizia, il linciaggio ebbe corso. Dovemmo lottare con tutte le nostre forze per denunciarlo, e ottenere poi un giudizio d'appello che quanto meno rendesse immediatamente a Aldo Braibanti la sua libertà, e rendesse soprattutto indirettamente giustizia a quel che restava di Giovanni Sanfratello, dopo il suo "salvataggio" da parte dell'Italia "cattolica", "pura", "maestra del giure", "virile", "ordinata", insomma democristiana e fascista.
Conobbi qualche anno dopo questo "salvato": ormai ridotto quasi a cosa, drogato non più solo dalle droghe manicomiali, annichilenti, somministrategli dalla medicina, dalla famiglia, dalla giustizia di classe e clericale. La sua avventura m'appare sempre più esemplare, assiomatica: la società, accorsa in difesa della famiglia e dell'ordine, lo aveva "assistito". Questa "assistenza" ne aveva fatto un rottame, forse una "cosa", quanto meno un "violento contro se stesso", il minimo che alla scuola d'obbligo della violenza costituita possa accadere. Giovanni Sanfratello aveva in pochi mesi vissuto intensamente la trafila di centinaia di migliaia di giovani presi a carico, per volontà della Repubblica e grazia di Dio, dalle istituzioni che predicano "amore", "dedizione", "sacrificio", "povertà", rispetto della vita. ..."