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Cronologia del Partito Radicale - 1969

GENNAIO

Irlanda del Nord Cinque giorni di scontri tra cattolici e protestanti.
GENNAIO
Italia: Roma Braibanti, Giustizia
GENNAIO
Italia: Roma Giustizia, Antiproibizionismo
FEBBRAIO
  Italia: Roma Direzione nazionale
FEBBRAIO
Italia: Milano, Roma Concordato
MARZO
Italia: Roma Direzione nazionale
MARZO
Italia: Roma Assistenza pubblica
APRILE
Italia: Roma Direzione nazionale
APRILE
Italia: Roma Divorzio, Concordato
MAGGIO
Italia Concordato
MAGGIO
Italia: Roma Direzione nazionale
GIUGNO
Italia: Roma Antimilitarismo
GIUGNO
Italia: Roma Divorzio
GIUGNO
Italia: L’Aquila Giustizia, Braibanti
GIUGNO
Italia: Roma Antimilitarismo
GIUGNO
Italia: Roma Direzione nazionale
LUGLIO
Italia Antimilitarismo

SETTEMBRE/OTTOBRE

Italia "Autunno caldo" a seguito di ondate di scioperi delle principali categorie,
con azioni violente di protesta.
SETTEMBRE
Italia: Roma Concordato, Divorzio
SETTEMBRE
Italia: Roma Direzione nazionale
SETTEMBRE
Italia: Roma Divorzio
SETTEMBRE
Italia Referendum, Concordato
SETTEMBRE
Italia: Bologna Antimilitarismo

OTTOBRE

Germania Willy Brandt, socialdemocratico diventa Cancelliere. Inzia la "ostpolitik".
NOVEMBRE
Italia: Milano VI Congresso PR
NOVEMBRE
Italia: Milano I congresso antimilitarista
NOVEMBRE
Italia Divorzio, Digiuno

NOVEMBRE

Italia La camera approva la legge sul divorzio.
NOVEMBRE
Italia: Roma Divorzio
DICEMBRE
Italia: Roma Giustizia, Braibanti

DICEMBRE

Italia Strage di P.za Fontana a Milano.
Morte misteriosa dell’anarchico indagato Pinelli,
arresto dell’anarchico Valpreda, rilasciato e scagionato dopo anni.
DICEMBRE
Italia Giustizia, Pinelli
DICEMBRE
Italia Divorzio

DOCUMENTI

L'affare Braibanti di Marco Pannella 15.1.69

Resoconto dei lavori della Direzione nazionale del Pr 22.6.69

LEGENDA TITOLI

rosso = transnazionale blu =  nazionale verde = congressi o riunioni del PR


15 GENNAIO - Italia: Roma – Braibanti, Giustizia

Duro attacco di Marco Pannella, su NR, alle illegalità ravvisate nel processo Braibanti ed ai magistrati responsabili. Per questo articolo: "L’affare Baribanti" l’autore sarà incriminato e condannato (febbraio 72).
Il 30 dicembre erano state depositate, con un ritardo di oltre cinque mesi, le motivazioni della sentenza di condanna a nove anni di carcere per Aldo Braibanti: perché riconosciuto colpevole di aver plagiato, coartandone la volontà, Giovanni Sanfratello.

9 GENNAIO - Italia: Roma – Giustizia, Antiproibizionismo

Successo della manifestazione di "contro-inaugurazione dell’anno giudiziario". "… in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, i radicali romani organizzarono in Piazza Cavour di fronte al palazzo di giustizia una contro-inaugurazione pubblica aperta non solo a magistrati, avvocati e ad ogni altro operatore della giustizia ma anche a tutti i cittadini danneggiati dalle disfunzioni dell'apparato giudiziario: "Il problema della giustizia in Italia" si leggeva nell'invito della manifestazione "non è un problema tecnico: è il problema dei diritti civili dei cittadini di seconda classe, un problema di strutture del regime che, su questi apparenti residuati di un'antica arretratezza, mira a costituire i pilastri di una particolare società paternalistica, baronale, consumistica e clericale". Poco dopo si costituiva nel partito un gruppo facente capo agli avvocati Giuseppe Ramadori e Mauro Mellini per l'iniziativa di "Rivolta giudiziaria" al fine di unire gli interessati "nella lotta per il diritto civile alla giustizia e per un diverso rapporto tra i cittadini e lo Stato".

1/2 FEBBRAIO - Italia: Roma – Direzione nazionale

Riorganizzazione finanziaria e delle strutture del partito, tra l’altro le varie organizzazioni che utilizzano la sede romana del PR dovranno contribuire al suo mantenimento. Nel resoconto diffuso successivamente si prende posizione sulle involuzioni assunte dal movimento studentesco: " va segnalato il recupero della nozione antilibertaria di ‘‘dittatura del proletariato'', la deficienza di posizioni e iniziativa antiautoritarie (ad eccezione di alcuni gruppi del nord) e la carismatica fiducia nella violenza e in un presunto momento rivoluzionario con essa connesso e da sempre caratterizzato." … "Inoltre la direzione ha rilevato l'aggravarsi delle tendenze settarie e catechistiche dei movimenti di nuova sinistra, con scelte e forti componenti marxiste-leniniste-staliniste-maoiste ecc. che si risolvono (ed in realtà questa è la critica o la riserva di fondo del PR, ben più che altre teorico-ideologizzanti) in astrazioni, incomunicabilità e immobilità "di fronte" o anche "all'interno" delle grandi masse, senza il consenso, il rispetto e la complicità - anche solo emotiva - delle quali non è assolutamente configurabile una azione rivoluzionaria o la vittoria in un grande conflitto sociale.
Si afferma invece " il lavoro politico alla base del tessuto sociale e in iniziative specifiche di lotta a partire da essa rappresentano una metodologia che mantiene la propria validità sia in una situazione di - normalità democratica - che in una situazione più autoritaria. Iniziative di lotta, organizzazioni decentralizzate ed autonome, la creazione di una trama di ‘‘resistenza'' al livello sociale sono proprio quelle strutture che i radicali sin da ora promuovono e che sono capaci di contrapporsi anche a sviluppi autoritari. In termini positivi si tratta cioè di proposte sperimentali di autogestione, a cominciare dalle stesse strutture politiche di lotta, che possono in concreto porre in essere e significare mutamenti di segno rivoluzionario.
Si illustrano inoltre varie iniziative e progetti referendari per l’abrogazione del Concordato tra Stato italiano e Stato della Chiesa (Patti Lateranensi, 11 febbraio 1929, ribaditi dall’art.VII della Costituzione repubblicana).

11 FEBBRAIO – Italia: Milano, Roma – Concordato

Manifestazioni di radicali e libertari contro i Patti lateranensi. "… a Milano ed a Roma, l'iniziativa anticoncordataria in occasione dell'11 febbraio venne promossa in primo luogo a partire dalle scuole, con assemblee studentesche dedicate a dibattiti anticoncordatari e con manifestazioni pubbliche cui la stampa non mancò di dare rilievo."

8/9 MARZO - Italia: Roma – Direzione nazionale

Approfondita analisi della "crisi della giustizia" in Italia e del iniziativa "Rivolta Giudiziaria". Viene inoltre stabilito un programma per il lancio della campagna nazionale per il referendum anticoncordatario. Rapporti difficili con la Federazione radicale milanese.

25 MARZO - Italia: Roma – Assistenza pubblica

"Un gruppo di militanti del Partito Radicale (Pesci, Teodori, Spadaccia, Pannella e Bandinelli) ha interrotto, penetrando nella sala dove era riunito, il Consiglio di Amministrazione degli Ospedali Riuniti di Roma, convocato per deliberare sulla assunzione, in forme illegali e con pratiche di autogoverno, di circa 500 sanitari con incarichi direttivi. L'azione diretta, nonviolenta dei radicali intendeva contestare la legittimità di una operazione che non faceva altro che proseguire una lunga serie di azioni illegali e delittuose commesse durante l'ultimo decennio negli Ospedali Riuniti e quindi mettere il Consiglio dinanzi alle sue responsabilità."
Il Partito Radicale, in una conferenza stampa del pomeriggio: "considera l'azione contro il Consiglio di Amministrazione come un episodio, né il più importante né l'ultimo, della sua lotta in questo settore."

12/13 APRILE - Italia: Roma – Direzione nazionale

Di fronte ad una crisi di rapporti con la LID, Pannella, nella relazione introduttiva sul - tema monografico - ‘Il partito radicale rispetto ai problemi del divorzio’ afferma: "L'esistenza della lega e del partito come due realtà distinte, da una parte deve evitare l'obbligato passaggio di tutti i nostri discorsi divorzisti attraverso la lega, dall'altra non deve esimere il partito dal prendere una sua posizione e sue iniziative divorziste. … Per il referendum anticoncordato, per esempio, dobbiamo affermare che uno dei motivi per cui lo vogliamo è che con il concordato, la legge Fortuna, una volta passata alle Camere, rischia di essere invalidata dalla Corte costituzionale. E' questa precisa presa di posizione del PR nella battaglia per il divorzio che offre l'aggancio alla lega per far propria l'iniziativa per l'abrogazione del concordato." … "senza la LID il divorzio non avanza - senza il PR la LID e il divorzio non avanzano. ''
Nel dibattito viene ribadita "l'iniziativa del referendum abrogativo del Concordato da contrapporsi a quello antidivorzista, proposto da alcuni ambienti clericali e democristiani." ap3514 Viene avviata la pubblicazione a stampa di Notizie Radicali (fino ad ora ciclostilato).

16 APRILE - Italia: Roma – Divorzio, Concordato

"Nel corso di una conferenza stampa, il segretario Mellini propone un referendum nazionale per l'abrogazione del Concordato fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Il leader radicale annuncia in proposito che tale iniziativa sarebbe stata adottata non appena la Camera avesse approvato la legge di attuazione dell'articolo 75 della Costituzione sul referendum abrogativo" (Legge di attuazione richiesta dal fronte antidivorzista al fine di attuare il referendum abrogativo contro la, non ancora istituita, legge sul divorzio.) Partecipano inoltre i parlamentari Terracini, Galante, Garrone, Fortuna, Baslini, Ballardini e Libertini.
In un documento ulteriore si precisano le ragioni dell’iniziativa "Il Concordato fra la Chiesa e lo Stato Italiano costituisce la - magna carta - del clericalismo italiano, lo statuto dei privilegi e del potere conquistati dalla Chiesa durante il regime fascista e accresciuti e rafforzati in oltre venti anni di democrazia repubblicana.
Una revisione che non volesse limitarsi ad una modificazione soltanto della legislazione concordataria dovrebbe pertanto eliminare tutte quelle norme del Concordato che assicurano siffatti poteri e privilegi, le stesse che riducono lo Stato in settori delicatissimi della vita civile a braccio secolare della Chiesa e fanno scadere la stessa religione a mero "instrumentum regni", principale sostegno politico ed elettorale di quel blocco di forze reazionarie e di classe che hanno trovato nel partito unico dei cattolici - la Democrazia Cristiana - la propria principale espressione politica.
Noi sappiamo che una tale revisione - la sola che potrebbe rendere inutile l'iniziativa della abrogazione - è assolutamente impensabile, e costituisce un obiettivo assai meno realistico e molto più velleitario che una decisa azione per la definitiva abrogazione del Concordato."

5 MAGGIO – Italia – Concordato

Viene diffuso a larga scala un numero di Notizie radicali (71) con indicazioni politiche e pratiche per lanciare la campagna per un referendum abrogativo del Concordato, "unico obiettivo politico, valido, possibile e realistico, che possa essere perseguito da forze che intendano davvero affermare lo stato dalla grave ipoteca rappresentata dal potere clericale". Si apre inoltre una sottoscrizione.

17/18 MAGGIO - Italia: Roma – Direzione nazionale

Messa a punto degli strumenti in vista del referendum contro il Concordato, tra i quali il "Comitato di sostegno alla iniziativa anticoncordataria". Dibattito sull’assistenza pubblica come "diritto civile inalienabile".

2 GIUGNO - Italia: Roma –Antimilitarismo

Manifestazione radicale per la festa delle Forze armate. Alcuni dimostranti sono stati fermati dalla polizia prima della azione.

7 GIUGNO - Italia: Roma - Divorzio

Manifestazione e comizio a Piazza Navona.

15 GIUGNO – Italia: L’Aquila – Giustizia, Braibanti

Marco Pannella e Giuseppe Loteta, insieme all'ex vice-direttore responsabile dell'"Astrolabio", Mario Signorino, vengono rinviati a giudizio per "reati di oltraggio, calunnia e diffamazione aggravata per aver opportunamente denunciato i metodi seguiti e le tesi sostenute dal Pubblico Ministero Lojacono e dal Presidente del Tribunale Falco nella fase istruttoria, nel dibattimento e nella sentenza di primo grado del processo di cui è stato vittima Aldo Braibanti."

19 GIUGNO - Italia: Roma – Antimilitarismo

Si costituisce la "Lega per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, nata dalla convergenza di diverse componenti, anche politicamente eterogenee, ivi compresi gruppi nonviolenti, le ACLI, la federazione delle chiese evangeliche. Diverse sono le personalità politiche che aderiscono a questa iniziativa: Carlo Donat-Cattin, Carlo Fracanzani, Giovanni Marcora, Lino Jannuzzi, Giorgio Fenoaltea, Fausto Gullo, Arrigo Boldrini, Luigi Anderlini, Lelio Basso, Franco Antonicelli."

21/22 GIUGNO - Italia: Roma – Direzione nazionale

Vivace dibattito sullo ‘stato del partito’ in una situazione politica italiana che vede la crisi degli apparati di partito nella sinistra e l’esplosione della "contestazione".

Resoconto della riunione

26 LUGLIO – Italia - Antimilitarismo

III Marcia antimilitarista, Milano-Vicenza, contro la NATO e il Patto di Varsavia. Nonostante la defezione per ‘motivi politici’ della federazione milanese, tradizionalmente impegnata nell’organizzazione della marcia, questa si svolge ugualmente con una maggiore caratterizzazione radicale che non in passato e con la partecipazione di gruppi radicali di Torino, Sulmona e Bergamo. Successivamente il gruppo di Bergamo curerà un bollettino antimilitarista trimestrale: "Signornò".

3 SETTEMBRE - Italia: Roma – Concordato, Divorzio

Con un appello viene convocato un comizio per il 20 settembre (anniversario della fine del potere temporale della Chiesa Cattolica - il 20 settembre 1870 le truppe del Regno d'Italia entrarono in Roma liberando l'ultimo territorio degli Stati pontifici). Si sottolinea il nesso che lega la lotta per il divorzio con l'inizio della campagna per il referendum abrogativo del Concordato. L'appello viene in seguito sottoscritto da oltre 200.000 cittadini.

6-7 SETTEMBRE - Italia: Roma – Direzione nazionale

Si dibattono le caratteristiche e il piano di convocazione del congresso. Il PR rischia l’isolamento sia rispetto ai partiti tradizionali sia ai nuovi movimenti emersi nel ’68. Nonostante le difficoltà il partito è cresciuto rispetto "al gruppetto di Agenzia Radicale di sei anni fa. Ricevere sottoscrizioni per il concordato, ecc., è un tipo di interesse che un – corpuscule - non ha; d'altra parte noi siamo pure una forza più tradizionale, perché pur essendo di fatto una forza extraparlamentare, potremmo pure trovarci a fare una scelta parlamentare." Il congresso verrà convocato sullo slogan: - Contro tutti gli autoritarismi/abrogare il concordato: così opera una sinistra moderna''.

20/21 SETTEMBRE - Italia: Roma – Divorzio

Manifestazioni e comizi, a Piazza Belli e Piazza Cavour, affinché le Camere riprendano l’iter parlamentare per la legge sul divorzio.

SETTEMBRE – Italia – Referendum, Concordato

Inizia la raccolta delle firme per il referendum. Nonostante le gravi difficoltà organizzative per la mancanza di gruppi militanti, in alcune località (Bari, Roma) si ottengono buoni risultati.

28 SETTEMBRE - Italia: Bologna – Antimilitarismo

Convegno nazionale dei gruppi antimilitaristi che propone un manifesto unitario per le manifestazioni del 4 novembre e varie altre iniziative di raccordo. Nasce il MAI, Movimento antimilitarista internazionale.

1/2/3 NOVEMBRE - Italia: Milano - VI Congresso PR

Il congresso registra la crescita dell’iniziativa anticoncordataria con le adesioni dell’ALRI (Associazione Italiana per la Libertà Religiosa), della LID, di sessanta parlamentari, il sostegno della rivista "Quest’Italia" e della FUCI, della sinistra liberale e della FGR, nonché la presentazione di un disegno di legge costituzionale per la modifica dell’art. 7 da parte del senatore Albani. Diventa essenziale per la realizzazione dell’obiettivo referendario e, per la crescita del partito, la creazione di una rete di gruppi locali.

Mozione generale

Mozioni particolari

Organi eletti
Segretario: Angiolo Bandinelli
Tesoriere: Roberto Cicciomessere
Revisori dei conti: Giuliano Rendi, Antonio Azzolini, Piero Pozzoli.
Direzione nazionale: Massimo Teodori, Marco Pannella, Mauro Mellini, Giuseppe Ramadori, Aloisio Rendi, Enrico Pesci, Gianfranco Spadaccia, Silvio Pergameno, Alma Sabatini, Emilia Mancuso, Lorenzo Strik-Lievers, Ferdinando Landi, Ugo Dessy, Luigi Del Gatto.
Giunta esecutiva, ratificata dal Congresso:
Giuseppe Ramadori, Mauro Mellini, Gianfranco Spadaccia, Aloisio Rendi e Marcello Baraghini.

4 NOVEMBRE - Italia: Milano - I congresso antimilitarista

Il Primo Congresso Antimilitarista, a cui partecipano radicali, anarchici, pacifisti e organizzazioni giovanili di partito, si apre con le relazioni di Pannella, Mellini, Dessy e Viola. Si afferma la priorità della lotta a sostegno dell'obiezione di coscienza nell'impegno antimilitarista nonviolento. Si pongono anche le basi per il collegamento con i movimenti di soldati nelle caserme che si battono per la difesa dei loro diritti. Ugo Dessy denuncia la crescente militarizzazione della Sardegna con varie basi americane.
Il 4 novembre, ricorrenza che in Italia celebra le Forze armate, diventerà appuntamento annuale dei congressi antimilitaristi.

10 NOVEMBRE – Italia – Divorzio, Digiuno

Di fronte alle manovre dilatorie della DC alla Camera dei deputati sulla proposta di legge Fortuna-Baslini per il divorzio, Marco Pannella, segretario della LID, e Roberto Cicciomessere, segretario organizzativo, iniziano uno sciopero della fame, in piazza Montecitorio, per la fissazione dei termini per le votazioni. In seguito a questa iniziativa in poche ore i gruppi parlamentari s'impegnano a concludere la discussione e il voto nella settimana tra il 24 e il 29 novembre.

28 NOVEMBRE - Italia: Roma – Divorzio

Con 325 voti a favore e 283 contrari la Camera dei deputati approva il progetto di legge Fortuna-Baslini, che aveva assorbito anche quelle del comunista Ugo Spagnoli e del psiuppino Lelio Basso. Durante la discussione in tutte le parrocchie di Roma era stata indetta una veglia di preghiera contro il divorzio… Ora la legge dovrebbe passare all’approvazione del Senato.

8 DICEMBRE - Italia: Roma – Giustizia, Braibanti

Dopo il processo di appello che ha visto Aldo Braibanti nuovamente condannato a due anni, per plagio, ma finalmente rilasciato dopo due anni di carcere preventivo, scrive NR: "Più civile è stato il tono di questo secondo processo per unanime riconoscimento della stampa. La difesa ha avuto la possibilità di fare udire la propria versione…" Ma "Il "Caso Braibanti", al di là delle vicende personali dell'imputato, per quanto dolorose esse possano esser state, è stato in realtà l'occasione che ha consentito di forgiare - attraverso la interpretazione di questo primo precedente giurisprudenziale - un nuovo strumento repressivo, un nuovo reato ideologico." … "Per questi motivi il "caso Braibanti" rimane per noi aperto. Lo rimane certamente per quei compagni, Pannella e Loteta, che per ciò che hanno scritto e fatto sul caso Braibanti rischiano di essere sottoposti a gravi procedimenti giudiziari. Ma lo rimane anche per tutto il partito. E ci auguriamo che tale vogliano considerarlo quei deputati democratici di diversi partiti che hanno presentato un anno fa una proposta di legge abrogativa dell'art. 603 del C.P., quello appunto del plagio."

16 DICEMBRE – Italia – Giustizia, Pinelli

"In conseguenza del suicidio di Giuseppe Pinelli durante l'interrogatorio presso la questura di Milano, quale indiziato degli attentati dinamitardi del 12 dicembre, il segretario del PR Bandinelli chiese che fosse fatta piena luce oltre che sugli attentati e sui mandanti anche sui metodi della Polizia negli interrogatori, nei fermi e nelle perquisizioni e criticò le dichiarazioni fatte dal funzionario della questura Calabresi, secondo il quale il gesto del Pinelli equivaleva ad una confessione di colpevolezza."

22 DICEMBRE – Italia – Divorzio

Notizie radicali, dopo l’approvazione alla Camera della legge Fortuna-Baslini sul divorzio, denuncia il tentativo DC, sostenuto dal Vaticano, di esercitare pressioni sulla Corte Costituzionale. L’on. Giulio Andreotti si dice certo che la Corte dichiarerà illegittimo il divorzio per i matrimoni concordatari mentre Rumor evoca il Concordato e parla di "obblighi internazionali".

L'affare Braibanti

Marco Pannella (Notizie Radicali – 15 gennaio 1969)

SOMMARIO: Nel gennaio 1969 Aldo Braibanti veniva condannato a nove anni di carcere perché riconosciuto colpevole di aver plagiato, coartandone la volontà, Giovanni Sanfratello. Alcuni anni prima il Sanfratello, attratto dalla sua personalità, era andato a vivere con lui, rompendo con la famiglia e con l'ambiente tradizionalista e cattolico in cui era cresciuto. La condanna - il plagio è un reato assai raramente contestato e di non facile definizione - colpiva, in definitiva, più che specifici atti criminosi, le abitudini di vita non conformiste e l'omosessualità del Braibanti. Dopo la sentenza "Notizie radicali" pubblicò quest'intervento di Pannella. Nel 1972 Pannella fu condannato - assieme a Loteta e Signorino, che su "L'Astrolabio" aveva pubblicato un articolo su Braibanti - per diffamazione, calunnia e oltraggio. (da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Le pagine, le accuse e le osservazioni che seguiranno sono certamente gravi. Ma non vengono proposte "ab irato": se sono stato mosso a scrivere da sentimenti, da stati d'animo, tengo qui ad affermare che quanto di emotività può avere concorso alla loro stesura è ora pienamente superato dal vaglio della riflessione e dalla serena, consapevole assunzione di una necessaria responsabilità; perché non voglio ricorrere, dinanzi a qualsiasi evenienza, nemmeno alla ipotesi di attenuanti (giuridiche o umane) per l'esistenza (indubbia) di provocazioni gravi o di particolari valori sociali e umani da difendere.

Sono pagine anche prudenti, almeno nel senso in cui questa è virtù e non una furbizia, fatto interiore prima che calcolo e istinto di conservazione. Ho la coscienza di non aver scritto nulla di superfluo, nulla che sia determinato dalla volontà di nuocere, per malanimo, a chicchessia, e nemmeno per eccesso di difesa, legittima o no, mia o d'altri.

Ritengo sia urgente spezzare una catena di violenza che abusa della giustizia e del suo nome, mentre ne constato l'istituzionalizzarsi e il progredirsi in dolorose, intollerabili conseguenze.

Opero ancora una volta, con i miei compagni, da radicale, per imporre e reintegrare almeno una logica formale di giustizia lì dove mi sembra che la prevaricazione e l'iniquità si affermino senza nemmeno più un'ombra di pudore, senza nemmeno quelle ipocrisie che restano, pur sempre, estreme forme di omaggio al principio della verità, se non al suo concreto manifestarsi.

Questo "affare Braibanti" (che in realtà è l'"affare Sanfratello" o l'"affare Lojacono") sta diventando ogni giorno di più un "affare di Stato"; il tacerlo, letteralmente, una mancanza di coscienza, il non temerlo, una mancanza di coraggio e di semplice intelligenza.

Quando dalle più "prestigiose" sedi della giustizia l'attendibile e severa tensione puritana rovina nella devastazione grottesca del filisteismo: quando, contro le insuperabili acquisizioni della civiltà laica, si ripropone retoricamente e miseramente il cammino a ritroso della pretesa sacralizzante d'una funzione dello Stato (Guarnera ai magistrati contestatari: "...La più nobile delle professioni umane") e dei suoi interpreti; quando le leggi - che si presumono conosciute perché, con l'uguaglianza, esista la "certezza" del diritto per tutti e per ciascuno - diventano per prassi "meramente indicative" e misteriosamente violabili "ab libitum" da coloro che ne sarebbero (e non lo sono: lo è il popolo) custodi e ne diventa nuovi padroni all'ombra di interpretazioni alienate, alienanti, capziose, mendaci; quando questo accade - e accade - è l'ora di ricordare che chiunque pensi di porsi nei fatti "al di sopra" delle leggi, perciò stesso si pone "al di sotto" di queste e dello stesso vivere civile.

E se, per avventura, lo Stato mostrasse di far "corpo" (o corporazione) con loro, il "delinquere" del ribelle e del rivoluzionario, dell'uomo libero e democratico e socialista, di fronte e contro il potere totalitario, diviene "norma" e legge esso stesso. (Ed è "delinquere" ben diverso da quello che attribuirò qui di seguito al Presidente Falco).

Ultima e non superflua precisazione: chi scrive è e si ritiene un "privilegiato" della giustizia. In ormai lunghi anni, di professione giornalistica e di militantato radicale, di azioni e campagne politiche e pubblicistiche in genere rivolte per necessità di idee e di giudizi e - perché tacerlo? - gusto e tendenza, contro i maggiori e più protervi potentati, contro istituzioni, vecchie o rinnovate "neo" o "paleo-capitalistiche" e "clericali", le più disavvezze e intolleranti di semplici critiche o di pur tenui contestazioni, di accuse le più gravi, a volte le più infamanti, sempre le più precise e motivate, e sempre (come oggi) affermate e non furbescamente evocate con quel malcostume del dire non dicendo, dell'uso accorto e inflazionato del condizionale e della negazione retorica, che sono la regola del nostro giornalismo prostituito cui siamo abituati (anche se non rassegnati); di pertica sociale "costituzionale" ma "illegale", cioè fondata provocatoriamente sul rifiuto di attendere che dai cieli della Corte costituzionale calasse nel nostro paese la "grazia" di "diritti" e di sbirraglie non fascisti - in questi ormai lunghi anni, dicevo, ho sempre incontrato, puntuale, una giustizia profondamente equa, "amica" direi, se questo termine non consentisse speculazioni opposte a quelle che intendo esprimere.

Non ho mai avuto una sola querela, non una sola condanna o un solo procedimento - a mia conoscenza - per l'attività pubblicistica. Di fronte a una cascata di denunce di tipo chiaramente persecutorio degli uffici e dei sicari politici delle peggiori Questure italiane, mai una condanna, mai - fin'ora - un semplice rinvio a giudizio, con una sola eccezione risoltasi con piena e definitiva assoluzione perché il fatto non costituiva reato. Ogni volta che ho fatto ricorso alla via giudiziaria per tutelare i miei interessi che ritenevo offesi da qualche fatto di stampa, ho avuto - senza composizioni giudiziarie o extra giudiziarie - piena soddisfazione. Quando, per caso, sono venuto a conoscenza di proscioglimenti per le certo numerose denunce delle quali non ero nemmeno stato portato a conoscenza, ho preso visione di sentenze democratiche e avanzate, almeno rispetto al potere politico e alla giurisprudenza, filo-autoritaria, della Cassazione.
Ho dei procedimenti (politici) in corso, passibili di amnistia: vi rinuncerò perché credo nella possibilità di confronti seri, non truccati.
Il caso ha anche voluto che, di regola, mi trovassi dinanzi a magistrati le cui idee erano e sono profondamente diverse, in genere opposte, a quelle che professo: precisazione e omaggio ora imprevedibilmente doverosi.

Altro, molto altro potrei aggiungere, ma devo già scusarmi per aver ritenuto di dover dedicare tanto spazio, sia pure dopo tanti anni, a fatti e cose che personalmente mi riguardano. Vale forse la pena di aggiungere che, fino all'altro giorno, in piazza Cavour, per la "controinaugurazione", dove ci siamo incontrati e conosciuti nel migliore e - questo sì - più nobile dei modi, da cittadini democratici impegnati civilmente, non ho mai frequentato o solo conosciuto personalmente magistrati.

I miei sodalizi, è noto, sempre più mi portano ad appartenere a quella fetta di umanità fatta di diseredati, e di erranti, di colpevoli e di carcerati, di internati e di pazzi, di offesi e di perversi, di manifestanti e di protestatari le cui strade sono in genere diverse da quelle dove potrei sostare anche con i migliori - o i peggiori - dei giudici.
Forse anche per questo, se Guarnera, o Velotti, o Falco, dovessero già oggi ritenere giunto il momento o l'occasione per inviarmi il loro capitano Varisco, sarà naturale e logico, se non giusto. Non tutti e non sempre avranno - lo so - la "forza" di carattere d'attendere che più proficui e "disonoranti" linciaggi - da tante parti inutilmente preparati e tentati - giungano a conclusione. Alla fine, tanto meglio.

Declino la mia condizione di "privilegiato" : o libero con tutti gli aventi "diritto", o altrimenti meglio "dentro", poiché troppi e sempre più numerosi sono coloro cui appartengono solo "torti". Non ho risentimenti, dunque rispondo parola per parola di quanto affermo o narro o, piuttosto, ricordo disordinatamente e approssimativamente (per difetto) riassumo.
Buona coscienza a buon mercato? Insidia di quello stesso filisteismo che ho riscontrato nelle parole e nell'operato del Procuratore generale dott. Guarnera? I fatti lo diranno.

Il dr. Orlando Falco, neo consigliere di Cassazione, ha violato la legge, in modo continuato per oltre cinque mesi: avendo infatti l'obbligo di depositare le motivazione della sentenza di condanna contro Aldo Braibanti pronunciata dalla Corte d'Assise da lui presieduta il 14 luglio entro 20 giorni, non ha ottemperato a questa tassativa prescrizione di legge se non il 30 dicembre. Chi viola la legge, delinque. Falco ha violato la legge. Falco è stato dunque un delinquente. Per una normale, minima esigenza di equità, avverto questo sentimento di dover dire e scrivere (sottoponendolo alla particolare attenzione del dott. Falco stesso, della Procura e della Procura generale romana).

Centinaia di migliaia di pagine di dottrina volta ad approfondire il carattere diverso delle leggi e delle disposizioni ordinatorie e perentorie non ci convinceranno mai, infatti, ad accettare certe distorsioni - nemmeno e innanzitutto sul piano semantico - per le quali, in definitiva, si è o non si è delinquenti a seconda della classe, del ceto, della parte cui si appartiene, e non a seconda di quel che si è fatto e si fa.

Non si tratta di questione secondaria, né di "mero" principio: sia perché apparteniamo a quella ristretta categoria di subumani per i quali i principi non sono mai né meri né concreti, sia perché questo episodio riassume e ribadisce una caratteristica fondamentale - cioè costitutiva dell'"affare Braibanti".

Vediamo perché:

1 - Il compito di Falco era quello di esporre i motivi che sono effettivamente stati espressi e determinati in Camera di Consiglio, non già tutti quelli che avrebbero potuto motivare la condanna di Braibanti o che potrebbero motivare una condanna per plagio . Non era suo compito fornirci una requisitoria migliore di quella che dovemmo ascoltare dal dott. Lojacono, né quella di usare violenza alla collegialità della sentenza, attribuendo al dibattito in Camera di Consiglio caratteristiche che non può aver avuto e alla coscienza dei giurati e della Corte conoscenze, motivazioni, obiettivi, valutazioni che non gli erano appartenute:

2 Non certamente a caso, la legge affida a prescrivere gli stessi termini ai giudici e all'imputato per illustrare rispettivamente i motivi della sentenza e quelli di appello (venti giorni) . Ora, gli avvocati Rejna e Sotgiu, e Aldo Braibanti, dovranno invece, pena il decadimento della richiesta d'appello, in venti giorni leggere, vagliare, infirmare, controbattere il volume scritto da Falco (340 pagine) . Sarà (per loro !) impossibile avvalersi dell'aiuto di consulenti, di esperti; trovare il tempo per risalire alle fonti abbondantemente citate dal magistrato; confrontare seriamente i fatti processuali e gli enunciati del documento.... Ancora una volta sarà cosi impossibile un effettivo, adeguato, serio uso del diritto alla difesa per il proseguirsi delle consapevoli, dolose illegalità che sono la regola del processo a carico di Braibanti;

3 - Il dott. Falco ha dichiarato che solo le pressioni della stampa lo hanno costretto a depositare finalmente i motivi della sentenza (cfr. dichiarazioni al giornalista Mario Cartoni su La Nazione) .

Le "pressioni" della stampa possono essere ricondotte, a nostra conoscenza, in queste ultime settimane, a tre episodi:
a) la pubblicazione di un appello a favore di Braibanti e del suo diritto a una " giustizia "legale e non prevaricante e repressiva, firmato da un centinaio di cittadini;
b) la pubblicazione su Men di una lettera dal carcere di Aldo Braibanti a sua madre;
c) la pubblicazione su diversi quotidiani di alcuni passi di una lettera dell'avv. Rejna ad Aldo Braibanti, nella quale il difensore spiegava al suo cliente i motivi per i quali si trovava praticamente disarmato degli strumenti di difesa previsti dalla legge, a opera del dott. Falco.

Ciò precisato, veniamo, per questo punto, all'essenziale.

Il dott. Falco, apertamente, indica non già nella necessità di rispettare finalmente la legge, ma nelle pressioni di una certa parte della opinione pubblica, ciò che lo ha determinato a deporre i motivi della sentenza. Egli avrebbe -infatti - secondo quanto ha dichiarato, ritenuto di trovarsi, ancora, sì e no, alla metà dell'opera... Non s'avvale nemmeno più, dunque, di quell'alibi che sta portando fitte schiere di magistrati a una illegalità sistematica in tema di redazione delle motivazioni delle sentenze: il superlavoro, cioè, cui sarebbero (e a volte effettivamente sono) costretti dalla disfunzione e dalla crisi della giustizia.

E' dunque chiaro: se egli non ha rispettato la legge è perché l'argomento, le vicende di Giovanni Sanfratello (non dimentichiamolo troppo, signori giudici e magistrati, anche se sarebbe molto comodo) e di Aldo Braibanti sono "affascinanti", di estrema importanza - si è in realtà in sede di "de jure condendo" -,pongono in essere una delle più delicate e urgenti situazioni tipiche della nostra società corrotta, e il "plagio" diventa sempre più necessario per inquadrare la zona in cui "lo spirito " e "le anime" vengono imbastigliate, corrotte, possedute dal demonio moderno, ecc. ecc.
Quindi non è il caso - vero. dott. Falco? - di farsi impastoiare in considerazioni legalistiche e formali dinanzi a tanto compito e a tanta occasione!

Ma che legge è mai questa, dott. Falco, che vale solo dinanzi alle inezie e alle abitudini, che non afferma-come probabilmente direbbe il dott. Guarnera - che la sua maestà e la sua nobiltà proprio nei momenti e nelle situazioni più gravi? Che vale solo per il debole e non per il potente? Vien da pensare, dott. Guarnera, a quei protestanti che alcuni anni fa, a dei correligionari che si rammaricavano per certi andazzi disinvoltamente neo-ecumenici per cui a Roma preti e pastori avevano celebrato culti comuni in alcune chiese della Capitale , rispondevano: " Ma in fondo non si tratta mica di accordi organizzativi, politici, ma solo di culti !..."Solo" .Alla faccia della preghiera dei credenti e del Tempio di Dio! Anche qui si tratta "solo" di prescrizioni legislative, ed è stato detto ben chiaro che queste valgono assai meno di qualche nostro strillo o ammonimento. Ma andiamo oltre.

Prima ancora che gli avvocati di Braibanti ricevessero la notifica della deposizione della sentenza, due "fughe" consentivano ai due quotidiani "indipendenti" della Capitale, Il Messaggero e Il Tempo, di presentarne, essi, le caratteristiche e il valore. Roba di ogni giorno, e apparentemente tale a dimostrare che noi giornalisti italiani sappiamo fare in certi settori il nostro mestiere meglio di quanto normalmente non si riconosca. Non si tratta di questo .

Il dott. Guarnera se l'è presa pubblicamente e fors'anche un po' indebitamente e illecitamente (il processo è in corso, la presunzione di innocenza pure, l'intervento del Procuratore generale nel momento più solenne dall'Anno giudiziario che s'apre peserà sicuramente) con quegli ambienti intellettuali e giornalistici che hanno tentato di difendere Sanfratello e Braibanti dalla violenza e dal linciaggio di cui sono stati vittime. Il dott. Guarnera ci ha additati al pubblico ludibrio perché, in tal modo, avremmo eccitato le "strane " (sic) persone che assisterono al processo ad aggredire i giurati , la sera della sentenza.

E' l'ora, a questo punto, di porre qualche domanda e di fare qualche altra puntualizzazione, sui rapporti "affare Braibanti" - stampa.
L'opinione pubblica italiana venne informata dell'"affare Braibanti" (da una "fuga "durante l'istruttoria) in modo clamoroso e del tutto aderente alle tesi, rivelatesi poi spesso errate o false, della pubblica e privata accusa.
Fu scatenata una campagna e realizzato un linciaggio; Il Tempo, Lo Specchio, un giornale di Piacenza della rete confindustriale, e un altro giornale siciliano, mostrarono di non ignorare nulla dei fatti e della situazione giudiziaria. Sorpresi, gli altri giornali tacquero.

Di che "dovere di informazione" si trattasse, quanto tale informazione fosse obiettiva, quanto "giudiziaria", quanto preoccupata la giustizia, la legge, la morale, lo dimostra il fatto che non un rigo venne speso per segnalare (se non per denunciare) l'illegalità o almeno l'anomalia, patente, scandalosa, puntuale dell'istruttoria, evidente anche per uno studente del primo anno di diritto, non giustificata da nulla, gratuita, incredibile. Per tacere delle miserabili astuzie (anche se abituali) che portarono a mascherare perfino il nome e non solo la personalità di uno dei due "plagiati", dell'unico che accusasse e sul quale si è fondato il castello dell'istruttoria prima e del processo e della condanna poi. Sono cose che noi siamo venuti scoprendo al processo, e solo al processo.

Dove ne accaddero di cose strane, dott. Falco, dott. Guarnera! Perché, per esempio, vorrete concederci di raccontare - finalmente -- che venne richiesto da lei, dott. Falco, presente il dott. Lojacono, a un difensore sospetto d'esser "radicale" (anche se la sua dignità, il suo prestigio e la sua moralità erano grandi!), di sconfessare e criticare, pubblicamente, in aula, queste nostre Notizie Radicali ciclostilate, ree di aver attaccato senza ipocrisia e senza falsi rispetti l'istruttoria, l'istruttore e il clima del processo. Gli venne richiesto di fare questa inconsueta, superflua, umiliante dichiarazione, esplicitamente in relazione con la... non rituale "concessione" fatta alla difesa di intervenire con quattro arringhe, anzichè due, a condizione che fossero "brevi", "essenziali".
Olimpica serenità della Giustizia, ineffabile correttezza delle procedure, uguaglianza dei cittadini e di tutti dinanzi alla legge! Chi vi ha dunque turbato?

Uguaglianza in particolare - vero dr. Lojacono? Vero dr. Falco? - di Notizie Radicali e della stampa di estrema destra e di destra: di giornali e giornalisti che hanno "saputo" già e subito "tutto", grazie...già, grazie a chi, dr. Lojacono?

Basterebbe, per oggi . Ma forse per il dott. Guarnera, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma, per il Consiglio superiore della Magistratura, non escluso il suo Presidente; per l'Associazione Nazionale dei Magistrati; per il Ministro della Giustizia; per l'ordine degli Avvocati di Roma, per qualche parlamentare che annetta importanza al fatto che rappresenta quel popolo italiano in nome del quale viene ridicolizzata la giustizia, varrebbe ancora la pena di aggiungere qualcosa.

Varrebbe la pena di richiamare ancora, oltre a quanto già scritto, la loro attenzione sull'istruttoria, che ha portato al carcere e alla condanna Braibanti, e che è anticostituzionale, illegale perfino secondo il "Codice Rocco" e qualsiasi altro codice degno di questo nome.

Un'istruttoria durata tre anni e mezzo: condotta con il rito sommario nonostante la legge lo consenta soltanto nei casi in cui questa si presenti come "breve e facile": - e si trattava, invece, fin dall'inizio della denuncia, di un reato che praticamente non aveva avuto precedenti; mantenuta sommaria anche quando, dopo un anno, si decideva di far ricorso a tre periti per accertare elementi essenziali al giudizio; mantenuta sommaria, ancora, quando si doveva richiedere a costoro un ulteriore approfondimento delle loro ricerche , evidentemente non brevi né facili; riconfermata come sommaria di nuovo, quando si apprendeva che uno dei plagiati, sottoposto a trattamenti annichilenti per anni, riconosciuto ormai di nuovo sano e pienamente capace di intendere e di volere, negava recisamente il plagio e le presunte responsabilità del Braibanti: e quando era evidentemente necessario mascherare la vera identità del secondo plagiato per evitare che le sue caratteristiche e alcuni fatti notori apparissero e risultassero - come sono - tali da rendere in radice viziata di falso la sua denuncia e quanto meno torbida e inattendibile la sua personalità.

Un'istruttoria nella quale non un solo atto, in tre anni, venne compiuto per acquisire formalmente informazioni sul principale denunziante, mentre già dopo pochi giorni si mobilitavano le "autorità "competenti per acquisire, a carico dell'intero ambiente di Braibanti, le prove di un delitto del quale ci si dichiarava pressoché convinti...

Un'istruttoria (e un processo) con aspetti da "pochades", nella quale magistrati, periti, difensori, non disdegnavano di discutere convivialmente del "caso" e in cui, sulla pelle di un uomo, anzi di due uomini, si riuscivano a realizzare minuetti di cortesie fra i vari "operatori della giustizia".
Un'istruttoria durante la quale, anzi ai suoi inizi , vi fu un ratto caratterizzato che non venne ritenuto degno - anch'esso - nemmeno di un solo atto formale, di una sola menzione, se non di una autonoma indagine.
E cosa costituiva la credibilità smaccata, assoluta degli uni e la presunzione immediata di colpevolezza e di indegnità degli altri, se non l'omogeneità "culturale" "morale" "politica" di alcuni cittadini clericali e reazionari, dalle parentele alto -ecclesiastiche e giudiziarie, contro i cittadini di un particolare, diverso, opposto mondo culturale? E' un comune. istintivo disegno persecutorio catalizzante a sua volta altri interessi, altre storie, nuovi momenti.

Che dire, infine, se finora, in più di quattro anni, malgrado polemiche e ormai roventi confronti, non un solo intervento volto a superare e sanare anomalie, irregolarità e illegalità, e a chiarire almeno aspetti poco chiari si sia avuto dalla Procura, o dal Tribunale, o dalla Procura generale? (Ma, anzi, dobbiamo subire ulteriori aggressioni che, mi sembra, legittimerebbero da parte dei difensori di Braibanti richiesta di legittima suspicione per il processo d'appello).

Perdio, dott. Guarnera, ma è davvero possibile che lei ignori tutto questo? Che lei pensi e affermi impunemente che siamo noi degli aggressori, degli scardinatori perversi e programmatici di un "ordine", che- poi- c'è o non c'è, a seconda che di caos parlino dei Procuratori generali o dei Presidenti della Repubblica, o che di disordine costituito parlino le vittime e i "contestatari"?
Ma basta.
Chi e dove sono gli aggrediti e gli aggressori? Dove, la violenza illegale e l'offesa gratuita? Chi i sabotatori di giustizia e delle istituzioni? Deve si lotta per il "buon" diritto, si rivendica l'ordine, almeno un poco d'ordine? Chi opera plagi e ratti? Da che parte si tentano "persuasioni" più o meno occulte, suggestioni attraverso la stampa, prevaricazioni attraverso la forza?

E chiaro è chi abbia, davvero, complessi di rivalsa, nostalgia o ansia di carriera, aspirazioni frustrate o frustranti alla cultura; sete mortificata di prestigio e di riconoscimenti; volontà di "convincere" a ogni costo - pur a costo di legge e a prezzo di reati; cupa vocazione a rovistare con la lama dell'inquisizione e della persecuzione nella coscienza di ciascuno; l'ossessivo e allucinato bisogno del sessuofobo e dell'impotente a parlare di sesso e a vederlo ovunque, dell'oppressore a evocare la "vera "libertà e dignità della persona, del costitutore di disordine a inchiodarvi chi lo contesta.
E chiaro è anche da quale parte si sia voluto fare di questa vicenda lo strumento di una contrapposizione, di una lotta politica di affermazione e di violenza.

Diciamolo pure: Braibanti è il nome dato - "maliziosamente" direbbe lei, dott. Falco - ad autobiografie più o meno interiori, che non osano confessarsi: ai demoni interiori di questo nostro tempo, di ceti dominanti dalla cattiva e spaurita coscienza: d'una società medusata dalla follia, dalla violenza, dalla perversione che essa stessa produce e diffonde: ed è anche il nome, per noi, d'una inevitabile e forse impareggiabile occasione di verità e di lotta perché ci mostra che non abbiamo bisogno né possibilità di ricorso a belletti e orpelli e sollecita e costringe ad assumerci le responsabilità di quel che siamo.
Avremmo preferito - ricorreremo anche noi alle nostre citazioni - "lasciare i morti seppellire i morti". Non hanno voluto. Hanno creduto di trovare salvezza dando corpo alle loro ossessioni. Continuano a farlo, altri si aggiungono.

Speravamo di decapitare o bruciare con Braibanti uno dei loro volti: cui invece non era riducibile quello che celavano e che noi stessi ora meglio conosciamo; non erano che degli apprendisti stregoni e ora raccoglieranno, più violenta, la tempesta del nuovo e del giusto. Nemmeno varranno la loro legge, la loro giustizia, il loro ordine, perché anch'essi appartengono a noi e anche a essi noi apparteniamo. Consapevoli e spaventati, non hanno avuto altro che il ricorso alla truffa, alla violenza, al reato. Non sono "errori" questi, né "degenerazioni" del sistema di potere, ma l'obbligata , unica sua via di affermazione e di difesa.
Sì, Guarnera, in quanti vi siete occupati del "caso Braibanti"?: mi bastano Silvio e Bertrando Spaventa, Cesare Beccaria e Zanardelli, per "contestarvi" globalmente.
Sì, avrebbe ragione il magistrato milanese Petrella che è imputato dai suoi colleghi di casta di avere dichiarato che, se necessario, bisogna porre termine a questo stato di cose della "giustizia" italiana anche con la "violenza". Avremmo il diritto e il dovere, in tal caso, di usarla e a vostra misura.

Ma la violenza vi caratterizza e vi appartiene. E' ormai solo vostra: vostro principio; vostra fine; ve la lasciamo. Uomini davvero liberi non ne hanno bisogno, né qui, né ora (Braibanti diceva anche questo e - dove ch'egli sia ora e siate invece voi - aveva ragione).

Resoconto dei lavori della Direzione nazionale del Pr

21/22 giugno 1969.

Ordine del giorno:

1) Stato del partito e preparazione del congresso

2) Campagna per il referendum contro il Concordato

3) Marcia antimilitarista Milano-Vicenza

4) Eventuali e varie

In apertura di riunione, Marco Pannella ha formalmente deplorato una serie di ritardi e assenze di componenti della direzione, assenze e ritardi che finiscono per compromettere la continuità e l'efficacia del lavoro della direzione medesima come collettivo di lotta. In particolare ha deplorato l'assenza, considerata ingiustificata, di Spadaccia per la prima giornata di riunione, quella di Boneschi, assente per la terza volta consecutiva e che, se ulteriormente assente alla prossima riunione, verrà considerato dimissionario, e quella del tesoriere Bandinelli; ha parimenti deplorato il ritardo del segretario nazionale Mellini, assente all'inizio della seduta, e quello ormai abituale di A. Rendi e di M.L. Taranta. Ma deplorata poi la mancata pubblicazione dei resoconti delle ultime due riunioni di direzione, che usciranno pertanto insieme a quelli della riunione attuale. A sua volta Landi ha protestato energicamente contro il ritardo con cui abitualmente iniziano le riunioni.

STATO DEL PARTITO E PREPARAZIONE DEL CONGRESSO - RELAZIONE INTRODUTTIVA

La discussione è stata introdotta da una relazione di Massimo Teodori. Il relatore che presenta un quadro della realtà del partito da cui risulta che il numero degli iscritti, estremamente ridotto, non è cresciuto; fra coloro che risultano formalmente iscritti, inoltre, numerosi non hanno mai svolto un'effettiva attività nel partito. Solo una minoranza degli iscritti è in regola con le quote. Altro dato estremamente negativo è che, dopo la crisi della federazione milanese, l'unica presenza territoriale effettiva del partito è quella romana; in tutte le altre sedi dove dei radicali sono presenti, non si può parlare certo di poli radicali. A questi dati negativi corrisponde, peraltro, quello positivo del consolidarsi e del configurarsi sempre più precisamente di un'area relativamente vasta di simpatizzanti, costantemente attenti alle attività del partito e sensibili alla sua tematica.

Quanto all'attività del partito, il relatore ha rilevato la mancata realizzazione di una serie di obiettivi che ci si erano posti, principalmente quello della creazione di gruppi di lavoro su temi specifici (come sugli ordini professionali e per la ‘‘rivolta giudiziaria''); unica iniziativa concreta in corso è quella anticoncordataria, ma anche qui si deve verificare una situazione di grave ritardo; solo ora è stato distribuito il numero speciale di "Notizie Radicali" in 50.000 copie, e ancora non se ne può valutare i risultati; è certo comunque che la sortita iniziale non ha avuto alcun seguito politico-organizzativo.

Il congresso di Ravenna aveva deciso la convocazione del prossimo congresso a Milano; il relatore ponte il problema dell'opportunità del mantenimento di questa scelta, in considerazione dello stato del partito a Milano e dei problemi, sia politici che organizzativi, posti da un congresso in un grande centro; propone pertanto di esaminare la possibilità di tenere il congresso in un centro minore. Dal punto di vista finanziario preventiva per il congresso una spesa oscillante fra le 500.000 e le 700.000 lire.

Sempre a proposito del congresso, si ponte l'esigenza di decidere il taglio politico che desideriamo dargli; per offrire i dati necessari a operare questa scelta, il relatore ha riassunto i dati a suo avviso più significativi dell'attuale momento della vita del partito. Accanto a una certa crescita di simpatie e consensi in diversi ambienti, alla maggiore attenzione della stampa verso le iniziative radicali e alla crescita di notorietà di Pannella e Mellini, al successo dell'iniziativa divorzista, si ha il mancato consolidamento organizzativo del partito, la mancata crescita di un gruppo dirigente radicale, il mancato lavoro di consolidamento e sviluppo delle iniziative che ogni tanto esplodono; negativamente gioca anche il fatto che, se pure aumentano i rapporti con singoli esponenti dei partiti, non esistono rapporti coi partiti, in quanto tali, né esistono rapporti con i gruppi di ‘‘nuova sinistra''; manca soprattutto, almeno agli occhi dell'esterno, una ‘‘linea radicale'', come poteva essere qualche anno fa quella dell'‘‘unità e rinnovamento della sinistra''. I tipi di congresso che possiamo scegliere, secondo il relatore, sono o un congresso essenzialmente di lavoro e di studio, rivolti ai militanti, o un congresso rivolto all'esterno, principalmente per aprire un dibattito con gruppi di ‘‘nuova sinistra'', oppure un congresso di grande dibattito politico con presenza di personalità di vario tipo.

DISCUSSIONE

Sui temi sollevati dalla relazione di Teodori si è sviluppato un vasto dibattito. Nel quadro di una generale concordanza con le linee della relazione, alcuni compagni hanno sollevato obiezioni nei confronti di quanto in essa affermato a proposito dell'esistenza di una crescita del partito all'esterno. Bacchetti e Pannella hanno rilevato che si ha più un'attenzione a singole iniziative che attenzione al partito in quanto tale, e questo proprio in quanto da alcuni anni il PR non propone più uno schema complessivo, chiaramente identificabile, di gestione della lotta, come era a suo tempo la parola d'ordine dell'unità delle sinistre. Proprio sulla base del riconoscimento di questa carenza, Pannella ha proposto di riprendere la parola d'ordine dell'‘‘alternativa-unità-rinnovamento'' delle sinistre, esplicitando che noi auspichiamo il passaggio del potere dalle burocrazie di estrazione borghese a quelle di estrazione proletaria, non certo come fatto decisivamente rivoluzionario, ma come un passo avanti comunque positivo.

Il rilanciare questa tematica, ha affermato Pannella, ci permetterà di aprire realmente un proficuo dibattito con le forze più vive della sinistra italiana, anche perché si investe direttamente la questione della possibilità o meno di un ‘‘momento rivoluzionario'' decisivo e definitivo, a cui noi non crediamo e a cui altri credono. E' un tema che diventa di attualità anche in considerazione della previsione di un ‘‘ottobre rosso'': non possiamo dimenticare che le lotte non sono sempre, automaticamente, fatti positivi, che possono avere esiti positivi o negativi a seconda degli obiettivi che ci si prefigge. Esiste un preciso dissenso da parte nostra nei confronti di coloro che si muovono in una prospettiva in certo modo ‘‘apocalittica'' e che agiscono in base a una concezione di proletariato come ristretto alla classe operaia; proletariato è per noi un dato più vasto della sola classe operaia, e noi stessi esistiamo proprio perché, sia pure in pochissimi, abbiamo saputo esprimere certe esigenze proletarie. Con l'esplodere della contestazione si è verificato nel partito un fenomeno di timidezza, abbiamo temuto di essere scavalcati nella contestazione contro i vecchi burocratici e abbiamo lasciato cadere la nostra piattaforma; ci è così mancata una chiara prospettiva politica. E' necessario ora riprendere i discorsi che facevamo e che non hanno perso di attualità reale: rivolgendoci anche ai socialisti, dobbiamo ribadire che preferiamo come più progressista un governo di destra con tutta la sinistra all'opposizione piuttosto che la situazione attuale.

Con molta attenzione, secondo Pannella, bisogna valutare il significato che potrebbe avere una presa ‘‘rivoluzionaria'' del potere ove fosse, e non è, possibile; si correrebbe il rischio di vedere sacrificate quelle esigenze libertarie che costituiscono oggi sempre più i veri valori rivoluzionari. Per questo è un'indicazione valida quella dell'andata al potere delle burocrazie di sinistra; a condizione però che noi ci impegniamo in questa direzione, non riducendoci a mosche cocchiere (è questo il pericolo) ma accentuando e rendendo sempre più rigorose le nostre battaglie di libertà.

Pannella ha concluso, sostenendo l'opportunità che dal lavoro della direzione, unico organismo realmente funzionante nel partito, esca un documento per il dibattito congressuale.

Sul problema della mancata crescita del partito si sono soffermati anche altri compagni. Landi ha sottolineato come il problema di un rapporto insufficiente tra realtà ‘‘esterna'' e ‘‘interna'' del PR si ponesse già ai tempi del ‘‘Mondo'' e come la situazione non sia da allora, dopo tutto, molto peggiorata. Baraghini ha indicato nella incapacità a realizzare l'autogestione del partito, la causa delle drammatiche condizioni in cui ci troviamo; ne sono esempi le carenze del lavoro di giunta e l'incapacità di portare avanti il lavoro iniziato nell'assemblea della federazione romana. Si ha perciò l'incapacità di far confluire tutte le energie potenzialmente disponibili nelle strutture di partito.

Strik Lievers ha invece indicato come una delle cause principali della crisi del PR il fatto che in troppo larga misura prescindiamo, nell'impostare la nostra azione, da un'analisi del modificarsi della situazione intorno al partito. Proprio la proposta di Pannella gli sembra confermare questa carenza: nel momento in cui sempre più deboli si fanno i legami fra gli apparati dei partiti di sinistra e le masse, appare altamente improbabile l'ipotesi di un'alternativa fondata su questi apparati; proprio questa situazione di grave debolezza delle burocrazie di sinistra rafforza le loro tendenze all'integrazione nel regime, e un'unità delle sinistre non si realizzerebbe in funzione dell'alternativa ma sarebbe la premessa della ‘‘Grosse Koaliktion''. Muoversi secondo la linea indicata da Pannella vorrebbe dire isolarsi maggiormente sia dalla nuova che dalla vecchia sinistra, entrambe per opposti motivi non interessati a tale proposta. Anche nell'impostazione che si è data alla marcia antimilitarista, Strik Lievers trova una conferma del proprio giudizio di fondo: si promuove una marcia identica nei suoi temi politici a quella dell'anno scorso, proprio quando si registrano cambiamenti fondamentali nel paese proprio su quei temi, come l'ormai evidente disimpegno sostanziale di tutta la sinistra (estrema compresa) sulla NATO e insieme il concentrarsi dell'interesse di buona parte dell'opinione pubblica sul ruolo politico dei militari. Sempre più rischiamo di muoverci in modo astratto e non incisivo.

Aloisio Rendi ha sottolineato le difficoltà che si incontrerebbero proponendo il discorso dell'unità delle sinistre: soprattutto chi è stato sottoposto al discorso del movimento studentesco non può accettare facilmente un discorso così poco ‘‘entusiasmante''. Si pone veramente con urgenza il problema di come possiamo sopravvivere così in pochi, e come darci una fisionomia precisa, evitando di dare l'impressione che le nostre battaglie possono essere combattute anche stando in altri partiti.

Del Gatto non condivide l'allarmismo di molti sulla crisi del partito; esiste invece, secondo lui, un crescente grado di maturazione; certamente però il fatto di non avere ‘‘costruito il partito'' ci ha messo in difficoltà di fronte ai fatti del 1968. Teodori ha rilevato una certa disorganicità nel discorso di Pannella. Noi abbiamo sempre posto il problema della distruzione del potere; nello stesso tempo parliamo però di presa del potere. Abbiamo sempre detto che c'è una forte sinistra nel paese, ma che proprio le burocrazie dei partiti di sinistra non sono realmente sinistra; ora, contraddittoriamente, veniamo auspicando la presa del potere da parte loro, e proprio nel momento in cui si sviluppa la rivolta della base contro gli apparati. Così noi ci isoliamo da quanti propongono il problema della presa del potere in termini di distruzione del potere. E' con questi invece che noi dovremmo misurarci, chiarendo che oggi lo scontro non è tra sfruttati e sfruttatori ma tra diretti e dirigenti. Unità della sinistra sì, ma in alternativa alle vecchie classi dirigenti dei partiti di sinistra. E' nostro compito inventare lotte che possano coinvolgere i dati di rinnovamento presenti nella sinistra (movimento studentesco, gruppi come quello di Dorigo).

Pannella ha ribadito la linea del suo discorso, sottolineando l'efficacia di scandalo che può avere oggi una proposta come quella dell'alternativa-unità-rinnovamento della sinistra. Quest'efficacia non fa che confermare il valore preminente della continuità nella lotta politica; una giusta proposta non perde di attualità reale se portata avanti con coerenza. Dobbiamo dunque sostenere quella prospettiva politica accentuando col massimo rigore le nostre battaglie libertarie, anticlericali e antimilitariste; anche queste divengono efficaci e incisive solo se condotte con continuità, senza inseguire una falsa attualità. Se il partito saprà fare fino in fondo queste battaglie, l'insieme costituirsi saldamente, coinvolgerà naturalmente tutte le possibili battaglie libertarie; è questo l'unico modo giusto di cercare il contatto con la vera nuova sinistra. Il proporre la creazione di maggioranze democratiche in ogni istanza della vita pubblica non è affatto contraddittorio con i dati realmente nuovi che emergono nel paese; è un grave errore di prospettiva ritenere che la rivolta avvenga contro le burocrazie dei partiti; questo è vero solo per ristrettissimi gruppi politicizzati (che poi occupano l'espressione della protesta a livello di linguaggio vecchio-comunista), ma non per le masse che si ribellano contro un sistema di vita e una società repressivi. Sostenere lo sbocco politico di maggioranze democratiche, come passo iniziale, accentuando i valori ‘‘umanistici'' della lotta rivoluzionaria, in termini di rivendicazione di diritto a una vita felice, rivendicando il valore di conquista per il proletariato della democrazia, non è contraddire al movimento reale. Questo significa ovviamente scontrarsi con la tendenza attuale degli apparati; ma non per nulla il problema è di battere i progetti di ‘‘patto costituzionale'' che costituiscono oggi il pericolo più grave.

Mellini ha rivolto la propria attenzione al problema del congresso. Il punto da cui è necessario partire è la domanda fondamentale sul motivo per cui numerosi settori della pubblica opinione sono attenti e vengono coinvolti da alcune nostre iniziative, ma non sono in alcun modo attenti al fatto radicale in sé. E' il problema del perché non si costituiscono i gruppi di attività nell'ambito del partito. Il fatto è che la gente non si pone il problema della ragione per cui proprio i radicali fanno certe cose, e il partito non si preoccupa di dare risposta a questa domanda. Compito deve essere quello di fare uscire chiaramente la ragione per cui le nostre battaglie sono ‘‘fatti radicali''. Per questo è necessario pubblicizzare il congresso in modo differenziato, a seconda dei vari indirizzari. Così ai divorzisti converrà mandare un documento sull'impostazione radicale del problema del divorzio, ai pacifisti un documento sull'antimilitarismo radicale, ecc. E' questo il modo per far uscire dei militanti radicali da quegli ambienti che si sono dimostrati sensibili alle nostre iniziative.

Alcuni compagni si sono espressi a favore della proposta di Mellini, Del Gatto in particolare ha sostenuto la necessità di aprire il congresso soprattutto a quei settori della nuova sinistra che sono veramente tali, e non a quelli che in realtà ripropongono vecchi modelli comunisti. Pannella ha invece indicato il limite maggiore della proposta di Mellini nel fatto che in sostanza l'unico gruppo consistente a cui si potrebbe fare appello è quello dei divorzisti. Si otterrebbe così certo un congresso consistente sul piano numerico, ma si rischierebbe di deformare il dibattito. Il problema vero del congresso è di discutere a fondo i motivi di una serie di gravissimi ritardi e disfunzioni (rapporti segreteria-iscritti, funzione del tesoriere, creazione dei gruppi, ecc.) che compromettono gravemente tutta l'attività del partito.

Dobbiamo porci l'obiettivo di realizzare un congresso in cui segretario e tesoriere non facciano un discorso politico-culturale, ma una relazione sulle attività svolte; allora il problema diventa: di quali attività andremo a parlare?

Teodori ha negato la produttività politica di un congresso rivolto ai soli divorzisti, come quella di un congresso rivolto genericamente all'esterno, senza uno sforzo di selezione; la scelta deve limitarsi, a suo avviso, all'ipotesi di un congresso ‘‘chiuso'', cioè non preparato da uno sforzo per convogliare in esso forze esterne, o all'ipotesi di un congresso che serva ad aprire un dialogo con le forze di nuova sinistra. Secondo Baraghini è invece impossibile quest'ultimo tipo di congresso, perché i vari gruppi spontanei o non esistono più o comunque non accetterebbero di venire; è valida invece la prospettiva di un congresso aperto prevalentemente ai divorzisti perché in quell'ambito si è avuta una notevole crescita politica (come dimostra la battaglia contro il concordato), e ne potrebbe quindi nascere un utile arricchimento del dibattito.

Rilevata l'evidente difficoltà nostra a trovare interlocutori effettivi, Aloisio Rendi ha sottolineato la necessità di concretare, attraverso le indicazioni del congresso, il discorso dell'unità delle sinistre in precise iniziativa. La stessa esigenza è sentita da Strik Lievers, che propone pertanto il congresso ‘‘chiuso'', di lavoro e dibattito interno, per ricercare i motivi della crisi del partito e per individuare, attraverso un'analisi della realtà del paese, quelle battaglie concrete capaci, come quella del divorzio, di coinvolgere forze sociali effettive nella lotta contro il regime; è l'unica via per fare del PR un vero partito politico e non una setta astrattamente impegnata nella propaganda di astratti principi.
E' stato unanime il giudizio sull'opportunità di arrivare al congresso sulla base di uno o più documenti distribuiti in precedenza agli iscritti; scartata l'ipotesi di costituire una commissione per la loro elaborazione, si è convenuto che essi debbano uscire dal lavoro della direzione, non in quanto alla direzione spetti elaborare le tesi congressuali ma in quanto la direzione è stata l'unico collettivo operante del partito.

Quanto alla sede del congresso Pannella ha precisato che le deliberazioni prese a Ravenna indicano Milano, e che la direzione non ha comunque il potere di modificarle.

Lo statuto del partito affida al segretario, non alla direzione, il compito della convocazione del congresso; si è perciò convenuto che il segretario vaglierà le proposte emerse dalla discussione e in base ad esse deciderà le modalità di convocazione.

REFERENDUM PER L'ABROGAZIONE DEL CONCORDATO

Spadaccia ha introdotto brevemente il dibattito su questo punto dell'ordine del giorno. L'unico dato nuovo è l'uscita del numero speciale di NR; per il resto non si è fatto pressoché nulla. A questo hanno contribuito sia difficoltà tecniche (scioperi postali, ecc.) sia vere deficienze politiche. Era necessario prendere altre iniziative che non sono state invece prese, sul piano dell'azione diretta e per lo sviluppo del comitato di sostegno, a cui sono giunte circa quindici adesioni. Mellini ha sottolineato come questa serie di ritardi e la mancanza di azione diretta configuri una situazione di insuccesso dell'iniziativa, nonostante le potenzialità positive; condizione del successo era la possibilità di una vata e tempestiva pubblicazione. Il segretario del partito ha comunicato tra l'altro, esplorandolo, che Teodori, nella sua qualità di membro della giunta, ha declinato formalmente le proprie responsabilità per quanto riguarda l'iniziativa, dissentendo sul modo con cui essa era condotta da chi ne aveva l'incarico. Secondo Mellini la strada per il rilancio di questa battaglia è la denuncia del fallimento della commissione per la revisione. Bisogna inoltre, porsi con urgenza il problema di come organizzare la manifestazione del 20 settembre.

Pannella ha criticato la formulazione dell'appello per il comitato di sostegno; in esso si pone aggressivamente l'accento sulla polemica contro le prospettive di revisione del concordato. Il nostro problema, in quella sede, è invece quello di ottenere l'adesione di persone che fino a poco tempo fa erano su quella posizione. Ha chiesto che venga diffuso un nuovo documento che tenga conto di questa esigenza. Anche secondo lui i continui slittamenti determinano gravissime preoccupazioni sul complesso dell'iniziativa.

Rendi ha poi parlato della recente assemblea dell'ALRI in cui si è avuta una qualificata presenza radicale; sempre migliori si fanno le possibilità di collaborazione sul tema anticoncordatario.

MARCIA ANTIMILITARISTA

Cicciomessere ha riferito sull'attività del comitato promotore; è stato pubblicato l'annuncio della marcia su NR, sono state inviate lettere alle persone e ai gruppi ritenuti interessati, e si sono mandate anche lettere ai direttori dei giornali. Il grosso dei problemi di impostazione, sia politica che organizzativa, e quelli finanziari sono però ancora da risolvere.

Si è deciso di sollecitare da Milano la costituzione di un comitato di appoggio per la marcia e di promuovere lì una raccolta di fondi. Si è anche deciso di convocare un comizio in piazza del Duomo a Milano, la sera prima della partenza, sul tema della Cecoslovacchia, e un dibattito sull'obiezione di coscienza davanti al carcere di peschiera, invitando la Lega per l'obiezione di coscienza.

Aloisio Rendi e Strik Lievers hanno lamentato che la convocazione della marcia non sia stata preparata da una discussione sui suoi obiettivi e sulle sue modalità; in particolare Strik Lievers ha sottolineato l'esigenza di collegare il discorso della marcia con il dibattito sull'eventualità di un colpo di stato militare, in questo momento al centro dell'interesse dell'opinione pubblica politicizzata. Pannella ha invece manifestato la propria opposizione a tale impostazione; il valore della nostra lotta sta nella sua continuità, e il fatto che noi ci ritroviamo a ripetere tali e quali gli slogan di 50 anni fa non è certo di per sé negativo.

L'approfondimento della tematica dell'antimilitarismo radicale è stata comunque inviata alla prossima riunione di direzione, nella quale rappresenterà l'argomento ‘‘monografico''.

TESTO DELLA MOZIONE SULLA LIBERTÁ SESSUALE E PER LA LOTTA ALLE STRUTTURE PSICHIATRICHE

"Sulla Linea e a partire dalle precedenti, anche se isolate, iniziative radicali e nel momento in cui temi e iniziative come quelle sulla libertà sessuale e della battaglia alle strutture psichiatriche e di classe sono suscettibili, oggi più di ieri, di qualificare e potenziare il P.R. e la politica radicale nel paese;

il VI Congresso Nazionale del Partito Radicale

sollecita innanzitutto gli organi dirigenti, in secondo luogo singoli militanti a prendere su questi problemi iniziative secondo le loro possibilità; iniziative rispetto alle quali i sottoscritti assicurano al Partito il loro impegno".

(presentata da Luigi Del Gatto, Giovanni Troianiello, Marcello Baraghini, Alma Sabatini, Cipriano Bartoletti, Accardi e approvata dal Congresso a maggioranza semplice)

MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITÁ DALLA VI CONGRESSO DEL PARTITO RADICALE L'UNO NOVEMBRE, PRIMO GIORNO DEI LAVORI

"Il VI Congresso del Partito Radicale riunito a Milano il 1° novembre 1969:

"Protesta" contro l'indecorosa e antidemocratica discussione in atto alla Camera dei Deputati sul progetto di legge Fortuna.

"Rileva" che, dal giugno 1969, il fronte parlamentare laico formatosi in particolare grazie all'azione della LID e alla pressione laica e divorzista di grandi masse popolari, sembra nuovamente porsi come subalterno e dimissionario nei confronti del potere clericale e classista della Democrazia Cristiana, così come è stato in tutte le sue componenti, dalla liberale alla comunista, sui temi dei diritti civili, per oltre vent'anni.

"Richiede" che la Camera dei Deputati chiuda immediatamente un dibattito che scredita l'istituto parlamentare, che serve solo alle esigenze di propaganda e di prevaricazione delle forze antidivorziste e clerico-fasciste della DC e del MSI e che si concreta nella complice accettazione da parte della maggioranza laica dell'ostruzionismo della minoranza.

"Deplora" che le esigenze espresse dalla LID di una immediata votazione alla ripresa autunnale dei lavori siano state unanimemente respinte per motivi demagogici o per formalismi parlamentaristici dai gruppi dei deputati del PCI, dei PSIUP, del PSU, del PRI e del PLI.

"Rivolge" un appello al movimento divorzista perché impegna - come ha già fatto in passato - con una ferma denuncia dell'imbelle comportamento dei gruppi parlamentari laici - il rispetto delle legittime esigenze del 58% di italiani che già sostiene la necessità di una immediata introduzione del divorzio nel nostro ordinamento legislativo.

"Impegna" il Segretario Nazionale e tutti i gruppi radicali a dare assoluta priorità, nel corso di questo mese, all'impegno per la votazione del divorzio alla Camera dei Deputati".