Non contestiamo il diritto della religione
islamica, come di ogni altra religione, di vietare ai
propri fedeli il consumo dell'alcool o di altra sostanza.
Contestiamo
fermamente e dovunque il diritto dello Stato, di
qualsiasi Stato, d'imporre per legge ai propri cittadini
una religione e l'osservanza dei suoi comandamenti e
divieti.
Contestiamo
fermamente e dovunque il diritto dello Stato di proibire
ai propri cittadini, in nome della difesa della loro
salute morale e spirituale così come del loro benessere
fisico, l'uso o l'ingestione di qualsiasi sostanza.
Affermiamo
che la libertà, di coscienza e di religione, il diritto
a non subire imposizioni sanitarie o alimentari nel
momento in cui non vengono danneggiati i diritti altrui,
la separazione fra istituzioni politiche e religiose e la
laicità dello Stato sono diritti e principi inalienabili
e insuperabili in ogni regione della Terra.
In nessun
caso il richiamo a diversità culturali e storiche può
giustificare la compressione di questi diritti
individuali o l'affermazione di modelli statuali
totalitari e violenti.
Affermiamo
di conseguenza il nostro diritto e dovere ad intervenire
con ogni mezzo democratico e nonviolento per la difesa
dei diritti fondamentali della persona così gravemente
inculcati in quei paesi che hanno assunto l'Islam come
religione di Stato e che proibiscono per legge l'uso
delle sostanze alcooliche ed altri comportamenti che
attengono alla sfera delle libertà di coscienza,
religiose, politiche e sessuali.
Chiesa e
la laicità dello Stato sono diritti e principi
inalienabili e insuperabili in ogni regione della terra.
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