The "Who's Who" in the Transnational Radical Party

Andrea TAMBURI

LETTERA DI ANDREA TAMBURI

Pubblicata sul libro "Perdo & Stravinco, nella sezione "Gli Spaccaballe", curato dallo "Sciamannato" Gaetano Dentamaro

Trieste, 25 gennaio 1989

Caro sciamannato, ecco la mia biografia spaccaballe.

Sono nato a Firenze nel 1948. Il mio titolo di studio è la terza avviamento commerciale, una scuola che adesso non esiste più, ed è un vero peccato. Fino al 1981, avevo sempre votato PCI, un voto contro il sistema, contro la DC soprattutto. Che bucaiolo (sciocco, ndr). Il Partito radicale l'ho conosciuto allora, quando cominciò le iniziative sul Manifesto-appello dei Premi Nobel contro lo sterminio per fame. Io non ho mai avuto problemi di peso, forse perché assimilo poco, ma non mi sono mai tirato indietro di fronte a un salame o ad una caciottina toscana. L'idea di persone, milioni di persone, sterminate dalla fame rischiava di rovinarmi l'appetito. Così ho fatto un riesame delle mie convinzioni, e delle posizioni del PCI e ho scoperto di essere radicale, libertario e nonviolento, e ho preso la tessera. Per un po' mi sono limitato all'obolo del quattrino, poi con le elezioni del 1983 ho cominciato la militanza. Per il deposito delle liste elettorali, facevo i turni di notte al Tribunale di Firenze, spalla a spalla con i duri delle Case del Popolo. I compagni del mio ex-partito erano certi di conquistare, con le buone o con le cattive, il primo posto sulla scheda. Noi eravamo arrivati prima, come quasi ovunque, ma ovviamente contro la forza non valse la ragione. Rimediammo insomma un sacco di botte. Ma che bel partito. Fortuna che di questi tempi nel Pci tira un'altra aria. Ma certi stalinismi saranno duri a morire. Nel frattempo, mi baloccavo con un magazzino di componenti elettronici. Guadagnavo la mia onesta pagnotta e anche il companatico, ma la testa era altrove. Nel 1985 la mia prima azione nonviolenta, il volantinaggio clandestino in Yugoslavia, con Olivier Dupuis, Vincenzo Donvito, Lucio Bertè e altri compagni. Quando finalmente ci facciamo acchiappare, abbiamo distribuito decine di migliaia di volantini e appiccicato migliaia di adesivi, nei cessi pubblici, di bar e ristoranti, nelle cabine del telefono. Parola d'ordine: Yugoslavia democratica, nella Comunità Europea. Veniamo arrestati ed espulsi. In Yugoslavia sono tornato l'anno scorso, in occasione della partita di calcio amichevole con l'Italia. Di nuovo espulso. Questa volta non erano di gradimento per le autorità gli striscioni che, con Maria Teresa, lo sciamannato, Massimo Lensi, Mario Cocozza e Caterina Caravaggi, abbiamo aperto sulle gradinate. Yugoslavia nella Cee, c'era scritto, in italiano e sloveno. Sono stato espulso anche dalla Cecoslovacchia, per la manifestazione radicale in Piazza San Venceslao, a vent'anni dall'invasione sovietica. E' stato così, tra una manifestazione nonviolenta oltrecortina e una bolla d'accompagnamento per cinquemila circuiti stampati, che ho cominciato a pormi la domanda: cosa farò da grande? Allora mi hanno detto: Ehi, ma tu sei già grande. E ho deciso di fare l'Europa. Subito dopo la nomina dei Commissari ho fatto su lo spazzolino da denti e mi sono trasferito a Trieste, sede calda d'iniziativa radicale nonostante la bora. Qui andiamo veramente al massimo, e in questo momento modestamente credo di essere tra le prime dieci energie di questo motore radicale. Con la terza avviamento commerciale, ebbene sì. Caro René, radical-yuppie che vendi le utopie di Pannella come fossero multiproprietà, caro sciamannato indispensabile fuori di capo, qui sono in compagnia della Licia, dell'"Inutile", del Segretario federale Sua Monnezza Sandro Ottoni (Monny per gli amici), e per non sentire troppo la vostra mancanza, vi invitiamo caldamente all'inaugurazione della nuova sede radicale, addì 11 febbraio 1989. Non mancate! Vi abbraccio, Andrea.

PS: dimenticavo i pensierini su Pannella e Partito Radicale.

Pannella, Pannella fortunatamente è il massimo dell'egocentrismo: e chi l'ammazza. Il Partito Radicale. Qui il discorso è più complesso. Prendiamo l'esempio della Fiorentina: e se si sciogliesse, la Fiorentina? Se il conte Pontello si tirasse da parte? Il conte Pontello apprenda la lezione da quei radicali che non lo vogliono chiudere questo baraccone di Partito. E poi faccia, per il bene di Firenze e della Fiorentina, l'esatto opposto. Io penso che si starebbe tutti più sereni.

Roma, 27 febbraio 1994, notizie sulla sua scomparsa

Testo scritto da Andrea Tamburi nel dicembre del 1994

Lettera di Andrea Tamburi ai direttori dei mass media russi

Un ricordo di Annalucia Leccese

Dalla Russia la conferma: non fu un incidente

"Autopsia sul corpo di Andrea Tamburi"

Interrogazione a risposta scritta presentata dai radicali

"Strana morte di un radicale"

"Ora si sospetta l'Ex KGB"

"Il caso Tamburi: un'indagine bis"

"Ucciso?"- Mosca indaga su Tamburi

"Il radicale ucciso"

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